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Mozart, Michael Jackson: come proteggere i bambini prodigio

Ultimo Aggiornamento: 14/10/2014 00:13
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12/10/2014 14:55
 
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Bambini prodigio alla ricerca della normalità
Da Mozart a Michael Jackson i bambini prodigio hanno sempre incuriosito pubblico e studiosi. Ma ora una ricerca evidenzia come un QI elevato non è garanzia di successo nella vita. E vanno aiutati proprio come gli altri piccoli. Solo la comprensione e accettazione del bambino nell’ambito familiare, sociale e scolastico può permettergli di eccellere

I bambini prodigio hanno da sempre affascinato il grande pubblico, gli studiosi. Wolfagang Amadeus Mozart a tre anni era già un clavicembalista conosciuto e si esibiva insieme al padre e la sorella. A 6 anni componeva musica e quando morì, a 35 anni, aveva composto più di 600 pezzi. Pablo Picasso fin da bambino era in grado di realizzare opere di pregio e a 15 anni dipinse “La prima comunione”. Valente Assenza, pittore del ‘900, a 8 anni aveva già dipinto i suoi primi ritratti a carboncino e fu pittore e insegnante affermato durante tutta la sua vita. Michael Jackson fin da piccolo cantava e ballava insieme ai “Jackson Five” e presto iniziò a scrivere musiche e testi di canzoni. Esempi illustri tra i tanti, dalle vite non sempre facili. E infatti studi recenti hanno messo l’accento sulle difficoltà che i bambini precoci o iperdotati possono incontrare durante la loro esistenza.
Non basta un Quoziente Intellettivo (QI) alto per sviluppare delle particolari abilità o riuscire meglio della vita.

Maria Pereira da Costa che insieme anche ad altri autori si è molto occupata dei bambini precoci, nell’opera “Bambini eccezionali: precocità intellettuale, alto potenziale e talento” chiarisce bene che è falso credere che i bambini precoci siano più e meglio “attrezzati” rispetto ai loro coetanei, per affrontare le difficoltà della vita, a partire dalla scuola.

Il fascino esercitato dai bambini prodiglio è un fenomeno che nasce con l’Illuminismo che interessandosi della persona e del suo intelletto comincia a guardare con occhi diversi anche ai bambini, con particolare interesse per quelli con delle doti considerate “speciali” a quel tempo, creando le basi di un’idealizzazione ma anche una cristallizzazione dell’immagine del bambino prodigio che sembra esserci arrivata quasi immutata attraverso i secoli.

D’altro canto oggi sono prese in considerazione anche le bambine precoci, attenzione che la sorella di Mozart non ebbe mai e infatti il suo talento non venne riconosciuto. Il nostro tempo, caratterizzato da una comunicazione mediatica diffusa e veloce, è alla ricerca costante di “stelle”, di “talenti”, di fattori “X o Y” che possano portare alla ribalta doti eccezionali o inusuali sempre più precocemente. Un po’ per stupire, un po’ per incantare, qualche volta per indicare modelli da imitare che purtroppo però come meteore, si consumano in un batter di ciglia.

Poiché nell'immaginario popolare, il termine "prodigio" si riferisce all'idea di spettacolare, ci dice l’autrice, che coinvolge già una drammatizzazione della nostra percezione di questi bambini, gli studiosi preferiscono da un punto di vista scientifico, utilizzare la definizione di bambini “ad alto potenziale”.
D’altro canto il concetto di “genio” non è univoco ma può indicare qualità assolutamente diverse tra di loro. Per cui attualmente si tende a specificare l’area (logico-matematica, musicale, di comprensione, scrittura, grafico-pittorica, etc.) in cui quel particolare bambino è notevolmente dotato, più efficiente e più esperto rispetto ai bambini della sua della stessa età.
Comunque sia, l’idea che i bambini precoci siano più predisposti e pronti ad affrontare l’esposizione pubblica o “mediatica”, è falsa.
L’essere esposti pubblicamente, osservati, giudicati, spesso spinge questi bambini verso il perfezionismo e un’esasperazioni delle qualità per cui si sentono considerati “interessanti”, potendo addirittura indurre, al contrario, una fragilità emotiva a causa del divario ad esempio tra il livello di maturazione cognitiva, l’intelligenza comunemente intesa, e la maturazione emotiva.
Non di rado infatti, vanno incontro al rischio di non riuscire a modulare le emozioni, al non sentirsi capiti e considerati per la loro età, sviluppando alcuni disturbi del comportamento, sia nella direzione di un eccitamento anche esplosivo (iperattività) o di un’inibizione e un rallentamento (timidezza anche estrema, isolamento, mutacismo) e soprattutto tanta tristezza.
Non di rado i bambini prodigio sono descritti come poco socievoli, ma anche questo può essere un cliché. Alcuni desiderano attrarre l’attenzione, altri la rifuggono con tutte le loro forze, ma nella maggior parte dei casi condurranno fortunatamente una vita assolutamente normale o comunque una vita senza problemi particolari. Questo dipenderà molto dalla capacità di comprensione e accettazione del bambino sia nell’ambito familiare, che in quello sociale e a scuola.

I bambini prodigio sono alla ricerca di cose assolutamente normali, di essere capiti, ascoltati e aiutati ad essere “come gli altri”, accettati per tutte le loro qualità, normali e particolari, e soprattutto, come ognuno, anche con i propri limiti e “difetti”.
Se riusciranno meglio di altri dipenderà da una molteplicità di fattori. Se gli saranno forniti gli strumenti giusti, adatti alla sue qualità specifiche e in linea con la sua maturazione emotiva ed affettiva. Forse riuscirà anche meglio ma non necessariamente in modo più veloce. La valutazione andrà sempre fatta alla distanza.
Dipenderà quindi dalle opportunità e dagli strumenti che verranno offerti, ma anche dalla passione che la famiglia e gli educatori saranno in grado di trasmettergli e infondergli, e infine dal desiderio del bambino stesso di dedicarsi alla disciplina per cui è particolarmennte portato. Se amerà quello che fa e all’interno di una crescita armoniosa con se stesso e con l’ambiente, potrà utilizzare le sue doti e i suoi “talenti” esprimendosi al massimo e con piacere.

d.repubblica.it/famiglia/2014/10/10/news/bambino_prodigio_talenti_figli_vita_normale-2318877/?ref...


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Mai pensato che i bambini prodigio fossero meglio attrezati ad affrontare la vita, anche perchè basta conoscere la storia di alcuni di loro...

L’essere esposti pubblicamente, osservati, giudicati, spesso spinge questi bambini verso il perfezionismo e un’esasperazioni delle qualità per cui si sentono considerati “interessanti”, potendo addirittura indurre, al contrario, una fragilità emotiva a causa del divario ad esempio tra il livello di maturazione cognitiva, l’intelligenza comunemente intesa, e la maturazione emotiva.
Non di rado infatti, vanno incontro al rischio di non riuscire a modulare le emozioni, al non sentirsi capiti e considerati per la loro età, sviluppando alcuni disturbi del comportamento, sia nella direzione di un eccitamento anche esplosivo (iperattività) o di un’inibizione e un rallentamento (timidezza anche estrema, isolamento, mutacismo) e soprattutto tanta tristezza.

Una delle definizioni più precise di Michael che abbia mai letto...
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