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[bio] Il "Michael Jackson's Ghosts" e la metafora del 'Maestro'

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2021 13:20
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13/10/2021 21:32
 
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Nella serie di quattro saggi che - a partire da agosto 2020 - la scrittrice Willa Stillwater ha dedicato su medium.com al tema delle barriere razziali nella vita e nell'arte di Michael Jackson, alla lettura inedita e sorprendente della trama di "Thriller" non poteva non far seguito un'analisi altrettanto significativa dell'altro capolavoro horror lasciatoci dal Re del Pop, "Ghosts".

Il mediometraggio del 1997, infatti, è l'oggetto principale intorno a cui ruota il terzo saggio della Stillwater: «"Am I the Beast You Visualized?" - How Michael Jackson Altered the Sensations of Racism» («"Sono io il mostro che avevate in mente?" - Come Michael Jackson ha trasformato le sensazioni di razzismo»), incentrato in maniera più specifica sullo spinoso tema delle accuse di pedofilia con le quali Michael si è trovato a dover fare i conti per oltre un decennio, e perfino dopo la sua scomparsa.

Accuse nelle quali la scrittrice ritiene di poter riconoscere l'altissimo prezzo che l'artista ha dovuto pagare per la sua lotta di una vita contro le convenzioni radicate da secoli in tema razziale nella società moderna, e in particolare nel suo Paese natale, gli Stati Uniti d'America.
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📌 Innanzitutto, qual è il significato più profondo che si nasconde in una creazione artistica come "Ghosts", e il suo legame con la vicenda del caso Chandler del 1993?
Ma non solo...


«Negli anni Novanta» - l'amara ma necessaria premessa - «il padre di un ragazzino di 13 anni affermò che Jackson aveva molestato suo figlio.
Jackson rispose con un film musicale, "Ghosts", in cui un Maestro - interpretato dallo stesso Michael Jackson - è accusato di avere una cattiva influenza sui bambini del villaggio. Tuttavia, appare subito chiaro che il vero crimine del Maestro è il fatto di essere "diverso" dagli altri residenti della 'Normal Valley', un luogo abitato da gente "carina" e normale, come recita un cartello all'ingresso.



Più volte, nell'affrontare il Maestro, il Sindaco sottolinea questa differenza, e incita gli abitanti del villaggio contro di lui:
"È un essere strano. Non c'è posto in questa città per gli esseri strani!
Abbiamo una bella città normalissima, gente normale, bambini normali. Non abbiamo bisogno di un 'capriccio della natura' come te!".
"Sei bizzarro, sei strano... E non mi piaci!
Stai spaventando questi ragazzini!
Vivere quassù tutto solo... Tornatene al circo, mostriciattolo!"
.

Spinti dalla rabbia e dalla paura per la sua diversità, gli abitanti del villaggio cercano di allontanare il Maestro dalla sua casa.
Ma lui risponde in modo sorprendente, suscitando importanti cambiamenti nelle emozioni e nelle percezioni degli abitanti del villaggio, e, alla fine, ottenendo la riconciliazione.

Pertanto, "Ghosts" potrebbe essere interpretato come una rievocazione fantasiosa di Jackson, e come il riflesso della sua preoccupazione per lo scandalo in cui era caduto in precedenza, in particolare riguardo alle dinamiche culturali, emotive e psicologiche delle accuse, con la conseguente indignazione pubblica.
In questo senso, "Ghosts" influenza radicalmente il modo in cui noi percepiamo lo stesso Jackson e in cui reagiamo nei suoi confronti, sia come "Maestro" accusato di molestare un bambino, sia come un uomo deriso e temuto perché veniva guardato con diffidenza e come un "diverso".

Ma "Ghosts" è anche qualcosa di più. Non è soltanto un'opera d'arte in sé, ma è un lavoro sulla capacità dell'arte di accedere ai nostri sentimenti peggiori e di mettere in discussione le nostre percezioni distorte, e quindi di modificarle». [...]
__________________________________

📌 Ricostruiamo ora a grandi linee la storia delle accuse di abusi su minori contro le quali Michael Jackson ha dovuto combattere per oltre un decennio della sua vita, con uno sguardo anche ai loro riflessi riconoscibili in due celebri brani horror dell'artista, "Threatened" e soprattutto l'inquietante "Is It Scary":

«Altrettanto importante», osserva la Stillwater, «è una delle canzoni contenute in "Ghosts", "Is It Scary": una forma d'arte completamente nuova, un nuovo genere di arte - diverso, nella sua forma e portata, da qualsiasi cosa abbiamo mai visto prima. [...]

