Berlusconi e DiPietro dialogano....

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angelico
00mercoledì 22 giugno 2011 20:58
....foto all interno....





Inedito faccia a faccia tra i banchi di Montecitorio tra Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro.
Terminata la prima parte della seduta, il premier si è fermato in aula salutando alcuni parlamentari del Pdl. Subito dopo Berlusconi si è avvicinato al tavolo delle commissioni, esattamente di fronte ai banchi del governo, e ha salutato Di Pietro che era seduto.
I due hanno parlato a lungo. Berlusconi ha gesticolato in maniera evidente mentre il leader dell'Idv lo ascoltava. Tra i due anche qualche sorriso.
Un incontro quanto mai inedito, qualche deputato lo immortala con il telefonino e mostra l'immagine ai cronisti increduli. Il segretario Pd Bersani ci scherza su: "Non soffro di gelosia, beato lui", dice rivolto a Di Pietro


www.repubblica.it/politica/2011/06/22/foto/colloquio_berlusconi-di_pietro_alla_camera-180...
angelico
00mercoledì 22 giugno 2011 20:59
Di Pietro, in serata, ha rivelato i contenuti del colloquio con il premier: Il presidente del Consiglio Silvio
Berlusconi "si è avvicinato a me per ribadire che il suo governo stava facendo il bene del Paese" e la replica è stata "che farebbe bene al Paese se se ne andasse al più presto".

Durissime invece le reazioni dei dipietristi su Internet: "Caro Tonino, stavolta hai toppato". Messaggi dal web al leader dell'Idv. "Di Pietro che parla con Berlusconi? se non era per quella foto non ci credevo... Ora voglio, pretendo ed esigo di sapere: se ho buttato i miei voti, cosa vi siete detti, perchè hai accettato di parlare con colluso, dov'è andata a finire la tua morale. Sono molto allibito. Attendo ed esigo spiegazioni", tuona Francesco Pipitone, nel blog del leader Idv.I toni sono quasi unanimemente inferociti. Ecco Tommy Lee: "caro Tonino, penso che dopo tanta rispettabile opposizione stai cadendo in una incomprensibile confusione. Dopo aver in tutti i modi messo in guardia gli italiani dal pericolo che Berlusconi rappresenta, che fai? vai a chiedere a Berlusconi di governare? di portare in Parlamento una equa riforma fiscale? di destinare maggiori risorse alla giustizia? sveglia! Questo piccolo uomo si deve dimettere". Mauro C. è molto più che arrabbiato. "Ora è troppo- tuona - e prima De Dregorio, e dopo Razzi e Dcilipoti... Ora la chiacchierata con il nano. Ma ci prendi per il culo? il mio voto non lo avrai più, puoi giurarci".

www.repubblica.it/politica/2011/06/22/news/di_pietro_chiama_il_pd_costruiamo_l_alternativa-18083128/?re...
angelico
00mercoledì 22 giugno 2011 21:08
Camera, Berlusconi cerca Di Pietro
Tra i due colloquio di alcuni minuti Il premier si è seduto accanto al leader dell'Idv in aula. I due hanno parlato alcuni minuti. Era dal 1995 che non avevano un faccia a faccia privato. Da quando il Cavaliere lo invitò ad Arcore offrendogli di tutto pur di averlo al suo fiancoGli ha pure inviato un bigliettino di complimenti. Silvio Berlusconi nei momenti di difficoltà cerca Antonio Di Pietro. Lo ha fatto nel 1995, dopo la caduta del suo primo governo, lo ha fatto oggi alla Camera. Il pretesto è stato l’intervento del leader dell’Idv rivolto a Pierluigi Bersani: “Dobbiamo creare l’alternativa, il Pd ci convochi e diamo vita a una opposizione”, ha detto. Il premier si è prima seduto nell’emiciclo accanto a Di Pietro, i due hanno parlato per diversi minuti, poi gli ha inviato un biglietto. Che l’ex pm ha poi negato di aver ricevuto. Ma certo si sono parlati. A lungo. Cosa si sono detti? Berlusconi non ha voluto rispondere e ai cronisti che glielo hanno chiesto ha mostrato un sorriso, mentre Di Pietro ha riferito di avergli detto “che farebbe davvero il bene del Paese se se ne andasse al più presto”.

I due non si parlavano faccia a faccia dal 18 febbraio del 1995. Da quando Berlusconi, dopo aver assistito alla caduta del suo primo Governo, invitò Di Pietro ad Arcore. E gli offrì mari e monti: la direzione dei servizi segreti, la nomina a capo del Sis (servizio ispettivo governativo contro la corruzione negli enti pubblici), la nomina a capo della Polizia o, in caso di un suo ingresso in politica, la poltrona numero due di Forza Italia. Di Pietro rifiutò tutte le offerte. Poi disse pubblicamente: “Con riferimento alle notizie su eventuali incarichi ministeriali che potrei essere chiamato a ricoprire, pur onorato per l’accostamento del mio nome ad altissime cariche, ribadisco che non intendo assumerne alcun impegno politico”. E’ il 14 gennaio del 1995. Qualche mese dopo, al processo contro il generale della Guardia di Finanza Giuseppe Cerciello, l’avvocato Carlo Taormina apre la seconda grande offensiva giudiziaria contro l’ormai ex magistrato Di Pietro.

