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Dancing the Dream (tradotto)

Ultimo Aggiornamento: 15/09/2017 22:45
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17/10/2003 16:21
 
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Per chi non avesse questo splendido libro di poesie e riflessioni scritto da Michael, eccovi un regalino!
(le mie preferite sono TWO BIRDS e THE LAST TEAR)

“ DANCING
THE DREAM”
Poems and
reflections by
Michael Jackson

Traduzione di Jessica Puglielli
© Shout Productions Inc.



DANCING THE DREAM
Poems and reflections by Michael Jackson







DANCING THE DREAM

La coscienza si esprime attraverso la creazione. Questo mondo in cui viviamo è la danza del Creatore. I ballerini vanno e vengono in un batter d’occhio, ma la danza è eterna. Spesso mentre ballo mi sento come se fossi stato toccato da qualcosa di sacro. In quei momenti sento il mio spirito librarsi e diventare un’unica cosa con tutto ciò che esiste. Divento le stelle e la luna. Divento l’amante e l’amato. Divento il vincitore e lo sconfitto. Divento il padrone e lo schiavo. Divento il cantante e la canzone. Divento il saggio e il sapere. Continuo a danzare e poi, c’è solo l’eterna danza del divenire. Il creatore e la creazione si fondono in un’unica entità di gioia. Io continuo a danzare e a danzare… e ancora a danzare, fin quando non c’è altro che… la danza.



PLANET EARTH


Pianeta Terra, la mia casa, il mio posto
Una capricciosa anomalia nel mare dello spazio
Pianeta Terra, tu che erri
Su una nuvola di polvere
Sei solo un piccolo globo pronto ad esplodere
Un pezzo di metallo destinato ad arrugginire
Una particella di materia nel nulla indifferente
Un’astronave solitaria, un grande asteroide?

Fredda come una roccia incolore
Tenuta unita con un po’ di colla
Ma qualcosa mi dice che tutto ciò non è vero
Tu sei il mio tesoro, soffice e blu
Ti importa di sapere che c’è un posto per te
Nelle più profonde emozioni del mio cuore?
Premurosa con le tue brezze, carezzevole e
Pulsante di musica, alberghi nella mia anima.

Ho sentito nelle mie vene il mistero
Dei sentieri del tempo, libri di storia
Eterne canzoni di vita pulsare nel mio sangue
Ho danzato il ritmo dell’alta e bassa marea
Le tue brumose nuvole, la tua tempesta elettrica
Erano turbolente bufere nella mia forma
Ho assaporato il salato, l’amaro, il dolce
Di ogni incontro, della passione; dell’impetuosità
Il tuo tumultuoso colore, la tua flagranza, il tuo sapore
Hanno scosso i miei sensi al di là di ogni premura
Nella tua bellezza ho conosciuto il come
Dell’eterna beatitudine, il momento di ora.
Pianeta Terra, la mia casa, il mio posto
Una capricciosa anomalia nel mare dello spazio
Pianeta Terra, tu che erri
Su una nuvola di polvere
Sei solo un piccolo globo pronto ad esplodere
Un pezzo di metallo destinato ad arrugginire
Una particella di materia nel nulla indifferente
Un’astronave solitaria, una grande asteroide?

Fredda come una roccia incolore
Tenuta unita con un po’ di colla
Ma qualcosa mi dice che tutto ciò non è vero
Tu sei il mio tesoro, soffice e blu
Ti importa di sapere che c’è un posto per te
Nelle più profonde emozioni del mio cuore?
Premurosa con le tue brezze, carezzevole e
Pulsante di musica, alberghi nella mia anima.

Pianeta Terra, gentile e blu
Nel mio cuore ci sei solo tu.



BAMBINO MAGICO

C’era una volta un bambino libero
Nel profondo del suo cuore, sentiva l’ilarità
L’allegria e il divertimento della natura in festa
Non era tormentato dal pensiero del futuro
Bellezza e amore erano le uniche cose che vedeva

Sapeva che la sua forza era il potere di Dio
Era così sicuro, che lo consideravano matto
Questo suo potere di innocenza, compassione, luce
Spaventava i sacerdoti e creava panico
Cercarono in infiniti modi di distruggere
Questa misteriosa forza che non erano in grado di controllare.

In infiniti modi cercarono di annientare
La sua fiducia così semplice, la sua sconfinata gioia
La sua invincibile corazza era uno scudo di felicità
Niente poteva intaccarla, nessun astio, nessun sibilo

Il ragazzo rimaneva in uno stato di grazia
Non era confinato in limiti di tempo o spazio
In sogni dai mille colori, scherzava e giocava
Mentre recitava la sua parte, rimaneva nell’Eternità

Vennero veggenti e furono annunciate fortune
Alcuni furono inquietanti, altri chiari
Nell’annunciare questo bambino, questa sconcertante creatura
Egli non aveva niente in comune con il resto del mondo
È reale? È così strano
La sua natura così imprevedibile non conosce limiti
Ci disorienta. È sincero?
Qual è il suo destino? Quale il suo fato?

E mentre si consultavano e cospiravano
Di scoraggiarlo con infinite chiacchiere
Di uccidere la sua meraviglia, di calpestarlo
Di bruciare il suo coraggio, di alimentare le sue paure
Il bambino rimaneva semplice, vero

Tutto ciò che desiderava era un’alta montagna
Colorare le nuvole, disegnare il cielo
Oltre queste barriere voleva volare
Nel piano della natura non morire mai

Non fermate questo bambino, lui è il padre dell’uomo
Non sbarrategli la strada, lui è parte del piano
Io sono quel Bambino, ma lo sei anche tu
Hai solo dimenticato, hai solo perso il filo
Nel tuo cuore siede un profeta
Fra i suoi pensieri, può sentire
Una melodia semplice, ma meravigliosamente chiara
La musica della vita, così preziosa, così cara

Se tu potessi anche solo per un istante conoscere
Questa scintilla di creazione, questo squisito splendore
Verresti a ballare con me
Ad accendere questo fuoco e vedremmo
Tutti i bambini della Terra
Tessere la loro magica tela e far rinascere un nuovo
Mondo di libertà senza dolore
Un mondo di gioia, molto più sano

Nel profondo, lo sai che è così
Ritrova quel bambino, è nascosto in te.



WINGS WITHOUT ME

Era Agosto, e stavo guardando il cielo. Con una mano sulla fronte per ripararmi dal sole, scorsi un falco che si librava in volo seguendo le correnti dell’aria calda. Salì a spirale sempre più in alto fin quando, con un urlo sinistro, non scomparve.
Tutto ad un tratto mi sentii lasciato in disparte. “Perché ha spiccato il volo senza di me?”, sospirai. “Il modo del falco non è l’unico. I tuoi pensieri sono liberi come qualsiasi uccello”, rispose il mio spirito. Allora chiusi gli occhi e la mia anima uscì, librandosi in alto come il falco e oltre, tanto che riuscii a vedere l’intero pianeta. Ma c’era qualcosa che non andava. Perché mi sentivo così freddo e solo?

“Hai preso il volo senza di me”, mi disse il mio cuore. “A cosa mai può servire la libertà senza amore?”. Allora mi avvicinai dolcemente al letto di un bambino malato e gli cantai una ninna nanna. Lui si addormentò con un sorriso e il mio cuore uscì e si unì al mio spirito nel suo giro sulla terra. Ero libero e pieno d’amore, ma c’era ancora qualcosa che non andava.
“Hai spiccato il volo senza di me”, disse il mio corpo. “I tuoi voli sono solo immaginari”. Allora consultai libri che fino a quel momento avevo ignorato e lessi di santi che erano riusciti a volare effettivamente. In India, Persia, Cina e in Spagna (e persino a Los Angeles!) il potere dello spirito aveva raggiunto non solo il cuore, ma ogni piccola cellula del corpo. “Come se fossi stata presa da un’enorme aquila”, aveva detto Santa Teresa, “la mia estasi mi librò nell’aria”.
Iniziai a credere in quest’incredibile fenomeno, e, per la prima volta, non mi sentii più lasciato in disparte. Ero il falco e il bimbo e il santo. Nei miei occhi le loro vite divennero sacre, e la verità salì a galla: quando la vita in ogni sua forma viene considerata divina, tutti possono spiccare il volo.



DANCE OF LIFE


Non posso resistere alla luna. Ogni notte i suoi tenui raggi spostano le tende. Non ho neanche bisogni di vederla – un’energia blu e fredda entra nel mio letto e io sono già in piedi. Mi precipito giù nell’oscurità del soggiorno e spalanco la porta, non per andare via da casa ma per tornarci. “Luna, sono qui!”, grido. “Bene”, risponde lei. “Ora balla!”.
Ma il corpo aveva iniziato a muoversi molto prima che lei me lo chiedesse. Quando ha iniziato? Non ricordo – il mio corpo si è sempre mosso. Sin da quando ero un fanciullo ho sempre reagito alla luna in questo modo, come il suo figlio preferito, e non solo suo. Le stelle mi attraggono a loro, e siamo così vicini che riesco a vederne la combustione. Anche loro danzano, creano un dolce dondolio molecolare che fa saltare a tempo i miei atomi di carbonio.

Con le braccia spalancate, volo verso il mare, che suscita in me un’altra danza. La danza della luna è molto lenta, e dolce come le ombre blu sul prato. Quando le onde rimbombano, sento il cuore della terra e il tempo accelera. Sento i delfini guizzare nella bianca schiuma, cercano di volare, quasi ce la fanno quando le onde salgono a spirale in alto, verso il cielo. Le loro onde lasciano scie di luce; mentre il plankton brilla fra le onde. Una scolaresca di pesciolini sale a galla, argento splendente alla luce della luna come una nuova costellazione. “Ah”, sospira il mare. “Guarda che bel gruppetto!”.

Corro lungo la spiaggia, prendendo le onde con un piede, evitandole con l’altro. Sento deboli scoppiettii – un centinaio di granchi da sabbia, in preda al panico, si tuffa nei loro buchi, non si sa mai. Ma adesso sto correndo a più non posso, ora sulle punte, ora sulle piante.
Butto indietro il capo e una nebulosa turbinante mi dice “presto, dai, fai una piroetta!”.
Con un sorriso, ritraendo il capo per mantenere l’equilibrio, inizio a girare nel modo più sfrenato possibile. Questa è la mia danza preferita, perché nasconde un segreto. Quanto più velocemente giro, tanto più fermo sono all’interno. La mia danza è tutto movimento fuori, tutto silenzio dentro. Per quanto io possa amare far musica, la musica che non muore mai quella mai ascoltata. E il silenzio è la mia vera danza, anche se non si muove mai. È lì, fermo, il mio coreografo di grazia, che benedice ogni singolo dito.

