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Il viceministro del Lavoro Michel Martone: "Chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato"

Ultimo Aggiornamento: 29/02/2012 15:46
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24/01/2012 13:42
 
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Stanno trasmettendo su La7 Otto e mezzo sull'argomento...
Qualsiasi concetto si voglia esprimere,anche il piu' critico o veritiero,credo abbia bisogno di un linguaggio adeguato e delicato,specie se si e' viceministro e l'argomento implica diverse problematiche sociali.
Siamo la nazione dove ci si laurea piu' tardi,quelli che si laureano fuori corso sono quasi in numero superiore rispetto a quelli che si laureano in un tempo regolare.
Insegno da tanti anni e quindi conosco bene lo scarso impegno,specie negli ultimi anni,dei giovani nello studio,senza volere aprire una polemica.
26/01/2012 21:18
 
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In questo momento sta spiegando a Otto e mezzo,insieme all'adorabile Zucconi,che non voleva offendere gli studenti,ma che,data la difficolta' di trovare lavoro,laurearsi cosi' tardi e' problematico per realizzarsi nella vita.
27/01/2012 16:44
 
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L'ho visto anche io ieri sera....chiaramente, come si dice dalle mie parti, cosa avrebbe dovuto dire, che è caduto? Vi linko questa testimonianza che è stata pubblicata su diversi quotidiani, molto significativa ed esemplificativa di quella che è la realtà dei giovani di oggi, che studiano e fanno sacrifici assurdi per non ottenere alcunché, una realtà che evidentemente Martone non conosce e mai ha avuto bisogno di conoscere: www.mamma.am/mamma/articoli/art_9391.html

Lettera aperta a Michel Martone di un ragazzo ventottenne del sud dai mille lavori precari e che ancora non si è riuscito a laureare.
24 gennaio 2012 - Adelmo Monachese, 28 anni, Foggia.
Vorrei entrare in contatto con il giovane e brillante trentottenne viceministro Michel Martone figlio di cotanto padre: Papà Antonio, infatti, è stato a lungo avvocato generale in Cassazione, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Un pezzo grosso della magistratura, nominato da Brunetta per presiedere la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità, e finito coinvolto nell’inchiesta sulla P3 e frequentatore di cene a casa di Denis Verdini. Il piccolo Michel ottene una consulenza al ministero guidato da Brunetta, legatissimo al padre.

Mi dovete aiutare a parlare con lui faccia a faccia, o con una lettera aperta nei vostri giornali/programmi/siti, con Michel Martone che, oggi durante un convegno della Regione Lazio, ha dichiarato: "Se a 28 anni non sei laureato sei uno sfigato".

Sono la persona adatta per parlargli: ho 28 anni e ancora non mi sono laureato. Vivo a Foggia e stavo cercando di laurearmi a Bari in Scienze della comunicazione mantenendomi con vari ed eventuali lavori. Breve riepilogo, sono: studente fuori corso, pendolare, lavoratore saltuario, sottopagato e a nero.


Sto mollando l'Università (mi mancano quattro esami e ho una media del 28/29, di preciso non la ricordo ma non è inferiore a quanto vi ho indicato) perchè da quando mi sono iscritto le tasse, le tariffe dei treni e i prezzi dei libri sono solo aumentate. Le borse di studio? Non ne parliamo: sono un traffico così oscuro che una volta mi capitò di ascoltare nei corridoi dell'Università le grida di una ragazza che arrabbiatissima perchè non aveva avuto accesso alla borsa di studio nonostante vivesse con la sorella condividendone condizioni economiche e familiari e anche di rendimento didattico che, però, l'aveva ricevuta.

Capita così di lavorare il sabato sera in pizzerie i cui titolari hanno la terza elementare e, per compilare un assegno, chiedono a te quanti zeri vanno in "diecimila" e tu, che non hai nemmeno il conto corrente, glielo spieghi. La tariffa in pizzeria è di 30 euro il sabato, 25 gli altri giorni. Il regionale per Bari, il più economico, andata e ritorno costa 16,80 euro; prima allo stesso prezzo potevi prendere l'espresso (tutti i foggiani pendolari per Bari hanno impresso nella memoria lo storico espresso delle 06:30 che partiva da Torino Porta Nuova la sera prima, salirci era come entrare dentro una gigantesca scarpa da ginnastica usatissima) che ora non c'è più.