Nel 1993, Michael Jackson fu accusato di aver molestato un ragazzino, Jordan Chandler. [...]
La risoluzione della causa civile è stata interpretata da molti come un'ammissione di colpa, e tutto ciò ha solo ulteriormente rinvigorito una tempesta di isteria intorno al caso, alimentata sempre più dallo zelo dei media globali che in genere hanno sottolineato ed amplificato gli aspetti più sensazionali della storia, veri o no. 
La trasmissione "Hard Copy", ad esempio, pagò con 20 mila dollari uno dei collaboratori domestici di Jackson, Blanca Francia, per apparire nello show e raccontare di aver visto Jackson mentre faceva il bagno nella Jacuzzi o nella doccia con alcuni ragazzini. [...]
Blanca Francia disse anche ad "Hard Copy" che Jackson aveva molestato suo figlio Jason, di 12 anni. [...]
Dalla compagnia assicurativa di Jackson Blanca Francia ottenne poi 2,4 milioni di dollari. [...]

Dieci anni dopo, Jackson fu accusato di aver molestato un terzo ragazzo, Gavin Arvizo. [...]

Naturalmente, la fiumara di storie sensazionalistiche ha ricevuto molta più attenzione delle prove concrete che le hanno confutate, e Jackson è stato uno dei personaggi pubblici più popolari divenuto oggetto di disprezzo e perfino di odio. Come ha spiegato lui stesso, agli occhi del pubblico è diventato un "mostro", e molte delle sue canzoni successive possono essere interpretate come una provocazione finalizzata a sfidare questa immagine pubblica mostruosa.

In "Threatened", Jackson - dalla prospettiva del protagonista - si presenta come "il vostro peggior incubo", l'incarnazione del "pensiero ossessivo della tua mente", e "un mostro, la cosa peggiore di cui avere paura".
In "Is It Scary", chiede: "Sono io il mostro che avevi immaginato?".



Una volta impostato e messo in atto il "piano" di Evan Chandler, l'immagine di Jackson come un pedofilo si è impressa in modo indelebile nella mente della polizia, nella stampa e nell'opinione pubblica, e gli eventi che vi hanno fatto seguito sono la conseguenza diretta di quello stereotipo creato sulla base di un pregiudizio

Ma perché il caso Chandler ha avuto tali implicazioni? Perché la polizia ha creduto a Chandler e non a Jackson, nonostante le incongruenze nelle dichiarazioni di Chandler ed i numerosi segnali di dubbio? Perché la stampa ha distorto e fabbricato "prove" contro Jackson, e ha invece omesso elementi a sua discolpa? [...]

Ad una prima impressione, benché possa sembrare irrilevante, forse uno dei motivi è stato il cambiamento di colore della sua pelle. [...]
In "The White Afro-American Body: A Cultural and Exploration", Charles D. Martin [...] ripercorre la percezione pubblica del corpo nero con la pelle bianca, in particolare del corpo di coloro che soffrono di vitiligine e albinismo, dalla schiavitù attraverso la segregazione razziale fino ai nostri giorni. [...]
Egli sostiene che i corpi di individui "White Negro" hanno affascinato e impaurito il pubblico bianco per più di due secoli, sfidando i concetti di essenzialismo razziale e di purezza. [...]
Martin suggerisce che, se si prende in considerazione questo contesto storico, "la pelle bianca-nera" dello stesso Jackson è "la prova principale della sua follia, della sua perversità, dei suoi crimini": un pregiudizio irrazionale, forse confermato dal fatto che è stato effettivamente accusato di un reato sessuale "perché aveva superato il confine razziale".

