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12 marzo 1967 - 12 marzo 2013

Ultimo Aggiornamento: 14/03/2013 06:24
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12/03/2013 20:41
 
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Complici un pò di file di stamani all'Agenzia delle Entrate [SM=g3067273] , mi son stampata e letta il papello e mi sono anche molto divertita, come spesso con i tuoi scritti, quando mi vien voglia di leggerli, Mark.
Non ho ancora avuto il tempo di riascoltare l'album, e con il diluvio che mi inchioda in ufficio anche ora non so quando ne avrò il tempo [SM=g27815] [SM=g2927043] ,ma questo è uno dei dischi che mi han spalancato un universo nuovo, anche se non è che poi mi ci sia addentrata più di tanto [SM=g27828] .
Come mio solito ci sono arrivata tardi, avevo già 20 o 21 anni, ma ricordo di aver fuso la cassetta su cui l'avevo registrato (mi sa che mi ero affittata il cd, allora si faceva, bei tempi), e nel 2001 fa ho sentito il bisogno di comprami il cd, perchè continuasse ad accompagnarmi.
L'ho sempre trovato oscuro, sì, ma non così respingente come l'hai dipinto tu, anzi, affascinante ed ipnotico nelle sue distruzioni di suoni, tanto da conquistare in breve una allevata a pop e mainstream come me.
E poi, motivo in più di affetto, I'll be your mirror era il brano con cui si chiudeva uno spettacolo che ho fatto taaaaanto tempo fa.

Lungi da me far le pulci alla tua analisi, non mi interessa e manco sarei in grado, ma c'è una cosa che hai scritto, con cui non sono sicuramente d'accordo.

Fatta eccezione per l’elettronica infatti, tutto quello che apparirà sino al giorno d’oggi sarà un dejà vu se si ha bene in mente questo disco. Progressive, punk, new wave e post punk, new pop, post-rock, noise, black noise, no music, black metal, dark-wave, minimal, hard & heavy così come chamber, qui c’è proprio tutto. Prima nemmeno esistevano I generi, nemmeno si poteva concepirli, mancavano proprio le categorie di pensiero. Come ha detto qualcuno, in qualsiasi disco oggi prodotto al mondo c’è almeno un 5% prelevato da questo disco

Continui ad ignorare, colpevolmente e te lo dissi già [SM=g27828] , la musica nera, che si è sviluppata per i fatti suoi e non è certo nata da Andy Warhol. Tu fai fatica a considerarla, lo so, e va benissimo se, per usare le tue parole "non rappresenta il tuo modo di vedere la musica".
Ma c'è! C'era prima dell'avvento dei VU e continuerà ad esserci, grazie a dio!!


13/03/2013 08:09
 
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Re:
(Miss Piggy), 12/03/2013 20:41:

Complici un pò di file di stamani all'Agenzia delle Entrate [SM=g3067273] , mi son stampata e letta il papello e mi sono anche molto divertita, come spesso con i tuoi scritti, quando mi vien voglia di leggerli, Mark.
Non ho ancora avuto il tempo di riascoltare l'album, e con il diluvio che mi inchioda in ufficio anche ora non so quando ne avrò il tempo [SM=g27815] [SM=g2927043] ,ma questo è uno dei dischi che mi han spalancato un universo nuovo, anche se non è che poi mi ci sia addentrata più di tanto [SM=g27828] .
Come mio solito ci sono arrivata tardi, avevo già 20 o 21 anni, ma ricordo di aver fuso la cassetta su cui l'avevo registrato (mi sa che mi ero affittata il cd, allora si faceva, bei tempi), e nel 2001 fa ho sentito il bisogno di comprami il cd, perchè continuasse ad accompagnarmi.
L'ho sempre trovato oscuro, sì, ma non così respingente come l'hai dipinto tu, anzi, affascinante ed ipnotico nelle sue distruzioni di suoni, tanto da conquistare in breve una allevata a pop e mainstream come me.
E poi, motivo in più di affetto, I'll be your mirror era il brano con cui si chiudeva uno spettacolo che ho fatto taaaaanto tempo fa.

