Nati negli anni 80, la generazione senza futuro!

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sery84
00venerdì 20 marzo 2009 18:20
Sveglia!!
Ho trovato questo articolo sul corriere, molto interessante, e decisamente vero!

Pensieri a riguardo?


Cari Ottantini, reagite ai tempi difficili

Per gli italiani nati negli anni '80 dobbiamo trovare un nome e un calmante. Il secondo è forse più urgente. Diventare adulti di questi tempi, tra musi lunghi e vecchi squali, non è facile.

Ne trovo dovunque. Pensavo che l'Europa orientale fosse fuori dalle loro rotte - Belgrado è fascinosa però non è Berlino, Sofia è una sorpresa ma San Francisco è meglio - e invece eccoli lì. I toscani Federico e Laura, la friulana Greta e l'abruzzese Antonio, il calabrese Danilo, i lombardi e i veneti, i sardi che non mancano mai: pronti ad annegare le malinconie italiane nell'esotismo balcanico, e non è facile. Ne ho incontrati in ogni angolo del mondo, di ragazzi così, e in tante città italiane. Il rivolo di trasferimenti da sud a nord - alimentato da economie spompate e pratiche vergognose - è diventato un torrente.

E' una Generazione Samsonite che vive con la valigia in mano, o con un viaggio in mente. I titoli dei telegiornali li ottengono i coetanei che fanno casino davanti all'università, e la sera rientrano a casa da mamma e papà. Gli ultimi posti di lavoro se li sono presi i trentenni della Generazione Ikea, nati negli anni '70. Poi il Big Crash. I ventenni - infanzia felice anni '80, adolescenza serena anni '90 - non se l'aspettavano, questo scherzo.

Lo so, lo so: le generazioni sono semplificazioni, e ogni persona ha una storia diversa. Ma un comun denominatore esiste, e gli Ottantini - ecco, li chiamerò così - sono una generazione in corridoio, che si ritrova davanti tante porte chiuse.

Precluse le professioni liberali: migliaia di neo-avvocati si strappano di bocca piccole cause. Blindati i media: pubblicità e diffusione in calo, si esce ma non si entra. Sprangate banche e finanza (troppo tardi: i prestigiatori coi capelli grigi sono già scappati). Serrate industria e commercio: clienti e ordini calano. Sbarrata la politica: ormai si accede per il favore dei capi. Chiusa perfino la possibilità di metter su famiglia. Bisogna rimandare la prima Festa del Papà (oggi, auguri!), consiglia la futura mamma, che ha la testa sulle spalle.

Il catalogo è questo. Un Ottantino può scegliere: scoraggiarsi o reagire. Suggerisco la seconda soluzione, e spiego perché.

Partiamo di qui: preoccuparsi è ragionevole. Come ha scritto Davide S. a "Italians", ricordando l'invettiva di un vecchio professore: «Certe generazioni saltano, la storia ne è piena!». Ma saltano per sfiducia, per arroganza o per mollezza: non per il mondo che trovano intorno. In America the Greatest Generation (© Tom Brokaw) coincide con la nostra. Nata dopo la Prima Guerra Mondiale, s'è beccata dittature, depressione, guerra e ricostruzione. Non ha mollato mai.

E voi, ragazzi? La "tempesta perfetta" della recessione vi ha accolto fuori dal porto (niente potrà più spaventarvi, direbbe il vecchio Conrad). Avete tra i piedi un po' di sessantenni rassegnati, di cinquantenni opportunisti, di quarantenni pavidi e di trentenni poveri (c'è di peggio). Forza e coraggio: è l'atteggiamento che cambia l'umore, la vita e la storia. Se scegliete d'essere sconfitti prima d'aver perso, diventerete la "generación amargada". Suona bene, ma fa male.

Dal Corriere della Sera di giovedì 19 marzo 2009
Rarronno
00venerdì 20 marzo 2009 21:53
Bell'articolo davvero. Peccato che ogni tanto riemerga il buon vecchio piangersi addosso di cui siamo maestri.
sery84
00sabato 21 marzo 2009 14:27
Re:
Rarronno, 20/03/2009 21.53:

Bell'articolo davvero. Peccato che ogni tanto riemerga il buon vecchio piangersi addosso di cui siamo maestri.




Vero, ma l'articolo dice appunto che non bisogna piangersi addosso e darsi una mossa per migliorare le cose, e così potremmo essere una grande generazione. Generazione che trova il carattere proprio per il fatto che deve affrontare durante i suoi anni migliori i tempi peggiori.

Io trovo invece troppa malinconia nella mia generazione, che è vero, anche io sono sempre con la valigia in mano, vago e viaggio per trovare me stessa o qualcosa da fare, anche perchè ora come ora stare a milano o a copenaghen non fa nessuna differenza. Però bisogna reagire e anche rimanere in Italia e cercare di migliorare la situazione, lottare, il continuo viaggiare in fondo è una continua fuga dai milioni di problemi, è un continuo inseguire un sogno che in realtà manco si sa esattamente cos'è. Io a 25 anni e ancora non so che fare della mia vita! devo proprio svegliarmi.
Rarronno
00domenica 22 marzo 2009 20:18
Io nell'articolo ci ho letto un po' di recriminazione a caso, come se la crisi e le sfighe le avessimo solo noi.

Paradossalmente credo che noi siamo più fortunati di altri; senza famiglie(presumo) senza mutui da pagare e con la possibilità di tornare a casa a vivere coi nostri genitori possiamo vivere con poco.
Vogliamo parlare(concedimi un po' di retorica) degli operai 40enni licenziati? O dei medici di quell'età che dopo 20anni di studio non hanno nessuna cerezza?

Le prospettive? A volte ho l'impressione che tutti vogliano partire da ruoli dirigenziali con stipendi da centinaia di migliaia di euro.....
Io invece vedo amici che hanno stipendi abbastanza buoni, che lavorano(chi più, chi meno, ma anche qua bisognerebbe fare un discorso serio sulle ambizioni realistiche) e che hanno avuto qualche opportunità.