John Nguyet Erni offre una visione ancora più ampia, suggerendo che le accuse dei Chandler si sono rapidamente implementate non soltanto a causa del cambiamento del colore della pelle di Jackson, ma più in generale per la sua identità piuttosto "ambigua", sia sul palco che fuori di esso: un'ambiguità che genera fascino, ma che nello stesso tempo è profondamente inquietante per il pubblico.
Come fa notare Erni, in "Black or White" vediamo che Jackson si trasforma in una pantera nera e poi di nuovo in un essere umano, ma in un uomo un po' diverso da quello che era prima: un uomo arrabbiato, "urla e balla in una frenesia violenta".

In "Thriller", interpreta un ragazzo timido ad un appuntamento con la sua ragazza, che però si trasforma in un lupo mannaro e poi "ritorna nuovamente un ragazzo innamorato", ma molto diverso rispetto a prima: "si è trasformato nelle sembianze di un mostro".

Nei suoi cortometraggi, Jackson si trasforma ripetutamente in un "Altro" e poi ancora di nuovo, ma, come fa notare Erni, in genere il "ritorno" in forma umana non è del tutto "un ritorno all'originale". Piuttosto, si tratta di un ritorno che porta però le tracce della diversità. [...]

In questo modo, Jackson ha anche sfidato il timore profondo verso l'ambiguo, il prestabilito, il perturbante, l'ignoto. [...] Da qui, l'estrema condanna di Jackson, e la designazione di "Wacko Jacko".

Un terzo fattore che ha influenzato la reazione pubblica sul caso Chandler è stata la comprensibile simpatia per la presunta vittima, rafforzata da una più intensa sensibilità verso il problema delle vittime di abusi in conseguenza di una maggiore consapevolezza a partire dagli anni Settanta e Ottanta, e in particolare in seguito ad una serie di scandali e controverse storie di abuso nelle scuole materne negli anni Ottanta e all'inizio dei Novanta. [...]

Poiché fin troppo spesso le vittime di abusi sono state messe in discussione o addirittura indotte a tacere per la vergogna, ora c'è una profonda riluttanza a sottovalutare le accuse di abuso sessuale su un minore, a prescindere dalle circostanze in cui sono consumati gli atti. Questa tendenza [...] a presupporre che tutte le accuse di questo tipo contengano comunque un fondo di verità ha giocato senza dubbio un ruolo fondamentale nella percezione pubblica del caso Chandler». [...]
__________________________________

📌 Arriviamo così ad una riflessione sulla trama di "Ghosts" e sul testo di "Is It Scary", fino a mettere in discussione e rivalutare sotto una luce diversa tutto ciò che pensiamo di sapere su Michael Jackson:

«Nel 1997, Jackson ha risposto al clima di isteria generatosi contro di lui con il mediometraggio di 38 minuti "Ghosts".
Il personaggio principale è un 'Maestro', che ama raccontare storie ai bambini. La sua razza e la sua etnia sono ambigue, e lui è percepito dai suoi vicini come un "diverso", in modo inquietante. [...]

La storia inizia con una folla di paesani spaventati e arrabbiati che entrano in casa del Maestro con le torce in mano, con l'intenzione di allontanarlo dalla città. Il Maestro, però, reagisce in modo inatteso: in una serie di dieci trasformazioni, distorce e distrugge l'aspetto del suo volto, e poi dimostra che il tutto è soltanto un'illusione.



In una maniera del tutto sorprendente, Jackson sembra aver usato una strategia decisamente fuori dal comune.
In particolar modo a partire dalla fine del 1990, i tabloid e anche la stampa convenzionale hanno cominciato a pubblicare numerosi articoli, secondo i quali Jackson avrebbe distrutto la bellezza naturale del suo volto con la sua ossessione per la chirurgia estetica: avrebbe rialzato la fronte, allungato il taglio degli occhi, reso più pronunciati gli zigomi, ridotto e poi reingrandito le labbra, allargato il mento con una linea quadrata, ma soprattutto rimosso il suo naso naturale per sostituirlo con un naso protesico. Questa storia è stata in parte alimentata da Jackson stesso, ma è stata poi ingigantita a dismisura dalla stampa e dai media online, da Rolling Stone a The Russia Journal, da TMZ a The New York Times.

È importante sottolineare che l'illusione di aver distorto e distrutto il suo volto, Jackson - come il 'Maestro' - l'ha sia sostenuta che nello stesso tempo negata. [...]

