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A Bologna il referendum sui fondi alla scuola privata:sara' la vittoria della scuola pubblica?

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2013 19:05
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23/05/2013 19:56
 
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Imminente a Bologna il referundum che decidera' se la scuola privata usufruira' ancora di fondi statali,visto che la scuola pubblica e' agonizzante su tutti i fronti.Il risultato del referendum dara' un grosso contributo alla scuola pubblica?Vedremo...




Dal fattoquotidiano online:
"all’art. 1 «Il sistema nazionale di istruzione (…) è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali». Questo significa, cioè, che il sistema di istruzione nazionale prevede scuole pubbliche in quanto statali, scuole pubbliche in quanto comunali e scuole private paritarie. La seconda e la terza categoria costituiscono l’insieme delle scuole paritarie che – è bene ribadirlo – comprende quindi una parte pubblica. Nel corso degli anni e con la normativa seguente, alle scuole paritarie sono stati erogati fondi erariali. Il rapporto tra le 3 diverse tipologie è particolarmente significativo per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, che registra un 18,5% – rispetto al totale delle scuole paritarie – di scuole comunali. In tutti gli altri ordini di scuola le paritarie sono prevalentemente a carattere privato e confessionale.

Cosa hanno pensato di fare a Bologna? Il comitato Art.33 ha raccolto le firme per proporre agli elettori il seguente quesito referendario: “Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia?

a) utilizzarle per le scuole comunali e statali
b) utilizzarle per le scuole paritarie private

Ai cittadini bolognesi si chiede dunque di pronunciarsi in merito alla possibilità di riservare le risorse finanziarie del comune destinate alla scuola paritaria dell’infanzia o alla scuola pubblica (statale e comunale) o a quella privata, chiarendo una volta per tutte l’ambiguità configurata da quella legge. Una scelta di campo netta e inequivocabile. Un voto favorevole alle scuole pubbliche – oltre che ribadire il principio della laicità della scuola, dell’uguaglianza dei cittadini, della libertà di insegnamento e di scelta da parte delle famiglie – eviterebbe che i bimbi rimasti fuori dalla scuola statale e da quella comunale debbano rivolgersi alla paritaria privata. Alle famiglie non sarebbe imposto il pagamento di rette spesso non determinate da una libera scelta, ma da una necessità; e, ancor più, non si troverebbero costrette ad imporre ai propri figli – sovente, ancora, per necessità- una educazione confessionale.

Di quest’ultimo aspetto non possiamo non curarci. Leggo i dati pubblicati dal Messaggero di S. Antonio qualche mese fa.Le paritarie sono in tutto 13.500, di cui circa 9 mila cattoliche o di ispirazione cristiana, frequentate da 727 mila studenti (Centro studi per la scuola cattolica della Cei). Spiccano per numero le scuole dell’infanzia, con 6.610 istituti e 443 mila allievi. Vale a dire che in Italia due bambini dai 3 ai 6 anni su cinque scelgono la scuola dell’infanzia cattolica (in alcune zone, come il Veneto, sono quasi due su tre). Che sia sempre una “scelta”, come si diceva, è opinabile: sappiamo come la frequenza o meno della scuola dell’infanzia corrisponda per molte famiglie alla possibilità o meno per la madre di lavorare. L’obiezione opposta spesso dal Pd (che della legge di parità – si chiamava allora Ulivo – fu l’artefice nel lontano 2000) a coloro che continuano a denunciare l’incoerenza di quella norma rispetto al comma 3 dell’art. 33 della Costituzione (“Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”) che essa consente agli asili comunali di ricevere sovvenzioni statali, è strumentale. Dal momento che – come si diceva – le scuole dell’infanzia paritarie pubbliche (perché comunali) costituiscono una evidente minoranza rispetto alle private, che come quelle ricevono finanziamenti dalle nostre tasse. Peraltro il “senza oneri per lo Stato” non riguarda le scuole comunali, che – in quanto tali – sono scuole pubbliche.

C’è da aggiungere, inoltre, che al comma 2 dello stesso art. 33 la Costituzione recita: La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Lo Stato dovrebbe dunque provvedere a mettere tutti i suoi cittadini nella condizione di frequentare la propria scuola, laica, pluralista, inclusiva. Chi decide altrimenti è libero di farlo, ma senza gravare sull’erario pubblico. La scuola di tutti ha molti limiti (ancor più dopo i tagli draconiani che l’hanno colpita), ma continua ad essere l’unica scelta coerente e garantita per chi voglia praticare la cittadinanza e il pluralismo culturale per sé e per i propri figli.