Lungi da me far le pulci alla tua analisi, non mi interessa e manco sarei in grado, ma c'è una cosa che hai scritto, con cui non sono sicuramente d'accordo.

Fatta eccezione per l’elettronica infatti, tutto quello che apparirà sino al giorno d’oggi sarà un dejà vu se si ha bene in mente questo disco. Progressive, punk, new wave e post punk, new pop, post-rock, noise, black noise, no music, black metal, dark-wave, minimal, hard & heavy così come chamber, qui c’è proprio tutto. Prima nemmeno esistevano I generi, nemmeno si poteva concepirli, mancavano proprio le categorie di pensiero. Come ha detto qualcuno, in qualsiasi disco oggi prodotto al mondo c’è almeno un 5% prelevato da questo disco

Continui ad ignorare, colpevolmente e te lo dissi già [SM=g27828] , la musica nera, che si è sviluppata per i fatti suoi e non è certo nata da Andy Warhol. Tu fai fatica a considerarla, lo so, e va benissimo se, per usare le tue parole "non rappresenta il tuo modo di vedere la musica".
Ma c'è! C'era prima dell'avvento dei VU e continuerà ad esserci, grazie a dio!!





Ehm, no non mi dimentico della black music, ma fai bene a precisare il tuo pensiero, che così diventa “critica musicale” a sua volta (anche se dici di non volerlo). [SM=g27823]

Se leggi il mio intervento faccio più volte riferimento ad un prima e ad un dopo, rispetto a questo disco. Prima del disco dei VU c’erano infatti dei generi oramai consolidati (psichedelia, beat, jangle pop eccetera), non menziono ovviamente cose note, ovvero che c’era già da decenni il jazz, il blues, per non parlare di musica classica, ecc. Tra queste cose, si potrebbe quindi dedurre, va o andrebbe aggiunta la black music, qualunque cosa voglia dire questo nome che null’altro è che un contenitore di cose diverse. Io in effetti parlavo del disco dei VU come pietra miliare e di riferimento per tutto quello che viene dopo quel disco, non di quanto c’era prima. Ed in effetti hai ragione a sottolineare che rispetto a generi che non ho menzionato, perché diversi, ad esempio il jazz, non solo i VU ma tutto il pop o il rock non ha mai avuto molta influenza. Solo apparentemente però.

Per spiegare e farla un po’ breve, infatti, salto alcuni passaggi logici. I due mondi, (black music/pop-rock), sono molto più interconnessi di quello che credi. Se la storia del rock è la cronaca di un sequestro, quello da parte dei bianchi di regole del blues, ritmi tribali, tipicamente “black”, è proprio con i VU che si assiste alla riparazione di quel peccato originario. Mentre beatles e stones e compagnia bella in Uk si appropriano di quel linguaggio e fanno giri blues (quindi black) con faccine borghesi e simpatiche gli uni e borghesi-antipatiche gli altri, ma sempre facce della stessa medaglia , idem dicasi in america per beach boys/byrds e dylan dall’altra, è proprio che con i VU i bianchi si riappropriano definitivamente di quel linguaggio, lo portano nel mondo della musica alta, cioè di quella classica, contemporanea, tipicamente bianca, e lo sdoganano mettendolo in un mondo che la musica black può solo guardare dalla distanza. Si dirà: beh, ma allora non c’è contatto, va bene quel che dice la piggy. No, è proprio l’opposto. Nel momento stesso in cui un linguaggio musicale si stacca dall’altro e diventa indipendente (il pop e il rock dei VU) scatta quel fenomeno di interscambio e commistione e che diviene presto di” sequestro”. Questa volta però il procedimento ha un senso opposto. Dopo i VU è la volta della black music a dovere fare i conti con la musica dei bianchi e mettersi a rincorrere. Mentre la musica dei bianchi va in ebollizione (progressive, hard rock, heavy, punk new wave, eccetera) quella black sta per un po’ al palo e i 70’s sono la storia del progressive o dell’elettronica, non certo della black music, almeno per il primo lustro. Poi, ok, non faccio la storia della musica qui, anzi arrivo alla fine. Ok, potrei cancellarla 'sta parte, ma la lascio, adesso che rileggo, pazienza...