L'ossessione verso la chirurgia estetica era una forma estrema di "performance art"? Oppure è divenuta uno "spettacolo" particolare, destinato a provocare importanti cambiamenti nelle nostre emozioni e nelle nostre percezioni, nel suo pubblico: un pubblico che, come gli abitanti del villaggio in "Ghosts", ha poi minacciato un 'Maestro' con paure irrazionali e isteriche? [...]

Una volta che i tabloid hanno convinto l'opinione pubblica che Jackson avesse subito numerosi interventi facciali, in tanti hanno visto nel suo un volto devastato dalla chirurgia estetica, mentre chi non ha accettato tali idee ha continuato a riconoscervi un bel viso.
Tutto questo, a sua volta, riflette i pensieri che la gente ha proiettato su di lui. Chi pensava che fosse un mostro e un pedofilo, vedeva in lui un mostro e un pedofilo. Chi invece pensava che fosse una vittima, ha riconosciuto in lui una vittima.
E chi credeva che fosse un difensore dei vilipesi, degli oppressi, e di qualsiasi emarginato per paura o pregiudizio, in particolare il pregiudizio sulla diversità e sull'espressione "ragionevole" di razza, genere e sessualità, ha riconosciuto in lui un paladino. [...]

Nel brano "Is It Scary" da "Ghosts", Jackson suggerisce di avere qualcosa di molto importante da dire. [...]

"Diventerò
esattamente ciò che volete vedere.
Siete voi che mi insultate,
Perché volete che io
Sia l'estraneo nella notte...

Sono io il mostro che avevate in mente?
Se volete vedere
Qualche eccentrica stranezza,
Sarò grottesco per voi,
Farò sì che si materializzino tutte"
.



Chi insiste a riconoscere in lui un "mostro" e un pedofilo, un "estraneo nella notte", vede un riflesso dell'immagine mostruosa che lui stesso proietta. [...]

Nel complesso, il testo di "Is It Scary" ci costringe a mettere in discussione noi stessi, ed a rivalutare tutto ciò che pensiamo di sapere su Michael Jackson.
La sua vita era realmente così come è stata descritta dai media? [...]
Le storie di "stranezze eccentriche" erano reali, oppure erano solo una "macabra illusione"?
Le immagini del volto "grottesco" erano vere, oppure erano un riflesso di "ciò che volevamo vedere"?
In conclusione, quanto c'è di vero nella storia di Michael Jackson presentata dai media, e in che misura è stata invece soltanto un atto messo in scena da un nuovo tipo di artista, un artista che "ha creato un nuova espressione di resistenza"?

Nel corso della sua carriera, fin dagli anni '80 - con gli articoli sulla stampa circa la camera iperbarica, le ossa di Elephant Man e lo scimpanzé Bubbles - è stato attivamente impegnato in un nuovo genere di arte, utilizzando come oggetto di comunicazione non solo la musica o le immagini o i film, ma anche i paparazzi, i tabloid, la celebrità in TV, e non ultima la stampa tradizionale. [...]
Attraverso di essi, ha finito per creare un'immagine pubblica che ha colpito per le sue "stranezze eccentriche", [...] e anche per la continua evoluzione del suo viso e del suo corpo: un'immagine pubblica [...] polimorfa, impossibile da fuggire, ma anche impossibile da afferrare, intimamente familiare eppure sorprendentemente insolita».
__________________________________

📌 La conclusione è che Michael Jackson non sia stato soltanto uno degli artisti più importanti del nostro tempo, ma abbia in realtà determinato profondi cambiamenti culturali, soprattutto nel modo in cui tutti noi percepiamo e sperimentiamo la diversità, nelle sue varie sfaccettature, e in particolare sotto l'aspetto razziale:

«Guardando nel passato, possiamo ritrovare le origini di questa nuova forma d'arte, per lo meno alcuni aspetti di essa. Nel primo periodo del Romanticismo, [...] è il caso ad esempio di Lord Byron e Percy Bysshe Shelley: il loro stile di vita anticonformista si intrecciava con la loro arte.
E nella cultura moderna, c'è un artista in particolare la cui arte ha anticipato l'opera di Jackson: il Padre del Pop Andy Warhol.