Oggi si sono riparlati. Il premier si è avvicinato a Di Pietro con il pretesto dell’intervento che l’ex pm aveva appena terminato in aula. Un intervento che doveva essere contro il governo, in piena verifica di maggioranza, e invece è stato totalmente rivolto ai partiti di opposizione e, in particolare, a Bersani. Il Pd “ha il dovere di convocarci per vedere quello che vuole fare. Ci è stato chiesto di fare le primarie: su che cosa, per quale programma e con chi?”, ha detto. ”Bisogna cominciare subito a costruire l’alternativa”, ha esortato il leader dell’Idv, in diretta televisiva, “comincia tu, amico Luigi, perché spetta a te il dovere, l’onore e l’onere di convocarci”. Questa mattina il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha ricordato, “ha detto una cosa che deve farci riflettere. E noi che facciamo? Ha detto che ci sono 3-4 opposizioni”. Bene, ha aggiunto, “io credo che dobbiamo sfidarlo su questo campo proprio perché altrimenti ci limiteremmo a chiedere il voto ai cittadini come plebiscito positivo o negativo sull’attività di governo di Berlusconi”.

I cittadini, ha aggiunto Di Pietro, “hanno già detto alle amministrative e ai referendum che c’è una delusione, una divaricazione tra la maggioranza numerica di questo Parlamento e quella reale del paese. Siccome difficilmente questo governo si schioderà, abbiamo due anni per costruire l’alternativa ma dobbiamo cominciare subito”. Dunque, ha incalzato, “qual è il nostro programma, la nostra coalizione, il nostro modo di scegliere la leadership? Non lo so cosa offriamo come alternativa, perché non ho ancora avuto una riunione con gli altri leader dell’opposizione”. E ancora. “Su che cosa faremo le primarie? Con quale programma e per chi?”, ha chiesto. “Su questo punto serve chiarezza per evitare salti nel buio”, ha ammonito.

“Non me la sento di dire ai cittadini di votare un leader senza dire dove mi porta, magari un oscuro premier che parla bene e affabula tanto, ma non so se ha in capo un mondo liberale, di economia basata sulla libera concorrenza, sulla meritocrazia, sull’efficienza del servizio pubblico”, ha sottolineato. “Io non ci sto più a sentirmi dire ogni volta che si parla di opposizione la sinistra, l’opposizione è fatta da forze politiche che mettono insieme con grande capacità la solidarietà della sinistra, la difesa delle fasce più deboli della sinistra, la legalità della destra sociale, bisogna mettere insieme solidarietà e libero mercato”, ha spiegato ancora Di Pietro. “Io sento una responsabilità dopo avere dimostrato di sapere fare opposizione. Se oggi discutiamo di tre referendum è per l’Italia dei valori”. Oggi, ha concluso, “siamo qui e vogliamo discutere di un programma e vogliamo sapere in che cosa consiste questo programma. Chiediamo a gran voce di dare una risposta concreta. Facciamola vedere l’alternativa a questo governo”.



www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/22/di-pietro-sfida-bersani-creare-alternativa-e-berlusconi-si-complimenta-con-lex-pm...
rossijack
00mercoledì 22 giugno 2011 22:26
Berlusconi e' in generale molto seduttivo,accerchia la preda e se la lavora...si illude di sedurre anche Di Pietro,forse sta pensando a qualcosa che gli puo' servire,non fa mai niente per niente,c'e' sempre uno scopo dietro,ormai e' "carta conosciuta"come si dice a Napoli!non mi sembra il caso di sospettare di Di Pietro,non e' mica uno stupido Tonino!Non "c'azzecca"nulla che erano seduti vicino,sono pur colleghi di Parlamento e Berlusconi e' sempre il capo dei Ministri!
AntonellaP85
00mercoledì 22 giugno 2011 22:51
Re:
rossijack, 22/06/2011 22.26:

Berlusconi e' in generale molto seduttivo,accerchia la preda e se la lavora...si illude di sedurre anche Di Pietro,forse sta pensando a qualcosa che gli puo' servire,non fa mai niente per niente,c'e' sempre uno scopo dietro,ormai e' "carta conosciuta"come si dice a Napoli!non mi sembra il caso di sospettare di Di Pietro,non e' mica uno stupido Tonino!Non "c'azzecca"nulla che erano seduti vicino,sono pur colleghi di Parlamento e Berlusconi e' sempre il capo dei Ministri!




