Spunti di riflessione sull'origine di un fenomeno umano
Quante emozioni suscita quel caleidoscopio umano di nome Michael Jackson?
Questa è la domanda che mi pongo da quando mi sono benevolmente ammalata di “jacksopatia”, un disturbo singolare che si manifesta sottoforma di stati emozionali controversi che vanno da un caldo sentimento di accudimento e tenerezza, ad un bipolare alternarsi di euforia e tristezza, passando amabilmente lungo una attrazione a dir poco sensuale (vedi topic “il torace di mike…
).
La complessità di questa simpatica affezione mentale che ho coniato, deriva a mio parere dalla altrettanto complessa struttura dell’oggetto che l’ha suscitata; l’uomo senza età circondato da un mondo innocente di fantasia, ma anche l’uomo padre affettuoso, l’uomo mostro da palcoscenico dalla voce alle volte maschia e alle volte bambina e dalle movenze sapientemente ed ormonalmente letali, l’uomo sensibile e l’uomo accusato, temuto, odiato ed idolatrato.
Allora a questo punto vi domando: quanto secondo voi del Michael persona c’è nel Michael personaggio e viceversa? Quanto del cucciolo spaurito nascosto nella sua isola inventata c’era in quelle mani e in quel corpo che danzava mostrando tensione, scatto e leggerezza sfiorandosi l’inguine e viceversa?(Scusate la marzullata!!!)
Che cosa vi attira e vi coinvolge davvero di quest’uomo?
Voi vi starete chiedendo, ma da dove cavolo le saltano in mente a questa qua ste domande strane?
Ebbene la risposta è semplice. Questa riflessione è venuta fuori dalla lettura di un libro che sto studiando per l’università (L’esperienza della psicoanalisi, di Mitchell e Black), che tratta del pensiero psicoanalitico moderno post-freudiano, e in cui vengono riportati dei casi clinici esemplificativi delle teorie esposte.
Il tutto è nato da una semplice coincidenza, ossia lo pseudonimo dato al soggetto del caso in questione era “Michael”. Da lì la mia mente ha fatto un volo pindarico che mi ha portato qui.
Vi trascrivo letteralmente il caso così come è riportato nel libro, qualora interessasse a qualcuno.
Michael , un giovane di quasi trent’anni, entrò in analisi perché non riusciva a conciliare la sua vita con gli obiettivi che si era posto. Era cresciuto nella miseria, in un quartiere povero e aveva faticosamente raggiunto un notevole livello di successo personale e professionale. Voleva una relazione seria ed una famiglia, ma il problema risiedeva nella sua attrazione verso un tipo diverso di donna, incompatibile con la vita domestica che cercava.
Michael frequentava locali notturni in cui si esibivano ballerini dagli abiti provocatori e ed elaborati; lui stesso era un abilissimo ballerino al punto tale da essere divenuto un personaggio all’interno del locale. Il suo stile quando danzava era intensamente erotico e romantico; questa esperienza gli dava una carica intensa di cui non poteva fare a meno.
Che cosa voleva Michael? Quale era il suo desiderio? Nell’analisi si arrivò a comprendere che ciò che cercava non era l’intimità con le varie donne con le quali ogni sera si trovava a ballare, ma essere l’oggetto totale ed avvolgente del loro desiderio. Naturalmente non era il suo vero Sé ad occupare quel posto, ma piuttosto il personaggio di cui aveva assunto i panni , studiato appositamente per far perdere la testa alle donne.
Nel senso lacaniano* Michael viveva nel mondo dell’immaginario, ossia il luogo in cui secondo Lacan si svolge la maggior parte del vivere comune convenzionale, un mondo organizzato intorno ad immagini di se stesso (il personaggio in cui si trasformava) e ad immagini di altri (trasformati in desiderio puro di quel personaggio).
Il personaggio di Michael è espressione di quella parte di Sé che ciascuno di noi possiede e che è una creazione sociale più che un Sé autentico, costruita a partire dai riflessi e dalle prospettive degli altri.
*Jaques Lacan, psicoanalista esponente del revisionismo freudiano.
Ovviamente alcune coincidenze nel caso riportato rimangono banalissime coincidenze, che tuttavia hanno stimolato questa mia riflessione, inducendomi a pensare che ciò che attira ed ha sempre attirato di MJ più che di ogni altro artista, era proprio questa complessità e l’ambivalenza emotiva che la sua persona e il suo personaggio scatenano toccando tutte le intime corde dell’umano, in chi lo ama ma ancor di più in chi lo giudica.L'accanimento mediatico che lo ha inesorabilmente accompagnato negli anni non è stato forse intenso e crudele quanto una passione amorosa?
Ebbene a coloro che lo criticano e lo giudicano aspramente e in maniera cattiva oggi posso rispondere che sono proprio loro, forse anche più di chi lo apprezza, ad essersi impigliati nella catena attrattiva di Michael Jackson. Tuttavia prima di criticare ciò che non si conosce bisogna conoscere ciò che si vuole criticare!
Vi lancio questo amo di discussione, chi vuole coglierlo lo colga.
[Modificato da Sere-88 22/01/2010 15:34]