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Il Re Messaggero: Michael Jackson e la politica di #BlackLivesMatter

Ultimo Aggiornamento: 15/01/2015 15:32
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20/12/2014 21:33
 
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Valerie77, 20/12/2014 12:41:



Disgusto ?? Non l'ho scritto e non lo provo( non esageriamo) ho detto che non condivido.





Quando mi avevi detto che ti odiavi per stare a leggere il mio commento ho immaginato che ne provassi repulsione; a questo punto credo di aver capito male.
In ogni caso, ribadisco, nessun problema.


Valerie77, 20/12/2014 12:41:



Anderson sta fotografando una realtà molto sentita e americana, e riaccesasi attraverso le proteste a Ferguson e in gran parte dell'America. E' vero che nelle strade i protestanti fanno suonare la musica di Michael, ed è vero che They don't care about us era stata scritta per gli eventi accaduti all'epoca e a lui personalmente.




Si, non lo metto in dubbio che They Don't Care About us venga usata dai manifestanti. Ma il fatto che suonino le canzoni di Michael significa che lui sarebbe stato d'accordo con quelle proteste? Probabile, ma avrebbe mantenuto la stessa posizione anche quando son degenerate in sciacallaggio e vandalismo?

Io ho l'impressione che l'autore invochi una sorta di "solidarietà razziale" ("ma come, le star di colore non si esprimono? è un loro dovere in quanto neri!!").
E la solidarietà razziale è una roba che mi piace davvero poco.... però se la solidarietà razziale è diventata legittima e positiva che Anderson * mi avverta, così mi adeguo...

In breve, mi pare che nell'articolo manchi qualunque base per affermare che Michael si sarebbe comportato diversamente dalle altre star nere che non si sono espresse; di certo non basta il fatto che Michael abbia condannato - come più o meno tutto il pianeta - il pestaggio di Rodney King.
E dato che non mi piace che la memoria dei morti venga piegata - se non vogliamo dire distorta - per i propri fini meschinetti, ho postato il mio commento di sopra-

Valerie77, 20/12/2014 12:41:



Ne ha scritto anche un altro , se non lo hai letto è qui: perceptive.kinja.com/sony-hack-re-ignites-questions-about-michael-jacksons-p-16... molto interessate, diretto e senza fronzoli.




Ti ringrazio.
L'ho letto con attenzione e l'ho trovato decisamente più ragionevole dell'altro postato. A parte la solita citazione opinabile Spike Lee, grande regista quanto mediocre nelle sue dichiarazioni (artistiche e mediatiche).

Valerie77, 20/12/2014 12:41:


Io ho capito la tua critica al giornalista(?) ma in realtà ho avuto l'impressione che nel voler criticare Anderson, tu abbia solo sminuito Michael e il suo impatto anche politico.
Poi che c'entra, se si vuol guardare esclusivalmente al considerarlo un cantautore di canzonette sdolcinate, o a un opportunista maggiore rispetto ad altri grandi della storia, lo accetto, ma come ho detto: non condivido affatto.




Assolutamente nessuna intenzione di sminuire Michael: ho solo ribadito quella che è più o meno sempre stata la mia posizione.

Michael era sia un grande artista, sia un ottimo uomo d'affari.
Il suo scopo - assolutamente legittimo e giusto, dato che era il suo lavoro - era quello di raggiungere un pubblico il più ampio possibile.
Per farlo doveva cercare di inimicarsi meno persone possibile; per questo, quantomeno quando in pieno controllo, non ha mai rilasciato dichiarazioni politiche scomode e si è sempre impegnato in cause assolutamente non controverse. Che nemici ti fai se denunci la fame nel mondo, il problema AIDS o casi evidentissimi di razzismo? Diverso sarebbe stata un’opposizione specifica (e non una generica condanna della guerra) a, chessò, la campagna americana in Iraq.
Ti ripeto, nessun problema nella cosa: come lui hanno fatto centinaia di star e milioni di altre persone, non considero assolutamente Michael più opportunista di questi ne la mia stima per lui è diminuita.

Oltre a essere la sua arte, la musica era il suo lavoro e giustamente lo voleva sfruttare al meglio, così come fanno miliardi di persone (pure io figurati, mutatis mutandis, spesso non mi espongo quanto vorrei o dovrei).
Però esiste anche la categoria delle persone disposte a rinunciare ad una grossa parte del proprio “successo” (perchè vale per le star e per le persone normali), esponendosi, denunciando e supportando cause scomode e controverse. Solo che Michael non faceva parte di questa categoria, tutto qui.

Uno spunto che conferma questa mia tesi mi è venuta appunto dal video postato da Dangerous; al posto di mantenere ferma la propria (peraltro ragionevolissima e condivisibile) posizione, ossia che la canzone non era antisemita, Michael si è profuso in scuse profondissime e ha addirittura voluto cambiare il testo del pezzo.
Ora, la comunità ebraica è piuttosto potente nello show-business, quindi questo passo indietro significa:
- "coscienza sporca" (e non credo che MIchael fosse minimamente razzista), cosa che mi sento di escludere;
- una legittima scelta d'opportunità, che ha prevalso su quella artistica.

Sull'impatto politico di Michael, scinderei due aspetti:
1) è effettivamente stato il primo artista nero a diventare veramente "universale". Questo è un risultato incredibile, raggiunto grazie all'enorme talento e alla scelta di ampliare il più possibile la propria platea di fruitori (se vuoi pure questa, ancora una volta legittima e comprensibile, scelta d'opportunità);
2) è stata una delle tante star ad impegnarsi in cause importanti. Sono tutte cause meritorie, ma tendenzialmente ben conosciute, e Michael - per parte sua - ha contribuito solo a dare un po' più di visibilità ai problemi e a raccogliere denari che, per quanto abbiano sicuramente fatto bene, non hanno risolto il problema.
Poi a me più che la beneficenza sbandierata piace quella privata (e sappiamo che Michael ne faceva tantissima), ma questo è tutto un altro discorso.

* che hai ragione, manco ho capito se è un giornalista o se è nero.


Scusate la prolissità e un saluto a tutti. [SM=g27823]
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