La genia degli utili.

Del Giudice P.P
00venerdì 23 giugno 2017 02:39
La genia degli utili.

La strada percepita dall'ascoltatore
esibisce la sua mutevolezza, dirigersi di mezzi
frecce, autocarri e scopi parziali, miopi
piaceri, dolori quotidiani, lavorare, perpetuare
la propria razza, l'abitudine di essere
mettere al mondo occhi, cose a cui si somiglia
nei tessuti profondi, mentre si va a picco
più a fondo, dicendo addio all'attaccamento
al proprio campo visivo, mandorle
che ritagliano, che hanno nascosto e mostrato
corpi, movimenti, seduzioni della specie

non importa che tu abbia scritto o meno
edificato o sprecato, non conta, fa' e disfa
la stessa treccia, dai forma precaria, definisci
il gesto inutile, il gusto del tuo sgretolarti
senza perché, attraversando la morsa, il batticuore
dell'insonnia, dei risvegli intempestivi
come schiaffi, rimproveri che la vita t'impone
per arretrare dall'abulia - mai in fondo invitta
dalle voci del mondo, dalle forme del vivere
dagli ammicchi della carne - per retrocedere
dal vizio divino, sganciarsi dall'umano
equipaggio, dalla ferrea giurisdizione dei giorni

nessuno ti chiederà di andare oltre, di scavare
a capofitto, senza condizioni, riserve
dietro lo stato delle cose, come una missione
ma di adeguarti, perdere caratteri
frequenze, regolare il battito cardiaco
con quello lavorativo, sacrificarsi sull’altare
della cronaca, tu scarto, merce inadeguata
illuso della tua condizione, destino, sigillo
o maledizione ridicola, declassi la genia degli utili
alla specie di animali provvisti di stipendio

così impegnando la vita secondo leggi altrui
costretto a fare un passo fuori dal tuo autismo
nella coercizione di forze umane e non umane
senza una fuga o una tana, raffreddi
i liquidi del corpo e le viuzze delle vene, stringendo
un patto col gelo, contrapponendo la tua salute
a quella del mondo, cercando di tenere a bada
i dissesti del corpo, i rubinetti che colano
i grumi moltiplicati nel seme e la natura che vorrebbe
sputarti fuori dal creato, come un tappo
o una zecca, come un errore qualcosa di sbagliato.

garofano a.
00martedì 27 giugno 2017 11:08
Quì c'è tutta la tua poesia:


Non gli chiede di andare oltre, di scavare
a capofitto, senza condizioni, riserve
dietro lo stato delle cose, come una missione
ma di adeguarsi, perdere caratteri
frequenze, regolare il battito cardiaco
con quello lavorativo, come un padre
sacrificato alla vita, sul suo altare quotidiano



Tutto bello, forse per i miei gusti un po' prosa ma dettagli.

Pino
galatea belga
00lunedì 17 luglio 2017 17:55


Come condensare certi rifiuti, certe marginalità ? Non condivido la stessa condizione ma accompagno da quattro anni una madre di 92 anni con demenza senile e credo di potermi avvicinare alle sensazioni della poesia. però ci sono vite che non hanno mai avuto la possibilità di schiudersi alla vita e allora il dolore non può che essere immenso anche se forse con la vicinanza di qualcuno spiragli e completezze possono apparire.
Profondamente toccata.
Grazie

lilia
k e n s
00martedì 18 luglio 2017 11:36
Voglio bene a Pasquale, da sempre, sin dai tempi più remoti dell'Officina; un giovane poeta :) molto ben munito, del quale seguo in silenzio ogni pronunciamento a me accessibile.
Poco importa se sovente -pur restando sintatticamente inappuntabile- rende impervio il filo logico e pare scrivere quasi in prosa con voce a tratti decadente. Ogni diverso da me di una certa consistenza m'interessa...
Qui, ad esempio, introduce un vocabolo -genia- austero, nobile e di antica origine; e già basterebbe vista la povertà -sia formale sia sostanziale- che segna la comunicazione del nostro tempo.
Non credo che il nominato autismo si riferisca troppo direttamente al tema segreto di questo componimento.
Ci leggo un po' di Sanguineti; altro genio non sempre compreso.
Il mio grazie, sincero, ci sta tutto.

nicola
Del Giudice P.P
00martedì 18 luglio 2017 21:30

Vi ringrazio per i commenti e anche per letture silenziose, la "poesia" l'ho un po' modificata, credo che in questo modo sia più interessante; questa come l'altra penso siano abbastanza accessibili e onestamente ho trovato strana la percezione di indecifrabilità che l'altra ha suscitato, scaturiscono entrambe da questa sensazione di suprema inutilità e dissonanza rispetto alla vita, ne ho scritte anche altre su questa linea(?) che per farvi ulteriormente penare forse posterò ;) comunque è bello vedere che ci siete sia Luigi che Kens dopo 10 anni o anche più dal nostro primo incontro telematico, non nego che mi manca l'ambiente di qualche anno fa su questo furum, ma ora i tempi e il modo stesso in cui interagiamo con la rete sono molto più frenetici e dispersivi di qualche anno fa. Sanguineti.. magari.. penso di essere un mix di cose strane che mi porta a un risultato abbastanza originale.. comunque scrivo sempre pochissimo, ma il possibile mi tormenta sempre.
k e n s
00martedì 18 luglio 2017 21:52
l'arte, come il pensiero, Pasquale, segue i corsi e ricorsi delle epoche -il tempo è qualcosa di troppo nobile per scomodare qui il sostantivo che pretenderebbe di definirlo...- ricorsi nei quali, a volte volente a volte nolente, l'uomo suddivide o si accorge di aver di fatto suddiviso il proprio malfermo incedere.
Da Monteverdi a Cage, Berg e Shoemberg c'è un arco che pare immenso; in poesia accade la stessa cosa e Luigi, che è un fine conoscitore dell'arte, potrebbe fornirci ulteriori casi in proposito -pittura in primis, credo.
Non si può chiedere a molti appartenenti al genere umano di riconoscere comunque la Bellezza senza smarrirsi; è un dato di fatto. Ma la Bellezza c'è e c'è sempre stata, è intatta.
Già il Dono di aver chiaro questo fatto, pur senza sapervi completamente aderire, è qualcosa che chiama i fortunati -o gli eletti?...- a una grande e faticosa responsabilità.

La chiudo qui; sono emozionato.

n.


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 03:35.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com