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LA SCELTA DI MICHAEL [ONE SHOT]

Ultimo Aggiornamento: 21/07/2020 16:38
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21/01/2019 16:34
 
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LA SCELTA DI MICHAEL
(racconto per commemorare i 10 anni dalla scomparsa
di Michael Jackson)

Michael era, all’apparenza, un ragazzo come tanti.
Ero timido ed un tantino riservato ma, al tempo stesso, possedeva un modo di porsi che lo rendeva simpatico a tutti.
Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, la sua doveva essere davvero profonda e bella ed il suo sorriso, poi, illuminava chi gli stava attorno, e non solo perché i suoi denti erano di un bianco splendente.
Amava la musica ed ogni forma di arte e nei rari momenti di libertà, si divertiva un mondo a suonare con la band di cui era il front-man (che parole grosse, band e front-man, per un complessino che si esibiva in piccoli locali o in festicciole private o nel teatrino parrocchiale).
Ma quello che lo rendeva davvero speciale era il fatto che facesse tutto con grande amore, si vedeva dal suo sguardo che era un uomo in pace con se stesso e con il mondo intero.
La sua vera felicità ed il suo profondo equilibrio risiedevano nella famiglia, soprattutto quella che aveva creato con la sua amatissima Mary-Ann.
Era stata la sua prima ed unica ragazza e non sapeva immaginare una vita senza lei e senza i loro tre splendidi figli, Michael Joe Jr., Sara-Mary e l’ultima arrivata, Isabel-Ann.
L’amore ed il conseguente matrimonio tra Michael e Mary-Ann avevano fatto scalpore perché lui era un ragazzo di colore e lei una ragazza di origini irlandesi dalla pelle bianco latte, capelli rosso-rame ed occhi cerulei ma, nonostante queste differenze esteriori, si può dire che Michael e Mary-Ann rappresentassero la coppia perfetta, diversi ma complementari, due tasselli che si incastravano perfettamente.
Erano ancora giovani perciò avevano in programma di allargare la famiglia con l’arrivo di altri piccoli “forse un paio, a Dio piacendo” dicevano sempre all’unisono quando si sfiorava l’argomento e Michael aggiungeva “2 genitori + 5 figli: 7 il numero magico!”.
Non erano ricchi ma entrambi avevano un ottimo lavoro ben retribuito. Michael faceva il pasticcere, un lavoro creativo perché lui non si sarebbe mai adattato a fare un lavoro d’ufficio in cui la routine rende tutti i giorni uguali ai precedenti ed ai successivi.
La sua specialità erano le torte. Le sue non erano solo buonissime ma erano anche bellissime, tanto che al momento del taglio c’era sempre chi non avrebbe voluto rovinare quella meravigliosa opera di arte dolciaria.
Mary-Ann, non stanca dei tre pargoli che aveva a casa, faceva la maestra nella locale scuola elementare, la stessa in cui si era “fidanzata” con Michael all’età di 10 anni.
La loro era una bella vita, semplice ma felice dove non c’era spazio per invidie e menzogne, falsità ed inganni, dove le persone li amavano per loro stessi e non per quello che possedevano o rappresentavano nell’ambito della comunità, dove gli amici erano persone sulle quale poter contare sempre e comunque.
Anche quella era stata una buona giornata.
Michael era davvero soddisfatto dell’ultima torta che aveva fatto.
La notte precedente aveva fatto un sogno strano. Stava esibendosi con la sua band e quattro ballerini in un mega stadio, sopra un enorme palco alla presenza di migliaia di persone che lo osannavano e lui indossava un cappello nero, un paio di mocassini anch’essi neri ed un bellissimo guanto bianco con degli strass, un solo guanto non un paio.
Era stato così colpito da quel sogno che il giorno seguente decise di fare una torta che rappresentasse il palco e mise cappello, guanto e mocassini in cima ad essa.
Non comprendeva il significato preciso di quella visione onirica (oppure si?) ma gli era piaciuto sognarla.
Un cappello nero, un paio di mocassini neri ed un solo guanto bianco. A lui sembrava una cosa strana ma non del tutto ignota e continuava a domandarsi il perché di tutte queste sensazioni contradditorie anche quando andò a dormire e si addormentò profondamente.