Qualche fortunato, e meritevole, a meno di 30 anni è strapagato.

Sulla sradicazione, sull'inseguire un modello assurdo, ecc. sono assolutamente d'accordo con te.
Smooth:Criminal
00domenica 22 marzo 2009 21:44
Re: Re:
sery84, 21/03/2009 14.27:




Vero, ma l'articolo dice appunto che non bisogna piangersi addosso e darsi una mossa per migliorare le cose, e così potremmo essere una grande generazione. Generazione che trova il carattere proprio per il fatto che deve affrontare durante i suoi anni migliori i tempi peggiori.

Io trovo invece troppa malinconia nella mia generazione, che è vero, anche io sono sempre con la valigia in mano, vago e viaggio per trovare me stessa o qualcosa da fare, anche perchè ora come ora stare a milano o a copenaghen non fa nessuna differenza. Però bisogna reagire e anche rimanere in Italia e cercare di migliorare la situazione, lottare, il continuo viaggiare in fondo è una continua fuga dai milioni di problemi, è un continuo inseguire un sogno che in realtà manco si sa esattamente cos'è. Io a 25 anni e ancora non so che fare della mia vita! devo proprio svegliarmi.[/QUOTE]

quoto


sery84
00domenica 22 marzo 2009 22:24
Re:
Rarronno, 22/03/2009 20.18:

Io nell'articolo ci ho letto un po' di recriminazione a caso, come se la crisi e le sfighe le avessimo solo noi.

Paradossalmente credo che noi siamo più fortunati di altri; senza famiglie(presumo) senza mutui da pagare e con la possibilità di tornare a casa a vivere coi nostri genitori possiamo vivere con poco.
Vogliamo parlare(concedimi un po' di retorica) degli operai 40enni licenziati? O dei medici di quell'età che dopo 20anni di studio non hanno nessuna cerezza?

Le prospettive? A volte ho l'impressione che tutti vogliano partire da ruoli dirigenziali con stipendi da centinaia di migliaia di euro.....
Io invece vedo amici che hanno stipendi abbastanza buoni, che lavorano(chi più, chi meno, ma anche qua bisognerebbe fare un discorso serio sulle ambizioni realistiche) e che hanno avuto qualche opportunità.

Qualche fortunato, e meritevole, a meno di 30 anni è strapagato.

Sulla sradicazione, sull'inseguire un modello assurdo, ecc. sono assolutamente d'accordo con te.



Eh beh, lo dici a me che mio padre non ha stipendio da due anni e mezzo e non ha lavoro.
L'articolo intende da un punto di vista lavorativo la generazione dei ventenni è a secco. Io conosco solo gente che non ha lavoro, o fa lavori precari, e non conosco gente che sta a casa di mammma e papà, sarà che io di casa me ne sono andata e spero di non doverci tornare. Vivere ancora con i genitori è proprio la sconfitta, non è una soluzione o una buona cosa, ma è proprio la cosa brutta che dice l'articolo: oramai ci deve essere qualcuno che sostenga i 20enni, perchè il lavoro non c'è, se c'è fa schifo e quando ci saranno le belle opportunità sarà tardi e ci sarà un'altra generazione, più giovane, che potrà fare esperienze ecc... sotto sotto quello che dice è che i giovani d'oggi devono affrontare le sfide, non nascondersi sotto il tetto dei genitori, o dietro un viaggio in Europa, le difficoltà vanno affrontate.
Rarronno
00domenica 22 marzo 2009 23:20
Re: Re:
sery84, 22/03/2009 22.24:



Eh beh, lo dici a me che mio padre non ha stipendio da due anni e mezzo e non ha lavoro.
L'articolo intende da un punto di vista lavorativo la generazione dei ventenni è a secco. Io conosco solo gente che non ha lavoro, o fa lavori precari, e non conosco gente che sta a casa di mammma e papà, sarà che io di casa me ne sono andata e spero di non doverci tornare. Vivere ancora con i genitori è proprio la sconfitta, non è una soluzione o una buona cosa, ma è proprio la cosa brutta che dice l'articolo: oramai ci deve essere qualcuno che sostenga i 20enni, perchè il lavoro non c'è, se c'è fa schifo e quando ci saranno le belle opportunità sarà tardi e ci sarà un'altra generazione, più giovane, che potrà fare esperienze ecc... sotto sotto quello che dice è che i giovani d'oggi devono affrontare le sfide, non nascondersi sotto il tetto dei genitori, o dietro un viaggio in Europa, le difficoltà vanno affrontate.



Ti rispondo un po' alla rinfusa.
Sul discorso che non c'è lavoro; io la situazione tra i giovani non la vedo tanto più drammatica rispetto a quelli delle altre fasce d'età. Io forse vivrò in un oasi felice(anche se a detta di molti è un'area depressa) ma il lavoro lo hanno trovato quasi tutti. E' chiaro che quelli con una buona professionalità, o con grandi capacità sono meglio remunerati(professionalmente ed economicamente).
Io stesso per stupidità ho buttato via delle buone opportunità....


In generale tutti gli amici hanno qualcosa con cui campare, tutto sta nell'accettare serenamente che non si può tutti essere parte della classe dirigente.

Sul tornare a vivere coi tuoi; io ho vissuto fuori e da qualche tempo sono tornato a casa. La libertà è bella lo so, e ha il suo prezzo.
Ma per situazioni contingenti si anche stare coi genitori per qualche tempo. Non è un dramma, almeno per come la vedo io; solo un po' di sfiga temporanea che si può passare quasi indenni.