Se in effetti fai bene a rimarcare quello che davo per scontato, ovvero che in generi complementari al pop e al rock, l’influenza è necessariamente di diverso tipo, da un altro punto di vista la lezione dei VU è immensa anche in questi territori. La lezione dei VU è gigantesca perché appunto trascende da un mero “nuovo suono”. Spero infatti fin qui di avere lasciato intendere come i VU portino un nuovo modo di concepire la musica. Non più faccine borghesi ma denuncia di oscenità, la vita fa schifo, la musica si consuma da ragazzi inseriti in un contesto di degrado urbano, la musica dei VU è da periferia industriale, così come il loro battito urbano e metallico. I VU modificano il free jazz, vanno vicino a costruire il primo industrial beat, prefigurano tutto il post-rock dei 90, comprese quelle versioni ibride di trip-hop tra musica bianca e nera e modificano il soul dei neri. Hai presente il london beat, fabriclive, shackleton, oppure le versioni commerciali dei dj londinesi, mattafix, compagnia bella? Togli la parte elettronica (che a mio parere comunque trova nei rumori non più umanizzati dei VU il terreno fertile per nascere), ma molte cose come quel gelido northern soul, costruito con un crooning black e anche massicciamente dalla comunita nera, sono suoni geneticamente modificati dall’eredità bianca dei VU.(mi scuso per le banalizzazioni black e bianco ma tu stessa le hai portate dentro). Quindi non darei per scontato che la musica black sia solo r&b e sue declinazioni arcaiche.

L’altra cosa che voglio aggiungere si riferisce al fatto che per te i VU non ti sembrano tanto minacciosi o strani. Il punto è che questo disco va valutato ovviamente oggi, ma si tratta di diagnosi oramai postuma, trattandosi di quasi mezzo secolo fa. Se oggi questo suono è normale è perché la normalità di oggi è stata costruita quel giorno lì. A quell’epoca (1966-1967), pare opportuno ricordarlo, c’era claudio villa in italia. Adriano celentano o rita pavone erano considerati trasgressivi e avanguardia. I VU non erano nemmeno immaginabili, sarebbero stati alieni, nemmeno censurabili, sarebbero stati proprio non capiti. Eppure c’erano e hanno fatto questo disco, che si merita la teca centrale del Museo della Musica, semmai esistesse e un milione di fotografi giapponesi attorno che scattano foto all’accendersi ciclico delle luci.


[Modificato da °Mark Lanegan° 13/03/2013 08:17]
13/03/2013 13:46
 
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No dai, diamo a Cesare quel che è di Cesare. Questo disco è stato importante per il Rock e l'Avanguardia, ma non venitemi a dire che è influente per il Jazz, il R&B, il Rap, la New Age, e tutti gli altri generi di questo mondo, perchè davvero si sconfina nella sopravvalutazione più assoluta.

Tral'altro, vorrei fare una precisazione sui generi, giusto per evitare confusione e fraintendimenti. Spesso (mi auguro per comodità e non perchè lo si pensi davvero), ci riferiamo a Metal, Hard Rock, Progressive Rock, ecc. come generi. In realtà sarebbero dei subgeneri del Rock. Così come il Cool, il Bop, l'Hard Bop, ecc. lo sono del Jazz. Il Pop, che erroneamente viene considerato un genere, è in realtà un termine per descrivere:
1) la musica che vende e si trova in classifica, a prescindere dal genere di appartenenza.
2) qualsiasi tipo di musica che abbia una struttura semplice e di facile comprensione per il pubblico. Quindi, adatto alla vendita.