Quindi mi capitava di spendere in un sol giorno 16,80 solo per i biglietti per arrivare in Ateneo e seguire una lezione più breve del mio solo viaggio d'andata, o per farmi mettere una firma e poi tornare in stazione (si, funziona ancora così, le firme con la penna sulla carta), oppure prendere appuntamento con un professore, farsi i 123 km e trovare la porta del suo ufficio chiusa, nessun biglietto, nessun avviso, nessuna notizia lasciata al portinaio, niente, così ti giri e ti rifai i 123 km all'inverso (posso fare nomi cognomi e date di tutto ciò che vi sto raccontando).

Le e-mail e il telefono per i professori non sono strumenti di uso quotidiano, almeno nel rapporto con gli studenti, eppure se capita di vederli al bar hanno sempre con un telefono in mano. Conosco bene i professori, assistenti, ricercatori e i loro comportamenti da bar, avendo lavorato ANCHE nel bar all'interno dell'Università degli studi di Foggia, quell'Università famosa perchè il precedente magnifico rettore vi ha sistemato tutta la famiglia, famiglia in senso molto ampio, anche i parenti acquisiti, facendo la fortuna di Striscia la notizia, Le iene, W l'Italia di Iacona e Report. Sono sempre lì a dire quanto sia sottovalutato il loro contributo, poi però c'è sempre un loro collega a dire che quello che fino a poco prima si stava lamentando è il cancro dell'Università.

Ma non voglio sproloquiare: spendo 16,80 per andare a Bari e per risparmiare mi porto i panini e l'acqua da casa, ogni giorno di lezione sembra che mi stia organizzando per una pasquetta, invece cerco solo di limitare i costi. Così per tre giorni ti alzi alle 05:30 e torni a casa alle 20:30 e nei restanti giorni della settimana dovresti studiare, però devi anche lavorare per pagarti tutto il pacchetto "Università", nel frattempo non sarebbe male guastare almeno un po' le lenzuola del letto e, magari, farsi una vita sociale.


Velocemente i lavori che ho fatto: cameriere, barista, traslocatore, giardiniere, animatore per bambini, autista, impiegato INPS, lavoratore IPERCOOP, Babbo Natale, addetto alle pulizie su barca a vela. INPS e IPERCOOP regolari, con i contributi, tutti gli altri a nero, senza nessun tipo di formazione professionale.


Vorrei guadagnarmi da vivere scrivendo e da Settembre 2011 ho deciso, con enormi dubbi e critiche da parte di famiglia e amici, di dedicarmi solo a quello, rinunciando alle 600 euro da barista. Scrivo per un free press della mia città che mi paga 150 euro al mese. Sarebbero 5 euro al giorno. Non posso dirvi quanto fa all'ora perchè non è possibile calcolare in ore il lavoro del giornalista. O forse si, potrei anche calcolare la mia retribuzione oraria segnandomi il tempo che si passa in redazione, gli spostamenti tra gli eventi da seguire, i tempi di scrittura e di preparazione ai temi da affrontare, ma preferisco non farlo perchè... dovete permettermi di dire queste cose ad alta voce prima che Martone, crescendo, dalla poltrona istituzionale che occuperà di qui a vent'anni dica ai futuri giovani che sono dei "bamboccioni".


Io non sono nessuno, non rappresento nessuno, non faccio parte di nessuna associazione studentesca, sindacale, di protesta, nessun movimento, nessuna avanguardia. Eppure nelle vene dell'Italia pulsa un sangue fatto di un esercito di ragazzi e ragazze come me, senza genitori ai ministeri o ai comuni o alle province. Ragazzi che non faranno i notai perchè i genitori sono notai, non faranno i medici perchè i genitori sono medici, non faranno come i figli di avvocati che nonostante abbiano la facoltà di giurisprudenza nella loro città vanno a studiare fuori, in una Università più "facile" perchè tanto poi hanno lo studio di famiglia con la scrivania e la targhetta già pronta.