Il referendum di Bologna apre una strada che sollecita bolognesi o no. Interpella bisogni concreti e questioni di principio, denuncia ineguaglianze, e soprattutto individua soluzioni. Restituisce centralità a un tema, quello della laicità, che non ha mai smesso di suscitare dibattito, passione, energie culturali. Il 26 maggio potrebbe segnare la vittoria della scuola pubblica e tracciare un percorso di riflessione e di azione replicabile altrove. È per questo che si tratta di una data importantissima, di un appuntamento da seguire con il fiato sospeso. Di un risveglio di spinta democratica che rappresenta una boccata di ossigeno per un Paese sfinito dall’inerzia e dall’assuefazione al peggio.











24/05/2013 11:04
 
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Cara mia, chi lo sa!
Io per un pò, anche se la cosa mi dava fastidio, ho pensato di non andare a votare, perchè avevo troppo poca conoscenza della materia. Stasera devo vedere una mia amica maestra che scommetto mi farà una capa così e mi fugherà ogni dubbio, ma il fatto che qui il sistema integrato abbia sempre funzionato qualche dubbio lo fa venire.
Se togliere fondi alle paritarie vuol dire vederle chiudere con conseguenti problemi per le famiglie che non san più dove mettere i bambini, non so se ne vale la pena...ma in questo periodo di vacche magre sottrarre risorse alla scuola pubblica è altrettanto da pazzi.
Alla fine voterò A, ma i dubbi mi rimangono.
24/05/2013 12:38
 
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Re:
(Miss Piggy), 24/05/2013 11:04:

Cara mia, chi lo sa!
Io per un pò, anche se la cosa mi dava fastidio, ho pensato di non andare a votare, perchè avevo troppo poca conoscenza della materia. Stasera devo vedere una mia amica maestra che scommetto mi farà una capa così e mi fugherà ogni dubbio, ma il fatto che qui il sistema integrato abbia sempre funzionato qualche dubbio lo fa venire.
Se togliere fondi alle paritarie vuol dire vederle chiudere con conseguenti problemi per le famiglie che non san più dove mettere i bambini, non so se ne vale la pena...ma in questo periodo di vacche magre sottrarre risorse alla scuola pubblica è altrettanto da pazzi.
Alla fine voterò A, ma i dubbi mi rimangono.











Se dividi la ricchezza diventa' poverta'!Se i fondi destinati alla scuola pubblica vengono distribuiti anche alle private ecco che vengono a mancare i soldi per le mense,il tempo pieno o prolungato ,cosi' necessari perche' svolgono un servizio sociale per alunni che hanno entrambi i genitori lavoratori o per offrire una offerta formativa piu' ricca.
Mancano mense e altro nella scuola pubblica perche' mancano i soldi,non per mancanza di volonta'!Chi ha una scuola privata o paritaria si mantenga con le rette,invece da' quattro soldi agli inesgnanti e tende a non essere selettivo anche di fronte all'insuccesso o alle difficolta' di un alunno in quanto perderebbe un cliente!


24/05/2013 15:05
 
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Senza entrare nel merito di questa proposta (che non conosco) e premettendo che
- sono figlio di un'insegnante, e che quindi la scuola pubblica oltre che un'istruzione mi ha anche dato da mangiare;
- la mia è solo curiosità per capire meglio e ho ZERO intenti polemici;
- oggi voglia di lavorare.....


Secondo voi cosa succederebbe se si spostasse l'attenzione dalla "scuola pubblica" al "diritto allo studio"?

Vado a spiegare. Al posto di FORNIRE il servizio, lo stato FINANZIEREBBE i singoli; supponendo che lo stato oggi spenda 6000 Euro annui per studente non universitario (credo sia una cifra abbastanza vicina alla realtà), lo stato non offrirebbe più il servizio scuola, ma darebbe ad ogni giovane in età scolare un "buono" da spendere in un istituto scolastico e non utilizzabile in nessun altro modo.

Ogni famiglia sceglierebbe per i figli la scuola ritenuta migliore (più lingue, più matematica, programmi più veloci o più lenti, migliore strutture sportive o informatiche, convitto magari aggiungendo qualche soldo in più ecc.). Perchè no, il pubblico potrebbe anche continuare a fornire il servizio, ma dovrebbe finanziarlo solo con le iscrizioni. Magari si potrebbe far partire il tutto anche solo dalle medie.