Concordo. Montare un caso del genere solo perché hanno parlato mi pare assurdo, anzi mi sembra anche ora che qualcuno come Di Pietro gliene dica 4.
angelico
00giovedì 23 giugno 2011 14:33
Di Pietro parla col premier, insorge il web
La replica: «Che dovevo fare menargli?»
Il duetto con Berlusconi alla Camera e l'attacco a Bersani
I fan si scatenano su Facebook: «Tonino Non ci tradire»

MILANO - Di Pietro blandisce Berlusconi e stuzzica Bersani. Alla Camera, quando tutti si aspettavano le consuete parole di fuoco contro il governo, il leader dell'Idv cambia rotta. Berlusconi apprezza e gli dedica un tête-à-tête sui banchi dell'opposizione. Nessuno sa cosa si sono detti. Ma basta la foto scattata da un deputato col telefonino a scatenare sulla rete una pioggia di commenti indignati, di allusioni, persino di insinuazioni. Il più irriducibile degli antiberlusconiani ha abbassato la guardia?


«Ecco cosa ho detto a Berlusconi»
LA RISPOSTA DI DI PIETRO - Di Pietro è stato subissato di domande, critiche e sospetti. Al punto che si è visto costretto a rispondere fin dal giovedì mattina sul suo sito: «Molte persone si sono chieste e mi hanno chiesto che cosa mi sono detto con il presidente del consiglio ieri nell’aula di Montecitorio», esordisce lo statista di Montenero di Bisaccia. «Innanzitutto preciso che è stato il Presidente del consiglio ad avvicinarsi a me e non io a lui. Poi io gli ho detto direttamente quello che cerco di dirgli indirettamente da mesi: che se ne deve andare, che per il bene del Paese dovrebbe avere il senso di responsabilità di lasciare il governo anche se ha ancora una maggioranza parlamentare che però non significa più niente dal momento che è stata comprata e che non corrisponde più alla maggioranza reale del Paese. Tutto qui. E che altro dovevo fare, menargli?» Quindi qualche parola anche per chi sparge velenose ricostruzioni: «Però qualcosa voglio dire anche sui sospetti e sulle malignità che si sono moltiplicate dopo quel colloquio. Io mi batto contro Berlusconi e contro il berlusconismo da 16 anni. Molti di quelli che si sono scandalizzati per quel colloquio mi hanno criticato per anni dicendo che facevo un’opposizione troppo intransigente». Ma ovviamente c'è un perché: «Io non mi accontento di un plebiscito che metta fine al berlusconismo ma voglio che il centrosinistra si dia un programma politico che non può più essere solo dire no a Berlusconi e alle sue leggi. Se vogliamo non solo vincere ma anche governare e fare qualcosa di buono per questo Paese dobbiamo capire prima cosa vogliamo fare, con chi e perché»
L'IDILLIO ALLA CAMERA TRA DI PIETRO E IL SUO ARCIRIVALE BERLUSCONI - Ma come è scoccato il flirt tra Di Pietro e il Cav? Raccontano le cronache parlamentari che a un certo punto del discorso del suo abituale fustigatore, Berlusconi abbia alzato lo sguardo. Il leader dell'Idv, nel giorno dell'ennesima fiducia chiesta e ottenuta dal governo, non stava parlando delle magagne del premier, da sempre il suo cavallo di battaglia, ma dell'inconsistente alternativa offerto dalla minoranza: «Signor presidente, innanzitutto la ringrazio per ascoltare questa volta la voce dell'opposizione». Meno di un anno fa lo aveva accostato a Hitler, definendolo «stupratore della democrazia». Ora invece quasi sussurra: «Ho seguito con attenzione il suo intervento, lei ha tracciato alcune fotografie che sono un dato di fatto». E poi, dopo qualche accenno ai temi dell'antiberlusconismo, la stoccata a Bersani: «Mi hanno chiesto: qual è la vostra alternativa. Non ho saputo rispondere. Non ho ancora avuto un colloquio col capo dell'opposizione. Caro Bersani, l'alternativa spetta a te». Concetto poi ribadito in un'intervista al Manifesto di giovedì sembra rincarare la dose contro il Pd: «Se non c'è l'alternativa non possiamo permetterci di criticare Berlusconi».

IL PREMIER APPREZZA - Le inaspettate carinerie riservate da Di Pietro al governo sarebbero piaciute così tanto al premier che a quanto raccontano i notisti politici, il Cav. gli avrebbe inviato un «pizzino» (circostanza però smentita). E subito dopo è andato a sedersi al suo fianco, nei banchi dell'opposizione. «È venuto a dirmi: voglio parlare con un leader dell'opposizione per dirgli che sto facendo il bene del paese». Ha raccontato a una divertita Bianca Berlinguer nell'edizione di mercoledì sera del Tg3. «Il leader dell'oppozione (cioè lui stesso ndr) gli ha risposto: farebbe bene al Paese se ne andasse». Ma la chiacchierata sembra essere durata un po' più di due battute. E se si sommano le dichiarazioni di questi giorni a quelle rese all'indomani delle straordinarie vittorie delle amministrative e del referendum («Non è il momento di parlare di dimissioni del governo, parliamo di cosa vogliamo offrire noi ) si capisce che qualcosa nella semantica guerrigliera di Di Pietro è definitivamente mutato.


