Un giorno di primavera, ai tempi di Thriller, il mago Majestik e la super star Michael Jackson si trovavano nel complesso di Hayvenhurst, la casa del Re del Pop situata ad Encino.
Si stavano dirigendo lungo il vialetto che portava allo studio di registrazione, sul retro della proprietà, scherzando e conversando del più e del meno.
Majestik stava parlando quando, a un certo punto, si rese conto che Michael non era più vicino a lui. Si voltò e lo vide chinato a guardare il terreno, piangendo.
Così gli chiese: "Michael, che stai facendo?". Con le lacrime che gli rigavano il viso, il Re del Pop rispose: "Guarda, c'è un uccellino, ed è morto!". "Michael, è solo un uccello. Non c'è niente che tu possa fare a riguardo. Ormai è morto. Dai, dobbiamo andare. Andiamo!".
Michael si alzò e lo guardò. Poi, con la sua voce dolce, lo supplicò: "Majestik, questa era una creatura vivente con un cuore e un'anima, proprio come noi. Dobbiamo fare qualcosa!”. Majestik insistette con enfasi: “Che cosa farai, Michael? È già morto. Non c'è niente che tu possa fare ora”.
Mentre cercava di convincerlo a proseguire il cammino, si accorse che Michael era a terra in ginocchio: stava scavando un buco a mani nude per seppellire l'uccello.
"Dobbiamo seppellirlo", esclamò. "Dobbiamo seppellire questo uccello. Non possiamo lasciarlo qui, e dovremmo recitare una preghiera per lui”.
Quindi finì di scavare la buca, posizionò l'uccello al suo interno e lo ricoprì di terra, picchiettando poi delicatamente sul terreno con la mano. Terminata la sepoltura, si alzò e insistette sul fatto che Majestik stesse lì con lui, sulla tomba dell'uccello caduto, per recitare insieme una preghiera.
Michael guidò entrambi nella preghiera e chiese a Dio di benedire il piccolo uccellino e di portarlo in Paradiso. Al termine del 'rito funebre', Majestik cercò di nuovo di spronare Michael, dicendogli: “Ok, andiamo ora, dai. Abbiamo del lavoro da fare. Andiamo! Sono state fatte tutte le cose che potevamo fare. Andiamo ora!”.
Ma Michael restò lì inchiodato e ignorò le parole del suo amico, alzando invece lo sguardo e realizzando che l'uccellino era caduto da un albero vicino.
All'improvviso salì sull'albero, arrampicandosi fino al punto in cui si trovava il nido dal quale l'uccello era precipitato. Poi, con cura, lo assicurò al ramo per far sì che nessun altro uccellino cadesse e morisse.
Scese, si ripulì velocemente gli abiti spazzolandosi via lo sporco con le mani e si incamminò di nuovo con Majestik verso lo studio di registrazione.
La sua missione per Dio, quel giorno di primavera, fu compiuta.
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Post di Laura Boggioni e foto di Giuseppe Mazzola dal nostro Gruppo Facebook Michael Jackson FanSquare • ITALIA.