LA RUBRICA DEL TG1 DEDICATA AI LIBRI

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anna77@
00martedì 5 gennaio 2010 21:22
Billy e la caccia alla libreria svedese
LA RUBRICA DEL TG1 DEDICATA AI LIBRI
Billy e la caccia alla libreria svedese
La trasmissione si chiamava «Benjamin», in omaggio
al filosofo. Ora il nuovo nome si riferisce al contenitore
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La rubrica sui libri chiamata «Billy» (29 dicembre 2009)
Nella rubrica di martedì, mi sono divertito a fare congetture sulla scelta del nome «Billy», l’appuntamento domenicale del Tg1 che si occupa di libri. Ai tempi della direzione di Gianni Riotta si chiamava «Benjamin» (dichiarato omaggio al filosofo Walter Benjamin); Augusto Minzolini, appena insidiatosi, gli ha cambiato nome. Sul Forum del Corriere.it sono arrivate centinaia di mail, come mai era successo prima. Mi hanno chiamato autorevoli colleghi. Ho ricevuto molti messaggini sul telefono. Tutti concordi nell’individuare il referente: «Billy» è il nome della più popolare scaffalatura per libri del mondo; la produce l’Ikea ed è l’assoluto low cost per conservare libri. Scrive un lettore malizioso: «Penso che nel suo "A fil di rete" sia stato troppo sofisticato nella ricerca di una motivazione per la rubrica "Billy", spazio libri all’interno del Tg1. Personalmente ritengo sia il frutto di un giro di qualche dipendente Rai in una nota catena di mobili svedesi».

Come insegna La lettera rubatadi Edgard Allan Poe, i segreti si nascondono sotto gli occhi di tutti. Cliccando su Google la parola «Billy» unita a «libr…» (ho messo i puntini perché già alla lettera «b» sono apparsi in automatico i riferimenti alla famosa libreria svedese); dunque, cliccando, al primo tocco avevo già la risposta. Ma mi era parsa troppo scontata, troppo banale. Così mi sono lasciato andare a supposizioni fantasiose, al puro divertissement. Ma, se a furor di popolo, «Billy» è davvero la libreria dell’Ikea ci troviamo di fronte a un caso singolare. Sarebbe la prima volta che la rubrica di un telegiornale italiano fa indirettamente riferimento a un bene di consumo. Si può allora parlare di product placement, cioè di quella tecnica di comunicazione attraverso cui si pianifica e si posiziona un marchio all’interno delle scene di un prodotto cinematografico o televisivo? Lo escluderei nella maniera più assoluta. Se c’è intenzione, è solo involontaria.

Del resto, l’Ikea fa ormai parte di quelle pop culture references, icone della cultura popolare, che compongono l’oggettistica del nostro immaginario: come la Coca Cola, la Nutella, il Mac, la Vespa, etc. Nel delizioso film americano 500 giorni insieme, una visionaria commedia romantica, alcune scene d’amore sono girate all’interno dell’Ikea. Già, però stiamo continuando a parlare di Ikea non di «Billy», di un prodotto specifico. Ma l’aspetto più interessante di questo cambio di nome è il corredo culturale che ne consegue: «nomina sunt consequentia rerum», i nomi sono conseguenti agli eventi, hanno cioè origine dalla necessità di designare le cose con un loro termine appropriato, che ne indichi la natura e la qualità (lo dice Dante nella Vita Nova, XII). «Benjamin» si riferiva al contenuto (uno scrittore importante come simbolo di tutti gli scrittori importanti), «Billy» si riferisce al contenitore, allo scaffale, alla libreria. E infatti prima si parlava «seriamente» di libri, adesso si fanno solo segnalazioni, di gusto, per così dire, low cost. Una rivoluzione culturale di non poco conto.



Aldo Grasso

www.corriere.it/spettacoli/09_dicembre_30/grasso-billy-caccia-libreria_3db8e0e2-f520-11de-8621-00144f02aa...

Victoryfan
00martedì 5 gennaio 2010 23:48
Interessante...Aldo Grasso ha proprio ragione!
FaithMJfan
00giovedì 7 gennaio 2010 14:13
Grazie per aver postato l'articolo, Anna.. [SM=g27822]
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