MA LA RETE NON GRADISCE - Il web ha tempi di reazione immediati, e il processo distensivo che sembra allentare la tensione tra di Di Pietro e Berlusconi diventa la prova immediata di una «corruzione» o, peggio, del «tradimento della causa». Il profilo Facebook del leader dell'Italia dei Valori è inondato di commenti critici e sospettosi, e solo qui e lì affiorano le parole dei supporter fiduciosi. Di Pietro allora ha postato la sua nota di replica, che tempo un'ora aveva già accumulato oltre 200 commenti. Qualcuno è perentorio: «Dovevi alzarti e andartene». Qualcun altro gli suggerisce: «Dovevi dargli un bacio al cianuro!». Per Franca doveva «strappargli la parrucca». Piero lo accosta a Scilipoti. Per Betim Di Pietro «si è piegato all'imperatore». Altri ricordano che anche Renzi è caduto nella trappola e si è bruciato». Ma in generali parecchi mostrano di aver capitano e si fidano di lui. «Solo, ti prego - scrive Stefano - non tradirci».

Antonio Castaldo
23 giugno 2011


www.corriere.it/politica/11_giugno_23/dipietro-berlusconi-avvicinamento_cef0616c-9d89-11e0-b1a1-4623f252d3...
angelico
00giovedì 23 giugno 2011 14:40
IL CASO
E sul web si accende lo scontro
"Tonino ti stai facendo fregare"
Dopo il colloquio di Di Pietro con Berlusconi e l'affondo contro Bersani, sul sito del leader dell'Idv infuria la polemica. "Vergognati, non ti voterò più" . "Vederti parlare con lui mette i brividi". Ma c'è anche chi lo difende: "Combattere un avversario non vuol dire odiarlo a morte e non poterci scambiare neanche una parola"
Uno dei messaggi di protesta
ROMA - Quel colloquio faccia a faccia con Berlusconi (LE FOTO 1) e quell'affondo contro Bersani 2 nel pieno del dibattito sulla verifica di governo fanno rumore. E scatenano la rabbia dei militanti dell'Idv (e non solo) sul web. Antonio Di Pietro, stavolta, fa parlare non per una delle sue consuete intemerate contro il Cavaliere, ma per quella sferzata al Pd e per quel conciliabolo con il presidente del consiglio in Aula che ha scatenato dubbi e interrogativi. Anche maliziosi. Si divide il popolo della Rete. Tra chi grida al tradimento, chi sente puzza di "trappola" e chi appoggia Di Pietro e punta il dito contro un Pd "insensibile e arroccato". Quello che è certo è che il cambiamento di registro di Di Pietro è ormai evidente. E si è passati dal Tonino che chiamava Berlusconi "stupratore della democrazia" al Di Pietro dialogante di oggi.

L'INTERVENTO DEL LEADER IDV / VIDEO 3 3

Basta scorrere il sito del leader dell'Idv per capire l'aria che tira. Tante le critiche. E numerosi i botta e risposta tra chi attacca e chi difende Tonino. "Che succede? Nel suo intervento tesse, tranne qualche piccolo passaggio, le lodi del nostro comune nemico. Invece attacca per quasi tutto l'intervento Bersani e il suo partito con argomenti (secondo il sottoscritto, fuori luogo) per i quali il nano gongolava dalla gioa e tanto che riceveva anche i complimenti dei vari Cicchitto e soci.Non vorrei togliere il "saluto" anche a Lei per avermi dato codesta grossa delusione" scrive Giuseppe. Lapidario John Connor: "Vergogna, non lo voterò mai più".

Sull'altro fronte c'è chi difende l'ex pm così: ""Non vi siete accorti che Di Pietro stava seduto nel suo banco e che era Berlusconi ad andare da lui? Non era mica nella villa di Arcore a pranzare e complottare come un qualsiasi rottamatore fiorentino!"

Le critiche, però, continuano. "Che brutto discorso: anziché attaccare il governo hai distrutto l'alternativa di centrosinistra, quella che ha vinto a Milano, a Napoli, a Torino, Bologna" attacca Maurizio."Tutto bello. Però ci devi dire cosa vi siete detti col nanerottolo quando parlavate fitto fitto. Siamo elettori Idv incazzati e disgustati!!!" si indigna Franco. Cosimo, invece, applaude: "Un discorso ottimo, non di svolta, ma di forte accelerazione di una azione politica per costruire l'alternativa. Lei propone una opposizione che, non potendo fare altro, stimoli il governo a scelte opportune nell'interesse del paese. Credo che meglio di così non poteva parlare".

