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Ikea sceglie aziende italiane: siamo i nuovi cinesi?

Ultimo Aggiornamento: 19/11/2012 20:39
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16/11/2012 21:55
 
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Notizia che mi preoccupa,per mantenere il lavoro omai si arrivera' allo sfruttamento alla cinese,anni di lotte per il rispetto della tutela dei lavoratori che si butteranno nella pattumiera! [SM=g2927028]

Dal fattoquotidiano







Ragazzi, che bella notizia! Finalmente dopo tanto pessimismo ecco un raggio di sole: la potentissima centrale acquisti dell’Ikea sceglie di congedare i fornitori asiatici e di affidare parte della sua produzione ai distretti italiani, soprattutto a quelli piemontesi.

Evviva, gli svedesi hanno capito il valore del made in Italy, le capacità dei nostri lavoratori, la raffinatezza della nostra tradizione artigianale…ma siamo sicuri che le cose stiano proprio così?

No, perché a pensarci bene viene un dubbio: non è che siamo semplicemente più economici dei cinesi, dove il costo del lavoro negli ultimi tre anni ha fatto un balzo del +20% tanto che le stesse aziende cinesi delocalizzano nelle aree confinanti?

Non è che più che la pregiata artigianalità del Made in Italy, la campagna acquisti fatta da Ikea per cercare nuovi fornitori abbia premiato solo il miglior offerente, cioè quello con i costi di produzione e di manodopera più bassi? La multinazionale svedese (bontà sua) ha scelto 24 nuovi fornitori piemontesi, distretti storici come San Maurizio d’Opaglio o Gozzano, che sono risultati più flessibili (ahia!) rispetto alla lontana Malesia (dove si aggiungono i costi di trasporto). In grado di produrre 30mila rubinetti just in time “rispettando il capitolato e riducendo i costi”.

Certo, capiamoci: in tempi di crisi è pur sempre un’ottima notizia, ci mancherebbe. Però il rischio è che si finisca a fare i cinesi d’Europa, (s)vendendo prodotti finiti a basso costo e sacrificando magari diritti e orari dei lavoratori.

Un esempio? Una percentuale altissima di cucine Ikea proviene da aziende e aziendine del Veneto, seguono Friuli-Venezia Giulia e Lombardia. Insomma nel Triveneto la multinazionale acquista più che in Germania o nella stessa Svezia; un’opportunità per i distretti “cucinieri” veneti illanguiditi dalla crisi. Non pensate alla Snaidero, a Veneta cucine o a marchi noti: a Casale di Scodosia c’è un polo del “mobile in stile”, quei mobili che compravano le nonne una volta nella vita quando si sposavano, quelli con gli intarsi e i piedini barocchi. Bene, ora non c’è più un tir da quelle parti la zona industriale è morta; quelli più bravi di loro vendono agli arabi, arredano appartamenti a Dubai.

E’ questo il vero Made in Italy o andrebbe rinnovato? Alcuni di loro ora fanno piccole forniture per l’Ikea. Ma chiediamoci: a che prezzo queste aziendine si mettono a disposizione di un colosso del genere? Lavorando sabato, domenica e festività varie, ignorando gli straordinari, utilizzando dipendenti stagionali nei picchi produttivi e lavoratori interinali che poi vengono lasciati a casa al primo calo degli ordini?
E’ questo il Made in Italy che vogliamo?









[Modificato da rossijack 16/11/2012 21:57]
19/11/2012 16:04
 
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E cosa devo dirti, dice già tutto l'articolo!!
Certo bisognerebbe sapere esattamente quali sono le condizioni di lavoro in queste aziende italiane, ma eventi anche recenti, come lo sciopero dei facchini Ikea di Piacenza con relatrive minacce di licenziamenti in massa, mi pare che parlino da soli.
19/11/2012 16:50
 
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ma soprattutto essere i nuovi cinesi è bello. E' essere i vecchi italiani che fa ***are
19/11/2012 20:10
 
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Ma il giornalista al posto di essere contento perchè qualcuno continua a investire/servirsi di fornitori italiani, attacca preventivamenta a piangersi addosso.

Magari gli italiani lavorano meglio, magari son più produttivi.
E invece no, bisogna mettere il tarlo, nella certezza - ovviamente senza avere una prova e nemmeno un indizio - che sarà una competizione al ribasso con i cinesi, con lavoratori incatenati alla segheria e ovviamente senza paga.
Del resto le leggi sul lavoro, in Italia, non si applicano ai fornitori dell'Ikea.

Vanno a produrre all'estero, è una tragedia. Tornano a produrre in Italia, peste e colera... Decidiamoci però....

P.s. La Philips ha smesso di produrre alcuni dei prodotti destinati al mercato europeo in oriente e ha cominciato a rifarli in Olanda. Ha scoperto che alla fine conveniva così. Chissà se gli olandesi hanno gioito o si sono sentiti offesi dal dover fare il lavoro dei cinesi.
[Modificato da Rarronno 19/11/2012 20:39]

“You have to be realistic about these things.”
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