Ora ho dimenticato la luna e il mare e i delfini, ma sono nella loro gioia più che mai. Lontana come una stella, vicina come un granello di sabbia, la presenza cresce, brilla di luce. Potrei restarci per sempre, è così piena d’amore e calda. Ma toccala anche solo una volta e immediatamente la luce romperà questa immobilità. Mi scuote e mi fa tremare, e so che il mio compito è di mostrare agli altri che questo silenzio, questa luce, questa benedizione sono la mia danza. Accetto questo dono solo per donarlo a mia volta. “Presto, fanne dono!”, mi dice la luce.

Come non ho mai fatto prima, cerco di obbedire, inventando nuovi passi, nuovi movimenti di gioia. Tutto ad un tratto mi accorgo di dove sono, sto correndo verso la collina. La luce nella mia stanza da letto è accesa. La sua vista mi riporta a terra. Sento il cuore martellarmi nel petto, la stanchezza nelle mie braccia, il sangue caldo nelle gambe. Le mie cellule chiedono di danzare più lentamente. “Possiamo camminare per un po’?”, mi chiedono. “Ci siamo sfrenate”. “Certo”, sorrido, rallentando il passo.

Giro la maniglia, ansimando leggermente, felice d’essere stanco. Scivolando nel letto, mi viene in mente una cosa che mi ha sempre incuriosito. Dicono che alcune stelle che noi vediamo non esistono più. La loro luce impiega milioni di anni luce per raggiungere la terra, quindi noi guardiamo nel passato, in un momento passato quando ancora quelle stelle brillavano. “Allora dove vanno a finire le stelle quando smettono di brillare?”, mi chiedo. “Forse muoiono”. “Oh, no”, una voce sussurra alla mia mente. “Una stella non muore mai. Si trasforma in un sorriso e si fonde con la musica del cosmo, la danza della vita”. Mi piace questo pensiero, l’ultimo che ho prima di chiudere gli occhi. Con un sorriso, mi unisco anch’io alla musica.





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17/10/2003 16:22
 
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WHEN BABIES SMILE

Quando i sognatori sognano e baciano i loro cari
E gli arcobaleni intrecciano e schizzano i colori
Quelli sono momenti splendidamente vivi
Saltiamo il fosso, ci tuffiamo
Nell’abisso
Per un istante siamo sospesi
In quei momenti i bimbi sorridono

Quelli sono momenti in cui il fato si rivela
Niente è impossibile e noi guariamo
Possiamo librarci in volo, possiamo volare
Camminare sul fuoco, navigare il cielo
Alla luce di una stella scintillante
Non vi è distanza, niente è lontano
Quelli sono momenti di innocente astuzia
Nello splendore
Per un istante siamo sospesi
In quei momenti i bimbi sorridono

In quei momenti siamo un’unica cosa con Dio
Tutto è apposto, non c’è niente di anormale
In quieta riflessione
Avvertiamo la nostra perfezione
Siamo la fonte, siamo il crogiolo
Niente può farci male, siamo invincibili
Non vi è peccato, non vi è peccatore
Possiamo solo vincere, abbiamo lasciato il barlume
In beatitudine
Per un istante fluttuiamo
Quelli sono i momenti in cui i bambini sorridono

I regni crollano, perdono le proprie classi
I popoli svaniscono, passano ere
Turbolente bufere devastano mari
Violente uccisioni, malgrado le nostre suppliche
Ma gocce di rugiada scintillano quando i bambini giocano
I tiranni piangono, non vi è niente da distruggere
Le fate danzano e i folletti cantano
Tutti indossano la corona, tutti sono re
Nel Giardino
Per un istante giochiamo
Quelli sono i momenti in cui i bambini sorridono



BUT THE HEART SAID NO


Videro poveri barboni ripararsi sotto delle baracche di cartone, ma le demolirono e ci costruirono dei nuovi progetti. Enormi blocchi di cemento e vetro troneggiavano sul grigio asfalto. Non era più come essere a casa, anche se casa era una baracca. ‘Cosa vi aspettavate?’, chiesero impazientemente. ‘Siete troppo poveri per vivere come noi. Dovreste esserci già riconoscenti per questo, giusto?’. La testa annuì, ma il cuore disse no.
C’era bisogno di più elettricità in città, così cercarono un fiume di montagna e vi misero una diga. Quando le acque salirono, annegarono migliaia di conigli e cervi; alcuni uccellini troppo piccoli per volare annegarono nei loro nidi di fronte alle madri impotenti. ‘Non è una bella scena’, dissero, ‘ma ora un milione di persone potrà avere l’aria condizionata per tutta l’estate’. La testa annuì, ma il cuore disse no.
Videro una terra lontana di terrorismo e oppressione e dichiararono guerra. Le bombe ridussero il paese in un cumulo di rovine. La popolazione fu presa dal panico, e ogni giorno sempre più salme venivano seppellite in rozze bare di legno. ‘Bisogna fare dei sacrifici’, dissero. ‘È vero, degli innocenti hanno perso la vita, ma non è forse questo il prezzo che bisogna pagare per la pace?’. La testa annuì, ma il cuore disse no.
Passarono gli anni e si fecero vecchi. Seduti nelle loro comode poltrone, fecero un resoconto delle loro vite. ‘Abbiamo avuto una bella vita’, dissero, ‘e abbiamo fatto la cosa giusta’. I loro figli guardarono per terra e chiesero perché mai la povertà, l'inquinamento e la guerra fossero ancora problemi irrisolti. ‘Lo scoprirete ben presto’, risposero. ‘Gli esseri umani sono deboli ed egoisti. Nonostante i nostri sforzi, questi problemi non avranno mai fine’.
La testa annuì, ma i bambini guardarono nei loro cuori e sospirarono, ‘No!’.’




CHILDREN OF THE WORLD


Bambini del mondo, ce la faremo
Ci incontreremo su infinite spiagge
Costruiremo castelli di sabbia e salperemo i nostri battelli
Mentre la gente litiga e difende i propri punti di vista
Indossando sempre maschere nuove
Noi seguiremo la corrente del tempo e ce la faremo

Bambini di tutto il mondo, ce la faremo
Con canzoni e danze ed innocente beatitudine
E la soffice carezza di un bacio pieno d’amore
Ce la faremo

Mentre i mercanti scambiano e contrattano
Ed i politici fanno di tutto per piacere alla gente
Noi ci incontreremo su infinite spiagge e salperemo i nostri battelli
Ce la faremo

Mentre gli avvocati dibattono e i dottori fanno trattati
E gli agenti di cambi quotano il prezzo della carne
Mentre i predicatori predicano e suonano le campane
E i politici cercano di vendersi
Noi canteremo e danzeremo in innocente beatitudine
Con la soffice carezza di un bacio pieno d’amore
Ce la faremo

Ci incontreremo su infinite spiagge
Costruiremo castelli di sabbia e salperemo i nostri battelli
Ce la faremo

Cavalcheremo un arcobaleno, una nuvola, una tempesta
Trasportati dal vento, cambieremo forma
Toccheremo le stelle, abbracceremo la luna
Abbatteremo le barriere e subito saremo lì

Mentre gli architetti studiano i loro progetti
E le borse si affrettano e urlano
Mentre i litigi ai congressi creano tensione
E i commercianti si riuniscono in luoghi segreti
Noi canteremo e danzeremo in innocente beatitudine
Con la soffice carezza di un bacio pieno di d’amore
Ce la faremo

Mentre i filosofi si azzuffano e continuano ad affrontare
Gli infiniti dilemmi di corpo e mente
E i fisici divagano, continuando a riflettere
Sulla perenne questione di spazio e tempo
E gli archeologi studiano, continuando a scavare
Per grandi e piccoli tesori del passato
Gli psicologi indagano, analizzano le lacrime
Di isteriche nozioni, fobie, paure

Mentre i sacerdoti ascoltano le confessioni
In serie sedute
E la gente dibatte
Nel trambusti e nella confusione
Nel rumore e nel baccano
Sul significato del peccato
Noi toccheremo le stelle, abbracceremo la luna
Abbatteremo le barriere, subito saremo lì
Cavalcheremo l’arcobaleno, le nuvole, la tempesta
Trasportati dal vento, cambieremo forma

Bambini del mondo, ce la faremo
Con canzoni e danze e innocente beatitudine
La soffice carezza di un bacio pieno d’amore
Ce la faremo



SO THE ELEPHANTS MARCH

C’è una cosa affascinante riguardo gli elefanti: per continuare a vivere, non devono cadere. Ogni altro animale, quando cade, è in grado di rialzarsi. Ma gli elefanti devono stare sempre in piedi, anche quando dormono. Se uno del branco scivola e cade, non c’è scampo. Giace sul fianco, prigioniero del suo stesso peso. Anche se gli altri elefanti fanno pressione e cercano di rialzarlo, di solito non c’è molto da fare. Con lenti e pesanti respiri, l’elefante muore. Gli altri vegliano, poi lentamente riprendono il cammino.
Questo è quanto ho appreso dai libri sulla natura, ma mi chiedo se sia vero. Non vi è forse un’altra ragione per cui gli elefanti non possono cadere? Forse hanno deciso che non devono. Non cadere è la loro missione. In veste di animali più grossi e pazienti, hanno fatto un patto – immagino sia successo eoni fa, quando le ere glaciali stavano morendo. Muovendosi in grandi mandrie sul suolo terrestre, gli elefanti furono i primi a spiare questi piccoli uomini aggirarsi furtivamente in cerca di prede fra gli alti arbusti con le loro lance di pietra.
“Come sono spaventate e nervose queste creature!”, pensarono gli elefanti. “Ma erediteranno la terra. Siamo abbastanza saggi per vederlo. Diamo loro un esempio”.
Allora gli elefanti unirono le loro sagge menti e rifletterono. Che esempio potevano dare all’uomo? Avrebbero potuto dimostrargli di aver molto più potere di lui, dato che ciò era vero. Avrebbero potuto sfogare la loro forza al suo cospetto, essa era talmente terrificante da sconvolgere intere foreste. Avrebbero potuto spadroneggiare sull’uomo usando il terrore, devastando i suoi campi e distruggendo le sue capanne. In situazioni di profonde frustrazioni, elefanti selvatici hanno fatto tutto ciò, ma come gruppo, unendo le loro menti, decisero che l’uomo avrebbe appreso più con la buone.