Per farla breve, ci sono grandi generi, che si dividono in macrogeneri, che a loro volta si dividono in microgeneri, i quali spesso si intrecciano tra di loro, sforando anche altrove.
Questo giusto per precisare, perchè molto spesso su internet mi imbatto in discussioni su cui c'è confusione su questi punti.

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SimoneMJJ
13/03/2013 18:35
 
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Re:
Simone Jackson, 13/03/2013 13:46:

No dai, diamo a Cesare quel che è di Cesare. Questo disco è stato importante per il Rock e l'Avanguardia, ma non venitemi a dire che è influente per il Jazz, il R&B, il Rap, la New Age, e tutti gli altri generi di questo mondo, perchè davvero si sconfina nella sopravvalutazione più assoluta.

Tral'altro, vorrei fare una precisazione sui generi, giusto per evitare confusione e fraintendimenti. Spesso (mi auguro per comodità e non perchè lo si pensi davvero), ci riferiamo a Metal, Hard Rock, Progressive Rock, ecc. come generi. In realtà sarebbero dei subgeneri del Rock. Così come il Cool, il Bop, l'Hard Bop, ecc. lo sono del Jazz. Il Pop, che erroneamente viene considerato un genere, è in realtà un termine per descrivere:
1) la musica che vende e si trova in classifica, a prescindere dal genere di appartenenza.
2) qualsiasi tipo di musica che abbia una struttura semplice e di facile comprensione per il pubblico. Quindi, adatto alla vendita.

Per farla breve, ci sono grandi generi, che si dividono in macrogeneri, che a loro volta si dividono in microgeneri, i quali spesso si intrecciano tra di loro, sforando anche altrove.
Questo giusto per precisare, perchè molto spesso su internet mi imbatto in discussioni su cui c'è confusione su questi punti.



Esistono studi profondi sul pop. Middleton su tutti, ma poi c'è philip tagg, in italia il bianchi, michelon, eccetera, i quaderno di montag, ok. Questo per dire che l'argomento è lungo e su O.R. ci si scanna per parlare di pop. Io qui riporto il pensiero di Middleton, se non ti piace...

1) pop come "popular music". Termine che indica tutto quello che non è musica non-popolare, ovvero alta. La musica classica contemporanea. La mia accezione preferita quando parlo di teoria della musica. Anche quella di Middleton. Comprende quasi tutto, ma non tutto. Certo anche il jazz, anche se si affretta a dire Middleton "meglio trattarlo a parte". Ma anche il jazz è popular music e si contrappone, per genesi, per sua natura di musica non scritta eccetera alla musica colta e alta, quella classica. Aggiungo: in questo senso il rock è un genere o categoria del "pop" inteso come popular music.

2) pop ancora come "popular music" ma inteso come categoria di produzione musicale destinata ad un consumo massificato reso possibile dalla diffusione in UK di dischi a cavallo fra l'ultimo decennio dell'ottocento e meglio, il 1912, con la pubblicazione del primo disco di musica per la distribuzione di massa, vado a memoria perdonatemi se non è il 1912. Teoria gramsciana, che middleton adotta; il termine popular music nasce dagli scritti di gramsci e prima di questi nessuno aveva usato quel termine, ok, qui poco importa però.

3) pop come genere storico, ovvero categoria che definisce un genere musicale nato negli anni '50, quindi post tin pan alley se sai a cosa mi sto riferendo, codificato negli anni '60 e che tutto sommato procede fino ad adesso. Suddiviso per sottogeneri: il jangle pop, il twee pop, l'indie pop, il new pop, il psych pop, il post pop, l'alt-pop, perfino il pop e basta, eccetera. Ma sono sottogeneri che servono solo per la qualificazione e la catalogazione. Se hai una macro struttura chiamali pure sotto-sotto generi. (quindi 1. popular music, 2. pop music. 3. twee pop ? Mi sta bene, nulla osta. Di solito però le sub directories di un hard disk si chiamano subdirectories, non si dice sub-sub-sub-sub directories e così via a seconda del reale collocamento, comunque arbitrario)

4) pop come genere musicale, indagine su una sovrastruttura a questi sottogeneri. Vi sarebbe infatti una struttura precisa del pop ed un fine identico a tutte queste categorie, "la cattura del piacere", Bianchi ci dedica diversi libri, secondo lui si può fare una suddivisione in schema beatlesiano e quello dylaniano. Un genere determinato da strutture definite a secondo della posizione del verse e del chorus, la strategia della tensione, l'accumulo di carica e la posizione delle singole parti di un pezzo. Le battute, la coda. Eccetera.