Nei treni regionali lavati da cima a fondo con UN secchio e UNO straccio con me ci sono migliaia, MIGLIAIA di persone che partono da casa col buio e tornano a casa con lo stesso buio, che fanno del treno il loro ufficio, la loro sala da pranzo, il loro luogo di studio. Persone che, come me, restano "intrappolati" in un treno nuovo di zecca in mezzo alla campagna senza che il personale dia loro una spiegazione e, dopo tre quarti d'ora vengono fatti scendere nella stazione di Cerignola Campagna al saluto di: "Prendete i prossimi treni che passeranno, non sappiamo quali".

Il prete anti camorra Don Aniello Manganiello qualche giorno fa è venuto nella mia città per parlarci della sua esperienza a Scampia dicendo che il senso della politica è chiedersi "Cosa si può fare per risolvere questo?" , "Come usciamo da questo problema?" e non dire "Se a 28 non sei laureato sei uno sfigato". Puntare il dito verso chi è rimasto indietro non è un comportamento da tenere in una società civile e democratica, è un comportamento da giungla. Berlusconi poco prima di farsi da parte ebbe il tempo di dire, a proposito della crisi: "In Italia i ristoranti sono pieni". Si, sono pieni da laureati e laureandi che fanno i camerieri.

Vi ho scritto questa lettera di getto, spero non vi risulti pesante e senza senso. Se vi interessa saperne di più sulla mia storia potrei scrivere altro e vi assicuro che ne avrei da raccontare.

Adelmo Monachese, 28 anni, Foggia.


Conosco molto bene la realtà specifica di cui parla questo ragazzo, esempio di quello che viviamo tutti i giorni.
Il problema è sostanzialmente questo: un giovane (insomma a 38 anni il viceministro è tale) decisamente privilegiato non può permettersi di sparare nel mucchio nella sua posizione. Dovrebbe piuttosto chiedersi il perché della situazione italiana, perché un giovane si laurea a 28 anni (e non certo per scarsa voglia, almeno la maggioranza) e soprattutto perché anche chi si laurea in regola arriva a 28 anni senza avere uno straccio di lavoro che non sia precario, sottopagato e a nero. Chiaramente non se lo chiederà perché la Casta non può riformare se stessa. Il sistema Italia ti fa passare la voglia di studiare, perché nel nostro Paese studiare è fondamentalmente inutile ai fini della promozione sociale e lavorativa, se non si hanno agganci. E poi non ho mai capito la contraddizione tra i dati che dimostrerebbero come in Italia ci siano pochi laureati rispetto alle necessità e agli altri Paesi europei e come dall'altra parte i laureati non trovino lavoro....non è strano? Dov'è l'inghippo?
L'uscita di questo pluriraccomandato mi ha fatto veramente innervosire proprio perché sto vivendo una situazione di grande precariato (e perché uno che diventa professore ordinario a 29 anni mi ricorda i megaraccomandati che mi hanno fregato 2 volte ai concorsi di dottorato) e vedere questa gente strapagata e privilegiata che dice cavolate e non ha nemmeno il buon gusto non dico di tacere, ma di usare un linguaggio consono, mi fa davvero imbestialire....
[Modificato da AntonellaP85 27/01/2012 18:26]
27/01/2012 18:51
 
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[SM=g27829] e per fortuna che almeno Ipercoop e Inps (sarebbe stata bella, questa [SM=x47979] )i contributi li han versati.

Francamente non ho molto da aggiungere [SM=g27825] , se non, alla signorina qui sopra, questo [SM=x47938] .
28/01/2012 15:08
 
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Il viceministro o voleva farsi pubblicità sparando la boiata del giorno e ottenendo dei titoli (ma, nel caso, avrebbe fatto bene ad assicurarsi di avere un cursus honorum inattacabile prima di parlare) o è deficiente.

Il concetto che l'università bisogna finirla il più in fretta possibile è anche corretto. Ma le parole del viceministro sono sbagliate nei toni, superficiali e irrispettose verso troppi.

La lettera però non mi è piaciuta per niente.

Fa bene a denunciare la condizione pessima delle università e - lo sappiamo - la mancanza di lavoro è un problema enorme (ma che c'entra con l'università?). Ma la venatura di vittimismo e una certa snobberia "colta" non mi piace.
E' sminuire gli sforzi di chi, senza genitori potenti e nella stessa situazione di questo ragazzo, ha avuto buoni risultati come studente o come lavoratore.

