Se ne è andato il 29 aprile, a 51 anni, per le conseguenze di un ictus, il regista nero John Singleton, nato a Los Angeles il 6 gennaio 1968. Era stato il più giovane regista nominato all’Oscar, a soli 24 anni, per «Boyz N the Hood – Strade violente», il suo film d’esordio diretto e prodotto nel 1991 dopo gli studi all’ University of Southern California, storia di tre giovani neri in un quartiere ghetto di Los Angeles di fronte alla tentazione della violenza.
Il nuovo Spike Lee
Una specie di melodramma sociopolitico, dai toni fin troppo machisti e «separatisti», dove in molti lessero gli echi del pestaggio di Rodney King e che ai tempi aveva fatto pensare alla nascita di un nuovo Spike Lee (Singleton era autore anche della sceneggiatura, pure lei nominata agli Oscar) ma che poi non aveva saputo mantenere le promesse, finendo per cadere in toni troppo predicatori e moraleggianti. Lo si era visto fin dal suo film successivo, «Poetic Justice» (1993), dove un’estetista poetessa dilettante (interpretata da Janet Jackson, mentre le poesie erano opera di Mary Angelou) gli serviva per spostare il suo sguardo sulle donne e uscire dal mondo del ghetto, raccontando le contradizioni della piccola borghesia nera, sempre però con uno schematismo fin troppo sentenzioso.
La svolta commerciale
Sembrava meglio il successivo «L’università dell’odio» (1995) dove Laurence Fishburne interpretava un professore di colore che alla Columbia University cercava di spegnere gli scontri razzisti tra studenti e dove la regia non nascondeva la durezza della situazione e non si spaventava delle punte polemiche.
È probabilmente questo il film che, anche dopo l’applaudito videoclip per Michael Jackson «Remember The Time» (1992), spinse la Paramount ad affidargli nel 2000 la «rinascita» del personaggio di punta della blaxploitation degli anni Settanta, John Shaft: il carisma del poliziotto interpretato da Samuel L. Jackson (nipote dell’originale investigatore) conquistò il pubblico, con il suo incrocio tra un Callaghan nero, un cowboy metropolitano e un eroe scanzonato (alle prese con uno yuppie omicida interpretato da Christian Bale) ma le tensioni con la produzione influirono sul risultato finale e «Shaft» non ottenne il successo sperato al botteghino. A questo punto la carriera di Singleton si adagiò sui binari di una produzione commerciale corretta ma senza sprazzi («Baby Boy», 2001, «2 Fast 2 Furious», 2003) più interessato all’attività di produttore, anche di serie tv come «Rebel» e «Snowfall», cui un ictus ha messo fine tragicamente.
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