5) una dizione spregiativa, in vigore soprattutto in italia e corrispettiva di trash oppure muzak inglese, di Easy listenening

Scusa, ne ho lette tantissime di cose non mi meraviglio più di nulla.
Cosa intendi con "Metal, Hard Rock, Progressive Rock, ecc. come generi. In realtà sarebbero dei subgeneri del Rock. Così come il Cool, il Bop, l'Hard Bop, ecc. lo sono del Jazz. "
Ah ok, in sede di rilettura direi che va bene, qui posso abbastanza concordare, mi riferisco al tuo discorso fra generi e sottogeneri: secondo la teoria di middleton, che ricordo nasce come confutazione delle tesi estetiche della scuola hegeliana sul pop, come musica di non-interesse, ci potrebbe anche stare configurandosi ad es il prog come subgenere di un genere (il rock) del pop(ular music). Quindi come configuri ad es il black metal? subgenere di subgenere? Non mi sembra importante. Credo piuttosto che se definisci genere il metal puoi chiamare anche il black metal genere senza definirlo sub-subgenere. PErché allora per il doom black-metal devi dire subgenere di subgenere di subgenere? Mi sembra irrilevante (e comunque nessuno si sogna di fare questo discorso nella pratica: sono tutti generi)


Poi sui VU.
I VU hanno un'influenza diretta su una miriade di generi, di cui sono antenati ... per test del dna accertato: l'ho detto sopra nell'intervento di apertura. Cosa ho detto? punk, new wave, dark o darwave, noise rock, post rock eccetera. Non li ho nemmeno detti tutti eh? ho lasciato fuori la no-wave di new york, vabbe, per il resto vedi sopra. E fin qui basterebbe per essere il disco più influente della storia, mica lo dico solo io, ma c'è di più.

Quello che ok, tra mille iperboli dico sopra (ma mi sembra che joe vogel quando parla di MJ un po' di enfasi ce l'abbia anche lui), sarebbe un discorso serio e che andrebbe ponderato. Quindi ti invito a considerarlo con il tempo, non vale l'immediata risposta cma quella che ti entrerà dentro con gli anni, ovvero è che l'eredità dei VU va molto al di là dell'influenza del semplice suono.

I VU creano una nuova estetica nella popular music, nel pop inteso in senso middletoniano. La prendono dalla musica contemporanea (e già questo fa vedere che un balzo è possibile fra mondi diversi) e la portano nel rock.
Questa estetica trascenderà il rock dei VU ed attecchirà in generi insospettabili, distanti spettri interi dal suono dei VU.
Ti faccio subito un esempio. Sopra hai detto che per la new age... eh, cosa volete che i VU esplichino effetti sulla new age??
Invece...
Tu sai vero da dove si fa partire la new age nella sua componente più sofisticata ed intellettuale, ovvero il lounge? Bravo, da music for airports di brian eno. E da chi ha preso mezza vita artistica brian eno, tanto che ho messo una sua frase all'inizio del mio commento sopra, quale discepolo dei VU? Da questo disco.

Il rumore dei VU è quello che Brian Eno abbasserà di volume e farà partire per la creazione del suo manifesto longe, la music for airports. E' grazie a quell'interruttore sul rumore che hanno attivato i VU che si è reso possibile il silenzio misto a rumore di tanto lounge e new age.