Per l'università si potrebbe magari studiare un sistema di prestiti d'onore per i meritevoli, che andrebbero a restituirlo a rate nel caso in cui il loro reddito superasse una certa soglia.

A tutti sarebbe garantito il diritto all'istruzione, ma ogni genitore sarebbe messo in condizione di scegliere la soluzione che più preferisce.
Gli insegnanti bravi verrebbero riassunti dalle nuove scuole (i genitori coscienziosi dovrebbero tendere a scegliere le scuole con gli insegnanti migliori).

La cosa presupporrebbe con tutta probabilità l'abolizione del valore legale dei titoli, ma credo che questo non sia un problema per nessuno.

***

Problemi in questa soluzione ne vedo parecchi (ad esempio genitori che si fanno assumere/dare dei soldi in cambio dell'iscrizione dei figli, ecc.), ma anche la scuola pubblica non ne ha pochi.

Che ne pensate?

P.s. Scusate gli errori ma ho scritto di fretta.

“You have to be realistic about these things.”
24/05/2013 15:08
 
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Scusate, avevo dimenticato di dire che secondo me la scuola pubblica italiana offre (in media) un servizio di buon livello e che non sono ideologicamente contro.

Mi chiedevo solo se la mia diversa ipotesi potesse essere migliore.


“You have to be realistic about these things.”
24/05/2013 17:51
 
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Re:
Rarronno, 24/05/2013 15:05:

Senza entrare nel merito di questa proposta (che non conosco) e premettendo che
- sono figlio di un'insegnante, e che quindi la scuola pubblica oltre che un'istruzione mi ha anche dato da mangiare;
- la mia è solo curiosità per capire meglio e ho ZERO intenti polemici;
- oggi voglia di lavorare.....


Secondo voi cosa succederebbe se si spostasse l'attenzione dalla "scuola pubblica" al "diritto allo studio"?

Vado a spiegare. Al posto di FORNIRE il servizio, lo stato FINANZIEREBBE i singoli; supponendo che lo stato oggi spenda 6000 Euro annui per studente non universitario (credo sia una cifra abbastanza vicina alla realtà), lo stato non offrirebbe più il servizio scuola, ma darebbe ad ogni giovane in età scolare un "buono" da spendere in un istituto scolastico e non utilizzabile in nessun altro modo.

Ogni famiglia sceglierebbe per i figli la scuola ritenuta migliore (più lingue, più matematica, programmi più veloci o più lenti, migliore strutture sportive o informatiche, convitto magari aggiungendo qualche soldo in più ecc.). Perchè no, il pubblico potrebbe anche continuare a fornire il servizio, ma dovrebbe finanziarlo solo con le iscrizioni. Magari si potrebbe far partire il tutto anche solo dalle medie.

Per l'università si potrebbe magari studiare un sistema di prestiti d'onore per i meritevoli, che andrebbero a restituirlo a rate nel caso in cui il loro reddito superasse una certa soglia.

A tutti sarebbe garantito il diritto all'istruzione, ma ogni genitore sarebbe messo in condizione di scegliere la soluzione che più preferisce.
Gli insegnanti bravi verrebbero riassunti dalle nuove scuole (i genitori coscienziosi dovrebbero tendere a scegliere le scuole con gli insegnanti migliori).

La cosa presupporrebbe con tutta probabilità l'abolizione del valore legale dei titoli, ma credo che questo non sia un problema per nessuno.

***

Problemi in questa soluzione ne vedo parecchi (ad esempio genitori che si fanno assumere/dare dei soldi in cambio dell'iscrizione dei figli, ecc.), ma anche la scuola pubblica non ne ha pochi.

Che ne pensate?

P.s. Scusate gli errori ma ho scritto di fretta.