Come Jackson, Warhol era un personaggio pubblico enigmatico dalla personalità eccentrica. Soffriva, inoltre, di una malattia autoimmune che attacca il pigmento della pelle. [...]
Ad un certo punto, Warhol esaltò l'immagine di sé come parte della sua arte, diventando l'oggetto stesso della comunicazione, invitando lo spettatore a una nuova visione dell'arte. [...]

In un'intervista ad Harvey Levin di TMZ, il 5 novembre 2009, il dott. Klein ha raccontato che Jackson "guardava al suo volto come ad un'opera d'arte. So che è difficile comprendere tutto ciò, ma ha discusso più volte del suo volto come un'opera d'arte, un approccio all'arte in continua evoluzione".

Jackson sembra presentare questa estetica in forma subliminale nei suoi cortometraggi, in particolare in "Ghosts""Scream""Black or White". [...]
Tutto questo ci porta a definire l'espressione artistica di Jackson come notevolmente estesa, rivedendo i limiti della sua carriera per includervi non soltanto il suo contributo alla musica pop, alla danza, al cinema e alla moda, ma anche lo sviluppo di una forma d'arte molto complessa sulla celebrità e sull'identità: una forma d'arte capace di sfidare le concezioni standardizzate con cui si definiscono la razza, l'appartenenza di genere, la sessualità, la nazionalità, la religione, la famiglia e le altre strutture sociali patriarcali in questione, opponendosi all'idea stessa di "normale".

Sulla base di questa definizione ampliata della sua arte», osserva in prima persona la Stillwater, «sono giunta alla conclusione che Michael Jackson, uno dei più importanti artisti del nostro tempo, [...] ha determinato profondi cambiamenti culturali, soprattutto per quando riguarda il modo in cui percepiamo e sperimentiamo la differenza. [...]

Ogni volta che lo abbiamo guardato, abbiamo sperimentato una strana dissonanza che balzava ai nostri occhi, in disaccordo con i nostri pregiudizi più radicati, costringendoci a mettere in discussione convinzioni che pensavamo di conoscere come vere.
Ad esempio, di fronte al cambiamento di colore della sua pelle, Jackson ci ha costretto ad affrontare sentimenti di rabbia, disprezzo, vergogna, dispiacere, imbarazzo, colpa, anche un senso di superiorità compiaciuta.

Queste emozioni mettono a nudo il modo in cui noi vediamo e giudichiamo le differenze razziali. [...]
E l'idea che un uomo nero fosse "diventato bianco" è stato visto come una "minaccia" - una minaccia tale che pubblicamente è stato accusato con violenza per oltre due decenni. [...]

Nuovi modelli per studiare il significato culturale di Jackson - in particolare, l'importanza del suo volto, del suo corpo, e più in generale della sua immagine pubblica - hanno già cominciato ad emergere. [...]
In "Michael Jackson and the Blackface Mask", Harriet Manning [...] colloca la complessa questione della sua identità in un contesto storico più ampio. [...]

Nella sua analisi di "Black or White" e dell'indignazione pubblica successiva alla sua pubblicazione, Manning scrive:

"Nella Panther Dance, Jackson enfatizza gli stereotipi che per quasi due secoli i bianchi hanno imposto sugli uomini di colore, e poi li riflette, ingigantiti, verso il suo pubblico prevalentemente bianco di MTV, costringendolo a confrontarsi con i pregiudizi impliciti nella concezione moderna dei neri".

Manning vede il volto di Jackson come una sorta di "maschera whiteface", di una bianchezza esagerata, che rifiuta l'essenzialismo razziale e l'ideale di bellezza dei bianchi. [...]
Egli osserva: "La sua pelle non è semplicemente pallida, ma color porcellana". E poi afferma che Jackson ha dimostrato di non accettare "alcuni elementi di differenza razziale, per la scelta degli interventi chirurgici facciali che ha subito".

È importante sottolineare, però, come, dopo la pubblicazione del suo libro nel 2013, Manning abbia poi rivisto il suo pensiero circa la portata degli interventi facciali di Jackson, in una discussione del 10 aprile 2014 su "Dancing with the Elephant":

"Fondamentalmente, l'identità razziale è  determinata negli altri dalla nostra percezione dei tratti razziali del volto: nel caso di Michael Jackson, il colore della pelle e la forma del naso. [...]
Così, anche quando a tutti gli effetti un volto non è cambiato molto, se quelle particolari caratteristiche, quei marcati segni razziali sono alterati, la nostra percezione è che l'intero volto si sia trasformato radicalmente, mentre in realtà non lo è"
.