Quindi riassumendo. Ok, diamo a cesare quel che è di cesare. Questo disco fa impallidire non uno ma tutti i dischi di musica fino ad oggi per innovazione.
Possiamo trovare dei campi dove non esplica la sua influenza? Ma sì certo. Soprattutto se tu e miss piggy mi segnalate dei settori musicali già esistenti all'epoca dei VU e rimasti sostanzialmente inalterati nel corso degli anni.
Io ho segnato sopra alcuni settori di induzione "diretta" di effetti VU (perché se consideriamo il punk in toto come filiazione dei VU allora mezza umanità musicale deriva indirettamente da questo disco, potendosi il punk mettere alla base dei dischi che sto scaricando adesso e che sono usciti oggi).
Quando invece tu e miss piggy mi ricordate che i dischi di r6b, il gospel, non so cosa, non sono stati influenzati dai VU, oh grazie, c'erano già, io mi sono limitato a spiegare la frase per cui un 5% di ogni disco (magari è 10%, faccio a memoria) di cose nate da quel momento in avanti deve qualcosa a questo album, in via indiretta.
Ma anche per il jazz (è immaginabile il disco di DAvid Sylvian dell'anno scorso senza i VU, un cross over fra new wave e jazz atonale e reediano fino al midollo???) si può fare lo stesso discorso e per quanto riguarda i contenuti perfino il rap. Insomma, i critici si possono spingere molto avanti con questo materiale. Del resto Vogel con dangerous arriva a dire che ha influenzato il genere industrial. Visto che lui dice che uno influenza un genere nato 15 anni prima posso dire che i VU influenzano generi nati 15 anni dopo?

ps.
Ah sto correggendo (alcuni) errori e quindi colgo l'occasione per aggiungere: non è che valga come criterio di indagine, ma "la mia principale influenza soono, a parte i VU,..." è la frase più ricorrente su una rivista musciale. Forse adesso meno, ma fino agli anni 90' è stata un tormento. Il punto però è che adesso nascono sì nuovi ragazzini che giustamente ignorano tutto e tutti, ma il punto è che imitano quelli che, fino agli anni '90 dicevano di rifarsi in tutto e per tutto ai VU. La cosa che sorprende al limite è che leggi delle cose impossibile, e non escluderei che perfino christina aguilera abbia detto di rifarsi.. (il naso? no, cioè sì anche, ma) ai VU!

[Modificato da °Mark Lanegan° 13/03/2013 19:35]
13/03/2013 22:27
 
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Ma proprio per questo dicevo che per comodità ci si riferisce a subgeneri (o subgeneri di subgeneri, e così via) come generi. Da un punto di vista discorsivo risulterebbe anche un po' pesante. Tuttavia, l'ho voluto specificare per non incorrere in confusioni e fraintendimenti. Anche perchè, come già detto prima, su internet assisto a molti dibattiti sulla cosa, con gente ostinata a voler considerare il Gangsta Rap un genere a parte del Rap. Cosa palesemente falsa.

Riguardo la definizione di "Pop", per ora, rimango sulla mia idea (che poi non sarebbe solo mia, così come quella esposta da te non è solo di Middleton).

Tornando ai VU, è normale che se facciamo un discorso a catena, gli album vecchi (quelli innovativi ovviamente) risultano essere imponenti per aver generato indirettamente tanti nuovi generi. E' vero, è giusto riconoscere questa sorta di progenia indiretta della serie "se non ci fossero stati loro, forse non sarebbe andata così e non ci sarebbe stato questo, quello.....". Però, bisogna dire che ci sono innovatori che una volta ispirati da un capolavoro, creano un qualcosa di talmente nuovo e/o diverso da diventare loro il punto di partenza di qualcosa a cui tutti si ispirano, fin quando non arriveranno altri innovatori che creeranno altre novità da diventare loro il nuovo punto di partenza. Non so se hai afferrato ciò che voglio dire. Se facessimo il discorso a catena, tutti dovrebbero eleggere il primo singolo di Chuck Berry come miglior disco di sempre perchè è da lì che è partita un'intera era che dura oggi (quella Rock 'n' Roll ovviamente), così come sono nati indirettamente tanti generi.
Con questo non voglio dire di ignorare le influenze indirette, ci mancherebbe. Dico soltanto che secondo me, sarebbe meglio collocare quel tipo di influenza qualche gradino indietro rispetto all'influenza diretta, che è più importante per la creazione di un lavoro.