Quando si risvegliò capì immediatamente che qualcosa non andava. La casa era stranamente silenziosa, la stanza troppo grande e lussuosa così come era troppo grande, lussuoso e, soprattutto, vuoto il letto su cui era sdraiato. Non riusciva a comprendere ed allora cominciò a chiamare a squarcia gola, il cuore in tumulto “Mary-Ann, bambini dove siete?”. E poi si guardò allo specchio. Qualcosa non andava. Si tolse la giacca del pigiama e non poteva (anzi non voleva) credere ai propri occhi, ora la sua pelle era a chiazze!!! Dov’era andato il suo bel colorito ambrato??? Il terrore prese il sopravvento e si nascose dentro un armadio che era pieno di vestiti di foggia militare “Ma cos’è successo alla mia pelle ed alla mia vita???” Dal calendario appeso alla parete apprese che l’unica cosa che non era cambiata era l’anno, il 1993.
Michael non avrebbe più voluto uscire dall’armadio ma una voce fuori dalla porta continuava a chiamare incessantemente e con il volume sempre più alto “Mr. Jackson, Mr. Jackson!!!”. Chi poteva essere? Nessuno lo chiamava Mr. Jackson, quasi sempre Michael, alcune volte pasticcere. L’aria cominciava a mancargli allora decise di uscire ma appena fuori l’immagine riflessa dallo specchio lo colpì come un pugno inferto dal campione dei pesi massimi. Non si riconosceva. Provò addirittura a strapparsi la pelle pensando di ritrovare sotto il primo strato di epidermide la sua, bella ed uniforme ma uscì solo un piccolo rivolo di sangue. Cominciarono a bussare incessantemente alla porta della camera e lui non sapeva proprio che fare, non voleva che lo vedessero così e si domandava chi avrebbe trovato fuori ad aspettarlo, non certo Mary-Ann ed i bambini e questo pensiero lo terrorizzava e lo affliggeva a tal punto da voler morire “Michael calmati stai vivendo solo un incubo, pochi attimi e poi ti sveglierai nel tuo letto” cominciò a dire a bassa voce per tranquillizzarsi e per dare, soprattutto, una spiegazione logica a ciò che gli stava accadendo. Pensò, stranamente divertito, che la causa dell’incubo fosse l’abbondante cena della sera precedente. Aveva letto da qualche parte che per fare una buona dormita il pasto serale sarebbe dovuto essere semplice e frugale. Il suo pensiero fu interrotto da una voce femminile, gentile e dolce “Michael sono io, sono Karen. Per cortesia aprimi la porta, non fare così, stai spaventando tutti. Lo so che stai attraversando un periodo difficile e doloroso ma io sono qui per sostenerti perché ti voglio bene come ad un fratello, sei il migliore dei miei amici” Michael al suono di quella voce che gli parve quasi familiare aprì istintivamente la porta e si trovò davanti una bella ragazza bionda la quale non aveva, però, nulla che le ricordasse, neppur vagamente, la sua Mary-Ann. Comunque la fece entrare e richiuse velocemente la porta dietro lei. “Michael sei sconvolto, questa notte non sei riuscito a dormire e ti capisco. Tutto quello che sta succedendo attorno a te ha dell’incredibile, ciò che hanno scritto i giornali e quello che dice la televisione e la gente sono notizie ridicole, fandonie. Chi ti accusa vuole solo spillarti un po’ di quattrini. Ben presto la verità verrà a galla e questa gente sarà smentita e sbugiardata. Gli amici che ti conoscono bene come me sanno che tu non saresti capace di torcere un capello ad un bimbo figuriamoci molestarlo”. A Michael cominciò a girare la testa, le gambe non riuscivano a sostenere non solo il peso del corpo ma, soprattutto, il peso delle parole pronunciate da Karen la quale era spaventatissima. Non lo aveva mai visto così neppure quando le dovette confessare di essere affetto da una forma acuta di vitiligine e che avrebbero dovuto escogitare qualcosa per coprire le macchie bianche che stavano aumentando su tutto il corpo e sul viso. Michael era terrorizzato dalla situazione in generale ed in particolare dalle ultime parole pronunciate da quella che aveva capito dovesse essere una sua carissima amica. Poi disse a bassa voce “Io non sono quel Michael che conosci tu” poi il tono della voce crebbe “Io non abito in questa casa da ricchi. Io sono un pasticcere vivo dignitosamente ma non so cosa sia il lusso e poi la mia pelle è scura non chiazzata come una mucca” e cominciò a piangere senza ritegno. Karen non sapeva cosa fare e