Come suggerisce Manning, Jackson ha profondamente modificato "le caratteristiche più marcate legate alla razza", quelle con cui siamo soliti definire l'identità razziale e l'appartenenza, esattamente come si legge sul suo volto. [...]
In altri termini, non è tanto il suo volto in sé ad essere cambiato, ma il modo in cui noi lo interpretiamo. Si tratta di una sfida intrigante che meriterebbe ulteriori studi. [...]



Ora che Michael Jackson non c'è più, e l'isteria che lo circondava inizia un po' a placarsi, è doveroso cominciare a pensare in modo più razionale a chi sia stato veramente, ed a che cosa abbia significato per noi.
Magari, possiamo iniziare a sviluppare modelli teorici per capire la sua arte, così come l'empatia necessaria per comprendere la sua vita. Dobbiamo anche imparare a conoscere e cogliere la vera natura di ciò che sta dietro la "performance", come la chiama in "Is It Scary". E valutare, infine, ciò che ha cambiato e ha sfidato, con la consapevolezza che, quando è morto, tutti noi abbiamo perduto qualcosa».

E non sarà mai troppo tardi, per riconoscere - e rivalutare - il contributo fondamentale che l'arte e la genialità di Michael Jackson hanno lasciato alla nostra cultura moderna, come pure l'impatto che le sue battaglie personali hanno avuto sulla coscienza civile di tutti noi. 👑



Per il saggio di Willa Stillwater in versione integrale:
medium.com/@willa.stillwater/am-i-the-beast-you-visualized-cc10...

Altro saggio contenente già in anticipo analoghe riflessioni, questo del 2014:
www.popular-musicology-online.com/issues/02/stillwater.html
____________________________________

A cura di Francesca De Donatis per il Michael Jackson FanSquare.
[Modificato da francesca.dedonatis 19/10/2021 16:32]
14/10/2021 00:10
 
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Interessante analisi di un'opera che, se non sbaglio, la Stillwater riteneva essere la più importante lasciataci da MJ. Grazie Francesca.
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Grazie Francesca. Leggerò dopo con attenzione.

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rosi@, 14/10/2021 00:10:

Interessante analisi di un'opera che, se non sbaglio, la Stillwater riteneva essere la più importante lasciataci da MJ. Grazie Francesca.

Esattamente: è per eccellenza la creazione artistica in cui - più che in ogni altra - Michael ha rappresentato in una metafora il riflesso delle sue vicende personali più dolorose, i problemi giudiziari legati alle accuse di pedofilia.

Già in "Thriller" la Stillwater ha saputo riconoscere i tratti fondamentali di una narrazione metaforica, con interessanti e insospettabili riferimenti al tema dei pregiudizi razziali, ma in "Ghosts" l'asticella si alza ulteriormente: tra l'uno e l'altro capolavoro, Michael aveva sperimentato direttamente sulla propria pelle l'amarezza della discriminazione, dell'essere considerato un "diverso", e per di più anche preso di mira come sospetto pedofilo, un'infamia impossibile da sopportare.

Ecco perché "Ghosts" merita un approfondimento, perché lì c'è tutto il dramma interiore vissuto da Michael, che poi lo avrebbe accompagnato fino all'ultimo giorno. 💔
[Modificato da francesca.dedonatis 14/10/2021 14:06]
14/10/2021 21:47
 
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Ti confesso, cara Francesca, che non appena vedo un tuo nuovo articolo mi emoziono troppo. Mi piace come scrivi, i contenuti che porti, la tua attenzione ai dettagli.. Insomma, ti adoro❤️❤️❤️❤️
Forse questo è l'articolo che più ho adorato perché Ghosts riflette benissimo ciò che è stata la vita di Michael ed ogni volta lo guardo con un filo di tristezza nel cuore... Alcune cose le avevo già intuite ma altre sono state una vera rivelazione (vedasi il discorso sugli albini e le persone con la vitiligine).
Tutto ciò mi conferma quanto Michael fosse immenso come uomo e come artista. Ha fatte sue tutte le esperienze negative che gli sono successe e le ha trasformate in un messaggio potentissimo. Cioè, ma che ficata!
Amo sempre di più questo uomo, grazie a voi❤️
Non vedo l'ora di leggere il quarto articolo, sempre se non me lo sono già perso [SM=g5818231]
15/10/2021 04:10
 
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Molto complessa questa recensione, anche gli intrecci che risalgono dall'era thriller a ghosts. Grazie Francesca [SM=g5818274] alla prossima.

