Santa Maria, California. Oggi, 28 maggio 2004, i difensori di Michael Jackson torneranno in aula per chiedere l’esibizione immediata del materiale probatorio assicurato dall’accusa nel corso della perquisizione del Neverland Ranch condotta dagli agenti di polizia prima dell’arresto del Re del Pop e di tutte le testimonianze raccolte in seguito (video, registrazioni, documenti, ecc…). La legge dello stato della California impone infatti che la pubblica accusa trasmetta tempestivamente tutte le prove ai legali dell’imputato in modo da permettere loro la preparazione della linea difensiva. A peggiorare le cose, in questo singolare procedimento, è il regime di segretezza disposto dal Giudice sugli atti processuali, un imperativo motivato dalla necessità di affrancare i teste e lo stesso Mr. Jackson dall’ingerenza dei media. In un comunicato diramato dal suo portavoce, l’avvocato del divo nero Thomas Mesereau ha tuonato: “Il diritto di Mr. Jackson a un equo processo è compromesso dal ritardo illecito nella trasmissione (delle prove) da parte dell’accusa”. La risposta? Le prove sono ancora sotto esame e pertanto non disponibili. Va ricordato che il Re del Pop è stato formalmente accusato di 10 gravi delitti legati alla pedofilia e che, secondo gli esperti, qualora fosse riconosciuto colpevole, rischierebbe l’ergastolo.
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