A me sembra che ci sia un po' quella vecchia recriminazione intergenerazionale, per cui c'è il più vecchio che castra la tua crescita, e c'è il giovane che è un debosciato maleducato; recriminazione ciclica come le rotazioni terrestri.

sery84
00lunedì 23 marzo 2009 07:59
Re: Re: Re:
Rarronno, 22/03/2009 23.20:



Ti rispondo un po' alla rinfusa.
Sul discorso che non c'è lavoro; io la situazione tra i giovani non la vedo tanto più drammatica rispetto a quelli delle altre fasce d'età. Io forse vivrò in un oasi felice(anche se a detta di molti è un'area depressa) ma il lavoro lo hanno trovato quasi tutti. E' chiaro che quelli con una buona professionalità, o con grandi capacità sono meglio remunerati(professionalmente ed economicamente).
Io stesso per stupidità ho buttato via delle buone opportunità....


In generale tutti gli amici hanno qualcosa con cui campare, tutto sta nell'accettare serenamente che non si può tutti essere parte della classe dirigente.

Sul tornare a vivere coi tuoi; io ho vissuto fuori e da qualche tempo sono tornato a casa. La libertà è bella lo so, e ha il suo prezzo.
Ma per situazioni contingenti si anche stare coi genitori per qualche tempo. Non è un dramma, almeno per come la vedo io; solo un po' di sfiga temporanea che si può passare quasi indenni.

A me sembra che ci sia un po' quella vecchia recriminazione intergenerazionale, per cui c'è il più vecchio che castra la tua crescita, e c'è il giovane che è un debosciato maleducato; recriminazione ciclica come le rotazioni terrestri.




Sono felice che tu abiti in un isola felice, purtroppo il lavoro è diventato puro sfruttamento qui dove abito io e ho fatto studi da progettista, non da dirigente, ed in tutti gli ambiti in cui ho ficcanasato. L'articolo non dice che la crisi colpisce solo i 20enni, dice che la crisi ha colpito i 20enni quando devono entrare nel mercato del lavoro. Quindi c'è differenza tra un cinquantenne che ha avuto una sua carriera, ha potuto sbagliare, fare progetti e vivere la propria vita e desideri, e un 20enne che si ritrova con i sogni spezzati da subito, dovendo venire a pattaggiamenti con se stesso (devo accontentarmi, il lavoro mi fa schifo ma è l'unico che paga bene, non voglio vivere coi miei ma devo). E' questa la maliconia di cui parla l'articolo, almeno così è parso a me. Tornare a casa con i genitori può esser piacevole, ma è comunque una sconfitta, la questione non cambia.
Poi hai ragione, è ben inutile pinagersi addosso che ognuno ha le sue e ha avuto le sue di rogne, di sicuro noi non ci troviamo nessuna vecchia generazione che ci mangia sopra.
JacoPOP
00lunedì 23 marzo 2009 11:06
Io ho sempre avuto l'impressione che fosse una questione di "accontentarsi".. che quelli che si lamentavano erano solo quelli che pretendevano un lavoro ottimo appena staccato il naso dai libri.
Basterà fare qualche mese di stage e imparare materialmente a fare qualcosa! Poi le opportunità arriveranno, dicevo..

Adesso che anche il mio momento si avvicina, ovviamente ho messo un po tutto in discussione. Il mio ristretto gruppo di amici è quasi tutto sui libri.
Studiosi a parte, uno di loro è un pirlotto che non si sa cosa aspetti e non ha intenzione di lavorare, almeno non alle condizioni imposte dagli altri (questo tizio meriterebbe un libro.. è un fottuto genio in quello che vuole, ma non è in grado di relazionarsi.. è fatto per comandare, quindi non potrà mai fare nulla ^^)
L'unico che ha un bel lavoro è quello che si è fermato dopo le superiori, in un ramo opposto a quello per cui aveva studiato. Tra meno di un mese sarà papa. Insomma.. lui è adesso come noi saremo forse tra 5-6 anni.. il tempo dell'università.

Che sia stato tempo perso?

Intanto io mi appresto a finire la mia infinita triennale (mea culpa) e sogno un trasferimento all'estero con la mia ragazza (lei farà un master, io lavorerò) probabilmente - non troppo inconsciamente - per scappare da una situazione lavorativa intricata della ditta di famiglia..
E per la dannatissima voglia di dimostrare di poter creare qualcosa di tutto mio senza dover ringraziare nessuno.. come tutti sembrano dover fare adesso con mio padre.

Ma ce la farò.. eccome se ce la farò.

ps - sarà un po off topic ma avevo voglia di raccontarlo.
Rarronno
00martedì 24 marzo 2009 14:53
In realtà sul fatto dell'isola felice ero ironico, credo che dove sto io sia l'area più economicamente depressa del nord italia; per fortuna siamo vicini a tre grandi città.

Torno su un discorso trito e ritrito, ma la gente con una laurea scientifica trova lavori discreti immediatamente.
Quelli che hanno imparato un mestiere(sia questo idraulico, saldatore o tubista) a meno di 30 anni guadagnano palate di soldi; io proporrei di portarli nelle scuole per mostrare che c'è una dignità(e un ritorno economico) in ogni lavoro.
Gli altri non trovano subito un ottimo lavoro ma se la cavano.
Quelli che finiscono sfruttati e sottopagati è perchè inseguono qualcosa di irrealizzabile o di molto difficile realizzazione; insomma mettono in conto il rischio.
sery84
00martedì 24 marzo 2009 19:18
Re:
Rarronno, 24/03/2009 14.53:

In realtà sul fatto dell'isola felice ero ironico, credo che dove sto io sia l'area più economicamente depressa del nord italia; per fortuna siamo vicini a tre grandi città.