La musica è una sostanza pesante senza effetti collaterali. (Gigi D'Agostino)
18/10/2021 14:06
 
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clomarine_23 (eZpP210916), 14/10/2021 21:47:

Ti confesso, cara Francesca, che non appena vedo un tuo nuovo articolo mi emoziono troppo. Mi piace come scrivi, i contenuti che porti, la tua attenzione ai dettagli.. Insomma, ti adoro❤️❤️❤️❤️
Forse questo è l'articolo che più ho adorato perché Ghosts riflette benissimo ciò che è stata la vita di Michael ed ogni volta lo guardo con un filo di tristezza nel cuore... Alcune cose le avevo già intuite ma altre sono state una vera rivelazione (vedasi il discorso sugli albini e le persone con la vitiligine).
Tutto ciò mi conferma quanto Michael fosse immenso come uomo e come artista. Ha fatte sue tutte le esperienze negative che gli sono successe e le ha trasformate in un messaggio potentissimo. Cioè, ma che ficata!
Amo sempre di più questo uomo, grazie a voi❤️
Non vedo l'ora di leggere il quarto articolo, sempre se non me lo sono già perso [SM=g5818231]

No, no... l'approfondimento sul quarto saggio non l'ho ancora pubblicato, sto procedendo in ordine di tempo. 😅

Grazie per il tuo apprezzamento, e per le tue parole sul mio modo di scrivere... ne sono davvero felice!!! ❤❤❤

Hai ragione, in "Ghosts" c'è tutto il riflesso della vita di Michael, e in particolare dei suoi drammi interiori... se guardato nell'ottica giusta, ci aiuta anche a capire cosa lui possa aver provato a vedersi spesso indicato come un "diverso", finché non si è arrivati a superare ogni limite additandolo addirittura come un "mostro".

A livello psicologico, per Michael è stata una prova durissima. E si è dimostrato anche fin troppo forte, nel cercare comunque di proseguire con la sua carriera nonostante tutto e tutti.
L'arte lo ha salvato... gli ha permesso di tirar fuori il meglio di se stesso, lasciandoci importanti insegnamenti sul piano morale e civile.

Certo, negli anni 2000 sarebbe poi crollato del tutto... un decennio di accuse, sospetti, indagini, diffidenze avrebbero prostrato chiunque. 😔

Grazie ancora... al prossimo approfondimento! [SM=g5818238]
[Modificato da francesca.dedonatis 18/10/2021 14:08]
18/10/2021 14:32
 
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mjj2pantera, 15/10/2021 04:10:

Molto complessa questa recensione, anche gli intrecci che risalgono dall'era thriller a ghosts. Grazie Francesca [SM=g5818274] alla prossima.

Sì, in effetti l'analisi è piuttosto articolata e ricca di varie sfaccettature, però mi ha lasciato molto, ne è valsa davvero la pena: nulla nell'arte di Michael è mai puramente casuale, dietro ogni creazione ci sono dei significati profondi che è interessantissimo scoprire, anche con i loro insegnamenti mai scontati né banali.
Insomma, è una scoperta continua!!! ❤❤❤

Al prossimo approfondimento! 😉

18/10/2021 14:34
 
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E bellissime le foto, grazie ancora!


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18/10/2021 16:25
 
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Ho letto con attenzione. Mi complimento con te. Sei veramente brava.
Hai questo modo così unico di farmi entrare in nel mondo che si crea in ogni riflessione.
Credo che in ogni cd o cassetta o vinile di Michael, ci dovrebbe essere una tua riflessione in modo da spiegare a tutti ciò che Mj vuole trasmettere a tutti noi.
Concordo pienamente con te.
Michael è la vera rivoluzione di ogni epoca.
Grazie Francesca.

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