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[accuse] Talun Zeitoun: «Vi racconto i miei 13 anni con Michael Jackson. Il documentario? Menzogne»

Ultimo Aggiornamento: 01/05/2019 12:22
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31/01/2019 01:31
 
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Talun Zeitoun, figlio dell'ex parrucchiera personale di Michael Jackson, ha frequentato assiduamente il Re del Pop dal 1987, anno della sua nascita, fino al 2001. In seguito al delirio mediatico generato dall'infamante documentario Leaving Neverland, Talun ha deciso di raccontare la sua storia, nella speranza di contrastare quello che definisce «un sottoprodotto di menzogne ​​imbrattato con un sottile strato di credibilità».
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Avrei voluto scrivere e pubblicare questo post prima della proiezione di Leaving Neverland al Sundance, lo scorso venerdì. Dopotutto, durante la mia infanzia ho vissuto uno stretto rapporto con Michael Jackson, e nulla di ciò di cui continua ad essere accusato mi è mai accaduto.

Ho deciso di aspettare perché ero curioso di vedere se il film avrebbe avuto qualche possibilità, considerando le affermazioni volatili e infruttuose che in passato Wade Robson scagliò contro Michael Jackson. Certo, lasciate che racconti di nuovo la nostra storia. Verità e giustizia, come sempre, prevarranno.

Poco dopo la sua proiezione, ho cercato su Google "leaving neverland" per trovare gli articoli in cui veniva affermato che il documentario di quattro ore avesse ricevuto una standing ovation. Con incredulità, ho cercato l'hashtag su Instagram per guardare le stories dal teatro e lì ho visto Wade Robson, James Safechuck e il regista del film, Dan Reed, sul palco di fronte a un pubblico che applaudiva ai loro piedi.

Non sono sicuro se il pubblico lo stesse facendo in quanto li percepiva come dei sopravvissuti che facevano un'apparizione pubblica, o se il film fosse effettivamente buono ai loro occhi, o entrambe le cose; ma tutto ciò a cui riuscivo a pensare era che la loro strategia, purtroppo, funzionava.

Aumentare la consapevolezza dell'abuso sui minori e prevedere una comunità sicura affinché gli altri possano affermare la loro verità, è vitale. Ma usare Michael Jackson come veicolo per farlo, è semplicemente sbagliato. Affinché qualsiasi storia sia valida, deve esserci un elemento di fiducia, e non mi fido delle persone associate a questo film.

Sia chiaro: Michael Jackson si è esposto. Ha affrontato interviste pubbliche, ha risposto a domande difficili, ha acconsentito a interviste documentarie, ha resistito a un'indagine dell'FBI durata 10 anni, e ha partecipato a un processo penale di diciotto mesi fino a quando non è stato assolto, essendo stato dichiarato non colpevole di tutti i quattordici reati contestati.

Il fatto che dodici anni di indagini penali e procedimenti giudiziari governativi possano essere completamente annullati dai media tramite una manipolazione delle stesse storie raccontate in precedenza da pochi eletti, specialmente da coloro che inizialmente lo difendevano, è profondamente preoccupante. Forse anche terrificante.

Non ho visto il documentario, ma «si concentra su due uomini che affermano di essere stati abusati sessualmente da bambini dalla pop star Michael Jackson» (Wikipedia).

Ognuno ha diritto alla sua storia, e credo che ogni storia debba essere raccontata dicendo la verità al meglio delle proprie possibilità. Ma il mio problema con Leaving Neverland è la forte dipendenza da un solo punto di vista, specialmente quando quel punto di vista è composto da sole due persone.

Oltretutto, quelle due persone si conoscono. Quindi ciò che abbiamo è un prodotto composto dalle storie di due conoscenti che da ragazzi facevano parte della vita di Michael, e che è stato esaltato in un documentario di 236 minuti.

Ricordate che il film rappresenta il secondo tentativo di Robson di raccontare la sua storia. Raccontò la stessa versione troncata della sua storia pubblicamente, nel 2013, e contemporaneamente intentò una causa contro l'Estate di Michael Jackson, che in seguito il tribunale respinse.

Ciò avvenne otto anni dopo aver testimoniato per due volte sotto giuramento, affermando esplicitamente che Michael non gli aveva fatto nulla di male, in un processo penale in cui la giuria pronunciò un verdetto di non colpevolezza.

È chiaro che l'intenzione di questo film è quella di raffigurare Michael come un predatore di bambini, ma trovo che l'intera trama di Leaving Neverland sia davvero, a sua volta, la predazione di un uomo ricco e potente ormai morto da quasi 10 anni, e dunque indifeso.



