BERLINO - Il pop è morto, parola di George Michael.
Grande successo per il re del pop anni ottanta George 'Wham' Michael, arrivato qui alla Berlinale come protagonista del documentario “A different life” in cui racconta la sua vita, senza reticenze. Si parte dall’infanzia di Georgios Kyriaco Panayiotou, nato a North London il 25 giugno del ’63 da famiglia di origine greca, segue l’amicizia da adolescente con Andrew Ridgely, la nascita degli Wham, i successi di Wham rap, Club Tropicana, i milioni di dischi venduti.
L’epoca dei successi clipparoli, lo sciogliemento degli Wham, la carriera da solista, la battaglia con la casa discografica Sony, ma non solo: c'è anche la vita personale di George, il grande amore per la madre operaia, quello per il compagno brasiliano morto di Aids proprio mentre George cantava al concerto per il tributo a Freddie Mercury. Ci sono le testimonianze degli amici Elton John, Mariah Carey, Sting. C’è lo scandalo di quando fu sorpreso a fare sesso nei bagni pubblici e c'è il video censurato in America con Bush e Blair a letto insieme. Tutto all’insegna della sincerità e dell’autoironia, così come è stato l’incontro con la stampa, in cui il cantante ha affermato categorico: "Il pop è morto, il rock sopravvive perché le band arrivano dalla strada, sanno suonare dal vivo. Gli U2 resistono perché hanno coerenza. Ma il mio genere, il pop, è morto. E certo non mi metterei a duettare con uno come Robbie Williams. Grazie, preferisco fare qualcosa d’altro".