“Dimostriamogli la nostra riverenza per la vita”, dissero. E da quel giorno gli elefanti sono sempre stati creature silenziose, pazienti e pacifiche. Hanno permesso all’uomo di cavalcarli e ridurli a suoi schiavi. Hanno regalato gioia ai bambini coi loro numeri al circo, direttamene prelevati dalle pianure africane, dove prima avevano vissuto da signori.
Ma il messaggio più importante degli elefanti sta nel loro modo di muoversi. Perché loro sanno che vivere significa muoversi in continuazione. Alba dopo alba, era dopo era, le mandrie continuano a marciare, grandi masse di vita che non cede mai, inarrestabile forza di pace.

Da animali innocenti, non sospettano che, dopo tutto questo tempo, cadranno per colpa di uno dei tanti proiettili. Giaceranno nella polvere, mutilati dalla nostra sfacciata avidità. I grandi maschi cadono per primi, in modo che le loro zanne possano diventare gingilli. Poi tocca alle femmine, a cui verranno prodotti trofei. I cuccioli corrono urlando all’odore del sangue delle loro stesse madri, ma non serve a niente scappare dalle pistole. In silenzio, senza qualcuno che li nutra, anche loro moriranno e le loro ossa sbiadiranno al sole.

In mezzo a tanta morte, gli elefanti potrebbero benissimo ribellarsi. Basterebbe loro gettarsi a terra. Non hanno bisogno di un proiettile: la Natura ha dato loro la dignità di stendersi e trovare il riposo eterno. Ma ricordano l’antico patto e la promessa fattaci, che è sacra.
Così gli elefanti continuano a marciare, e ogni passo è una parola nella polvere: “Guarda, impara, ama. Guarda, impara, ama”. Li senti? Un giorno, i fantasmi di decine di migliaia di signore delle pianure diranno, “Non vi odiamo. Non lo capite? Abbiamo deciso di cadere, in modo che voi, o piccoli, possiate non ricadere mai più”.



THE BOY AND THE PILLOW

Una saggio padre voleva che il suo figliolo imparasse una lezione. “Eccoti un cuscino in seta pura ricoperta con le piume più rare della terra”, disse. “Vai in città e vedi quanto ne guadagnerai”.
Per prima cosa, il ragazzo si recò al mercato, dove scorse un ricco mercante di piume. “Quanto mi offri per questo cuscino?”, gli chiese. Il mercante strinse gli occhi. “Ti darò cinquanta ducati d’oro, perché vedo che si tratta di un raro tesoro”. Il ragazzo lo ringraziò e proseguì.
Più avanti vide una contadina raccogliere dei vegetali sul ciglio della strada. “Quanto mi daresti in cambio di questo cuscino?”, le domandò. Lo toccò ed esclamò, “Oh, come è soffice! Ti darò un pezzo d’argento, mi piacerebbe tanto poter adagiare il mio stanco capo su un simile cuscino!”. Il ragazzo la ringraziò e andò avanti. In fine vide una giovane paesana lavare i gradini di una chiesa. “Cosa mi daresti per questo cuscino?”, la chiese. Guardandolo con uno strano sorrise, rispose, “Ti darò un penny, perché vedo che il tuo cuscino è duro a confronto con questi gradini”. Senza esitare, il ragazzo lasciò il cuscino ai piedi della ragazza.
“Ho avuto il miglior prezzo per il tuo cuscino”, disse a casa una volta tornato a casa, ed estrasse il penny.
“Cosa?!”, esclamò il padre. “Quel cuscino valeva almeno cento ducati d’oro!”.
“Questo è ciò che ha notato un ricco mercante”, disse il ragazzo, “ma, essendo avido, me ne ha offerti solo cinquanta. Tuttavia, ho ricevuto un’offerta migliore di questa. La moglie di un contadino mi ha offerto un pezzo d’argento”.
“Sei diventato matto”, disse il padre. “Quando mai un pezzo d’argento vale più di cinquanta ducati d’oro?”.
“Quando è offerto con amore”, rispose il ragazzo. “Se mi avesse dato di più, non avrebbe potuto nutrire i suoi bambini. Ma ho ricevuto un offerta anche migliore di questa. Ho visto una giovane paesana che lavava i gradini di una chiesa, che mi ha dato questo penny”.
“Sei proprio uscito fuori di senno!”, disse il padre, scuotendo il capo. “Quando mai un penny vale più di un pezzo d’argento?”.
“Quando è offerto con devozione”, rispose il ragazzo. “Stava lavorando per il suo Signore, e i gradini della Sua casa le sembravano più soffici di qualsiasi cuscino. Più povera della povertà, aveva ancora tempo per Dio. Ed è questo il motivo per cui le ho dato il cuscino”.
A quel punto il saggio padre sorrise e abbracciò il figlio, e, con una lacrima, mormorò, “Hai imparato bene”.



ENOUGH FOR TODAY

Le prove di danza possono protrarsi oltre mezzanotte, ma quella volta smisi alle dieci. “Spero non ti dispiaccia”, dissi guardando in alto, “ma credo che per oggi basti”.
Una voce dalla sala di controllo parlò. “Tutto bene?”.
“Solo un po’ stanco, credo”, dissi.
Mi infilai la giacca a vento e mi diressi giù nell’atrio. Sentii dei passi veloci che mi seguivano. Sapevo benissimo chi fosse. “Ti conosco troppo bene”, mi disse lei, raggiungendomi. “Cosa che c’è che non va?”.
Esitai. “Beh, ti sembrerà strano, ma oggi sul giornale ho visto una foto. Un delfino annegato in una rete. Dal modo in cui il suo corpo era aggrovigliato, si capiva che aveva dovuto soffrire molto. Gli occhi erano persi nel vuoto, eppure c’era ancora quel sorriso, che i delfini non perdono mai, neanche quando muoiono…”, dissi con voce tremula. Mi prese dolcemente per mano. “Lo so, lo so”.

“No, non è finita. Non è solo il fatto che mi sia intristito, o che debba accettare la morte di un essere innocente. I delfini adorano danzare – questo li distingue da tutte le altre creature del mare. Non pretendono niente da noi, fanno le capriole fra le onde davanti ai nostri occhi increduli. Fanno a gara con le barche, non per vincere, ma per dirci, ‘è solo un gioco. Mantieniti in pista, ma danza mentre lo fai’. Ecco, stavo provando e intanto pensavo, ‘hanno ucciso una danza’. E allora mi è sembrato che la cosa giusta da fare fosse fermarsi. Non posso far niente perché la smettano di uccidere la danza, ma almeno posso fermarmi in raccoglimento, da collega a collega. Ma ha senso tutto ciò?”.
I suoi occhi erano pieni d’amore. “Certo, a suo modo. Probabilmente passeranno anni prima che trovino una soluzione a questo problema. Ci sono troppi interessi. Ma è molto frustrante aspettare che si muovano. Il tuo cuore voleva dire la sua lo stesso”.
“Sì”, le dissi, aprendole la porta. “È proprio così che mi sono sentito, e credo che per oggi sia abbastanza”.



MARK OF THE ANCIENTS

Aveva vissuto nel deserto per tutta la sua vita, ma per me era un mondo tutto nuovo. “Vedi quell’orma sulla sabbia?”, mi chiese, indicando un puntino dalla scogliera. Guardai più vicino che potessi. “No, non vedo niente”.
“È proprio in quel punto”, sorrise. “Dove non riesci a vedere l’impronta, è proprio lì che hanno camminato gli Antichi”. Proseguimmo per un po’, ad un certo punto indicò un enorme muro aperto sull’arenaria. “Vedi quella casa laggiù?”, chiese. Guardai con attenzione. “Non c’è niente da vedere”.
“Sei un bravo allievo”, sorrise. “Dove non vi è un tetto o un camino, è lì che molto probabilmente hanno vissuto gli Antichi”.
Girammo un angolo e davanti a noi si aprì un panorama meraviglioso – migliaia e migliaia di fiori da deserto germogliati. “Ti sembra che manchi qualcosa?”, mi chiese. Scossi la testa. “Vedo solo chilometri e chilometri di bellezza”.
“Sì”, disse a voce bassa. “Dove non manca niente, è proprio lì che gli Antichi hanno fatto più raccolti”.
Ho pensato molto a questo, a come intere generazioni siano riuscite a vivere in perfetta armonia con la terra, senza lasciare segni dove hanno vissuto. Al campo quella sera dissi, “Hai dimenticato una cosa”.
“Cosa?”, mi chiese.
“Dove sono seppelliti gli Antichi?”.
Senza rispondermi, conficcò il suo ramo nel fuoco. Una fiamma scoppiettò, salì in aria e sparì. Il mio insegnante mi diede un’occhiata per vedere se avevo capito. Rimasi seduto e immobile, e il mio silenzio gli suggerì di sì.




CHILDREN

Nei loro sorrisi spensierati, i bambini mi mostrano il divino che è in tutti noi. Questa semplice generosità risplende direttamente dai loro cuori. Questo può insegnarci molto. Se un bambino desidera un gelato al cioccolato, lo chiede e basta. Gli adulti si complicano la vita prima di decidere se mangiarlo o no. Un bambino se lo gusta e basta.
Quello che dobbiamo apprendere dai bambini non è l’essere infantili. Stando con loro entriamo in contatto diretto con la profonda saggezza della vita, che è onnipresente e chiede solo di essere vissuta. Ora che nel mondo c’è tanta confusione e disperazione, abbiamo bisogno dei nostri bambini più che mai. La loro naturale saggezza ci indica la soluzione che è nei nostri cuori e aspetta solo di essere riconosciuta.



MOTHER

Per eoni di tempo sono stato in gestazione
Di prendere forma ho avuto esitazione
Dall’ignoto questa cosmica concezione
Su questa terra una fantastica ricezione
E poi quel fatidico giorno d’agosto
Da te sono venuto al mondo
Con premuroso amore hai nutrito un seme
Al tuo stesso dolore non ha posto riguardo
Noncurante di alcun rischio o pericolo
Hai deciso per questo solitario forestiero

Arcobaleni, nuvole, il profondo cielo blu
Volano gli uccellini
Dai frammenti hai creato il mio tutto
Da elementi hai forgiato la mia anima
Madre cara, mi hai dato la vita
Grazie a te, nessun affanno, nessun conflitto
Mi hai dato gioia e posizione
Curandoti di me incondizionatamente
E se mai cambierò questo mondo
È grazie ai sentimenti che hai spiegato
La tua compassione è così dolce e cara
Posso sentire i tuoi sublimi sentimenti
Sento la tua più vaga nozione
La meravigliosa magia di ogni tua amorosa pozione
E ora che sono arrivato così lontano
Incontrato ogni re e sultano
Imbattuto in ogni colore e credo
Di tutte le passioni, ogni avidità
Torno a quella notte stellata
Senza paura di forza o potere
Mi hai insegnato come tener duro e lottare
Per ogni singolo torto o ragione
Ogni giorno di sconforto
Farò tesoro di quel che hai forgiato
Ricorderò ogni tuo bacio
Mai dimenticherò le tue dolci parole
Non importa dove io vada
Sei sempre nel mio cuore, madre mia cara.