Ho fatto parte della vita di Michael dal giorno in cui sono nato, nel 1987, fino al 2001. L'ultima volta che sono stato letteralmente vicino a lui fu nel backstage dello Staples Center, quando la sua bara mi passò accanto.

Lo conoscevo bene perché mia madre, Janet Zeitoun, la sua unica parrucchiera per molto tempo, lo conosceva ancora meglio. Si potrebbe dire che avrebbero potuto anche essere fratelli. Infatti, mia madre fu una delle poche persone non familiari invitate al servizio commemorativo privato del cimitero, ore prima di quello pubblico nel centro di Los Angeles.

Michael si sentiva molto a suo agio con mia madre perché lo faceva ridere, più di chiunque altro, per non parlare del fatto che è incredibile nel suo mestiere. Michael disse, anche per iscritto, che era la "Michelangelo dei capelli".

Tra gli anni '80, '90 e primi anni 2000, mia madre è stata in tutto il mondo con Michael. Era al suo fianco per acconciargli i capelli sui set, nei camerini, nel backstage dei suoi concerti, a casa sua, sugli aerei, nelle camere d'albergo, nelle auto. E sì, anche a Neverland.

Quando mia madre era incinta di me, nell'86, Michael le disse che avrebbe avuto un maschio; e il giorno della mia nascita, Michael inviò una limousine a casa nostra piena di regali. E da quel momento in poi, dato che mia madre - single e gran lavoratrice - voleva trascorrere il più tempo possibile con me, spesso mi portava a lavorare con lei.

Così sono cresciuto sui set dei video musicali di Michael, ho giocato con i miei giocattoli sul pavimento dei suoi camerini, e qualche volta è venuto a casa nostra per sistemarsi i capelli.

Una volta diventato abbastanza grande da riuscire a camminare da solo, mi venne data la responsabilità di assicurarmi che Michael avesse sempre le sue caramelle, durante le prove dei concerti. Michael faceva fermare tutti e pazientemente aspettava che mi barcollassi sul palco.

Ricordo persino di avergli cantato I Just Can’t Wait To Be King nella sua roulotte (che imbarazzo!). Ma mi concesse la sua totale attenzione, e sorrise.

Sono andato a Neverland diverse volte in cui c'era anche Michael, e ci fece fare il tour completo della sua casa. Ricordo che la mia golf cart preferita per gironzolare aveva su impresso un emblema di Peter Pan.

Ricordo che l'area ristoro del suo cinema era piena di caramelle, e che potevamo andare dietro al bancone e vedere qualsiasi film desiderassimo.

Ricordo di aver guidato il grande treno a vapore che ci avrebbe portato da un capo all'altro del ranch. Ricordo un grosso maiale dal ventre bianco di nome Petunia, e che ebbi la possibilità di dare un nome a un cervo e a un coniglio appena nati. Scelsi rispettivamente Cuddie e Thumper; originale, lo so, ma Michael amava i nomi.

A differenza di Robson o Safechuck, non mi facevo vedere in pubblico con Michael. L'unica sorta di cosa pubblica che è accaduta, è stata la pubblicazione di una nostra foto in un paginone centrale del suo libro sul tour del 1995.



Quattordici anni dopo, il custode dei suoi figli mi ha riconosciuto nel backstage dello Staples Center durante il suo servizio funebre, e mi ha detto che quella fotografia era una delle preferite di Michael e che all'epoca, nel 2009, si trovava ancora incorniciata sul suo pianoforte a Neverland.

Ricordo di aver "lasciato Neverland" ("leaving Neverland") come un bambino felice che non vedeva l'ora di tornarci. Ricordo di aver detto a mia madre che avrei voluto festeggiare un altro compleanno lì, o che avrei voluto andare di nuovo in giro con Michael per il ranch.

La maggior parte della mia esperienza con Michael risale agli anni '90, quando iniziò l'indagine dell'FBI per le accuse di molestie su minore. Sapendo cosa stesse accadendo, e che queste accuse fossero contro di lui, non penso che la mia madre protettiva e ben cosciente mi avrebbe mai permesso di continuare a girovagare con Michael o di mettere piede a Neverland, se non si fosse fidata di lui.

Credo fermamente che Michael non abbia fatto nulla di male. Non dovete credermi sulla parola, però; dovete sapere che la sua verità è stata dimostrata in un tribunale.