neppure cosa dire, cercava solo di comprendere e consolare. Michael passò ore in quella stanza ed in quello stato insieme alla sua “amica” Karen poi si fece forza e a malincuore comprese che quello che stava vivendo non era un incubo ma una realtà, un’altra realtà diversa da quella che aveva vissuto fino alla sera precedente. In piccolissima parte riprese la padronanza di se e chiese a Karen “tu mi conosci da tanto?” e Karen un po’ stupida ma molto comprensiva gli rispose “si Michael dall’epoca di Thriller” “Thriller??? E cos’è Thriller???” pensò. Forse in quest’altra realtà era un attore di film di azione, polizieschi, spy-story, horror, forse era il primo attore di colore ad aver interpretato 007, non capiva. “Cos’è Thriller?” diede voce ai suoi pensieri “Michael è l’album che ti ha consacrato come la più grande pop star di tutti i tempi, è il filmato musicale che ha cambiato il modo di fare video ” ah ecco, meno male che era famoso per la musica o non per il cinema, anche se lo amava moltissimo, la sua vera passione restava la musica. Michael era sempre stato un tipo estremamente curioso perciò anche in quella situazione che non sapeva neppure definire se paradossale, bizzarra, delirante, inquietante, ma senz’altro dolorosa, voleva sapere di più su se stesso, su questo Michael che viveva in questa nuova realtà. Chiese a Karen di portargli dei giornali che parlassero di lui, per farsi un’idea di cosa avesse fatto e detto negli ultimi anni. “Ma Michael non hai mai voluto sapere cosa scrivessero di te. Hai sempre incitato i suoi fan a non comprare, leggere e credere ai tabloid ed ora li vuoi tutti?” “ si Karen ti prego” aveva bisogno di farsi un’idea di chi fosse e soprattutto quale fosse stato il suo passato in questa nuova realtà. Allora apprese di essere stato un bimbo prodigio, di aver cantato con i suoi 4 fratelli, apprese dei Jackson5, poi diventati Jacksons e della sua carriera da solista “Off the Wall”, il già citato “Thriller”, “Bad” e l’ultimo uscito, “Dangerous”. Volle vedere i video ed ascoltare gli album. Oh mio Dio! la voce era la sua, come suoi erano i lineamenti, il corpo ed anche il modo di fare. Quello era lui non vi erano dubbi!!! A parte quella pelle a chiazze, quella non l’aveva mai avuto prima. Karen gli spiegò che era affetto da una malattia della pelle chiamata vitiligine e che lei, oltre ad essere sua amica, era la sua truccatrice personale ed ogni giorno cercava di coprire le macchie chiare con del trucco terapeutico così che la gente non notasse che stava piano piano diventando bianco. Michael rimase veramente ferito da tutte le notizie che apprendeva su di lui dai giornali, le ossa di Elephan Man, la camera iperbarica, il fatto che non volesse avere contatti con gli altri essere umani, che volesse rinnegare la propria razza diventando un bianco. Lo chiamavano Wacko Jacko. Per il mondo era uno strano, un bizzarro, un pazzoide maniacale, insomma dalle pagine dei tabloids si fece un’immagine di quest’altro se stesso davvero pessima. “Karen ma io sono veramente così?” disse con la voce tremante e con le lacrime agli occhi “No Michael tu non sei così. Oltre ad essere un artista eccezionale e completo, un genio, un talento naturale, un innovatore che ha vinto ogni sorta di premio ed ha infranto ogni record, sei la persona migliore che io abbia avuto modo di conoscere. Sei simpatico, spiritoso, sincero ed estremamente generoso, forse troppo ed è per questo che la gente tende ad approfittare di te. Sei un essere meraviglioso ed io mi reputo la donna più fortunata del mondo perché sono tua amica e tu sei mio amico”. Michael si sentiva un tantino più sollevato ed alla fine ebbe il coraggio di chiederle “ma io sono solo?” “no Michael hai degli amici, pochi in effetti, e milioni di fan che ti amano e che farebbero qualsiasi cosa per te” ma Michael continuò a ripeterle “ma io sono solo?” e quando lo diceva gli venivano in mente i visi di Mary-Ann e dei bimbi. Karen capì e gli disse “hai una famiglia composta da una madre, un padre, 3 sorelle e 5 fratelli ma sei vuoi sapere se sei sposato e se hai dei figli la risposta è no, almeno per ora”. Michael dopo questa affermazione si sentì profondamente solo ed infelice e gli venne in mente il film E.T. Ecco lui era una creatura di un altro mondo caduto