O forse sì, almeno leggendo Gianluca: "Assistere a quella chiaccherata in diretta con chi sta affossando una generazione e un'intera nazione mi ha profondamente turbato. può darsi che abbia semplicemente assecondato un vecchietto che si sente solo ma di Lei mi piaceva un certo modo di porsi nei confronti di quell'uomo e di tutto quello che rappresenta. Dopo quello che ho visto oggi Lei caro Di Pietro per me è scomparso dalla scena politica. E' evidente che sta cambiando linea politica per essere più credibile ma sta ottenendo esattamente l'effetto contrario" ragiona Gianluca. Ma c'è anche chi fa della realpolitik la via maestra: "Le critiche a Tonino partono da una fotografia...poi nessuno si è fermato a riflettere che forse non è così assurdo che un leader d'opposizione parli con il premier. Ci farà pure schifo B. come capo di governo (e credo che Tonino sia il primo a dirlo) ma è pur sempre a palazzo Chigi e che una sua firma può far precipitare ancor di più questo paese" scrive Marco Mezzaluna. E se critiche si devono fare, sottolinea Riccardo Bettoni, vanno fatte ai democratici: "Va costruita con serietà un'alternativa. Purtroppo ancora una volta il PD non accoglierà le richieste di Di Pietro, forse hanno manie di protagonismo, forse non vogliono davvero cambiare le cose..."

"Caro Antonio Di Pietro In pochissimi giorni di vergogna ti sei giocato per sempre il mio voto, dopo anni di grandissima opposizione e di grande credibiltà che ti eri meritato" attacca Vin. Bruno Scialla, invece, sposta l'attenzione su Napoli: "Caro Antonio nel momento in cui il boss di Arcore ti si è avvicinato e ti ha parlato, per quale motivo non gli hai detto che avrebbe potuto parlarti di tutto quello che voleva solo se avesse cominciato a farla finita con l'ostracismo che ha messo in campo per boicottare la riuscita di De Magistris ?".

Per Vincenzo Cotrone "avere colloquiato col Presidente del Consiglio appena prima del proprio intervento è un palese sbaglio tattico e strategico (quasi da principiante ). Avrebbe dovuto semplicemente alzarsi subito, allontanarsi e augurargli una buona giornata ( cioè che cadesse il Governo )". Lena Musillo non ha dubbi: "Sono esterefatta sia per l'intervento che per che per la ricostruzione fatta circa il suo colloquio con B.Per quanto riguarda l'intervento la sua "moderazione" e le sue aperture sono, a dir poco, inopportune e sospette (puzzano parecchio di inciucio). Che grande delusione!!! Avevo convinto parenti ed amici che Lei fosse tra i più credibili. Mi sono sbagliata!".

Per Angelo R. , invece, "combattere politicamente un avversario non vuol dire odiarlo a morte e non poterci scambiare neanche una parola. Non è questa la politica. Forza Tonino!". Furioso Franco Poggi: "Ma come tonino confabuli con un delinquente? Lo apostrofi con i peggiori titoli in aula e non ti fa schifo se si avvicina a te e viene a parlarti. La prossima volta ti immortaleranno al bar a bere un caffe' con lui". Francesca Mannarella non nasconde l'inquietudine: "Tonino... vederti parlare con lui ... mette i brividi..".
(23 giugno 2011)

www.repubblica.it/politica/2011/06/23/news/di_pietro_blog-18113552/?ref...


angelico
00giovedì 23 giugno 2011 14:40
Di Pietro: “Sul mio colloquio con Berlusconi sospetti e malignità. Io mi batto da 16 anni” Il leader dell'Idv risponde a quanti si chiedono di cosa abbia discusso ieri alla Camera nel suo lungo colloquio con il premier. "Molti di quelli che si sono scandalizzati mi hanno criticato per anni dicendo che facevo un’opposizione troppo intransigente", scriveL'immagine scelta da Antonio Di Pietro per il suo intervento on line “E che altro dovevo fare, menargli?”. Così il leader dell’Idv, Antonio di Pietro, risponde sul suo sito a quanti da ieri si chiedono di cosa abbia mai parlato con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Una foto con il telefonino dei due seduti vicini alla Camera durante una pausa. I racconti di quanti hanno detto di averli visti parlare a lungo, con il premier che gesticolava, Di Pietro che ascoltava ed entrambi che ogni tanto sorridevano. E poi il mistero del bigliettino di complimenti che l’ex magistrato nega di aver ricevuto. E’ stata questa la vicenda che ha dominato le cronache politiche di ieri. Nonostante i silenzi del Cavaliere alle domande dei cronisti e il tentativo di tagliare corto del leader dell’Idv. “Gli ho detto che farebbe davvero il bene del Paese se se ne andasse al più presto”, ha riferito.

