E difatti, ecco qui un articolo pubblicato su Il Secolo XIX:
PERDERE un idolo
Chi uccide il mito paghi
PER chi ha visto assottigliarsi il numero dei propri idoli in progressione geometrica, fra la fine degli anni ’60 e il decennio successivo, l’idea che un gruppo di fans francesi di Michael Jackson chieda i danni morali al dottor Conrad Murray, ritenuto colpevole di omicidio volontario, è perlomeno bizzarra.
Ma la Michael Jackson Community non scherza affatto. E l’11 aprile il tribunale di Orléans dovrà valutare se da parte del medico, già condannato in America a quattro anni di carcere per l’overdose di Propofol, anestetico per l’insonnia, che il 25 giugno 2009 uccise il cantante, ci sia stato “pregiudizio affettivo”.
Se dietro questa richiesta, che il legale dell’associazione Emanuel Ludot ritiene puramente «simbolica», non ci fosse un sentimento di vulnerabilità sempre più diffuso nel pubblico giovanile, l’intera faccenda sarebbe da liquidare come comica. «Sappiamo benissimo che il risarcimento non sarà mai superiore a 10 mila euro» dice ancora Ludot «ma i fans di Jackson non pretendono denaro, semmai che passi un principio riparatore».
Riparatore di cosa? Nessuno che abbia fatto Woodstock, le lotte studentesche anche oltre Atlantico, le battaglie per i diritti civili e quelli per la liberazione dei sessi ha mai pensato che la morte esaurisca un ideale o un sogno. Semmai finisce l’utopia ma fa parte del gioco. A Orléans, invece, si parlerà di qualcosa di più complesso: «Jackson aveva attirato i suoi ammiratori in un posto fuori dal comune» dice ancora l’avvocato francese «e per i suoi fans non è come aver perso un amico d’infanzia in un incidente automobilistico. E per una simile perdita si ha tutto il diritto di costituirsi parte civile, di ottenere una riparazione».
A parte il fatto, ma questo riguarda il mistero di tutta un’esistenza, che il ricordo può risarcire benissimo una perdita, quello che vogliono i fans francesi di Jackson è sospetto. Se è esistita una dimensione di sogno, quindi irreale, nessuno ha il diritto di passarla liscia se è colpevole di averla distrutta. Cancellata.
Davanti alle richieste della community, per la verità c’è chi è sprezzante: «Jackson è stato un idolo pop che tutti rispettiamo, ma un problema affettivo non si risolve di sicuro in tribunale» spiega Flavio Soriga, 36 anni, premio Calvino, autore fra gli altri di “Nuraghe Beach” «se proprio gli manca qualcuno, si facciano un amico o si comprino un cane. Cosa avremmo dovuto fare quanto è morto Fabrizio De André? Prendercela con qualcuno? La vita finisce e se ne vanno sempre i migliori, la sorte non è dominabile e i meriti artistici non ci mettono al riparo da nessuna azione assurda».
Soriga mette il dito sulla piaga: «Se ci sono colpe, ed evidentemente la condanna di Murray lo conferma, spetterà ai familiari e a persone più vicine a Jackson, far valere i propri diritti». Un fenomeno di pretesa di risarcimento, espresso in modo più sentimentale e affidato alle lacrime e a post su Facebook, si era già verificato per la morte della Winehouse. In quel caso, però, era scattato un altro meccanismo: la generazione dei ventenni scopriva per la prima volta, almeno su scala planetaria, che l’onnipotenza giovanile è un’illusione. «Non credo che valga, però, per i fans di Jackson» riprende Soriga «che hanno la mia età. Quindi con un lavoro e in grado di non fare cause in giro per un idolo che non c’è più. È pur vero, ma vale per chiunque, che il senso di perdita a volte può essere lacerante. Per me è successo davvero con De André».
Ora, si potrebbe promuovere una class action contro Mark Chapman per aver ucciso John Lennon nel 1980 o assoldare detective privati per scoprire chi ha ucciso a pistolettate Tupac Shakur e Notorious BIG, due rapper che alla fine dei Novanta hanno pagato la guerra per bande nei ghetti neri. Se la memoria di una star, strappata dal fato o da una colpa umana, vale quanto un cellulare rubato o una moto danneggiata, siamo davvero nell’inferno in Terra di un mercato che uccide qualsiasi sentimento. Mi togli il divertimento e io ti faccio causa. A me manca Johnny Cash, ma lo tengo dentro.
www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2012/01/10/AOwnSReB-paghi_uccide_mi...
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