su un pianeta (o dimensione) che non gli apparteneva. Karen aveva risposto pazientemente perché sapeva lo stato di profonda prostrazione in cui stava vivendo e non gli chiese niente, rispose invece, dolce e paziente, ad ogni sua domanda. Voleva trovare qualcosa per tirargli un po’ su il morale anche se era difficile, glielo si leggeva in faccia che era sprofondato dentro una voragine senza fine. “Michael tu hai salvato la vita di centinaia di persone. Hai ridato la speranza a tanti. Quando apri le porte di Neverland a tutti quei bambini che hanno gravi problemi di salute o vivono nel disagio materiale e morale doni a loro un giorno di pura magia e di felicità. Per molti quel giorno rimarrà il solo giorno felice della loro infanzia, per tanti l’ultimo giorno sereno prima della prematura fine. Stai facendo così tante cose per gli altri, forse stai facendo poco per te stesso, per la tua felicità personale ma tu sei un altruista non per scelta ma per vocazione e gli altri, soprattutto se sono dei bambini, con i quali sei in sintonia perfetta, vengono prima di te. Sei molto ricco ma hai usato gran parte della tua ricchezza per rendere questa terra un posto migliore. Senza di te, senza questo Michael Jackson che ho davanti agli occhi ora in questo momento, questo mondo sarebbe un pianeta più triste, più povero e meno magico e tutti saremmo più soli. Michael, non cambierei nulla di te, perché anche i tuoi difetti, se paragonati ai tuoi pregi, diventano davvero irrilevanti. Sii fiero di essere te stesso e non rinnegare mai chi sei”. Queste accorate parole di Karen lo fecero riflettere su tutto quello che gli stava accadendo e si sentì fiero di essere anche quest’altro Michael Jackson ma continuava a sentire un enorme vuoto dentro di se che solo Mary-Ann ed i bambimi avrebbero saputo e potuto colmare.
“Michael è molto tardi, è notte fonda e siamo stati tutto questo tempo rinchiusi nella tua stanza a parlare di cose che tu dovresti sapere meglio di me, ma non importa capisco che la situazione che stai vivendo possa averti creato qualche grosso scompenso. Per te io ci sarò sempre, ricordatelo. Ora devo andare. Sono stanchissima, ma chiamami quando vuoi, a qualsiasi ora” si avvicinò lo abbracciò e lo baciò affettuosamente sulla guancia e Michael, per la prima volta da quando aveva riaperto gli occhi la mattina, sentì che qualcuno, anche in quest’altra realtà, gli voleva bene e questo lo rendeva un po’ più sereno e un po’ meno abbandonato a te stesso. Rimasto solo si coricò sul letto che continuava a trovare troppo grande e troppo solitario ma era stanchissimo e sfinito e si addormentò. Nuovamente, e con un sentimento che era un misto di terrore e di speranza, riaprì gli occhi. All'improvviso sentì in lontananza una Voce potente che lo chiamava per nome “Michel, Michael, Michael…” Michael non capì pensò, quasi rassegnato, di vivere una terza realtà e non più sorpreso aspettò che la situazione di sviluppasse e si delineasse. Intanto la Voce continuava ad invocare il suo nome ma ora non sembrava una eco lontana, sembrava che venisse da sopra la sua testa. Alzò lo sguardo e non vide nulla. La Voce smise di chiamarlo e cominciò un lungo discorso che avrebbe per sempre cambiato la sua vita, qualsiasi essa fosse, da pasticcere o da pop star internazionale. “Michael sei un privilegiato, solo a pochi uomini ho concesso di vivere due vite all’apparenza opposte. In una sei un brav’uomo che ha avuto una bellissima e lunga infanzia ed un padre amorevole che gli ha insegnato tante cose, tra le quali l’arte di fare torte. Sei una persona a cui sta a cuore soprattutto la felicità della propria famiglia e che da questa felicità trae la propria. Ama il prossimo ma a causa delle scarse risorse economiche e di tempo non può dedicarsi con assiduità agli altri. Non conosce, però, l’invidia e la cupidigia degli esseri umani, è circondato da persone che lo amano per quello che è e non traggono nessuna sorta di vantaggi economici e sociali nell’essergli amico. In questa vita sei una persona serena ed appagata e soprattutto non sai cosa sia la solitudine perché le tue giornate sono piene di amore per tua moglie e per i tuoi figli. Sei conosciuto come un ottimo pasticcere in tutta la Contea e le persone fanno kilometri per comprare le tue