Ma la curiosità di tanti non si è spenta e oggi Di Pietro torna sulla questione sul web. “La curiosità è lecita ma per molti nella domanda c’era un pizzico di malizia – attacca – come se quelle due parole scambiate pubblicamente volessero dire chissà che”. Innanzitutto, sottolinea l’ex magistrato, arebbe stato il premier ad avvicinarlo. E non il contrario. Il leader dell’Idv non poteva quindi fare altro, riferisce sulla sua pagina Internet, che rispondere come ha sempre fatto. E dirgi “che se ne deve andare, che per il bene del Paese dovrebbe avere il senso di responsabilità di lasciare il governo – spiega – anche se ha ancora una maggioranza parlamentare che però non significa più niente dal momento che è stata comprata e che non corrisponde più alla maggioranza reale del Paese”. “Anche se non credo che mi darà retta, purtroppo”, aggiunge.

Le stesse cose che aveva spiegato ieri, ma che non erano servite a placare “sospetti e malignità”. Accuse velate addirittura di “berlusconismo”, secondo Di Pietro. Che specifica: “Io mi batto contro Berlusconi e contro il berlusconismo da 16 anni. Molti di quelli che si sono scandalizzati per quel colloquio mi hanno criticato per anni dicendo che facevo un’opposizione troppo intransigente”. Il motivo deve quindi essere un altro. Anche perché i colloqui tra i due non solo capitano di rado – l’ultimo era stato nel 1995 –, ma anche in momenti di particolare turbolenza politica. L’ultima volta, l’ex magistrato era stato invitato ad Arcore da Berlusconi, dopo la caduta del suo primo governo. “E allora perché tutte queste critiche incomprensibili?”, si chiede Di Pietro. “Secondo me perché io non mi accontento di un plebiscito che metta fine al berlusconismo – conclude – ma voglio che il centrosinistra si dia un programma politico che non può più essere solo dire no a Berlusconi e alle sue leggi”.

www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/23/di-pietro-sul-mio-colloquio-con-berlusconi-sospetti-e-malignita-io-mi-batto-da-16-anni...
angelico
00giovedì 23 giugno 2011 14:42


Uno dei messaggi di protesta




angelico
00giovedì 23 giugno 2011 14:42
Che altro dovevo fare, menargli?


Molte persone si sono chieste e mi hanno chiesto che cosa mi sono detto con il presidente del consiglio ieri nell’aula di Montecitorio. La curiosità è lecita ma per molti nella domanda c’era un pizzico di malizia, come se quelle due parole scambiate pubblicamente volessero dire chissà che.
Innanzitutto preciso che è stato il Presidente del consiglio ad avvicinarsi a me e non io a lui. Poi io gli ho detto direttamente quello che cerco di dirgli indirettamente da mesi: che se ne deve andare, che per il bene del Paese dovrebbe avere il senso di responsabilità di lasciare il governo anche se ha ancora una maggioranza parlamentare che però non significa più niente dal momento che è stata comprata e che non corrisponde più alla maggioranza reale del Paese.
Tutto qui. E che altro dovevo fare, menargli?
Tanto dovevo dire a Silvio Berlusconi e tanto gli ho detto, anche se non credo che mi darà retta, purtroppo.
Però qualcosa voglio dire anche sui sospetti e sulle malignità che si sono moltiplicate dopo quel colloquio. Io mi batto contro Berlusconi e contro il berlusconismo da 16 anni. Molti di quelli che si sono scandalizzati per quel colloquio mi hanno criticato per anni dicendo che facevo un’opposizione troppo intransigente. Se oggi parliamo di Berlusconi quasi già al passato è in grandissima parte grazie ai referendum voluti, contro il parere di tutti, solo da noi dell’Italia dei valori.
Nessuno con un grano di sale in zucca può pensare che io sia diventato berlusconiano. E allora perché tutte queste critiche incomprensibili? Secondo me perché io non mi accontento di un plebiscito che metta fine al berlusconismo ma voglio che il centrosinistra si dia un programma politico che non può più essere solo dire no a Berlusconi e alle sue leggi. Mi dispiace tanto per chi si risente, però devo insistere. Se vogliamo non solo vincere ma anche governare e fare qualcosa di buono per questo Paese dobbiamo capire prima cosa vogliamo fare, con chi e perché.


