"La collaborazione di Michael con sé stesso era poetica e unica.
Immaginare il suo processo creativo significa riportare le sue canzoni alla loro forma più essenziale: incise sul registratore direttamente dalla sua bocca.
Quasi tutti i brani scritti e interpretati da mio fratello erano dapprima arrangiati completamente nella sua testa.
Non si sedeva al pianoforte per vedere cosa saltava fuori; non sperimentava con la tecnologia; l'ispirazione poteva arrivare in qualsiasi momento.
Durante una riunione, o al ristorante, a un tratto lo vedevi afferrare un foglio di carta o un tovagliolo e mettersi a scrivere: e allora sapevi che qualcosa si stava formando nella sua testa e che quanto prima l'avrebbe inciso su nastro.
Per esempio, "I Just Can't Stop Loving You" gli venne in mente una mattina mentre era a letto.
Prese il mangianastri e la registrò lì per lì.
Quei lampi di ispirazione erano "opera di Dio" diceva.
Di fronte al registratore, usava la bocca a mo' di strumento, come il migliore dei rapper, per creare il ritmo e poi imitatava ogni parte: la batteria, il basso, i fiati, gli strumenti a corda e così via.
Andava avanti finché la struttura è l'atmosfera della canzone non erano perfette.
Una volta entrato nello studio di registrazione, trovava lo strumento che aveva immaginato e poi riascoltava il nastro per trasferire la canzone dalla propria testa alle teste di tutti gli altri.
Mentre lui cantava sul nastro, gli altri suonavano: e il risultato doveva corrispondere perfettamente a ciò che lui aveva in mente.
Michael racchiudeva in sé un'orchestra intera, e quella sinfonia di voci che gli usciva dritta dalla testa era impressionante da ascoltare: tanto quanto la canzone completata.
Gli bastava provare una canzone una sola volta e sapeva già come andava interpretata.
Non penso che si sia mai sforzato di cercare il sound giusto ... o le parole giuste: quando si arrendeva all' ispirazione, ogni pezzo cadeva al suo posto.
Per lui la musica era una fonte inesauribile di materiale che veniva da dentro: un flusso costante in cui lui non poteva non infilarsi per trarne qualcosa di buono.
Poi veniva il momento della scrittura, e ogni volta che Michael si sedeva con carta e penna, pensava contemporaneamente al videoclip.
Scriveva in modo visuale: trovava un'immagine o una scena nella sua mente, e poi la descriveva a parole.
Amava il suo lavoro perchè gli sembrava un processo magico, spirituale.
Come dichiarò nel 1983: " Adoro creare magia. Mi piace mettere insieme qualcosa di insolito, così inatteso, da stravolgere le aspettative di tutti".
- Jermaine Jackson -