“You have to be realistic about these things.”
28/01/2012 15:46
 
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A me francamente non sembra che il ragazzo volesse sminuire gli sforzi di chi ottiene buoni risultati avendo comunque una situazione difficile alle spalle (anzi, mi pare anche il suo caso, la media del 28 lo dimostra), non vedo frasi o frecciate che possano far intuire ciò. E, se permetti, non è questione di vittimismo in senso astratto: un ragazzo che vive questa situazione (e anche la maggior parte di chi frequenta l'Università in condizioni di non privilegiato) è una vittima del sistema Italia e fa bene a sottolinearlo. Che poi ci sia chi nella sua stessa condizione si riesce a laureare a 25 anni non implica un giudizio di valore o un merito particolare, le situazioni personali possono essere le più diverse. La snobberia colta io la vedo nelle parole di Martone, non in quelle del ragazzo.
La mancanza di lavoro è connessa con l'Università: sapere che fuori da quelle mura c'è l'inferno non è molto stimolante, sapere che tutti i tuoi sforzi sono inutili perché vivi in un Paese bloccato dai privilegi, dove il merito e la preparazione non contano, non ti sprona a studiare al massimo, ti scoraggia profondamente. Stanno creando una generazione di depressi, purtroppo non siamo tutti forti caratterialmente.
[Modificato da AntonellaP85 28/01/2012 16:36]
28/01/2012 17:39
 
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Re:
AntonellaP85, 28/01/2012 15.46:

La snobberia colta io la vedo nelle parole di Martone, non in quelle del ragazzo.



Quanto alla “snobberia colta”, leggi con attenzione questa frase.

“Capita così di lavorare il sabato sera in pizzerie i cui titolari hanno la terza elementare e, per compilare un assegno, chiedono a te quanti zeri vanno in "diecimila" e tu, che non hai nemmeno il conto corrente, glielo spieghi.”

Io ci vedo un ragazzo che vede il suo lavorare per l’“ignorante” titolare coma una lesione a un malinteso diritto dei “colti” ad avere più successo e non dover sottostare a chi ha meno titoli (ma che magari lavora da quanto ha 12 anni e, nel suo settore, è bravissimo). Una situazione del genere non esiste più, e mi sento di dire che è una fortuna…..
Anche le frasi del ministro sono “snobberia colta”, su questo nulla de eccepire…


AntonellaP85, 28/01/2012 15.46:


La mancanza di lavoro è connessa con l'Università: sapere che fuori da quelle mura c'è l'inferno non è molto stimolante, sapere che tutti i tuoi sforzi sono inutili perché vivi in un Paese bloccato dai privilegi, dove il merito e la preparazione non contano, non ti sprona a studiare al massimo, ti scoraggia profondamente. Stanno creando una generazione di depressi, purtroppo non siamo tutti forti caratterialmente.



Quanto al mondo del lavoro, nel pubblico non conosco abbastanza bene la situazione in ingresso per parlarne, ma credo che effettivamente le opportunità siano ristrette da privilegi vari e raccomandazioni; poi sono finite le risorse, quindi la situazione andrà peggiorando.

Ma c’è anche un privato in Italia (si spera ancora per un po’), che ha due facce. Da un lato ci sono imprenditori (ma è meglio dire manager) dementi che sfruttano tutti allo stesso modo, demotivando le persone capaci. Ma dall’altro c’è gente un po’ più lungimirante che riconosce e, nei limiti del possibile, premia il merito.
Poi c’è anche l’estero, ma devi avere una professionalità spendibile a livello internazionale, ossia una laurea scientifica, un’esperienza lavorativa importante, o capacità straordinarie nel tuo campo.
E qualche esempio (tanti a onor del vero) in cui il merito e le capacità sono state apprezzate te lo posso fare.

Certo, non è il migliore dei mondi possibili, ma - di nuovo - dare ogni colpa di un'università finita non brillantemente o rapidamente alla ricettività del mondo del lavoro non lo trovo del tutto intellettualmente onesto.
Senza contare il paradosso, in un ragionamento del genere, per cui non si considera la correlazione tra percorso universitario e mondo del lavoro; ma è un discorso lungo che vi evito.