MAGIC

L’idea che ho della magia non ha molto a che fare con i trucchi o i giochi di prestigio. Tutto il mondo è ricco di magia. Quando una balena emerge dal mare come una montagna appena nata, lo stupore ci lascia senza fiato. Che magia! Ma quando un bambino che muove i primi passi vede il suo primo girino brillare in uno stagno sente la stessa emozione. La meraviglia invade il suo cuore, perché per un istante è riuscito a cogliere la gioia della vita.
Quando vedo le nuvole correre via da una cima innevata, mi viene da gridare “Bravo!”. La Natura, la migliore fra i maghi, ha suscitato un’altra emozione. Ha svelato la vera illusione, la nostra incapacità di stupirci davanti alle sue meraviglie. Ogni volta che il sole sorge, la Natura ripete lo stesso comando: “Guardate!”; la Sua magia è infinitamente generosa, ed in cambio chiede solo di essere apprezzata.
Qual diletto deve provare la Natura quando fa nascere le stelle da gas turbinanti e dal vuoto! Essa le scaglia come lustrini da una cappa di velluto, un miliardo di ragioni valide per svegliarci in pura gioia. Quando apriamo i nostri cuori e apprezziamo tutto ciò di cui essa ci ha fatto dono, la Natura ha il suo compenso. Il suono degli applausi invade l’universo, e lei si inchina.




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FORUM FURBIS MJJ
17/10/2003 16:23
 
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THE FISH THAT WAS THIRSTY

C’era una volta un pesciolino che dormiva sotto dei coralli, quando gli apparve in sogno Dio.
-“Voglio che tu vada a portare un messaggio a tutti i pesci del mare”, disse.
-“Cosa devo dire loro?”, chiese il pesciolino.
-“Dì loro che hai sete”, rispose Dio. “E vedi quale sarà la loro reazione”
Poi, senza proferire altro, sparì. Il giorno dopo, il pesciolino si svegliò e ricordò il suo sogno.
-“Che strana cosa Dio mi ha chiesto di fare!”, pensò fra se' e se’.
Ad un tratto vide un grosso tonno che passava di lì, così il pesciolino si avvicinò.
-“Mi scusi, ho sete”.
-“Mi sa che sei un po’ scemo”, disse il tonno. Con un colpo di coda, se ne andò indignato. Il pesciolino, in realtà, si sentiva alquanto stupido, ma doveva comunque eseguire gli ordini. Vide, ad un certo punto, uno squalo. Mantenendo una distanza di sicurezza, il pesciolino gridò.
-“Mi scusi, signore, ho sete!”
-“Devi essere proprio andato!”, rispose lo squalo. Avendo notato uno sguardo piuttosto affamato negli occhi dello squalo, il pesciolino scappò via.
Per tutto il giorno incontrò merluzzi, sardine e tutti i tipi di pesci, ma, ogni volta che faceva la domanda, gli davano le spalle senza ascoltarlo. Sentendosi scoraggiato e confuso, il piccolo pesce si mise in cerca della creatura pù saggia del mare, che il caso volle fosse una vecchia balena blu con una cicatrice di arpioni sul fianco.
-“Mi scusi, ho sete!” gridò il pesciolino, chiedendosi se il cetaceo potesse vederlo, era così piccolo, lui! Ma il vecchio saggio si fermò.
-“Hai visto Dio, vero?” disse.
-“Come fai a saperlo?”
-“Perché anche a me è capitato una volta di avere sete”, sorrise la vecchia balena. Il pesciolino sembrava alquanto sorpreso.
-“Ti prego, spiegami cosa significa questo messaggio divino”, lo implorò.
-“Significa che Lo cerchiamo sempre nei posti sbagliati”, spiegò la vecchia balena. “Cerchiamo Dio a destra e a manca, ma per qualche ragione non Lo troviamo. Allora ce la prendiamo con Lui e pensiamo che ci abbia abbandonati o che ci abbia dimenticati, se c'è mai stato”.
-“Che strano sentire la mancanza di qualcosa che è ovunque”, disse il pesciolino.
-“Molto strano”, accordò la balena. “Non ti ricorda, per caso, di un pesciolino che diceva di aver sete?



INNOCENCE

È facile confondere l’essere innocenti con l’essere infantili o ingenui. Tutti noi vogliamo sembrare sofisticati; vogliamo essere sempre ‘in’. Essere innocenti significa essere ‘out’.
Inoltre, nell’innocenza vi è una profonda verità. Quando un bimbo guarda negli occhi della sua mamma, tutto ciò che vede è amore. Appena l’innocenza svanisce, prendono il suo posto problemi più complessi. Crediamo di dover fregare gli altri e adeguarci agli schemi per ottenere ciò che desideriamo. Iniziamo a sprecare un sacco di energia per proteggere noi stessi. E la vita diventa uno strazio. La gente non ha scelta se non essere ‘in’. In quale altro modo può sopravvivere?
Quando ne cogli il vero significato, sopravvivenza significa vedere le cose così come sono e comportandoci di conseguenza. Significa essere aperti. E l’innocenza consiste in questo. Si tratta di essere semplici e fiduciosi come un bambino, non sentenziosi e legati ad un gretto punto di vista. Se si è chiusi in uno schema di pensiero e comportamento, la propria creatività viene bloccata. Si perde la freschezza e la magia del momento. Ritorniamo ad essere innocenti e quella freschezza non ci lascerà mai.



TRUST

Stavo dando da magiare agli scoiattoli nel parco, quando notai che uno di loro non si fidava di me. Mentre gli altri si avvicinavano tanto da riuscire a mangiare direttamente dalla mia mano, lui manteneva la sue distanze. Gettai una nocciolina in sua direzione. Si avvicinò piano, la afferrò nervosamente e scappò via. La volta successiva doveva avere meno paura, perché si avvicinò un po’ di più. Quanto più sentiva di essere al sicuro, tanto più si fidava. Alla fine, era in grado di sedere ai miei piedi, audace come qualsiasi altro scoiattolo, in attesa della prossima nocciolina.
La fiducia è così - sembra sempre che sia legata all’aver fiducia in se stessi. Gli altri non possono affrontare la paura per te; devi farlo tu stesso. È difficile, perché la paura e i dubbi sono duri a cedere. Abbiamo paura di essere rifiutati, di essere feriti nuovamente. Per questo manteniamo una distanza di sicurezza. Crediamo che il rimanere separati dagli altri possa proteggerci, ma neanche questo funziona. Finiamo per rimanere soli e senza amore.
L’aver fiducia in se stessi inizia col capire che non c’è niente di male ad aver paura. Il problema non è l’aver paura, perché capita a tutti di sentirsi ansiosi o insicuri a volte. Il problema è non essere abbastanza onesti da ammettere di aver paura. Ogniqualvolta che accetto i miei dubbi e insicurezze, sono più aperto con le altre persone. Quanto più scendo dentro me stesso, tanto più divento forte, perché capisco che il mio essere è molto più forte di qualsiasi paura. Accettando completamente se stessi, la fiducia è completa. Non vi è più separazione dalla gente, perché non vi è più separazione all’interno. Dove una volta c’era la paura, può crescervi l’amore.



COURAGE

È strano pensare come a volte si può avere coraggio per fare certe cose e non per altre. Quando salgo sul palco di fronte a migliaia di persone, non ho bisogno di essere coraggioso. Mi ci vuole più coraggio per esprimere i miei sentimenti più intimi ad una persona. Quando penso al coraggio, mi viene in mente il Leone Codardo de “Il Mago di Oz”. Scappava in continuazione dai pericoli. Spesso piangeva e tremava di paura. Ma riusciva anche a condividere i suoi veri sentimenti con coloro che amava, anche se non sempre gli riusciva facile.
È per questo che ci vuole veramente coraggio, il coraggio di confidarsi. Esprimere i propri sentimenti non è lo stesso che cedere al cospetto di qualcun altro – è essere aperti e sinceri col proprio cuore, qualsiasi cosa esso dica. Quando si ha il coraggio di aprirsi, sappiamo chi siamo, e lasciamo che gli altri lo vedano. È difficile, perché ci si sente così vulnerabili, così esposti al rifiuto. Ma senza l’autoaccettazione, l0altro tipo di coraggio, quello degli eroi dei film, risulta insignificante. Malgrado i rischi, il coraggio di essere onesti e sinceri con se stessi ci indica la via all’autoriconoscimento. Questo offre ciò che tutti noi desideriamo, una promessa d’amore.



LOVE

Descrivere l’amore è una cosa divertente. È così facile sentire amore e allo stesso tempo così difficile parlarne. È come una saponetta – ce l’hai in mano finché non la stringi troppo forte. Alcune persone passano la loro vita alla ricerca dell’amore, ma lo cercano fuori da se stessi. Credono di doverlo afferrare per averlo. Ma l’amore scivola via come quella saponetta.
Tener con se’ l’amore non è sbagliato, ma bisogna imparare a tenerlo con leggerezza, con dolcezza. Lasciarlo volare quando vuole. Quando gli permettiamo di essere libero, l’amore è ciò che rende l’esistenza viva, gioiosa e nuova. È il succo e l’energia che motiva la mia musica, a mia danza, tutto. Finché ci sarà amore nel mio cuore, sarà ovunque.



GOD

È strano che Dio non si preoccupi di esprimersi in tutte le religioni del mondo, nonostante la gente continui ad impuntarsi sulla convinzione che la loro credenza è l’unica giusta. Qualsiasi cosa si dica su Dio, ci sarà sempre qualcuno che obbietterà, persino quando gli dirai che il suo amore per Dio è ok se sta bene a lui.
Per me non importa la forma di Dio. Ciò che mi importa davvero è l’essenza. Le mie canzoni e la mia danza sono dei contorni che Lui provvede a riempire. Io offro la forma, Lei ci mette la dolcezza.
Ho guardato il cielo notturno e osservato le stelle, erano così vicine che sembrava che mia nonna le avesse fatte per me. “Che ricchezza, che sontuosità!”, pensai. In quel momento ho visto Dio nella Sua creazione. Con la stessa facilità avrei potuto vederLa nella bellezza di un arcobaleno, nella grazia di un cervo che corre in una distesa, nella sincerità di un bacio paterno, ma per me il contatto più dolce con Dio non ha forma. Chiudo gli occhi, mi guardo dentro, ed entro in un profondo silenzio. L’infinità della creazione Divina mi avvolge. Siamo uno.



