La Rai rifiuta il trailer di Videocracy "E' un film che critica il governo"

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angelico
00giovedì 27 agosto 2009 10:54
Anche da Mediaset no allo spot del film che racconta l'ascesa delle tv di Berlusconi
Anche da Mediaset no allo spot del film che racconta l'ascesa delle tv di Berlusconi
La tv di Stato esigeva un contraddittorio per rispettare il pluralismo
La Rai rifiuta il trailer di Videocracy
"E' un film che critica il governo"
di MARIA PIA FUSCO

La Rai rifiuta il trailer di Videocracy "E' un film che critica il governo"
ROMA - Nelle televisioni italiane è vietato parlare di tv, vietato dire che c'è una connessione tra il capo del governo e quello che si vede sul piccolo schermo. La Rai ha rifiutato il trailer di Videocracy il film di Erik Gandini che ricostruisce i trent'anni di crescita dei canali Mediaset e del nostro sistema televisivo.

"Come sempre abbiamo mandato i trailer all'AnicaAgis che gestisce gli spazi che la Rai dedica alla promozione del cinema. La risposta è stata che la Rai non avrebbe mai trasmesso i nostri spot perché secondo loro, parrà surreale, si tratta di un messaggio politico, non di un film", dice Domenico Procacci della Fandango che distribuisce il film. Netto rifiuto anche da parte di Mediaset, in questo caso con una comunicazione verbale da Publitalia. "Ci hanno detto che secondo loro film e trailer sono un attacco al sistema tv commerciale, quindi non ritenevano opportuno mandarlo in onda proprio sulle reti Mediaset".

A lasciare perplessi i distributori di Fandango e il regista sono infatti proprio le motivazioni della Rai. Con una lettera in stile legal-burocratese, la tv di Stato spiega che, anche se non siamo in periodo di campagna elettorale, il pluralismo alla Rai è sacro e se nello spot di un film si ravvisa un critica ad una parte politica ci vuole un immediato contraddittorio e dunque deve essere seguito dal messaggio di un film di segno opposto.

"Una delle motivazioni che mi ha colpito di più è quella in cui si dice che lo spot veicola un "inequivocabile messaggio politico di critica al governo" perché proietta alcune scritte con i dati che riguardano il paese alternate ad immagini di Berlusconi", prosegue Procacci "ma quei dati sono statistiche ufficiali, che sò "l'Italia è al 67mo posto nelle pari opportunità"".

A preoccupare la Rai sembra essere questo dato mostrato nel film: "L'80% degli italiani utilizza la tv come principale fonte di informazione". Dice la lettera di censura dello spot: "Attraverso il collegamento tra la titolarità del capo del governo rispetto alla principale società radiotelevisiva privata", non solo viene riproposta la questione del conflitto di interessi, ma, guarda caso, si potrebbe pensare che "attraverso la tv il governo potrebbe orientare subliminalmente le convinzioni dei cittadini influenzandole a proprio favore ed assicurandosene il consenso". "Mi pare chiaro che in Rai Videocracy è visto come un attacco a Berlusconi. In realtà è il racconto di come il nostro paese sia cambiato in questi ultimi trent'anni e del ruolo delle tv commerciali nel cambiamento. Quello che Nanni Moretti definisce "la creazione di un sistema di disvalori"".

Le riprese del film, se pure Villa Certosa si vede, è stato completato prima dei casi "Noemi o D'Addario" e non c'è un collegamento con l'attualità. Ma per assurdo, sottolinea Procacci, il collegamento lo trova la Rai. Nella lettera di rifiuto si scrive che dato il proprietario delle reti e alcuni dei programmi "caratterizzati da immagini di donne prive di abiti e dal contenuto latamente voyeuristico delle medesime si determina un inequivocabile richiamo alle problematiche attualmente all'ordine del giorno riguardo alle attitudini morali dello stesso e al suo rapporto con il sesso femminile formulando illazioni sul fatto che tali caratteristiche personali sarebbero emerse già in passato nel corso dell'attività di imprenditore televisivo".

"Siamo in uno di quei casi in cui si è più realisti del re - dice Procacci - Ci sono stati film assai più duri nei confronti di Berlusconi come "Viva Zapatero" o a "Il caimano", che però hanno avuto i loro spot sulle reti Rai. E il governo era dello stesso segno di oggi. Penso che se questo film è ritenuto così esplosivo vuol dire che davvero l'Italia è cambiata".

(27 agosto 2009) Tutti gli articoli di politica

www.repubblica.it/2009/08/sezioni/politica/rai-videocracy/rai-videocracy/rai-videocr...
angelico
00giovedì 27 agosto 2009 23:48
Il trailer di Videocracy sul sito
di Franceschini: «Bisogna reagire»
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27 agosto 2009
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Dario Franceschini ha dato spazio a Videocracy sul suo sito Internet. Bene in vista sulla home page del segretario del Pd c'è il trailer 1 del film di Erik Gandini che ricostruisce i trent'anni di crescita dei canali Mediaset e del nostro sistema televisivo, rifiutato da Rai e Mediaset perché considerato troppo politico e critico nei confronti del governo.

«Il rifiuto da parte della Rai e di Mediaset di trasmettere il trailer del film Videocracy è un'altra prova di come si stiano restringendo gli spazi della libertà di informazione in Italia -si legge nel post del leader Pd-. Ora si rifiuta uno spot commerciale a pagamento perché scomodo. Di questo passo dove andremo a finire. Bisogna reagire all'assuefazione. In questo Paese la battaglia per la libertà d'informazione non riguarda né solo il Partito democratico né solo l'opposizione, ma tutti quelli che hanno a cuore un Paese libero, libero veramente».

«Il rifiuto della messa in onda degli spot del film Videocracy - peraltro ospite della mostra internazionale del Cinema di Venezia - mi sembra una tale assurdità che ho chiesto immediatamente delucidazioni sulle motivazioni che hanno portato la Rai a questo atto di censura», ha commentato il consigliere d'amministrazione di Viale Mazzini Giorgio Van Straten.
«Ho chiesto inoltre al presidente Garimberti - aggiunge - che la vicenda sia oggetto di discussione nel prossimo consiglio di amministrazione».

Ancora più duro il commento dell'Italia dei Valori, affidato a all'eurodeputato Sonia Alfano: «È la prova, l'ennesima, che questo governo, a capo del quale sta non a caso un ex piduista, sta portando a compimento il famoso Piano Rinascita per trasformare l'Italia in un regime. Mi fa piacere che, seppure in ritardo, se ne stiano accorgendo anche alcuni esponenti dell'opposizione. In Europa e nel resto del mondo democratico se ne sono accorti già da tempo».


www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/08/franceschini_videocracy_rai_mediaset.shtml?uuid=0d41572c-9315-11de-91ff-4ed4214ade8e&DocRulesVie...


anna77@
00venerdì 28 agosto 2009 16:27
cioè la messa in onda di spot di un film deve essere "oggetto di discussione nel prossimo consiglio di amministrazione"?!?



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