Torno su un discorso trito e ritrito, ma la gente con una laurea scientifica trova lavori discreti immediatamente.
Quelli che hanno imparato un mestiere(sia questo idraulico, saldatore o tubista) a meno di 30 anni guadagnano palate di soldi; io proporrei di portarli nelle scuole per mostrare che c'è una dignità(e un ritorno economico) in ogni lavoro.
Gli altri non trovano subito un ottimo lavoro ma se la cavano.
Quelli che finiscono sfruttati e sottopagati è perchè inseguono qualcosa di irrealizzabile o di molto difficile realizzazione; insomma mettono in conto il rischio.




mmm più che trito e ritrito è il classico discorso qualunquista.
Il problema è proprio qulle che dici te: sta proprio nel fatto che una persona è costretta a fare il lavoro che non vuole.
Perchè tutti devono essere idraulici ed elettricisti? Se una persona vuole fare il medico deve vivere di stenti, ho conosciuto gente che prende 8mila euro l'anno dopo specializzazione, oppure non riesce a fare il gironalista, perchè gli danno solo il rimborso spese, oppure ai disegnatori industriali 500 euro per 7 giorni a settimana di lavoro, senza contare i 250 euro di chi ha finito giurisprudenza, poi chi ha fatto l'alberghiera può stare a casa perchè non c'è più richiesta di cuochi, o le parrucchiere che hanno contratti di 6 mesi a 400 euro per 8 ore giornaliere, e tutti hanno dei contratti determinati che dopo 6 mesi non vedranno rinnovo perchè ai datori di lavoro conviene predersi uno stagista o un altro da sfruttare per 6 mesi e poi lasciare a casa piuttosto che assumere con contratti seri.
E progettisti, parrucchieri, cuochi, giornalisti non sono lavori impensabili come l'austronauta o il pilota di formula uno o il pittore. La tristezza sta proprio in questo, dover fare lavori che non piacciono, che non fanno parte della personalità della persona. Ed è questo ciò che rende una generazione come quella che è descritta nell'articolo, una genrezione che non insegue i sogni finisce solo col stare male, e non potrà apportare mai alcun chè.
toloSe
00martedì 24 marzo 2009 21:04
Re: Re: Re: Re:
sery84, 23/03/2009 7.59:



Sono felice che tu abiti in un isola felice, purtroppo il lavoro è diventato puro sfruttamento qui dove abito io e ho fatto studi da progettista, non da dirigente, ed in tutti gli ambiti in cui ho ficcanasato. L'articolo non dice che la crisi colpisce solo i 20enni, dice che la crisi ha colpito i 20enni quando devono entrare nel mercato del lavoro. Quindi c'è differenza tra un cinquantenne che ha avuto una sua carriera, ha potuto sbagliare, fare progetti e vivere la propria vita e desideri, e un 20enne che si ritrova con i sogni spezzati da subito, dovendo venire a pattaggiamenti con se stesso (devo accontentarmi, il lavoro mi fa schifo ma è l'unico che paga bene, non voglio vivere coi miei ma devo). E' questa la maliconia di cui parla l'articolo, almeno così è parso a me. Tornare a casa con i genitori può esser piacevole, ma è comunque una sconfitta, la questione non cambia.
Poi hai ragione, è ben inutile pinagersi addosso che ognuno ha le sue e ha avuto le sue di rogne, di sicuro noi non ci troviamo nessuna vecchia generazione che ci mangia sopra.




mah il discorso non credo valga tanto per l'italia, xk qui non si pensa nemmeno a farle le valigie.si sta comodi a casuccia propria. [SM=g27827]
Rarronno
00martedì 24 marzo 2009 21:16
Re: Re:
Premetto subito una cosa per evitare di venir preso per l'ingegnere chi disprezza chi ha studiato altre materie: io sono laureato in giurisprudenza.




sery84, 24/03/2009 19.18:




mmm più che trito e ritrito è il classico discorso qualunquista.
Il problema è proprio qulle che dici te: sta proprio nel fatto che una persona è costretta a fare il lavoro che non vuole.



Ma credi davvero che tutti, anche in tempi più fortunati, abbiano fatto il lavoro dei loro sogni?
Il 90% delle persone che conosco ,dai 20 ai 60, fa lavori che non ha mai amato, o che non ama più; non è un problema di giovani, è un problema che è sempre esistito. Non siamo più sfortunati di altri.


è tutti devono essere idraulici ed elettricisti? Se una persona vuole fare il medico deve vivere di stenti, ho conosciuto gente che prende 8mila euro l'anno dopo specializzazione, oppure non riesce a fare il gironalista, perchè gli danno solo il rimborso spese, oppure ai disegnatori industriali 500 euro per 7 giorni a settimana di lavoro



Capisci che se tutti volessero fare gli elettricisti il problema si ripresenterebbe, e quelli che volessero fare gli avvocati sarebbero ricercati da ogni datore di lavoro.
Ogni nostra scelta ha delle conseguenze; quella di voler fare i giornalisti ci butta in un mondo dove c'è poca richiesta e una concorrenza spietata. Le possibilità di sfondare sono pochissime e vanno tenuti bene in conto i rischi.

Che poi ci sia a volte una componente di imbecillità dei datori di lavoro siamo d'accordo. Pagare 500€ una persona che devi formare e ti rende x, al posto di pagare 1500€ qualcuno che ha già imparato il lavoro e che ti produce 6x perchè lo puoi mettere subito al lavoro, è pura protervia, ma grazie al cielo non sono tutti così.
Le leggi sul lavoro non aiutano, è verissimo(i precari venissero almeno pagati bene......), ma sembra che nessuno voglia modificarle, compresi i giovani.

In soldoni, è la professionalità, o la prospettiva di poterla sviluppare, che ti salva. E' un discorso vecchio, trito e forse come dici tu qualunquista; però io mi sono reso conto che non mi spetta nulla in particolare per il solo fatto di avere una laurea, e che chi fa delle scelte(tipo fare scienze politiche al posto di chimica)deve assumersi la responsabilità delle proprie decisioni.

Il lavoratore manuale non qualificato è in concorrenza con l'extracomunitario(andrebbe poi fatta anche una discussione sulle politiche immigratorie, ma è un tema spinoso) il laureato in giurisprudenza non qualificato è in concorrenza con migliaia di persone come lui per un posto da stagista.