HOW I MAKE MUSIC

La gente mi chiede in che modo creo la mia musica. Io rispondo loro che mi ci imbatto. È come capitare in un fiume ed unirsi alla corrente. Ogni momento del fiume ha la sua canzone. Quindi io mi fermo nel momento e ascolto.
Ciò che sento è sempre diverso. Una passeggiata nel bosco produce una canzone leggera e scoppiettante: il fruscio delle foglie nel vento, il cinguettio degli uccelli e lo squittio degli scoiattoli, lo scricchiolio dei ramoscelli sotto i piedi, e il battito del mio cuore li fonde tutti insieme. Quando ci si unisce alla corrente, la musica è dentro e fuori, ed è lo stesso. Finché sarò in grado di ascoltare il momento, farò sempre musica.



RYAN WHITE

Ryan White, simbolo di giustizia
Bambino innocente, messaggero d’amore
Dove sei ora, dove sei andato?

Ryan White, mi mancano i tuoi giorni pieni di sole
Giocavamo insieme nei prati

Mi manchi, Ryan White
Mi manca il tuo sorriso, innocente e brillante
Mi manca la tua gloria, mi manca la tua luce

Ryan White, simbolo di contraddizione
Ironico fanciullo, o personaggio di un romanzo?

Penso alla tua vita distrutta
Al tuo conflitto, alla tua lotta

Le signora danzano nella notte al chiaro di luna
Party e champagne da crociera
E intanto io vedo la tua forma devastata, la tua figura spettrale
Sento le tue ferite suppurate, i tuoi lividi

Ryan White, simbolo di agonia e pena
Di un’ignorante paura completamente impazzita
In una società isterica
Dove imperversa l’ansietà
E il falso pietismo

Mi manchi, Ryan White
Ci hai dimostrato come si resiste e si combatte
Nella pioggia eri uno squarcio di gioia fra le nuvole
La scintilla di speranza che è in ogni giovane

Nel profondo del tuo angosciato dolore
C’era il sogno di un altro domani.



THE ELUSIVE SHADOW

Sebbene viaggiassi lontano
Le porte della mia anima rimanevano chiuse
Nell’agonia della mortal paura
Non udivo la tua musica
Attraverso le tortuose strade dei sentieri della mente
Reggevo la mia croce nel dolore

Era un viaggio di follia
Di angoscia nata dalla tristezza
Vagavo a destra e a manca
Ad ogni colpo di vento tornavo indietro
In cerca del nettare perduto
Nel mio cuore quello scettro perso da troppo tempo
In tutti quei volti tormentati
Cercavo la mia oasi

In un certo modo ero in una smania ubriaca
Una crudele isteria, una confusione nella mente
Più di una volta cercai di uscirne
Non riuscivo a sbarazzarmi di questa ombra alle mie spalle
Più di una volta nella folla rumorosa
Nell’andirivieni e nel trambusto del baccano
Scrutavo per cercare di vedere le sue tracce
Non riuscivo a perderla in nessun luogo

Fu solo quando ruppi tutti i legami
Dopo l’immobilità di urla strillanti
Nelle profondità di respiri
Nel dolore immaginato di migliaia di menzogne
Tutto ad un tratto ti ho fissato nei tuoi occhi fieri
All’improvviso ho trovato il mio scopo
Quell’ombra sfuggente era la mia anima.



ON CHILDREN OF THE WORLD

Dobbiamo curare questo mondo distrutto. Il caos, la disperazione, la spietata distruzione di cui oggi ci rendiamo testimoni sono il risultato dell’alienazione fra la gente e l’ambiente che le circonda. Spesso tale alienazione ha le sue radici in un’infanzia priva di amore. Bambini che non hanno avuto un’infanzia. La mente di un bambino ha bisogno di essere nutrita con il mistero, la magia, la meraviglia e l’entusiasmo. Voglio che il mio lavoro aiuti la gente a riscoprire il bambino che è in noi.



TWO BIRDS

È difficile dir loro ciò che sento per te. Non ti hanno mai conosciuta, e non sanno come sei fatta. Come fanno a sapere il tuo mistero? Diamo loro un indizio.
Due uccelli sono su un albero. Uno mangia le ciliegie, mentre l’altro sta a guardare. Due uccelli volano nel cielo. Il canto di uno scende giù dal cielo come cristallo, mentre l’altro resta in silenzio. Due uccelli roteano al sole. Uno riflette la luce sulle sue piume argentate, mentre l’altro distende le sue ali invisibili.
Non è difficile capire quale dei due uccelli sia io, ma non riusciranno a capire chi sei tu. A meno che…
A meno che non sappiano cos’è un amore che non interferisce mai, che guarda da dietro, che respira libero nell’aria invisibile. Dolce uccellino, anima mia, il tuo silenzio è così prezioso. Quanto passerà prima che il mondo possa udire il tuo canto col mio?
Oh, come bramo quel giorno!



THE LAST TEAR

Le tue parole ferirono il mio cuore e io piansi lacrime di dolore. “Vai via!”, urlai. “Queste sono le ultime lacrime che piangerò per te!”. Così te ne andasti.
Aspettai ore, ma tu non tornasti. Quella notte piansi lacrime di frustrazione.
Attesi per settimane, ma non ti facevi sentire. Pensando alla tua voce, piansi lacrime di solitudine.
Aspettai mesi, ma non ebbi notizie di te. Nel profondo del mio cuore, piansi lacrime di disperazione.
Che strano che tutte queste lacrime non riuscirono a spazzare via il dolore! Poi un pensiero d’amore trafisse la mia amarezza. Ti ricordai alla luce del sole, il tuo sorriso dolce come il vino di maggio. Una lacrima di gratitudine iniziò a scendere, e come per miracolo, tu tornasti. Le tue morbide dita accarezzarono la mia guancia e ti chinasti per baciarmi.
“Perché sei venuta?”, sospirai.
“Per asciugare la tua ultima lacrima”, rispondesti. “Era quella che avevi conservato per me”.



ECSTASY

Sono nato per non morire mai
Per vivere in beatitudine, per non piangere mai
Per dire la verità e mentire mai
Per amare senza un sospiro
Per distendere liberamente le mie braccia
Questa è la mia danza, questo è il mio massimo
Non è un segreto, non vedi?
Perché non possiamo vivere tutti in estasi?

Estasi, estasi
Perché non possiamo vivere
In estasi?

Senza colpa, senza rimorso
Sono qui per dimenticare
Corrotti ricordi di inesistenti peccati
Ogni conoscente, amico e parente

Siamo venuti per celebrare
La liberazione da ogni paura
Da ogni nozione, da ogni seme
Da qualsiasi divisione, casta o credo

Questa alienazione, disgregazione, abominio
Di separazione, sfruttamento, isolamento
Questa crudeltà, isteria, assoluta pazzia
Questa rabbia, ansia, tristezza imperversante
Ecologia smembrata, sfrenata distruzione
Malata biologia, ostacolo della natura
Specie in pericolo, inquinamento
Buchi nell’ozono, non c’è soluzione
È l’ignorare la scintilla che mi illumina dentro
È lo stesso fuoco che brilla in ogni uomo, fanciullo e madre superiora

Siamo qui per celebrare
La liberazione da ogni paura
Da ogni nozione, da ogni seme
Da qualsiasi divisione, casta o credo

Voliamo liberi
Nell’infinito, oltre i cieli
Perché siamo nati per non morire mai
Per vivere in beatitudine, per non piangere mai
Per dire la verità e mentire mai
Per amare senza sospiro
Per distendere le nostre braccia liberi

Questa è la nostra danza, questo è il nostro culmine
Non è un segreto, non vedi?
Perché non possiamo vivere in estasi?

Estasi, estasi
Perché non possiamo vivere
In estasi?



BERLIN 1989

Odiavano il Muro, ma cosa potevano fare? Era troppo difficile da abbattere. Temevano il Muro, ma non avevano forse ragione? Molti di quelli che avevano cercato di oltrepassarlo erano stati uccisi.
Diffidavano del Muro, ma chi non lo farebbe? I loro nemici si rifiutavano di buttar giù anche solo un mattone, non importava quanto si protraessero i negoziati di pace.
Il Muro ghignava. “Vi sto insegnando una lezione”, si vantava. “Se volete costruire qualcosa di eterno, le pietre non servono a molto. Ci sono cose come l’odio, la paura e la diffidenza che sono molto più forti”.
Sapevano che il Muro aveva ragione, e stavano per mollare. Solo una cosa riuscì a fermarli. Ricordarono chi era dall’altra parte. Nonne, cugini, sorelle, mogli. Volti cari che bramavano di rivedere.
“Cosa succede?”, chiese il muro, tremante. Senza saperlo, stavano guardando attraverso il Muro, nel tentativo di trovare i loro cari. In silenzio, da una persona all’altra, l’amore continuava a fare il suo lavoro invisibile.
“Smettetela!”, urlava il Muro, “sto cadendo!”. Ma era troppo tardi. Un milione di cuori si erano ritrovati. Il Muro era caduto prima che fosse abbattuto.



MOTHER EARTH

Era un giorno d’inverno e stavo passeggiando lungo la spiaggia. Guardando in basso, vidi una piuma portata a riva dalle onde. Era la piuma di una gabbiano macchiata d’olio. La raccolsi e sentii la patina scivolosa sulla mie dita. Non potei fare a meno di chiedermi se l’uccello fosse riuscito a sopravvivere. Era tutto a posto là fuori? Sapevo di no.

Mi sentii triste nel pensare con quanta sconsideratezza trattiamo la nostra casa. La terra che noi tutti condividiamo non è solo roccia in movimento nello spazio, ma un essere vivente. Lai ha cura di noi e in cambio merita che noi ne abbiamo per lei. Abbiamo sempre trattato Madre Terra nello stesso modo in cui certa gente tratta un appartamento in affitto. Lo riduci un’immondizia e cambi casa.

Ma ora come ora non c’è un posto dove potersi trasferire. Abbiamo portato i nostri rifiuti e le nostre guerre e il nostro razzismo in ogni parte del mondo. Dobbiamo iniziare a ripulire il pianeta, e questo significa dover ripulire i nostri cuori e le nostre menti per prima cosa, perché sono stati loro a pingerci ad avvelenare il nostro caro pianeta.
Quanto prima cambiamo, tanto più facile ci risulterà amare Madre Terra e sentire l’amore che lei ci dona così incondizionatamente.