Sarebbe un'idea da approfondire sicuramente...ma credo che farebbe lievitare i costi...e determinerebbe classi di studenti, non in senso fisico ma classi sociali...
poi sarei contro anche per un altro verso...
sarei contrario a demandare la cultura a questo o quell'altro soggetto privato...con il rischio di creare delle piccole Madrasse, in senso culturale e non strettamente relgioso evidentemente, e infatti, in molti casi, le Scuole private italiane, quelle vere, non i diplomifici ovviamente, assumono spesso quell'aspetto...
magari penserai che sono il solito KOMUNISTA, ma io credo che un controllo statale reale e non fittizio debba rimanere...

poi l'esperienza delle Cliniche convenzionate, non è che mi abbia troppo entusiasmato...credo si correrebbero dei rischi simili...

tuttavia con i giusti correttivi la tua idea potrebbe non essere del tutto peregrina...

ah e ciao [SM=x3072554]
[Modificato da Keep the faith 24/05/2013 17:53]

Ah Avvocà io un termine per note ve lo concedo...però non scrivete troppo perchè io non ce la faccio a leggere
25/05/2013 20:09
 
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@Rarronno:la tua proposta e' molto valida ed interessante ma presupporrebbe un popolo maturo,onesto,responsabile,indipendente,cosa che quello italiano non e',in linea generale,eh!Ci sarebbe sempre chi manipolebbe la situazione a suo favore per attirare clienti e,come ha previsto Keep,si creerebbero delle scuole dove ci potrebbe essere un tipo di educazione che formerebbe secondo un solo profilo ideologico,perche' cosi' vorrebbe lo "sponsor"!
L'importanza della scuola pubblica sta proprio nell'educare alla liberta' di pensiero,nel rispetto della crescita di ognuno.
Credo che l'ultima riforma,con tagli enormi che hanno ridotto la scuola pubblica in ginocchio,senza la possibilita' di offrire anche servizi minimi o diritti come il sostegno per i diversamente abili ,avesse l'intento di convogliare verso la privata o la paritaria dove l'educazione non ha la possibilita' di confrontarsi o di essere controllata.
E' chiaro che quando una famiglia ha l'esigenza di tenere a scuola i figli col tempo pieno per motivi di lavoro e questa non puo' offrirgliela per motivi di tagli, quella famiglia deve andare a pagare una retta che grava sul bilancio familiare.
Invece di dare soldi alla pubblica lo Stato ,cioe' il Governo Berlusconi,ha sovvenzionato la scuola privata della moglie di Bossi con un milione e 800 mila euro,per quello che e' stato scoperto !
Chissa' quante altre scuole avranno usufruito di sovvenzionamenti in quanto elettori di quel partito e non lo sappiamo!
I fondi servono anche per attivare laboratori e progetti per il recupero dei minori a rischio,il discorso e' molto articolato e alla fine il referundum riduce un discorso che e' molto piu' ampio!
25/05/2013 22:56
 
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Dal fattoquotidiano online:

"Si gioca anche con sponsor e nomi di peso la sfida per il referendum sui finanziamenti comunali alle scuole private d’infanzia, in programma domenica 26 maggio a Bologna. Nelle ultime settimane, entrambi i fronti, il primo che vorrebbe abolire i fondi pubblici alle paritarie e l’altro per il mantenimento del sistema integrato così come è ora, hanno schierato pezzi da novanta e volti noti della cultura e della politica bolognese. A favore dell’opzione B, quella che prevede i finanziamenti alle private, c’è anche il politologo e professore dell’Alma Mater, Gianfranco Pasquino: “Se si tolgono i soldi alle scuole convenzionate 300 o 400 bambini rimarranno fuori dalle materne. Far passare la consultazione come un quesito sulla laicità non è un’operazione corretta”. Da sempre a fianco dei referendari, invece, l’attore Ivano Marescotti: “Se volete mandare i vostri figli alle scuole private siete liberi di farlo, ma senza aiuti pubblici. Perché l’articolo 33 della Costituzione non è interpretabile e parla di “scuole private senza oneri per lo Stato”
25/05/2013 23:21
 
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A giudicare dalla poca gente che ieri sera era alla manifestazione per l'opzione A, credo che l'affluenza al referendum sarà proprio bassa. E del resto mi pare che alla maggior parte della gente importi proprio poco...
26/05/2013 00:01
 
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Re:
(Miss Piggy), 25/05/2013 23:21:

A giudicare dalla poca gente che ieri sera era alla manifestazione per l'opzione A, credo che l'affluenza al referendum sarà proprio bassa. E del resto mi pare che alla maggior parte della gente importi proprio poco...









Salvo poi rompere le p...alla scuola per le sue inadempienze e per i suoi limiti che derivano anche dall'investimento economico!
L'italiano non ha capito che a furia di demandare e non agire con responsabilita' e in prima persona su scelte sociali e politiche ha generato in gran parte la situazione attuale!
Certo e' che il referendum,grande strumento di democrazia,dal popolo italiano viene poco considerato e per la maggior parte l'ha sempre disertato!Peccato... [SM=g27813]


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