Earth Song: il
Capolavoro per eccellenza nel repertorio di
Michael Jackson, quello con la
C maiuscola.
Un
appello accorato in favore del pianeta Terra e dei suoi abitanti, soprattutto i più sofferenti e vulnerabili.
Uno dei più audaci e più intensi
inni di protesta che siano mai stati composti nel panorama musicale internazionale, e che giustamente il Re del Pop aveva a cuore come
una delle sue creazioni più importanti: intendeva riservarla perfino come
momento clou del
This Is It, ed è stato
l'ultimo pezzo che ha provato prima della sua tragica scomparsa.
Riduttivo, definirla semplicemente una
"canzone".
Ebbene... nonostante
Earth Song sia arrivata sul mercato discografico soltanto nel
Giugno del 1995 con l'album
HIStory: Past, Present and Future - Book I, e poi pubblicata come singolo il
27 Novembre dello stesso anno (USA esclusi), il
momento iniziale della sua ispirazione creativa va fatto risalire molto più indietro, e precisamente
alla vigilia dell'unica memorabile tappa del Bad World Tour in terra austriaca: il concerto sold-out al
Prater Stadium di Vienna del
2 Giugno 1988.
Ce lo racconta
Joseph Vogel, in un emozionante passaggio del suo
Earth Song: Inside Michael Jackson's Magnum Opus (2011).
«
Michael Jackson era nella sua stanza d'albergo da solo, meditando. E nel bel mezzo della seconda
leg del suo
Bad World Tour, un'estenuante tournée di
123 concerti spettacolari, durata quasi due anni. Il tour sarebbe diventato il più grande campione d'incassi e la serie di concerti più frequentati nella storia. [...]
Ora lui era a
Vienna, in
Austria, la
capitale musicale del mondo occidentale. È qui che sono stati composti la brillante
Sinfonia n. 25 e l'inquietante
Requiem di
Mozart; è qui che
Beethoven ha studiato con
Haydn e ha suonato la sua
prima Sinfonia. Ed è qui, all'
Hotel Marriott di
Vienna, che è nata la
'Magnum Opus' di Michael Jackson,
Earth Song, il
1º Giugno 1988.
Il brano di sei minuti e mezzo che è andato costruendosi nel corso dei sette anni successivi era
completamente diverso da qualsiasi cosa ascoltata prima d'allora nella musica pop.
Gli
inni e le
canzoni sociali di protesta avevano fatto parte per lungo tempo di un solido patrimonio culturale. Ma
nessuna fra loro assomigliava a questa.
Earth Song è stata un qualcosa di più
epico,
drammatico e primordiale. Le sue radici sono più profonde, la sua visione è stata più lungimirante. Era un
lamento strappato dalle pagine di Giobbe e Geremia, una
profezia apocalittica che ricorda le opere di
Blake,
Yeats ed
Eliot.
Esprime musicalmente quello che l'abile protesta estetica di
Picasso ha trasportato nell'arte di
Guernica. Nell'ambito delle sue scene vorticose di distruzione e sofferenza, ci sono voci, grida, pianti, suppliche, che urlano
il bisogno di essere ascoltati (
"Che ne è di noi?").
Earth Song sarebbe diventata
l'antifona ambientale di maggior successo mai registrata nella storia, arrivando ai vertici delle classifiche in oltre 15 Paesi e vendendo
oltre 5 milioni di copie». [...]
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Ma qual è esattamente il contesto in cui va inquadrata l'ispirazione di Earth Song?
«
Jackson ricorda il
momento preciso in cui è affiorata la melodia. Era
la sua seconda notte a Vienna.
Fuori dal suo albergo, oltre
Ring Strasse Boulevard e il tentacolare
Stadtpark, poteva vedere i
Musei maestosamente illuminati, le
Cattedrali e i
teatri d'opera. Si ritrovava immerso in un mondo di cultura e di privilegio, lontano dalla sua casa d'infanzia a
Gary, nell'Indiana.
Jackson soggiornava in una serie di spaziose
suite attigue, con grandi finestre ed una vista mozzafiato. Eppure, nonostante l'opulenza che lo circondava,
mentalmente ed emotivamente era da qualche altra parte.
Non era mera solitudine (anche se sicuramente si sentiva così). Era qualcosa di più profondo:
una disperazione opprimente sulla condizione del mondo. [...]
Nel
1988, Jackson avrebbe certamente avuto motivo di essere egocentrico. Era
la persona più famosa del pianeta.
Ovunque viaggiasse, creava isterismo di massa. [...]
Tuttavia, mentre Jackson - per certi aspetti - godeva dell'attenzione ricevuta, sentiva anche
una profonda responsabilità nel modo in cui usare la propria celebrità, ancor più che la fama e la fortuna. [...]
"Dopo aver visto le cose che ho potuto osservare viaggiando in tutto il mondo, non sarebbe stato onesto verso me stesso e verso il mondo distoglierne lo sguardo", ha spiegato». [...]