torte che hanno la specialità di non essere solo buone ma particolarmente belle, ma la tua notorietà si esaurisce nell’arco di poche centinaia di miglia ed in quanto a premi, ti sei piazzato primo a qualche concorso per pasticceri e nulla più. Nell’altra sei un uomo anzi sei un’icona della musica, sei un genio, un talento naturale insomma quello che ti ha detto Karen è la pura verità. Sei un cantante, un ballerino, un compositore, un coreografo eccezionale, sei un artista a tutto campo a cui è stata negata, però, l’infanzia con un padre-padrone che gli ha insegnato a destreggiarsi nello show business. Ma non sei solo questo, sei anche un filantropo, un benefattore, una persona per la quale la felicità altrui vieni prima della propria. Hai cambiato in meglio la vita di migliaia di persone. Hai fatto sorridere bambini malati che hanno conosciuto grandi sofferenze. Però, contrariamente alla prima vita, questa è un’esistenza per lo più solitaria perché il tuo essere così speciale ed unico, sia in campo artistico che umano, ha creato attorno a te molta invidia e gelosia. All’apparenza si direbbe che hai tanti amici ma poi quelli veri si riveleranno davvero pochi, diciamo che ti puoi fidare di non molte persone e tra queste alcune ti tradiranno, ed anche se hanno tratto notevoli vantaggi dalla tua grande generosità, infangheranno il tuo nome con accuse ignominiose che ti perseguiteranno anche dopo la morte. Nella prima vita non hai problemi di salute, nella seconda soffri di una grave malattia della pelle che ti trasformerà, nel corso degli anni, da ragazzo di colore in un uomo all’apparenza bianco ed anche per questo sarai perseguitato perché ti diranno che ti vergogni della tua razza nera e che vuoi diventare un bianco privilegiato. Non conoscerai il “grande amore eterno” come quello che ti lega a Mary-Ann ma la tua vita sarà allietata lo stesso da tre splendidi figli, si anche in questa realtà avrai la gioia di essere padre. E queste sono, per sommi capi, le due esistenze che ti ho concesso di vivere, ora tocca a te scegliere: Pasticcere o Pop Star? Anonimato o Notorietà? Vivere con la dolce compagna che hai scelto per il resto dei tuoi giorni o vivere in solitudine cercando per tutta l’ esistenza la persona giusta con cui condividerla? Ed ora la domanda chiave: vivere per la felicità tua e della tua famiglia o vivere per la felicità di migliaia di esseri umani che senza la tua presenza avrebbe un’esistenza ancora piu’ triste ed ancora piu’ breve?
Michael rimase in silenzio ed immobile per alcuni secondi, era in ginocchio, e non solo fisicamente, il capo reclinato in avanti, le braccia abbandonate lungo il corpo, poi d’improvviso un urlo squarciò il silenzio. Era qualcosa di terrificante e disperato al tempo stesso. Era Michael che, con tutto il fiato che aveva in corpo, stava sfogando la sua rabbia, il suo dolore, la sua impotenza. Balzò in piedi, guardò nella direzione da cui proveniva la Voce ed urlò “ed io sarei un privilegiato? Secondo te farmi scegliere tra queste due vite è un privilegio di cui mi fai dono? Farmi trovare ed amare una persona e poi chiedermi di lasciarla per sempre è un “favore” che mi concedi? Rinunciare ai miei figli è un “piacere” che mi accordi? Secondo quello che mi hai detto se io scegliessi la tranquilla ma felice vita del pasticcere condannerei migliaia di persone perché non avrebbero modo di conoscere la persona che cambierebbe in meglio le loro esistenze e sapendo questo come potrei tornare ad essere felice e sereno, non si costruisce la propria felicità sull’infelicità altrui!!! Ma, d’altro canto, se scegliessi l’esistenza della pop star non sarei circondato da amore ma da inganni, gelosie ed invidie. La mia vita non sarebbe più mia ma apparterebbe ad altri, ed in cambio di che??? Di qualche premio??? Di qualche record abbattuto??? Di milioni di $??? Della fama mondiale???” ed a bassa voce rivolgendosi, ora, a se stesso “delle vite alle quale darei una svolta positiva…”. Michael rimase un attimo in silenzio ma poi riprese “Per tutto questo non rivedrei più Mary-Ann ed i miei bambini. Tu mi hai detto che anche nell’altro vita avrò dei figli ma non sarebbero “questi” figli sarebbero “altri” avuti da “altre” donne e non dalla mia Mary-Ann. Ho letto cosa i media dicono di me anzi