WISE LITTLE GIRL

Conosco una ragazzina molto saggia che non può camminare. È confinata su una sedia a rotelle, e potrebbe rimanerci per il resto della sua vita, dato che i dottori le hanno dato poche speranze che un giorno si possa fare qualcosa per le sue gambe.
La prima volta che l’ho incontrata, mi lanciò un sorriso che mi bruciò con la sua incredibile gioia. Com’era aperta! Non si nascondeva dietro autocommiserazione, né chiedeva approvazione e protezione per un senso di vergogna. Era completamente indifferente al fatto di non poter camminare, come un cucciolo che non ha idea di essere un bastardello o un campione di razza.
Non esprimeva alcun tipo di giudizio su di se’. In questo consisteva la sua saggezza.
Ho scorto la stessa saggezza nello sguardo degli altri bambini, bambini ‘poveri’ come li vede la società, perché non hanno cibo, denaro, casa, o corpi sani. Quando raggiungono una certa età, molti di questi ragazzini capiscono quanto grave sia la loro situazione. Il modo in cui gli adulti guardano alle proprie vite li priva di quell’innocenza iniziale che è tanto preziosa e rara. Iniziano a credere di doversi dolere della loro situazione, che questo sia ‘giusto’.
Ma questa saggia ragazzina, avendo solo quattro anni, andava oltre la pietà e la vergogna come un passerotto libero. Prese il mio cuore nelle sua mani e lo rese leggero come un batuffolo di cotone, e per me fu quasi impossibile persino iniziare a pensare, “Che cosa terribile”. Riuscivo a vedere solo luce e amore. Nella loro innocenza, i bambini molto piccoli sanno di essere luce e amore. Se solo glielo permettessimo, potrebbero insegnarci a guardare a noi stessi nello stesso modo.
La scintilla che è nello sguardo di una ragazzina ha in se’ la stessa conoscenza che la Natura instilla alla base del cuore di ogni forma di vita. È il silenzioso segreto della vita, che non può essere spiegato a parole. Conosce e basta. Conosce solo la pace e il rispetto. Sa che persino l’ultimo respiro è un atto di gratitudine al Creatore. Sorride per sentirsi vivo, e attende pazientemente che secoli di ignoranza e dolore spariscano come un miraggio.
Riesco a vedere questa conoscenza negli occhi dei bambini sempre più, e questo mi fa pensare che la loro innocenza stia diventando sempre più forte. Disarmeranno noi adulti, e questo basterà a disarmare il mondo intero. Non sentono ragioni per cui rovinare l’ambiente, perciò l’ambiente verrà ripulito senza problemi. Una saggia ragazzina mi ha predetto il futuro quando mi ha guardato, un futuro così pieno di pace e felicità. Mi rallegra il cuore sapere di aver più fiducia in lei che in tutti gli esperti del mondo. Appena la luce e l’amore spazzeranno via le nostre vergognose colpe, la sua profezia si sarà realizzata.



I YOU WE

Dissi che avresti dovuto farlo. Tu dicesti di no. Ne parlammo e accordammo che forse ti sarei potuto venire incontro. Dissi che avevi torto. Tu insistevi di aver ragione. Ci demmo la mano, e il torto e la ragione non ebbero più ragione di esistere.
Iniziai a piangere. Iniziasti a piangere anche tu. Ci abbracciammo, e fra di noi crebbe un fiore di pace.
Quanto amo questo mistero chiamato Noi! Da dove è venuto fuori, forse dal nulla? Ci ho pensato e sono giunto ad una conclusione: mi sa che Noi è il figlio preferito dell’amore, perché finché non ti vengo incontro, Noi non esiste nemmeno. Arriva sulle ali della tenerezza; parla attraverso la nostra silenziosa comprensione. Quando rido di me, esso sorride. Quando ti perdono, danza in giubilo.
Quindi, Noi non è più una scelta, non se io e te decidiamo di crescere insieme. Noi ci unisce, e ci rende più forti; si fa carico del nostro fardello quando io e te siamo pronti a mollare. A dir la verità, io e te ci saremmo arresi da molto tempo, ma Noi non ci ha lasciati. È troppo saggio. “Guardate nei vostri cuori”, dice. “Cosa vedete? Non io e te, ma solo Noi”.






ANGEL OF LIGHT

È difficile vedere gli angeli, sebbene abbia osservato le loro immagini per ore. Ci sono persone che riescono a vederli senza il bisogno di foto, e raccontano delle storie molto interessanti a riguardo. Gli angeli custodi sono tutti femmine, per esempio, e questo non mi sorprende. Un angelo della nascita, reclutato dalle schiere più giovani, assiste ogni bambino al momento della nascita, mentre un altro, più vecchio, aiuta chi sta morendo a lasciare questo mondo senza dolore o pena.
Si può pregare agli angeli e loro ascolteranno, ma il modo migliore per chiamarli, mi hanno detto, è ridere. Gli angeli rispondono al diletto, perché è di questo che sono fatti. Infatti, quando la mente della gente è oscurata dall’odio o dalla rabbia, non c’è angelo che possa recarsi da loro.
Non tutti gli angeli hanno le ali – almeno, così dicono i visionari – ma quelli che le hanno possono spiegare ali dorate su tutto il mondo. Se avessimo occhi per poter guardare direttamente nel sole, vedremmo un enorme angelo presiedervi; dal volto della luna, invece, sorride uno molto più tranquillo.
Gli angeli passano tutta la loro vita, che è eterna, muovendosi in circolo intorno al trono del Creatore, a cantare la Sua lode. Chi ha orecchio fine è riuscito ad ascoltarli. Le armonie dei cori degli angeli sono incredibilmente complesse , dicono, ma il ritmo è semplice. “In genere è lo stesso tempo della marcia”, ha affermato uno dei visionari. Non so perché, questa è la cosa migliore che abbia mai appreso fino ad ora.
Dopo un po’, però, iniziò a diventare frustrante il sentir parlare di angeli che io non riuscivo a vedere. Quando una donna che riusciva a vederli venne a sapere di questo mio stato d’animo, rimase stupita. “Non puoi vederli?”, disse. “Ma c’è un angelo dentro di te. È in tutti noi! Riesco a vederlo proprio in questo momento, e credevo che anche tu potessi”. “No”, dissi io tristemente, e le chiesi come apparisse. Mi somigliava?
“Beh, sì e no”, mi rispose lei misteriosamente. “Dipende tutto da cosa credi di essere. Il tuo angelo è un puntino di luce che brilla al centro del tuo cuore. È più piccolo di un atomo, ma aspetta e vedrai. Una volta che ti sarai avvicinato, il tuo angelo diventerà più grande. Quanto più gli ti avvicini, tanto più lui cresce, finché alla fine, in un’esplosione di luce, non vedrai il tuo angelo nella sua vera forma, e in quello stesso istante, vedrai anche te stesso”.
Così, adesso, cerco il mio angelo in continuazione. Mi siedo in silenzio e volgo lo sguardo dentro di me. Non è passato molto tempo prima che cogliessi qualcosa di sfuggita. “Sei tu, Angelo, che porti una candela?”. Un barlume e via, era già sparito. Questo bastò a far battere il mio cuore all’impazzata. La prossima volta il mio angelo avrà una lampada, e l’altra volta ancora una torcia, e poi ancora falò.
Questo è ciò che la donna mi aveva promesso, e ora che ho visto la gloria, so abbastanza per crederci.



I SEARCHED FOR MY STAR

Quando ero piccolo, la sera ero solito stendermi supino sul prato. Iniziavo a riconoscere tutte le stelle e desideravo che una di loro potesse essere mia, come un amico immaginario.
Per prima colsi la Stella Polare, perché per un bambino è la più facile da individuare, una volta saputo che è come se l’Orsa Maggiore stesse per prenderla. Ma volevo che la mia stella fosse una stella mobile, non una così stabile. Per di più, i marinai si perderebbero nel mare se la Stella Polare non li guidasse.
Successivamente, passai a due stelle speciali al centro della costellazione del Cigno. Tutte le altre erano bianche – ma queste brillavano di blu e d’oro. Mi ricordavano gioielli gemelli, ma prima che potessi scegliere, mi fermai. Appartenevano l’una all’altra, e non sarebbe stato giusto prenderne una.
Orione colse il mio sguardo per un attimo, ma io non sono un cacciatore. Era meglio lasciare stare anche Sirio, con il suo muso rivolto verso la scia e la coda puntata in alto nel cielo.
Infine, vidi le mie preferite, le Sette Sorelle. Mi sembravano eleganti signore pronte per un ricevimento, intrappolate in una nuvola blu. Ma chi avrebbe il coraggio di separare sette sorelle?
Questo gioco mi ha insegnato molto riguardo il cielo notturno, ma stavo crescendo. L’idea di avere una stella tutta per me svanì, e non ricordavo neanche se ne avessi mai scelta una alla fine. Mi fu spiegato che la parola ‘stella’ significava ben altro. Non ci credevo granché, quando una notte, mi agitavo nel letto, dolorante e preoccupato. Il mio cuore era affannato dai problemi. Inciampando nei miei stessi passi, guardai fuori dalla finestra. Grosse nuvole macchiavano il cielo notturno. Nessuna stella!
Tremai al pensiero di un mondo senza stelle. Nessuna guida per i marinai, nessun gioiello che colpisca il nostro senso del bello, nessun cacciatore che indichi il prossimo orizzonte, nessuna bella signora che invada col suo dolce profumo i saloni del cielo. Ma tutto intorno al pianeta, l’aria è così sporca e le luci urbane così potenti che oramai molti di noi riescono a vedere solo poche stelle. Una generazione di bambini potrebbe crescere vedendo solo un cielo vuoto e chiedere, “Un tempo c’erano le stelle là?”.
Ridiamo loro il cielo e facciamolo ora – prima che sia troppo tardi. Io cercherò la mia stella finché non la troverò. Si nasconde nel cassetto dell’innocenza, avvolto in una sciarpa di meraviglia. Mi servirà una mappa che mi dirà quale sarà il suo posto, e occuperà poco spazio. Ma siamo quasi cinque miliardi, e il cielo è di tutti. Cerca la tua stella e lasciala su nel cielo. Ce l’hai ancora, vero?