Poi ci sono altri elementi(sfiga-fortuna, mancanza di carisma pur se preparati, ecc.) ma non sono preminenti, almeno secondo me.

Giovy Jackson
00martedì 24 marzo 2009 22:11
Io sono ottimista, se vogliamo tutti insieme possiamo cambiare le cose in questo mondo...
visentindenis
00martedì 24 marzo 2009 22:37
Re: Re:
sery84, 24/03/2009 19.18:




mmm più che trito e ritrito è il classico discorso qualunquista.
Il problema è proprio qulle che dici te: sta proprio nel fatto che una persona è costretta a fare il lavoro che non vuole.
Perchè tutti devono essere idraulici ed elettricisti? Se una persona vuole fare il medico deve vivere di stenti, ho conosciuto gente che prende 8mila euro l'anno dopo specializzazione, oppure non riesce a fare il gironalista, perchè gli danno solo il rimborso spese, oppure ai disegnatori industriali 500 euro per 7 giorni a settimana di lavoro, senza contare i 250 euro di chi ha finito giurisprudenza, poi chi ha fatto l'alberghiera può stare a casa perchè non c'è più richiesta di cuochi, o le parrucchiere che hanno contratti di 6 mesi a 400 euro per 8 ore giornaliere, e tutti hanno dei contratti determinati che dopo 6 mesi non vedranno rinnovo perchè ai datori di lavoro conviene predersi uno stagista o un altro da sfruttare per 6 mesi e poi lasciare a casa piuttosto che assumere con contratti seri.
E progettisti, parrucchieri, cuochi, giornalisti non sono lavori impensabili come l'austronauta o il pilota di formula uno o il pittore. La tristezza sta proprio in questo, dover fare lavori che non piacciono, che non fanno parte della personalità della persona. Ed è questo ciò che rende una generazione come quella che è descritta nell'articolo, una genrezione che non insegue i sogni finisce solo col stare male, e non potrà apportare mai alcun chè.


La generazione dei piagnistei!chi ha voglia di inseguire un sogno lo insegua con coraggio rischiando di pagarne le conseguenze,ovvio!
lavoro sicuro
alto stipendio
soddisfazione
poche ore di lavoro
tanto tempo libero
In verità ragazzi miei in questi ultimi anni vi hanno riempito di bugie raccontandovi che esiste la sicurezza nella vita.
Ora guardate che le persone che riescono di più sono sempre quelle più tenaci e intraprendenti.
Poi il lavoro è spendibilità contrattuale sé vuoi qualcosa che và ti adatti,altrimenti ripeto ne paghi le conseguenze.
Consiglio!rischiate e inseguite i vostri sogni con merito e capacità,
E non piangete la nostra generazione e anche troppo fortunata,ricordate solo che la nostra rivoluzione industriale e il nostro benessere è partita con la seconda guerra mondiale e si è rinforzata con la seconda.
Il problema nostro e poca memoria storica e il [SM=x47964] [SM=x47964] troppo!!!



sery84
00mercoledì 25 marzo 2009 07:45
Re: Re: Re:
Rarronno, 24/03/2009 21.16:

Premetto subito una cosa per evitare di venir preso per l'ingegnere chi disprezza chi ha studiato altre materie: io sono laureato in giurisprudenza.






Ma credi davvero che tutti, anche in tempi più fortunati, abbiano fatto il lavoro dei loro sogni?
Il 90% delle persone che conosco ,dai 20 ai 60, fa lavori che non ha mai amato, o che non ama più; non è un problema di giovani, è un problema che è sempre esistito. Non siamo più sfortunati di altri.


è tutti devono essere idraulici ed elettricisti? Se una persona vuole fare il medico deve vivere di stenti, ho conosciuto gente che prende 8mila euro l'anno dopo specializzazione, oppure non riesce a fare il gironalista, perchè gli danno solo il rimborso spese, oppure ai disegnatori industriali 500 euro per 7 giorni a settimana di lavoro



Capisci che se tutti volessero fare gli elettricisti il problema si ripresenterebbe, e quelli che volessero fare gli avvocati sarebbero ricercati da ogni datore di lavoro.
Ogni nostra scelta ha delle conseguenze; quella di voler fare i giornalisti ci butta in un mondo dove c'è poca richiesta e una concorrenza spietata. Le possibilità di sfondare sono pochissime e vanno tenuti bene in conto i rischi.

Che poi ci sia a volte una componente di imbecillità dei datori di lavoro siamo d'accordo. Pagare 500€ una persona che devi formare e ti rende x, al posto di pagare 1500€ qualcuno che ha già imparato il lavoro e che ti produce 6x perchè lo puoi mettere subito al lavoro, è pura protervia, ma grazie al cielo non sono tutti così.
Le leggi sul lavoro non aiutano, è verissimo(i precari venissero almeno pagati bene......), ma sembra che nessuno voglia modificarle, compresi i giovani.

In soldoni, è la professionalità, o la prospettiva di poterla sviluppare, che ti salva. E' un discorso vecchio, trito e forse come dici tu qualunquista; però io mi sono reso conto che non mi spetta nulla in particolare per il solo fatto di avere una laurea, e che chi fa delle scelte(tipo fare scienze politiche al posto di chimica)deve assumersi la responsabilità delle proprie decisioni.

Il lavoratore manuale non qualificato è in concorrenza con l'extracomunitario(andrebbe poi fatta anche una discussione sulle politiche immigratorie, ma è un tema spinoso) il laureato in giurisprudenza non qualificato è in concorrenza con migliaia di persone come lui per un posto da stagista.

Poi ci sono altri elementi(sfiga-fortuna, mancanza di carisma pur se preparati, ecc.) ma non sono preminenti, almeno secondo me.