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La dote più particolare e rara di Michael, la sua profonda empatia:
«Mentre si esibiva o aiutava i bambini, si sentiva forte e felice, ma quando tornava nella sua camera d'albergo, a volte era sopraffatto da
una combinazione di ansia,
tristezza e disperazione. Jackson è sempre stato
sensibile alla sofferenza e alle ingiustizie. Però, in particolare negli ultimi anni, il suo
senso di responsabilità morale è cresciuto. [...]
Ha letto molto, guardato film, parlato con esperti, e si è occupato dei problemi con passione. Era profondamente coinvolto nel tentativo di
comprendere e di
cambiare il mondo.
Nel
1988, aveva sicuramente delle
ottime ragioni per preoccuparsi.
Le notizie si leggevano come i capitoli delle Sacre Scritture antiche: ci furono
ondate di calore e siccità, grandi
incendi e forti
terremoti,
genocidi e
carestie. In
Terra Santa si intensificava la
violenza, mentre le foreste in
Amazzonia erano devastate, e poi
immondizia,
petrolio e
liquami cosparsi sulle coste.
Nel 1988 la rivista
Time, invece di celebrare il personaggio dell'anno, dedica la sua storica copertina alla
"Terra in via d'estinzione". D'un tratto, si è compreso che in tanti stavano letteralmente distruggendo la nostra dimora.
La maggior parte delle persone, però, legge con indifferenza o guarda le notizie passivamente. Esse diventano
insensibili alle immagini e ai fatti sconvolgenti, proiettati sullo schermo.
Eppure, spesso tali storie hanno toccato Jackson fino alle lacrime. Lui le interiorizzava, e sentiva
il dolore fisico. [...]
"[Per l'uomo medio]", ha spiegato,
"si tratta di vedere i problemi 'là fuori' da risolvere… Invece io non penso in quello stesso modo: questi problemi non sono 'là fuori', in realtà. Io li sento dentro di me.
Un bambino che piange in Etiopia, un gabbiano che lotta pateticamente in una chiazza di petrolio, un soldato adolescente che trema di terrore quando sente gli aerei volare in alto sul suo capo....
Queste cose non stanno forse accadendo anche in me, quando li vedo e sento parlare di loro?".
Una volta, durante una prova di danza, dovette fermarsi perché l'immagine di
un delfino intrappolato in una rete lo aveva turbato emotivamente.
"Nel modo in cui il corpo dell'animale era aggrovigliato nelle corde", spiegò,
"si poteva leggere tanta agonia. I suoi occhi erano vuoti, eppure c'era ancora quel sorriso, che i delfini non perdono mai… Così io ero là, nel bel mezzo della prova, e ho pensato: 'Stanno uccidendo una danza!'"».
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Ed ecco, finalmente, la scintilla decisiva per la creazione di Earth Song:
«Quando Jackson si esibiva, poteva sentire queste
turbolente ondate di emozioni che lo attraversavano all'improvviso. Con la sua danza ed il suo canto, lui ha cercato di
trasfondere la sofferenza, di darle espressione, significato e forza.
Era
liberatorio.
Per un breve istante, avrebbe potuto condurre il suo pubblico in un
mondo alternativo di armonia e di estasi. Ma, inevitabilmente, veniva gettato di nuovo nel
"mondo reale" dominato dalla paura e dall'alienazione.
Gran parte di questo dolore e di questa disperazione fluiva nell'animo di Jackson mentre si trovava nella sua stanza d'albergo, meditando. Poi, improvvisamente,
"cadde nel [suo] grembo" Earth Song. Una canzone interpretata dalla sua prospettiva, la sua voce. Un
lamento, ed una
supplica.
Il
coro arrivò per primo... un grido muto.
Afferrò il suo apparecchio audio, e realizzò la registrazione.
Aaaaaaaaah... Oooooooooh...
Gli accordi erano semplici, ma poderosi: da un
la bemolle minore ad una triade di
do diesis; da un
la bemolle con settima minore ad una triade di
do diesis; poi, modulando a salire, da un
si bemolle minore ad una triade di
mi bemolle.
"Questo è tutto!", pensò Jackson.
Poi affinò l'introduzione, e alcuni versi.
Visualizzò tutto nella sua testa, e quindi creò quella che sarebbe diventata
la più grande canzone che avesse mai composto…».
Il giorno dopo quella primissima ispirazione di
Earth Song, Michael incantò con il suo strepitoso concerto i
55.000 spettatori entusiasti del
Prater Stadium, mentre un articolo
AP titolava:
"130 fan sono svenuti durante lo show di Jackson".
Ma nel suo cuore brillava già la luce di quel
Capolavoro che, con la sua straordinaria contaminazione di pop, rock, lirica, gospel e blues, lo avrebbe consegnato all'immortalità come l'artefice di
uno degli inni di protesta ambientalista più solenni e più amati in assoluto nell'intera storia della musica.
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A cura di Francesca De Donatis per il Michael Jackson FanSquare.
[Modificato da francesca.dedonatis 01/06/2022 21:08]