A CHILD IS A SONG

Quando i bambini ascoltano la musica, non si limitano ad ascoltarla. Si fondono con la melodia e seguono il ritmo. Qualcosa dentro di loro spiega le ali – e subito il bambino e la musica diventano un’unica cosa. Anch’io mi sento così in presenza della musica, e nei miei momenti migliori di creatività spesso sono con i bambini. Quando sto con loro, creare musica mi riesce facile come respirare.
Ogni canzone è come un bambino che nutro e al quale do il mio amore. Ma anche se non hai mai scritto una canzone, la tua vita è una canzone. Come potrebbe non esserlo? Onda dopo onda, la Natura ti coccola – il ritmo di ogni alba e ogni tramonto è parte di te, la pioggia che cade tocca la tua anima, e rivedi te stesso nelle nuvole che giocano a prendi-prendi col sole. Vivere significa essere musicali, a cominciare dal sangue che danza nelle tue vene. Tutto ciò che vive ha un ritmo. Se ascolti delicatamente e con attenzione, sentirai la musica.
La senti la tua musica?
I bambini sì, ma una volta cresciuti, la vita diventa un peso, e la musica svanisce sempre di più. A volte siamo così ansiosi che dimentichiamo che il nostro cuore pulsa il messaggio più saggio della vita, un tacito messaggio che dice, “Vivi, sii, muoviti, gioisci – sei vivo!”. Senza il saggio ritmo del cuore, non esisteremmo.
Quando inizio a sentirmi stanco o depresso, i bambini mi ridanno la carica. Mi rivolgo a loro per una nuova vita, una nuova musica. Due grandi occhi scuri mi guardano con tanta intensità, tanta innocenza e dentro di me mormoro, “Questo ragazzino è un cantante”. È un’esperienza talmente vera e diretta che nello stesso istante realizzo di nuovo che anch’io sono una canzone. Sono nuovamente me stesso.



CHILD OF INNOCENCE

Bambino innocente, mi mancano i tuoi giorni assolati
Giocavamo insieme nei grandi campi
Da quando sei uscito fuori di scena
Le strade sono desolate, scure e misere

Bambino innocente, ritorna da me ora
Con il tuo semplice sorriso dimostra loro
In che modo questo mondo può nuovamente rispondere al tuo sguardo
E i battiti del cuore agitarsi al ritmo della tua danza

Bambino innocente, la tua eleganza, la tua bellezza
Mi richiamano ora al dovere
Vieni e vola con me lontano e in alto
Oltre le montagne nella terra dell’amore

Bambino innocente, messaggero di gioia
Hai toccato il mio cuore con dolcezza
La mia anima è infiammata da un flagrante fuoco
Cambiare il mondo è il mio più grande desiderio




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FORUM FURBIS MJJ
17/10/2003 16:27
 
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MAGICAL CHILD (PT. 2)

Una volta il bambino magico sentì una fitta
Un debole ricordo, una sconvolgente reminiscenza
Nei colori, nelle forme, nelle tinte
Sembrava un mistero indecifrabile
Dietro il vento, la tempesta, lo scroscio
Nel manto, al di là del velo
Nascosto alla vista in una meraviglioso disegno
Sembrava una forza che non riusciva a capire a fondo
La sua musica e cadenza erano giocose e dolci
Lui danzava in beatitudine al frenetico battito
Non gli importava se caldo o freddo
Sulla cima della montagna egli regnava

Vennero forestieri e si fecero scherno della sua gioia
Ridicolizzando e prendendosi gioco di lui cercavano di distruggere
Ciò che consideravano un abile gioco
Con crudeli frecciate cercavano di depredare
Di soffocare e strangolare la sua innocente meraviglia
Combattevano duramente, malgrado continuassero a commettere errori
Ancora e ancora per batterlo sul tempo
Nonostante i loro attacchi, non riuscirono a rompere
Con tutti gli arpioni non riuscirono a catturare
Il dono divino dell’amore, non potevano simulare
Non essendo a conoscenza della sua forza o di ciò che cercava
Si lamentarono a voce alta e lo definirono un fenomeno da baraccone

Ma la forza misteriosa continuava a tener duro
Il bambino magico cresceva forte e coraggioso
Scavando nella sua anima
In un’intensa estasi scoprì il suo ruolo
Nel suo Io vi era un’infinita estensione
Questa misteriosa forza era la speranza dell’umanità
Penetrando la maschera dell’Essere
In quel silenzio al di là del visibile
C’era un campo con una storia differente
Un campo di potere, di maestosa gloria
Con altri bambini, se profusa
La sua ondata di entusiasmo cambierebbe il mondo

Il bambino magico era pronto ad inchinarsi
Seminare, raccogliere
Con leggera disinvoltura, senza lamenti
Senza lacrime, senza pianto
Con silenziosa perfezione
Sotto la guida di Dio
Per cantare insieme come un’unica razza
Per dare una svolta definitiva, trasformare questo posto

Bambini magici, non preoccupatevi del come
Non indulgiate, ora è il momento



ARE YOU LISTENING?

Chi sono io?
Chi sei tu?
Da dove veniamo?
Dove stiamo andando?
Di che si tratta?
Hai le risposte?

L’immortalità è il mio gioco
Vengo dalla Beatitudine
In Beatitudine sto
Alla Beatitudine ritornerò
Se ora non lo sai
È un peccato
Stai ascoltando?

Questo mio corpo
È un flusso di energia
Nel fiume del tempo
Passano eoni, le ere vanno e vengono
Io compaio e scompaio
Giocando a nascondino
In un batter d’occhio

Sono la particella
Sono l’onda
Che turbina alla velocità di un fulmine
Sono la fluttuazione
Che prende il comando
Sono il Principe
Sono il Fante
Sono l’azione
Che è l’atto
Sono la galassia, il vuoto dello spazio
Sono la Via Lattea
Sono la smania

Sono il pensatore, il pensante, il pensato
Sono il cercatore, il cercato, il trovato
Sono la goccia di rugiada, la luce del sole, la tempesta
Sono il fenomeno, il campo, la forma
Sono il deserto, l’oceano, il cielo
Sono il Se’ Primordiale
Che è in te e in me

Pura coscienza infinita
Io sono Verità, Esistenza, Beatitudine
In infinite espressioni vado e vengo
Giocando a nascondino
In un batter d’occhio
Ma l’immortalità è il mio gioco

Passano eoni
Nel mio profondo
Rimango
Sempre lo stesso
Vengo dalla Beatitudine
Sto in Beatitudine

Unisciti alla mia danza
Ti prego, unisciti a me ora
Se dimentichi te stesso
Non saprai mai come
Questo gioco venga giocato
Nel letto dell’oceano dell’Eternità

Basta con quest’agonia del desiderare
Dai
Non pensarci, non esitare
Piegati in te stesso
Crea… crea

L’immortalità è il mio gioco
Vengo dalla Beatitudine
Sto in Beatitudine
Ritornerò alla Beatitudine
Se ora non lo sai
È un peccato
Stai ascoltando?




BREAKING FREE

Tutta quest’isteria, tutta questa commozione
Tempo, spazio, energia sono solo una nozione
Ciò che abbiamo creato sono solo concetti
Tutti i cari, tutti i nemici

Dov’è l’inizio, dov’è la fine?
La freccia del tempo, così difficile da piegare
Quelle promesse infrante, il loro significato
Quelle lettere d’amore, mai inviate



ONCE WE WERE THERE

Prima dell’inizio, prima della violenza
Prima dell’angoscia del silenzio interrotto
Migliaia di desideri, mai espressi
Fitte di dolore, brutalmente soffocate

Ma ho deciso di rompere ed essere libero
Tagliare quei legami, così da poter vedere
Quei vincoli che mi rendevano schiavo di penosi ricordi
Quei giudizi, interpretazioni che ossessionavano la mia mente

Quelle ferite purulente mai rimarginate sono andate via
Una nuova vita è nata e ha preso il loro posto
Quel bimbo solitario, che ancora stringe forte il suo giocattolo
Ha trovato pace, ha scoperto la sua gioia

Dove il tempo non esiste, l’immortalità si manifesta
Dove regna l’amore, non vi è paura
Il bambino è cresciuto per ordire la sua magia
Si è lasciato dietro
La sua vita di dolore, una volta così tragica

Lui è ora pronto a condividere
Pronto ad amare, pronto a prendersi cura
Svelare il suo cuore, senza niente da nascondere
Unisciti a lui ora, se vuoi

HEAVEN IS HERE

Tu ed io non siamo mai stati separati
È solo un’illusione
Creata dalle magiche lenti della
Percezione

Esiste solo un’unica Totalità
Un’unica Mente
Siamo solo voci
Nell’immenso oceano della Coscienza

Dai, danziamo
La Danza della Creazione
Celebriamo
La Gioia della Vita

Gli uccelli, le api
Le infinite galassie
Fiumi, Montagne
Nuvole e Vallate
Sono tutte forme pulsanti
Che vivono, respirano
Vive di energia cosmica

Pieno di Vita, di Gioia
Questo Mio Universo
Non aver paura
Di sapere chi sei
Sei molto di più
Di quanto tu possa immaginare

Sei il Sole
Sei la Luna
Sei il fiore selvatico appena germogliato
Sei il battito della Vita
Che pulsa, danza
Da un granello di polvere
Alla stella più distante

Ed io e te
Non siamo mai stati separati
È solo un’illusione
Creata dalle magiche lenti della
Percezione

Celebriamo
La Gioia della Vita
Danziamo
La Danza della Creazione

Entrando in noi stessi
Creiamo
In continuazione
Infiniti cicli vanno e vengono
Noi gioiamo
Nell’infinità del tempo

Non c’è mai stato un tempo
In cui io non sono stato
O in cui tu non sei stato
Non ci sarà mai un tempo
In cui cesseremo di essere

Infiniti Sconfinati
Nell’Oceano della Coscienza
Siamo come voci
Nel Mare della Beatitudine

Tu ed io
Non siamo mai stati separati
È solo un’illusione
Creata dalle magiche lenti della
Percezione

Il Paradiso è qui
Proprio ora è il momento
Dell’Eternità
Non ingannare te stesso
Reclama la tua Beatitudine

Prima ti eri perso
Ma ora sei a casa
In un Universo senza spazio
Non c’è luogo dove andare
Da Qui a Qui
È l’Infinito
Oceano della Coscienza
Siamo come voci
Nel Mare della Beatitudine

Dai, danziamo
La Danza della Creazione
Celebriamo
La Gioia della Vita

E
Tu ed io
Non siamo mai stati separati
È solo un’illusione
Creata dalle magiche lenti della
Percezione

Il Paradiso è qui
Proprio ora, questo momento di Eternità
Non ingannare te stesso
Reclama la tua Beatitudine



QUANTUM LEAP

Ti ho cercato per monti e valli
Ti ho cercato al di là dell’impossibile
Ti ho cercato dovunque
Arcano fu a tratti il mio indagare
Ma ovunque cercassi scoprivo sempre
Di andare di qua e di là
In ogni tempesta, in ogni scroscio
Potevo udire la tua storia silenziosa