Continui a stare sul qualunquismo.
L'articolo è chiaro, ora le persone non posso neppure inseguire il lavoro dei sogni, a prescindere dai merito. Ovvio se uno sogna di fare il meccanico trova lavoro, se una sogna di fare il giornalista, no, il parrucchiere no, il cuoco no, il progettista no, l'avvocato no, il sarto no, il ricercatore scientifico no, e che?? sono lavori normalissimi che fino a 10 anni fa si potevano fare, la questione del talento gavetta e buona volontà esiste da sempre, oggi il problema è che questa non bastano per via di una richiesta di lavoro decrescente.
Datori di lavori che assumono con contratti decenti dopo i miei 9 anni di lavori ti assicuro che non ne ho visti, ce ne sono davvero pochi, se non appunto 9 anni fa. Le leggi sul lavoro purtroppo parlano chiaro, è permesso lo sfruttamenteo e quindi il datore di lavoro sfrutta e licenzia ogni tot di mesi.
L'articolo invoglia quindi ad imboccarsi le maniche e migliorare la situazione, perchè effittivamente rispetto agli anni passati (chiamati la bambagia non a caso) non ci sono più opportunità di lavoro decente.
visentindenis
00mercoledì 25 marzo 2009 09:40
Re: Re: Re: Re:
sery84, 25/03/2009 7.45:




Continui a stare sul qualunquismo.
L'articolo è chiaro, ora le persone non posso neppure inseguire il lavoro dei sogni, a prescindere dai merito. Ovvio se uno sogna di fare il meccanico trova lavoro, se una sogna di fare il giornalista, no, il parrucchiere no, il cuoco no, il progettista no, l'avvocato no, il sarto no, il ricercatore scientifico no, e che?? sono lavori normalissimi che fino a 10 anni fa si potevano fare, la questione del talento gavetta e buona volontà esiste da sempre, oggi il problema è che questa non bastano per via di una richiesta di lavoro decrescente.
Datori di lavori che assumono con contratti decenti dopo i miei 9 anni di lavori ti assicuro che non ne ho visti, ce ne sono davvero pochi, se non appunto 9 anni fa. Le leggi sul lavoro purtroppo parlano chiaro, è permesso lo sfruttamenteo e quindi il datore di lavoro sfrutta e licenzia ogni tot di mesi.
L'articolo invoglia quindi ad imboccarsi le maniche e migliorare la situazione, perchè effittivamente rispetto agli anni passati (chiamati la bambagia non a caso) non ci sono più opportunità di lavoro decente.


CERCASì DEFINIZIONE DI LAVORO DECENTE!
ONESTO?
BEN RETRIBUITO?
CONSONO ALLE PRORIE ASPIRAZIONI? [SM=x47958]
Mà io più che disfruttamento parlerei di costo del lavoro esagerato(premesso che gli sfruttatori e gli im......i e sistono ovunque),FINCHE UTILIZZIAMO BUONA PARTE DEL PUBBLICO IMPIEGO COME AMMORTIZZATORE SOCIALE E NON COME SERVIZIO AL CITTADINO(con tanto di capacità e merito) SARA' SEMPRE COSì, PURTROPPO I SOLDI NON CADONO DAL CIELO E ALLA FINE CHI PAGA E CHI LAVORO NEL LIBERO MERCATO(Troppi parassiti ecco il problema e chi è bravo anche nel pubblico viene mal pagato e poco considerato). [SM=g27812]


criticofan
00mercoledì 25 marzo 2009 12:14
Re: Re:
sery84, 24/03/2009 19.18:




mmm più che trito e ritrito è il classico discorso qualunquista.
Il problema è proprio qulle che dici te: sta proprio nel fatto che una persona è costretta a fare il lavoro che non vuole.
Perchè tutti devono essere idraulici ed elettricisti? Se una persona vuole fare il medico deve vivere di stenti, ho conosciuto gente che prende 8mila euro l'anno dopo specializzazione, oppure non riesce a fare il gironalista, perchè gli danno solo il rimborso spese, oppure ai disegnatori industriali 500 euro per 7 giorni a settimana di lavoro, senza contare i 250 euro di chi ha finito giurisprudenza, poi chi ha fatto l'alberghiera può stare a casa perchè non c'è più richiesta di cuochi, o le parrucchiere che hanno contratti di 6 mesi a 400 euro per 8 ore giornaliere, e tutti hanno dei contratti determinati che dopo 6 mesi non vedranno rinnovo perchè ai datori di lavoro conviene predersi uno stagista o un altro da sfruttare per 6 mesi e poi lasciare a casa piuttosto che assumere con contratti seri.
E progettisti, parrucchieri, cuochi, giornalisti non sono lavori impensabili come l'austronauta o il pilota di formula uno o il pittore. La tristezza sta proprio in questo, dover fare lavori che non piacciono, che non fanno parte della personalità della persona. Ed è questo ciò che rende una generazione come quella che è descritta nell'articolo, una genrezione che non insegue i sogni finisce solo col stare male, e non potrà apportare mai alcun chè.



Sery, in quale mondo reale tutti devono avere la possibilità di fare il lavoro dei sogni?
In quale era è accaduto? In quale nazione? In quale pianeta?
Forse nell'Isola che non c'è di Sam Michelino...
Ti rendi conto che nessuno desidera fare il muratore, o l'operaio, o lo spazzino?
E chi ci mandiamo a fare quei lavori? L'extracomunitario di turno che 'ci ruba il lavoro'?
Non capisci che se tutti avessero la possibilità d fare il lavoro dei propri sogni, saremmo tutti dentisti o chirurghi plastici (guadagnando una fava!) e quel fortunello che si ritrova a fare l'operaio si trasformerebbe nel padrone delmondo?
Ma dove sta scritto che, se ci tira il culo di diventare cantanti o designer di moda, automaticamente il sistema ci deve assecondare e realizzare i nostri capricci?
Dove?
I nostri nonni e i nostri genitori col cazzo che si facevano trip del genere.
Parlando nello specifico dell'università...
Nei momenti di crisi, si rinuncia all'università (tanto un ignorante laureato rimane un ignorante), ci si rimbocca le maniche e si battono altre strade.
Sai cos'è? A volte penso che sia molto meglio continuare a studiare facendosi mantenere da mamma e papà, magari in un altra città per fare esperienza (leggasi cazzeggiare fino a tarda notte senza genitori tra le palle),piuttosto che trovarsi un lavoro subito dopo le superiori.
Ragazzi, mi raccomando, non volgio essere offensivo, non parlo di VOI, parlo in generale. Ho conosciuto tanti studenti universitari per cui lo studio era un 'optional', tanto pagava papà.
Se oggi giorno la laurea vale quanto un pezzo di carta igienica, il motivo è che ci vanno cani e porci!

