Il Nascondiglio
di Pupi Avati
Tutto ha inizio nell'inverno del '57 in una casa isolata nell'Iowa. Durante una scontrosa bufera di neve, un delitto improvviso sconvolge la quiete del convitto di suore. Dopo cinquant'anni, in quella stessa casa, una donna appena uscita da una clinica psichiatrica (Laura Morante), decide di aprire un ristorante italiano. I fantasmi del passato pero' iniziano ben presto a tormentarla, manifestandosi sotto forma di voci e suoni inquietanti all'interno di una casa diventata specchio riflesso della follia della protagonista.
Non solo un ritorno al genere horror-thriller per Pupi Avati, con 'Il Nascondiglio' ci rendiamo partecipi di un autentico revival del cinema italiano di qualità. Distaccatosi dall'approccio diretto e autobiografico delle pellicole precedenti, il regista di origini bolognesi riprende in mano quelle paure e angosce tanto celebrate durante il suo esordio cinematografico, costruendo un prodotto se vogliamo commerciale, ma che raccoglie gli stilemi necessari a farne un grande film. Legato dalla comune passione per il mistico e il gotico, grazie alla Duea Film (personale casa di produzione gestita assieme al fratello Antonio) e a RAI Cinema, Avati ricrea la suspance hitchcockiana con stimata riverenza e professionalità.
Produzione italo-americana significa anche varietà: di stile, di forma, di sostanza... Gli elementi narrativi e quelli prettamente tecnici si amalgamano come fossero un unico cuore pulsante, avallati dalla passione del regista per la settima arte e dalla scelta di volti noti (tra cui Burt Young e Rita Tushingham) perfettamente inseriti nel contesto. Suspance e brivido alienante, 'Il Nascondiglio' è un ritmato thriller ben confezionato, in linea con i capolavori del brivido firmati da Alfred Hitchcock (sebbene per ovvi motivi, non raggiunga quella stessa magnificenza). Nonostante manchi di originalità e dello straordinario estro creativo del maestro, il film sceneggiato e diretto dallo stesso Pupi Avati immerge lo spettatore in una realtà fuorviante, malevole e proprio per questo motivo estremamente affascinante.
L'omogeneità del girato, la perfetta simbiosi tra gli elementi di scena e i rapporti tra i personaggi, l'azzeccata scelta del cast e il soggetto originale: sono alcuni degli elementi che decretano il successo della pellicola. Il personaggio interpretato da una bravissima Laura Morante, richiama la precarietà dell'animo umano; nella fattispecie di una donna perennemente in stato confusionale, la quale ha serie difficoltà nell'approcciarsi con se stessa. A cavallo tra due mondi percettibilmente affini, la realtà si mostrerà ben più prevedibile della verità osteggiata. Il film tuttavia affonda le sue radici narrative nel thriller vecchia maniera: abbiamo un omicidio, diversi moventi a supporto e l'ovvia ricerca dell'assassino. Per altro grazie alla colonna sonora composta da Riz Ortolani, avvertirete una certa affinità tra la Snakes Hall de 'Il Nascondiglio' e il Bates Hotel di 'Psycho', proprio la stessa lugubre e angosciante sensazione.
Fuori Argento e dentro Avati: l'horror nostrano torna a sorridere. Anzi, a terrorizzare!
"Magic, moments
Memories we've been sharin'
Magic, moments
When two hearts are carin'..."
[Recensione pubblicata su
Binario Loco]