della pop star. La descrivono come un essere strano, stravagante, piena di manie e di fobie, l’accusano addirittura di pedofilia. Io, proprio io che amo così tanto i bambini, che sarei pronto a morire anche per uno di loro e non solo per i miei figli” “Ecco questa è una cosa che hai in comune in entrambe le vite, l’amore smisurato e puro verso l’infanzia” bisbigliò la Voce, quasi in soggezione. Ora Michael non sentiva più dolore ma una grande rabbia ed aveva voglia di prendere a calci quella Voce che lo aveva trascinato in questo inganno facendolo passare per un privilegio. “Voglio stare da solo, voglio pensare anzi a dire il vero vorrei perdere l’suo della ragione così da non poterti essere più utile ne come pasticcere ne come pop star” dette queste parole Michael si mise a piangere come non aveva mia fatto in vita sua: avrebbe preferito non essere nato, non aver vissuto tutta quella felicità e quell’amore. Avrebbe voluto vivere in un eterno limbo che non conosce dolore ma neppure gioia. E chiuse gli occhi. Senza volerlo, almeno consapevolmente, vide i volti di sua moglie, dei suoi figli, dei genitori, dei fratelli e delle sorelle, degli amici più cari insomma di tutte le persone che Michael, il pasticcere, aveva amato anzi che amava e tutte queste persone erano sorridenti e lui poteva sentire che il loro amore non sarebbe cessato qualsiasi decisione avesse preso. E poi vide, distintamente, uno ad uno tutti i volti delle migliaia di persone alle quali Michael, la pop star, aveva cambiato la vita. C’era gente di ogni razza e credo religioso, di ogni età e ceto sociale. C’erano tanti bimbi ma non erano solo bimbi poveri o malati o abusati, c’erano anche i figli di questa società occidentale ed opulenta, che ha prodotto un’infanzia ricca di cose materiali ma povera di sentimenti. Anche da loro sentiva provenire un sentimento di grande amore e di immensa gratitudine perché sapevano quale grande, doloroso sacrificio Michael il pasticcere avrebbe dovuto fare per diventare Michael la pop star ed essere così d’aiuto per cambiare in meglio e per sempre le loro vite.
Michael rimase nel buio e nel silenzio assoluti per un tempo indefinito nel quale prese la sua dolorosa e definita scelta. Poco importava che fosse un pasticcere o una pop star, per sua natura era generoso ed altruista per cui la felicità degli altri veniva sempre prima della sua. Ed allora, con infinita sofferenza e profondo rimpianto, disse addio a Mary Ann ed ai loro bambini, alla vita semplice e felice del pasticcere più creativo della Contea ed in un istante lungo un’intera esistenza rivide tutta la sua vita ed ebbe così modo di salutare le persone che aveva amato, Mary Ann ed i bimbi sopra tutti. Si chiese se loro avrebbero percepito la sua mancanza o se avrebbero conservato un ricordo anche lontano e vago di lui. Era comunque sicuro che una donna splendida qual era sua moglie avrebbe trovato presto un uomo che amasse sia lei che i loro bambini, voleva crederlo anzi era obbligato a crederlo per rendere questa sua scelta meno dolorosa, almeno a loro.
Michael aprì gli occhi e questa volta non si ritrovò in un letto sconosciuto, dentro una stanza sconosciuta di una casa sconosciuta e soprattutto, guardandosi allo specchio, non trasalì quando vide il suo corpo chiazzato, ormai erano anni che combatteva contro questa malattia subdola che non da sofferenza fisica ma provoca un profondo disagio e mina l’autostima anche del re del pop. Il suo primo pensiero non fu dolce e pieno d’amore perché non fu per Mary-Ann e per i bambini ma fu un pensiero pieno di sofferenza e di angoscia. Da pochi giorni erano state rese note le accuse delle presunte molestie ai danni di Jordan Chandler.
Il tempo della vita felice del pasticcere era davvero finito! Michael in tutta la sua esistenza non ebbe più memoria di Mary Ann e dei bimbi e non ricordò neppure di aver scelto di rinunciare al loro amore. Da allora la sua vita fu un altalenarsi di eventi, non solo artistici. Il baratro più profondo lo toccò nel 2005 a causa del processo per pedofilia intentato dal Procuratore Distrettuale Sneddon e la vetta più alta fu la nascita dei suoi adorati figli. Non riuscì mai, però, a trovare la donna ideale forse perché l’aveva già incontrata ed amata quando era Michael, il pasticcere.