visentindenis
00mercoledì 25 marzo 2009 14:55
Re: Re: Re:
criticofan, 25/03/2009 12.14:



Sery, in quale mondo reale tutti devono avere la possibilità di fare il lavoro dei sogni?
In quale era è accaduto? In quale nazione? In quale pianeta?
Forse nell'Isola che non c'è di Sam Michelino...
Ti rendi conto che nessuno desidera fare il muratore, o l'operaio, o lo spazzino?
E chi ci mandiamo a fare quei lavori? L'extracomunitario di turno che 'ci ruba il lavoro'?
Non capisci che se tutti avessero la possibilità d fare il lavoro dei propri sogni, saremmo tutti dentisti o chirurghi plastici (guadagnando una fava!) e quel fortunello che si ritrova a fare l'operaio si trasformerebbe nel padrone delmondo?
Ma dove sta scritto che, se ci tira il culo di diventare cantanti o designer di moda, automaticamente il sistema ci deve assecondare e realizzare i nostri capricci?
Dove?
I nostri nonni e i nostri genitori col cazzo che si facevano trip del genere.
Parlando nello specifico dell'università...
Nei momenti di crisi, si rinuncia all'università (tanto un ignorante laureato rimane un ignorante), ci si rimbocca le maniche e si battono altre strade.
Sai cos'è? A volte penso che sia molto meglio continuare a studiare facendosi mantenere da mamma e papà, magari in un altra città per fare esperienza (leggasi cazzeggiare fino a tarda notte senza genitori tra le palle),piuttosto che trovarsi un lavoro subito dopo le superiori.
Ragazzi, mi raccomando, non volgio essere offensivo, non parlo di VOI, parlo in generale. Ho conosciuto tanti studenti universitari per cui lo studio era un 'optional', tanto pagava papà.
Se oggi giorno la laurea vale quanto un pezzo di carta igienica, il motivo è che ci vanno cani e porci!



BRAVO,QUI SI PARLA DI SPENDIBILITA' CONTRATTUALE,QUESTA E LA VERA SVEGLIA,LE COSE NON CADONO DAL CIELO.leggi della vita non le ha mica inventate nessuno(DOMANDA E OFFERTA).
RAGAZZI MIEI NON FATEVI INFINOCCHIARE DALL'IDEOLOGIA O DAI GIORNALI CHE NON DANNO NOTIZIE MA OPINIONI(vedete un pò cosa pensano del nostro mike!).


sery84
00mercoledì 25 marzo 2009 14:57
Re: Re: Re:
criticofan, 25/03/2009 12.14:



Sery, in quale mondo reale tutti devono avere la possibilità di fare il lavoro dei sogni?
In quale era è accaduto? In quale nazione? In quale pianeta?
Forse nell'Isola che non c'è di Sam Michelino...
Ti rendi conto che nessuno desidera fare il muratore, o l'operaio, o lo spazzino?
E chi ci mandiamo a fare quei lavori? L'extracomunitario di turno che 'ci ruba il lavoro'?
Non capisci che se tutti avessero la possibilità d fare il lavoro dei propri sogni, saremmo tutti dentisti o chirurghi plastici (guadagnando una fava!) e quel fortunello che si ritrova a fare l'operaio si trasformerebbe nel padrone delmondo?
Ma dove sta scritto che, se ci tira il culo di diventare cantanti o designer di moda, automaticamente il sistema ci deve assecondare e realizzare i nostri capricci?
Dove?
I nostri nonni e i nostri genitori col cazzo che si facevano trip del genere.
Parlando nello specifico dell'università...
Nei momenti di crisi, si rinuncia all'università (tanto un ignorante laureato rimane un ignorante), ci si rimbocca le maniche e si battono altre strade.
Sai cos'è? A volte penso che sia molto meglio continuare a studiare facendosi mantenere da mamma e papà, magari in un altra città per fare esperienza (leggasi cazzeggiare fino a tarda notte senza genitori tra le palle),piuttosto che trovarsi un lavoro subito dopo le superiori.
Ragazzi, mi raccomando, non volgio essere offensivo, non parlo di VOI, parlo in generale. Ho conosciuto tanti studenti universitari per cui lo studio era un 'optional', tanto pagava papà.
Se oggi giorno la laurea vale quanto un pezzo di carta igienica, il motivo è che ci vanno cani e porci!