Ovviamente, questa è la mia visione musicale. Negli anni potrei anche rivederla, così come potrei lasciarla immutata.

P.S. Penso che chiunque si cimenti in questi discorsi sappia cosa sia la Tin Pan Alley, o mi sbaglio?
[Modificato da Simone Jackson 13/03/2013 22:31]

by
SimoneMJJ
14/03/2013 05:37
 
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Re:
Simone Jackson, 13/03/2013 22:27:




Forse l’ho scritto sopra, forse no, ma hmmm, io non baderei molto ai termini utilizzati e lo dico io che credo di essere per gli ordinamenti, per i sistemi di regole eccetera.
Cioè mai come per inquadrare termini come doom metal, stoner, nu qualcosa, tipo post nu-psych- folk, sigle un po’ troppo elaborate per essere realmente utilizzabili, ho visto gente scannarsi. A mio parere vanno bene quando si deve descrivere il suono di un disco, oppure quando si fa riferimento a qualcosa che tutti condividono o dovrebbero gia sapere. Io factions cosi', almeno.
Ricordo un litigio mastodontico sul forum di OR fra due amici che si beccavano da morire su qualche deriva di terminologia pop. Il rischio in questi casi è di dire le stesse cose ma con prospettive diverse oppure di non intendersi su che cosa si sta dicendo o si vuole dire.
Quindi a mio parere basta capirsi.

Ecco, il Middleton per me è un testo fondamentale per il concetto di “che cosa è il pop”. Con questo non voglio togliere nulla a nessun altro ma diciamo, fino a un paio d’anni fa, non ho mai visto in libreria qualcosa di paragonabile al middleton per sistematicità, serietà e vorrei aggiungere profondità. Senza scherzare mai oppure senza fare battute è comunque un piacere. si legge che è un divertimento, spero si trovi dalla Feltrinelli ancora perché io, caso unico nella storia, sono riuscito a perderlo due volte: la prima non mi ricordo dove, ma il libro viveva con me. La seconda un paio di anni fa, e questa mi secca tantissimo perché non era solo sottolineato e glossato come nemmeno irnerio o un miniaturista potrebbe fare, ma c’erano su macchie biologiche di tutti i tipi e non escludo le migliori visto il tipo di godimento improvviso che quel libro può regalare.
Si veda come libri sul pop ce ne siano abbastanza in libreria, ma spesso mi paiono deludenti. Io da 10.000 km di distanza non mi ricordo niente adesso, ma proprio nemmeno il nome di mia zia, quei nomi che ho fatto sopra me li ricordo più perché sono stato deluso che per un reale loro merito.
Se posso, alcuni motivi per cui ti raccomando il Middleton se non l’hai già:
a) è uno dei più diffusi a livello internazionale, ma cosa particolare ha avuto grande successo in italia e vedo che qualunque libro di pop cita middleton subito e diffusamente. Insomma, nei forum basta dire, “mi riferisco alla terminologia di middleton” e ci si capisce al volo;
b) ha una prospettiva anglosassone, non americana, ma proprio inglese e questo a mio parere aiuto a relativizzare e concettualizzare il tutto, evidenziando gli errori che facciamo in italia, riportando studi filosofici in braccio al pop e soprattutto non cade nella tentazione di parlare tanto di singoli gruppi o autori;
c) lo studio del pop di middleton è finalizzato a trovare indipendenza e quindi autorevolezza a questa materia, criticando la critica post hegeliana sull’insostenibile leggerezza della popular music. Insomma, capisci adorno, ti scagli finalmente contro quei quattro nomi per cui c’è solo Cage o Boulez nel novecento. Mai con un tono fuori posto, Middleton cerca di criticare le critiche al pop utilizzando l’unica terminologia possibile, ovvero proprio la musicologia classica! Quindi è un’immersione di termini musicologici che porta naturalmente ad analizzare mentalmente un pezzo per tempo, quante battute senti prima di arrivare al chorus, eccetera; ma non è pesante.
d) parlando di pop e di estetica e cercando di trovare indipendenza ed autonomia dalla musica scritta e annotata, Middleton finisce per parlare di “arte”. Ha una visione aperta di arte, non solo limitata a certe avanguardie oppure ad indagini particolarmente profonde. Tutto sommato mi pare un collega beatlesiano e quindi aspettati una certa corrente in favore di un’arte come ricerca di strutture profonde ma non incentrata sull’innovazione a tutti costi. Certo i VU li trovi nominati 1000 volte, ok, non so, forse 500 ma mi pare di avere trovato qualcosa che al limite potrebbe interessare anche i fan di MJ
e) ma in generale la cosa che fa di questo libro da pochi euro un “must”, è che è un libro a metà tra la musicologia e l’analisi storica e critica del pensiero pop. Ma ha anche il vantaggio su cosa non è: non è un libro di sociologia del rock tipo il frith, ma in certa parte anche il dio ex machina Reynolds, oppure come capita frequentemente quando prendi in mano i libri di cilia, bianchi, la giunti, non parliamo di… amnesia, ah sì bertoncelli, i critici nati sul web tutti ad influenze scaruffiane, non è un libro di pesante filosofia del pensiero musicale, oppure uno di quei tormenti infiniti di Tagg. Vabbe’, mi dilungo??? )))))))))))))))))