Le storie presentate in Leaving Neverland sono incredibilmente unilaterali. Questo film è semplicemente la Wade Robson & James Safechuck Story, perché anch'io ricordo di aver lasciato Neverland, come lo ricorda mia madre e come lo ricordano molte persone che hanno fatto parte della sua vita, e che sarebbero felici di avere voce in capitolo in un film così genericamente intitolato; adesso ingiustamente titolato per raffigurare la vita di Michael e il suo rapporto incompreso con i bambini.

Qualsiasi regista credibile di un documentario in cerca della verità sull'argomento, farebbe il suo dovere diligentemente e presenterebbe la storia completa attingendo a una varietà di fonti accuratamente scelte e significative. Con quattro ore di film a disposizione, sono sicuro che avrebbe potuto esserci spazio.

Questo è il motivo per cui sono profondamente deluso da HBO e Channel 4 UK, che se lo sono accaparrati con l'intenzione di trasmetterlo in primavera. Le reti hanno intrappolato una falsità e saranno responsabili della diffusione di un film scarsamente approfondito e basato su opinioni altamente distorte di pochi eletti, che molti dei suoi abbonati reputeranno attendibili.

Leaving Neverland attecchisce perché le storie ben interpretate di Robson e Safechuck sono simili a quelle dei veri sopravvissuti che guardano il film. È un modo intelligente ma corrotto per capitalizzare le vulnerabilità di un'intera comunità.

Attecchisce anche perché le loro storie sono sostenute da un mezzo di comunicazione convincente e dal fatto di essere state proiettate da un'organizzazione accreditata come quella del Sundance.

Sta cavalcando l'onda di un importante movimento #MeToo e #TimesUp, e convalida malamente un'equazione miope della quale molta gente pensa di avere già la soluzione: Michael Jackson + sempre in giro con i bambini = molestatore di bambini.

Il risultato? Un sottoprodotto di menzogne ​​imbrattato con un sottile strato di credibilità destinato a far imbestialire i media generali e a farli schierare con le autoproclamate vittime.

E dato che la voce di questi media è molto più forte di quella dei giornalisti davvero interessati alla ricerca della verità, la popolazione generale lentamente si convince, valutando la veridicità delle informazioni dalla facilità di accesso che è stata loro offerta tramite algoritmi progettati per mostrare ciò che gli individui vogliono vedere.

È qui che la distruzione si intensifica. È qui che la palla di neve aumenta la sua massa. Questo è il motivo per cui vi sto raccontando la mia storia in questo momento.

Vi esorto a rendere vostra permanente responsabilità quella di ricercare la verità e la conoscenza di tutte le fonti, mentre guardate come Michael viene dipinto in questo film.

La capitalizzazione delle circostanze, l'uso controverso dei contenuti e la manipolazione dei media - il tutto combinato con i falsi sensi di prerogativa - possono annullare rapidamente un verdetto e sfidare per sempre la verità a favore di altro.

Questa è la scappatoia del nostro ecosistema digitale, che determina in realtà il destino di qualcuno, e questo è il meccanismo preciso che Leaving Neverland sta utilizzando, specialmente quando è in ballo il denaro.

Alla fine distruggerà la sua famiglia, diffamerà la sua eredità e sradicherà la sua arte. Se pensate che questa piccola scappatoia non li porterà troppo lontano, beh, per i principianti: Michael Jackson è già stato ucciso.

Una volta, Michael autografò per me una lettera sulla carta intestata di Neverland. Scrisse: «Dal tuo protettore e fratello maggiore, Michael Jackson».

Ora è arrivato il mio turno di proteggerlo raccontando la mia storia, perché giuro solennemente che quest'uomo geniale e di buon cuore è innocente.

Non fosse stato così, probabilmente lo avrei saputo.
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Traduzione a cura di Vincenzo Compierchio per il Michael Jackson FanSquare.

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03/02/2019 18:38
 
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Leaving Neverland attecchisce perché le storie ben interpretate di Robson e Safechuck sono simili a quelle dei veri sopravvissuti che guardano il film.

Un sottoprodotto di menzogne ​​imbrattato con un sottile strato di credibilità


Che è poi il problema di quasi tutte le "fake news".
Grazie Vincenzo!
01/05/2019 12:22
 
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Non ricordo di aver mai sentito che sia stato preso in considerazione questa testimonianza. Non so la percentuale della credibilità ma ha ragione quando scrive.... Non credetemi sulla parola ma credete a una giuria che lo ha dichiarato innocente...
Forever with you MJJ 💖
Cmq sia qualunque cosa si dica devono finirla una volta per sempre. Sono storie e storielle che vogliono far colpo per scopi personali ma si mettessero l'anima in pace perché non potranno arrivare da nessuna parte
Forever with you MJJ 💖

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