Ma chi ha detto che tutti devono avere il lavoro dei sogni, ho detto che chi si affaccia sul mondo del lavoro durante la crisi non ha la possibilità di provare ad inseguire il lavoro che vuole o che più gli è adatto. Era la risposta a chi dice, beh basta fare l'idraulico visto che trovano lavoro. Ma che ragionamento è se l'articolo dice appunto che i lavori non ci sono più e avere una scelta tra poche tipologie è alquanto ristretto e non degno di un paese industrializzato. Non a caso lo dice un giornalista di ben più di 40 anni. E me sembra evidente che una volta se volevi fare il cuoco lo potevi fare, se volevi fare la maestra la potevi fare, se volevi fare il giornalista lo potevi fare, ovviamente se avevi merito e/o talento non è una consolazione dire beh ci sono solo pochi impieghi che hanno una equilibrata e uguale domanda richiesta di lavoro. I lavori di stilista, pilota di f1 o astronauta sono sempre stati ristretti a pochi eletti, mica solo oggi, il discorso ricade su mestieri ed aspirazioni che fino a 10 anni avevano una normale richiesta. Oggi quel lavoro o non o trovi o lo trovi, ma pagano 250 euro al mese, non fanno contratti a tempo indeterminato, dopo 6 mesi ti lasciano a casa, lavori normalissimi..., ed è questo che è difficile per chi si deve affacciare ora sul mondo del lavoro, non c'entra l'università, non entra nel discorso dell'articolo. Se si fa l'università per un motivo serio è sempre bello, se la si vuole perchè pagano i genitori e si cazzeggia, beh beati chi lo può fare, sono sempre quelli che hanno già soldi.
visentindenis
00mercoledì 25 marzo 2009 17:13
re sei grande
Mamma mia oh!ragazzi quanti anni avete?Se una cosa non va è inutile insistere si va a sbattere su un muro,elasticita mentale adattamento,non è un brutto momento assolutamente è che cerchiamo le soluzioni con le cose che hanno portato i problemi e ovvio che sè il mercato è saturo di questi lavori e di queste idee e masochismo insistere e pure lamentarsi perchè quello che funzionava fino a 5 anni fà non funziona più.E' vero chi ha fatto l'articolo SCRIVE DA 40 ANNI E PENSA COME 40 ANNI FA',questo è l'unico limite di questo paese,ci facciamo infinocchiare da una classe dirigente che è vecchia,con vecchie idee ,vecchie soluzioni,vecchie retoriche,perchè?
A loro và bene così ci tengono per le p....e raccontandoci un futuro fosco e che le loro battaglie per il potere sono la unica soluzione e noi polli ci crediamo pure!RIPETO SVEGLIA!!dire che non troviamo un lavoro o che siamo poverelli o ecc... è un oltraggio alle generazioni che hanno dato la vita per darci il benessere.
Sù LE MANICHE RAGAZZI TOCCA A NOI!!!
criticofan
00mercoledì 25 marzo 2009 17:17
Re: Re: Re: Re:
sery84, 25/03/2009 14.57:



E me sembra evidente che una volta se volevi fare il cuoco lo potevi fare, se volevi fare la maestra la potevi fare, se volevi fare il giornalista lo potevi fare, ovviamente se avevi merito e/o talento non è una consolazione dire beh ci sono solo pochi impieghi che hanno una equilibrata e uguale domanda richiesta di lavoro.



Ma quando mai?
Mio padre viene da una famiglia di contadini, sono in otto tra fratelli e sorelle, e i suoi si sono potuti permettere di mandare solo due di loro (i più piccoli, tra cui mio papà) alle SUPERIORI. Di università, manco a parlarne.
Non serve parlare della generazione dei nostri nonni, che di possibilità ne hanno avute davvero poche (a meno che non fossero di 'buona famiglia').
Davvero, io questo mondo dei balocchi non l'ho mai visto, oggi nè tanto meno in passato...
Poi è vero, la crisi peggiora le cose (precariato, lavori sotto pagati ecc. ecc.) ma che non mi si venga a dire che in passato ognuno poteva tentare di fare il lavoro dei suoi sogni e oggi no, perchè anche allora c'era chi poteva e chi non poteva, come è sempre stato e come sempre (purtroppo) sarà.

visentindenis
00mercoledì 25 marzo 2009 17:31
Re: Re: Re: Re: Re:
criticofan, 25/03/2009 17.17:



Ma quando mai?
Mio padre viene da una famiglia di contadini, sono in otto tra fratelli e sorelle, e i suoi si sono potuti permettere di mandare solo due di loro (i più piccoli, tra cui mio papà) alle SUPERIORI. Di università, manco a parlarne.
Non serve parlare della generazione dei nostri nonni, che di possibilità ne hanno avute davvero poche (a meno che non fossero di 'buona famiglia').
Davvero, io questo mondo dei balocchi non l'ho mai visto, oggi nè tanto meno in passato...
Poi è vero, la crisi peggiora le cose (precariato, lavori sotto pagati ecc. ecc.) ma che non mi si venga a dire che in passato ognuno poteva tentare di fare il lavoro dei suoi sogni e oggi no, perchè anche allora c'era chi poteva e chi non poteva, come è sempre stato e come sempre (purtroppo) sarà.



TI DEVO DARE ANCORA RAGIONE! [SM=g27811] [SM=g27811]


Aryn
00giovedì 26 marzo 2009 11:41
Re: re sei grande
visentindenis, 25/03/2009 17.13:

Mamma mia oh!ragazzi quanti anni avete?Se una cosa non va è inutile insistere si va a sbattere su un muro,elasticita mentale adattamento,non è un brutto momento assolutamente è che cerchiamo le soluzioni con le cose che hanno portato i problemi e ovvio che sè il mercato è saturo di questi lavori e di queste idee e masochismo insistere e pure lamentarsi perchè quello che funzionava fino a 5 anni fà non funziona più.E' vero chi ha fatto l'articolo SCRIVE DA 40 ANNI E PENSA COME 40 ANNI FA',questo è l'unico limite di questo paese,ci facciamo infinocchiare da una classe dirigente che è vecchia,con vecchie idee ,vecchie soluzioni,vecchie retoriche,perchè?
A loro và bene così ci tengono per le p....e raccontandoci un futuro fosco e che le loro battaglie per il potere sono la unica soluzione e noi polli ci crediamo pure!RIPETO SVEGLIA!!dire che non troviamo un lavoro o che siamo poverelli o ecc... è un oltraggio alle generazioni che hanno dato la vita per darci il benessere.
Sù LE MANICHE RAGAZZI TOCCA A NOI!!!



oddio dire che non è un brutto momento mi pare quantomeno assurdo.


Per il resto quoto Critico di brutto...
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