Apparivi ovunque andassi
In ogni sapore, in ogni profumo
Pensavo di essere in trance
In ogni fremito avvertivo la tua danza
In ogni visione scorgevo il tuo sguardo
Eri sempre lì, come per caso
Nonostante ciò, ho vacillato
Malgrado tutto, la mia vita è cambiata
Tutti i miei dubbi erano battaglie perdute
Di giudizi formulati in penosi ricordi
Solo ora, lasciando stare tutto
Posso deliziarmi nel tuo splendore
Non importa dove vada o dove fluisca
Di ogni dramma sono l’attore
Di ogni esperienza l’eterno fattore

In ogni rapporto, in ogni azione
Tu sei lì, come il seme
Ora so, perché ho visto
Ciò che sarebbe potuto accadere sarebbe potuto essere
Non c’è bisogno di sforzarsi tanto
Perché hai l’asso nella manica
Perché il Regno è qui per noi che rivendichiamo
Ogni fama e fortuna
In ogni fuoco, in ogni focolare
C’è una scintilla che dà una nuova vita

A tutte quelle canzoni mai cantate
Tutte quelle brame dei giovani cuori
Al di là dell’udibile, oltre il visibile
Al centro del tuo Essere
C’è un campo che abbraccia l’infinito
Sconfinato e puro è l’embrione divino
Se solo per un momento potessimo ESSERE
In un istante vedremmo
Un mondo dove nessuno soffre o lavora duramente
Di originaria bellezza mai violata
Di acque spumeggianti, cieli che cantano
Di monti e valli privi di morte

Quel giardino incantato, quell’incantevole luogo
Dove prima nei tempi di grazia ci dilettavamo
Dentro di noi un piccolo oceano
In quel giardino di giunchi, in quel mucchio
Sotto quel cumulo di colpa e dolore
Nello splendore di un altro domani
Se hai ancora promesse da mantenere
Fai quel tuffo, fai quel salto.

THAT ONE IN THE MIRROR

Volevo cambiare il mondo, così un giorno mi alzai e mi guardai allo specchio.
-"Non c'è più tempo. La terra sta soffrendo. I bambini muoiono di fame. Le nazioni sono divise dall'odio. L'acqua e l’aria sono inquinate gravemente. Fa’ qualcosa!”, mi disse l'immagine riflessa nello specchio.
Era tutto un caos, una tragedia, un disastro. Anch’io la pensavo così. Non ero forse terrorizzato anch’io, come lui, da tutto ciò? Il pianeta continuava ad essere sfruttato e gettato via. Mi venne il panico ad immaginare che alla vita terrestre poteva rimanere una sola generazione. No mi fu difficile trovare brava gente che, come me, voleva risolvere i problemi del pianeta. Quando ascoltai le loro proposte, pensai, ‘C’è tanta buona volontà, qui, tanto interesse’. La notte, prima di andare a letto, l’immagine nello specchio aveva lo sguardo serio.
-“Si potrebbe fare veramente qualcosa”, mi disse, “se ognuno facesse la sua parte”. Ma non tutti fanno la loro parte. Alcuni la fanno, ma riusciremo a fermare la corrente? Davvero il dolore, la fame, l’odio e l’inquinamento stavano per essere risolti? Non bastava desiderare di cambiare il mondo per risolvere i problemi, lo sapevo. Quando, il mattino dopo, ,mi alzai, l’immagine nello specchio sembrava confusa.
-“Forse non c’è speranza”, sospirò. Il suo sguardo si fece ambiguo, poi sollevò le spalle. “Ma io e te sopravviveremo. Almeno noi stiamo bene”.
Mi sentii strano sentendolo parlare così. Qui c’era qualcosa di molto sbagliato. Mi venne un sospetto: e se quello nello specchio non fossi io? Si sente separato da me. Vede i problemi ‘là fuori’, ma non gli interessa se verranno risolti o no. Lui continua per la sua strada. Ma io non sono d’accordo, non sento quei problemi ‘là fuori’. Li sento dentro di me. Un bambino che piange in Etiopia, un gabbiano che si strugge immerso nel petrolio, un gorilla di montagna inseguito dai cacciatori, un giovane soldato che trema di paura sotto il rombo dei caccia: non avvengono forse anche in me quando vedo e sento queste cose? La volta successiva, quando guardai lo specchio, l’immagine stava sparendo. Dopo tutto si trattava solo di un’immagine. Era la figura di una persona sola, rinchiusa in un assemblato di pelle e ossa.
-“Davvero credevo fossi me?”, iniziai a chiedermi. Io non sono così separato e spaventato. Il dolore della vita mi tocca, ma la gioia della vita è molto più forte. E basterà lei per guarire. La vita cura la vita, e il meglio che possa fare per la terra è essere il suo figlio amoroso. L’immagine nello specchio iniziò a vacillare. Non aveva mai pensato all’amore. Era molto più facile vedere i 'problemi', perché amore significa prima di tutto essere onesti con se stessi. Ahi!
-“Amico”, sospirai, “credi che qualsiasi problema possa essere risolto senza amore?”.
-“È forse l'amore più reale del dolore?”, chiese lui
-“Non ne sono sicuro. Ma può darsi. Scopriamolo!”, dissi. Con un sorriso toccai lo specchio. “Non dobbiamo essere più soli. Vuoi essere il mio compagno? Sento che sta per iniziare una danza. Vieni”.
L'immagine allo specchio sorrise timidamente. Iniziava a capire che potevamo essere veri amici. Potevamo essere più in pace, più amorevoli, più onesti con noi stessi. Può questo cambiare il mondo? Penso di sì, perché Madre Terra vuole la nostra felicità e vuole essere amata. Ha bisogno di gente forte al suo fianco, il cui coraggio nasca dalla consapevolezza di essere una parte di lei, come un bambino ha il coraggio di camminare perché sa che sua madre è pronta a prenderlo. Quando quell’immagine allo specchio ed io siamo pieni d'amore, non c'è spazio per la paura. Quando eravamo spaventati e in preda al panico, non riuscivamo più ad amare questa nostra vita e la terra. E ci separavamo. E poi, come può qualcuno che è diviso correre in aiuto della terra? La terra sta cercando di comunicarci i suoi bisogni, ma noi non l’ascoltiamo e finiamo per aver paura. Una cosa so per certo: quando sono consapevole di essere figlio della terra, non mi sento solo. Finché so che tutte le cose viventi sono in me, non ho bisogno di appigliarmi alla mia sopravvivenza. I bambini e il loro dolore, i bambini e la loro gioia. L’oceano rigonfio sotto il sole, l’oceano che piange petrolio nero. Gli animali terrorizzati dalla caccia, gli animali che scoppiano di pura gioia di essere vivi. Questo senso del 'mondo in me' è ciò di cui ho bisogno. Quello nello specchio ha ancora dei dubbi ogni tanto. Così io cerco di essere amorevole con lui. Ogni giorno tocco lo specchio e sussurro, “Oh, amico, sento la danza. Vuoi essere mio compagno? Dai”.



LOOK AGAIN, BABY SEAL


Una delle immagini più toccanti della natura è quella di un cucciolo di foca tutto solo sul ghiaccio bianco. Sono sicuro che vi sia capitato almeno una volta di vedere una foto: sembra tutta occhi, grandi, scuri occhi fiduciosi di un piccolo animale che guarda nell’obiettivo e nel tuo cuore. La prima volta che li ho visti, quegli occhi chiedevano, ‘mi farai del male?’. Sapevo che la risposta era sì, perché ogni anno vengono uccisi migliaia di cuccioli di foca.
Molta gente è rimasta particolarmente toccata dall’impotenza di uno di questi cuccioli di foca. Così, è stato raccolto denaro per salvare questi cuccioli e la pubblica consapevolezza ha iniziato a commuoversi. Quando guardai nuovamente la foto, quei due occhi enormi iniziarono a dire qualcosa di diverso. Ora chiedevano, ‘mi conosci?’. Questa volta non provai la pena che avevo provato quando avevo pensato alle torture che l’uomo infligge agli animali. Ma mi accorsi che c’era ancora qualcosa che non andava. Quante cose sapevo davvero della vita sulla terra? Quali responsabilità sentivo nei confronti delle creature al di fuori del mio piccolo mondo? In che modo avrei dovuto vivere perché ogni cellula vivente potesse trarne beneficio?
Credo che chiunque si sia posto tali interrogativi abbia scoperto che i propri sentimenti sono cambiati da semplice paura ad una maggiore intimità con la vita come un’unica cosa. La bellezza e la meraviglia della vita hanno iniziato ad apparire più personali; e ha iniziato a profilarsi la possibilità di trasformare il pianeta in un giardino in cui crescere. Guardai negli occhi della piccola foca, e, per la prima volta, mi sorrisero. ‘Grazie’, dicevano. ‘Mi hai dato una speranza’.
È abbastanza? Speranza è una parola molto bella, ma spesso suona così fragile. La vita viene ancora inutilmente torturata e distrutta. L’immagine di un cucciolo di foca tutto solo sul ghiaccio o di un’orfanella in guerra spaventa ancora nella sua impotenza. Mi resi conto che niente, alla fine, è in grado di salvare la vita sulla terra se non la fiducia nella vita stessa, nel suo potere di sanare, nella sua capacità di sopravvivere ai nostri errori e perdonarci quando impariamo a correggerli.
Con questi pensieri nel cuore, guardai nuovamente la foto. Gli occhi della foca sembravano molto più profondi adesso, e in essi vidi qualcosa che fino a quel momento non avevo notato: una forza invincibile. 'Non mi hai fatto del male’, dicevano. ‘Non sono un cucciolo tutto solo. Sono la vita, e la vita non può mai essere uccisa. Essa è il potere che mi ha portato fin qui dal vuoto dello spazio; si è presa cura di me e ha nutrito la mia esistenza contro tutti i pericoli. Sono al sicuro perché io sono quel potere. E lo sei anche tu. Stai con me, e sentiamo il potere della vita insieme, come un’unica creatura qui sulla terra’.
Piccola foca, perdonaci. Guardaci ancora una volta per vedere come stiamo. Quei uomini che abbattono i loro bastoni su di te sono padri e fratelli e figli. Hanno amato e si sono presi cura altri. Un giorno ameranno anche te. Stanne certo e abbi fiducia.




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17/10/2003 17:11
 
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...era già stato postato QUI ma grazie lo stesso!! [SM=g27811] cool



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Grazie ... sicuro che non ti dobbiamo nulla? [SM=x47929]


15/09/2017 22:32
 
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Ciao a tutti, volevo chiedere se qualcuno di voi possiede il libro in italiano in formato pdf.
in modo da poterlo condividere con tutti..

Ho il libro in Inglese da ormai 20 anni, e vorrei leggerlo in Italiano.

Grazie comunque per la traduzione che ho trovato quì sul forum...


[Modificato da GAEX.79 15/09/2017 22:45]
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