Scusate gli errori e le boiate, ma ho scritto di fretta.
P.s. Non vorrei che passasse l’idea che sono un superuomo, ho tutta una serie di “dilemmi” lavorativi pure io. Solo non voglio tediarvi :P


“You have to be realistic about these things.”
28/01/2012 18:17
 
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"Quanto al mondo del lavoro, nel pubblico non conosco abbastanza bene la situazione in ingresso per parlarne, ma credo che effettivamente le opportunità siano ristrette da privilegi vari e raccomandazioni; poi sono finite le risorse, quindi la situazione andrà peggiorando.

Ma c’è anche un privato in Italia (si spera ancora per un po’), che ha due facce. Da un lato ci sono imprenditori (ma è meglio dire manager) dementi che sfruttano tutti allo stesso modo, demotivando le persone capaci. Ma dall’altro c’è gente un po’ più lungimirante che riconosce e, nei limiti del possibile, premia il merito.
Poi c’è anche l’estero, ma devi avere una professionalità spendibile a livello internazionale, ossia una laurea scientifica, un’esperienza lavorativa importante, o capacità straordinarie nel tuo campo.
E qualche esempio (tanti a onor del vero) in cui il merito e le capacità sono state apprezzate te lo posso fare.

Certo, non è il migliore dei mondi possibili, ma - di nuovo - dare ogni colpa di un'università finita non brillantemente o rapidamente alla ricettività del mondo del lavoro non lo trovo del tutto intellettualmente onesto.
Senza contare il paradosso, in un ragionamento del genere, per cui non si considera la correlazione tra percorso universitario e mondo del lavoro; ma è un discorso lungo che vi evito."







Quotone per Rarronno [SM=g27811] !Condivido quanto scritto, anche io penso che ci sia bisogno di un collegamento tra la scuola e il mondo del lavoro,anche per questo nella scuola dove insegno abbiamo rafforzato gli incontri per l'orientamento degli studenti in modo da dare una maggiore consapevolezza della strada che si desidera intraprendere nella vita in rapporto anche alle capacita' personali.C'e' anche questo da tenere in conto,bisogna avere il senso della realta' perche' magari quello che sogno o aspiro ad essere non e' confacente al mio carattere o alla mia personalita' o anche alla mia preparazione di base,questo il piu' delle volte fa dsperdere le proprie energie ed i tempi si allungano!
[Modificato da rossijack 28/01/2012 18:18]
28/01/2012 18:55
 
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Re:
rossijack, 28/01/2012 18.17:



Quotone per Rarronno [SM=g27811] !Condivido quanto scritto, anche io penso che ci sia bisogno di un collegamento tra la scuola e il mondo del lavoro,anche per questo nella scuola dove insegno abbiamo rafforzato gli incontri per l'orientamento degli studenti in modo da dare una maggiore consapevolezza della strada che si desidera intraprendere nella vita in rapporto anche alle capacita' personali.C'e' anche questo da tenere in conto,bisogna avere il senso della realta' perche' magari quello che sogno o aspiro ad essere non e' confacente al mio carattere o alla mia personalita' o anche alla mia preparazione di base,questo il piu' delle volte fa dsperdere le proprie energie ed i tempi si allungano!



Questo concetto dal punto di vista di un insegnante lo approvo in pieno ma dal punto di vista del genitore diventa già più difficoltoso attuarlo nel senso che per i figli occorre trovare il giusto compromesso tra i sogni a cui aspirano e le effettive possibilità.
Lo dico solo per esperienza personale perchè sono stata instradata a fare una scuola tecnica che mi aiuta a trovare grosse possibilità nel mondo attuale del lavoro ma personalmente aspiravo ed ero portata per le lingue straniere e purtroppo sono costretta ad approfondirle in tarda età a tempo perso [SM=g27823]
Come hai scritto tu una buona collaborazione tra scuola, studenti e genitori può aiutare la scelta migliore.

Per quanto riguarda Martone è ovvio che dopo la sua dichiarazione [SM=g27829] qualcuno "spulciasse" e rendesse noto il suo percorso formativo e lavorativo, mi meraviglio di lui che abbia fatto una uscita del genere.



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