www.antoniodipietro.it/
rossijack
00giovedì 23 giugno 2011 18:55
Ci ho pensato un po' su:potrebbe darsi che sia stato intenzionale(e non mi meraviglierei,dato il diabolico soggetto!),cioe' Berlusconi ha fatto in modo che fossero seduti vicino,cosi' da essere ripresi e fare lavorare subito "la macchina del fango"!Il suo nemico numero uno che riscuote consensi via via sempre maggiori con IDV,un po' di fango anche per lui!
(Miss Piggy)
00giovedì 23 giugno 2011 19:08
Francamente, se anche se fosse stato di Pietro ad avvicinarsi a Berlusconi per parlargli, io non mi sarei fatta tutti 'sti viaggi....mamma mia!
Victoryfan
00giovedì 23 giugno 2011 19:20
Questo, secondo me, è uno dei più grandi problemi della nostra repubblica, ossia il fatto di non accettare che due leader di due diversi partiti possano parlare e dialogare..soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, dal punto di vista economico e non solo...In un paese normale due leader di due partiti, uno dei quali governa questo paese e l'altro che si candida a farlo nel futuro...dovrebbero dialogare, confrontarsi...Non è una guerra questa...Di Pietro e Berlusconi non sono due generali...sono due rappresentanti politici di questa nostra repubblica.
4everMJJ
00giovedì 23 giugno 2011 21:41
Re:
rossijack, 23/06/2011 18.55:

Ci ho pensato un po' su:potrebbe darsi che sia stato intenzionale(e non mi meraviglierei,dato il diabolico soggetto!),cioe' Berlusconi ha fatto in modo che fossero seduti vicino,cosi' da essere ripresi e fare lavorare subito "la macchina del fango"!Il suo nemico numero uno che riscuote consensi via via sempre maggiori con IDV,un po' di fango anche per lui!




Devo dire che ho avuto anch'io la stessa impressione, il Berlu si è avvicinato a Di Pietro e ha confabulato con lui proprio per provocare la reazione che c'è stata davvero [SM=g27825]

(Miss Piggy), 23/06/2011 19.08:

Francamente, se anche se fosse stato di Pietro ad avvicinarsi a Berlusconi per parlargli, io non mi sarei fatta tutti 'sti viaggi....mamma mia!



In un paese normale nessuno se li farebbe, anche perché i due hanno parlato pubblicamente e davanti alle telecamere, non sono stati colti in flagrante appartati chissà dove... ma in Italia... se Di Pietro si alzava e fuggiva dall'altra parte della sala, faceva la figura del coglione, se rispondeva educatamente, come ha fatto, al Berlusca, scatenava la terza guerra mondiale sul web... e giù a farsi pippe per giorni su sta storia...

angelico
00sabato 25 giugno 2011 20:37
Di Pietro lancia dal web l'Idv2 per farne un partito di massa. Vendola: si sta spostando a destra

di Nicoletta Cottone
Cronologia articolo25 giugno 2011Commenta
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Antonio Di Pietro lancia dal web l'Idv2, partito di massa (Ansa F.Cautillo)
Di Pietro lancia sul web l'Idv2 e punta a farne un partito di massa. «L'Italia dei valori - scrive sul suo blog il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro - è una formazione politica che aspira a diventare un partito politico di massa, che intende parlare di solidarietà, di legalità, di libertà, di rispetto delle regole del gioco secondo il principio di legalità che abbiamo ribadito con il referendum». La platea alla quale di rivolge è quella di chi ha votato i quesiti referendari «che, da destra e da sinistra, hanno detto che la legge deve essere uguale per tutti, che i servizi fondamentali devono essere a disposizione di tutti e non soltanto di chi può permettersi di pagarli e che su alcune scelte di fondo bisogna evitare di distruggere il Paese, come sarebbe capitato con le centrali nucleari. In quest'ottica noi, da partito di massa, parliamo a tutti questi cittadini di problemi concreti».

Un partito che parli ai cittadini
Sferra un attacco a Berlusconi («è alla fine della sua storia politica»), punta a un partito popolare di massa («che parla a tutti i cittadini ben sapendo che il lavoratore non c'è se non c'è l'imprenditore, e l'imprenditore non è tale ma è semplicemente un faccendiere se non mette al primo posto i diritti dei lavoratori»).

Diritto, ma anche dovere, di proporci come alternativa
Oggi, forte dei 27 milioni di italiani che hanno detto sì ai quattro quesiti referendari, sente non non solo «la responsabilità, il diritto, ma anche il dovere, di proporci come alternativa». Ma per questo è necessario andare «oltre il mero antiberlusconismo, con proposte concrete in termini di occupazione, lavoro, difesa dell'ambiente, difesa della salute, infrastrutture e modernità». E sottolinea che «l'Italia dei Valori intende dialogare con le forze politiche che intendono dialogare con l'Idv ma, soprattutto, intende dialogare con tutti i cittadini facendo sapere loro che noi non vogliamo rappresentare solo una nicchietta, nè di destra nè di sinistra, ma vogliamo rappresentare il popolo che, indipendentemente dalle ideologie, mette al primo posto valori e concretezza». L'Idv, conclude Di Pietro, «sicuramente ha professionalità, competenza e capacità per dare il proprio contributo nel costruire questa alternativa».