Poi su il discorso delle influenze. Oh, la teoria dell’orizzonte degli eventi. La adotta anche scaruffi come incipit, ricordo bene (qui scaruffi non lo vedo ma mi ricordo bene). Chi vive e produce arte all’inizio influisce necessariamente su chi viene dopo, diversamente è impossibile. E quindi C Berry è l’artista più influente nel pop(ular music, d’ora in poi solo pop) avendo creato lo schema base, il giro comune a tutti e tutto. Ci si domanda se sia possibile un risultato così macroscopicamente ingiusto, fin da subito.
La risposta non è immediata ma non è complessa. In effetti so per certo che nella classifica dei più influenti artisti di tutti tempi l’innominabile mette Berry davanti a tutti, poi forse beefheart, non so, poi i VU o viceversa, eccetera. Mi pare però che poi spieghi quello che altri critici spiegano meglio di lui e che tu dici: in sostanza appare esagerato dire che C Berry ha inventato tutto e influenzato tutti. In realtà per il rock si usa un teoria eziologica di causa abbastanza stretta, per cui solo un’influenza diretta si può ritenere provabile mentre quella indiretta la si può avanzare come faccio io con i Vu, ma non è rigorosamente provata. Il salto dal suono del pop del ’66 a quello dei VU in altre parole non ha causalità con quanto fatto da berry e così via dicendo.
Allo stesso tempo però, non è che vivere al tempo in cui gli eventi fondamentali si producono sia di per sé un male, e se dal 1966 al 1972 si producono una fetta notevole dei primi cento album nella storia della musica certo c’è il vantaggio del tempo ma va anche dato un merito all’epoca (o forse un demerito a questa). Come sai dico sempre che dischi buoni ne escano tutti i giorni e mai come in questi tempi, ma le opere di riferimento culturale debbono essere poche. A OR oramai “pietrificano” anche minchiate assurde, mi spiace non condivido. A mil parere non is puo' banalizzare tutto e mettere tutto sullo stesso piano. Le influenze ci sono e soprattutto si possono fare ragionamenti che trovano interferenze fra settori diversi ma ovviamente connessi di musica.
[Modificato da °Mark Lanegan° 14/03/2013 06:24]
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