Michael Joe Jackson era predestinato alla grandezza, non solo artistica, e la scelta che fece, quella di rinunciare alla propria felicità per donarla a migliaia di persone sconosciute, è stato senz’altro l’atto più grande e generoso che un essere umano possa aver mai compiuto.
[Modificato da PATTYAREYOUOK58 22/01/2019 15:25]
21/01/2019 21:04
 
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Sono rimasta assolutamente colpita dalle tue parole e dal modo in cui hai scritto.
Questa scelta così ardua, che lo porta ad essere la pop star che tutti conosciamo, fatta solo a favore delle migliaia di persone che salverà...
Esattamente il nostro Michael che non si arrende mai...
Penso di non aver mai letto un significato così forte in un racconto...
Complimenti ♥️

"Michael you are my life,I love you,you're always in my heart"
22/01/2019 15:31
 
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Re:
PATTYAREYOUOK58, 22/01/2019 11.55:



grazie mille. Sono felice e lusingata di ciò che hai scritto

23/01/2019 12:38
 
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Grazie a te per aver condiviso con noi il tuo racconto.
Ognuno rende omaggio a Michael nel modo in cui si sente..
E tu hai fatto un bel racconto... 😘😘

"Michael you are my life,I love you,you're always in my heart"
21/07/2020 16:38
 
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