Intercettazioni: libertà di informazione, senza se e senza ma
«Senza se e senza ma, l'Italia dei valori è a favore della libertà totale d'informazione e del diritto-dovere totale degli investigatori di combattere con tutti i mezzi la criminalità», scrive Di Pietro nel suo blog. «Se la criminalità utilizza strumenti tecnologici avanzati per poter commettere reati, uguali strumenti tecnologici avanzati devono essere messi a disposizione della Forze dell'ordine e della magistratura. All'interno della legge attuale - sottolinea Di Pietro - già ci sono gli strumenti per verificare e valutare quando un'intercettazione può essere fatta, quando depositata, quando può essere utilizzata e quando pubblicata». Per Di Pietro «fare una legge per cercare di fermare le indagini oppure l'informazione, il diritto a essere informati e a informarsi dei cittadini, è un modo per favorire la criminalitá e per nascondere la verità agli italiani».


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Primarie, «no a candidati alla Vendola»
Antonio Di Pietro si dice pronto a candidarsi alle primarie per la leadership del centrosinistra se prima saranno individuati programma e coalizione e dice di no «alle primarie per candidati alla Vendola, perché questo non aiuta». Il presidente dell'Italia dei Valori, ribadisce la collocazione del partito nel centrosinistra e il diritto-dovere del Pd ad esprimere la leadership, ma a una sola condizione: «che la eserciti». Una candidatura che potrebbe arrivare anche dopo il ruolo che Di Pietro giudica trainante giocato dall'Idv nella prova referendaria e che può proporre l'Italia dei valori «come uno strumento di alternativa di valori». Di Pietro ribadisce che l'Idv si vuole confrontare anche con gli avversari politici perché «vediamo un metro più lontano rispetto agli altri alleati i quali pensano che l'unico problema sia Berlusconi».

Vendola: Di Pietro non trova più spazi e si sposta a destra
Il leader del Sel, Nichi Vendola, all'indomani del colloquio in aula fra Di Pietro e Berlusconi, ha comunque una sua opinione che esprime ai microfoni di Maria Latella su Sky Tg24. «Di Pietro sente restringersi lo spazio a sinistra, la crescita di Sel e il protagonismo del segretario del Pd lo hanno spiazzato e crede che ricollocandolo a destra nella coalizione di centrosinistra possa metterlo in grado di intercettare l'eventuale crisi del centrodestra». Per Vendola «è un'operazione comprensibile e legittima, forse un po' disinvolta nei tempi e nei modi». Dice di non sopportare «gli
eccessi di demonizzazione della figura dell'avversario», che è «un bene che Di Pietro superi un antagonismo gonfio di enfasi e di rancore». Sottolinea che «Bossi e Berlusconi sembrano due figurine da Istituto Luce, archeologia rispetto ai desideri del presente, del paese e al desiderio di cambiamento che è molto forte nell'Italia migliore».














www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-25/antonio-pietro-lancia-idv2-174158.shtml?uuid=...
angelico
00domenica 26 giugno 2011 02:05
B. stia tranquillo. Ci pensano loro Soltanto loro potevano, e possono, salvarlo. Dopo le amministrative, dopo i referendum. Era il pensiero che in tanti, me compreso, avevano espresso. “Loro”, ovviamente, è il centrosinistra. Non sono passate neanche due settimane dal plebiscito referendario, e già sembra tutto così lontano.

Ricapitolando.

Subito dopo il successo dei Sì, Pier Luigi Bersani rilascia una fastidiosissima conferenza stampa in cui fa lo sborone e si appropria della vittoria. Ma anche no. Bersani era favorevole, come tutto il Pd, al nucleare. Poco e nulla ha fatto, come tutto il Pd, contro il legittimo impedimento. E riguardo all’acqua pubblica, gioverebbe riascoltare quel discorso di Carpi in cui esortava ad affidare l’acqua alla Veolia. Chiedendo al suo amico ministro Mastella, peraltro, di zittire i medici che si permettevano di dire quanto gli inceneritori fossero dannosi per la salute dei cittadini.

Massimo D’Alema, in quei giorni, ha detto a Ballarò: “E’ curioso. Se perdiamo è colpa nostra, se vinciamo è merito della società civile. Noi non vinciamo mai. Ahahahahah”. Ahahahahah. Ride lui, rido io: è l’unica cosa condivisibile detta dal Presunto Intelligente negli ultimi 62 anni. Già, D’Alema. Un altro che esultava, dopo quei referendum che, fino a Fukushima e ai successi delle amministrative, erano sgraditi poiché “facevano il gioco di Berlusconi” (cioè rubavano il lavoro al Pd). E con lui esultavano Casini, e Fini, e Rutelli. Tutta gente che, anche dopo il disastro in Giappone, era favorevole al nucleare (e Casini, già che c’era, si era adoperato di persona per il legittimo impedimento).

I rutelliani, in una delle molte sintesi panecicoriesche che li hanno resi mitici, hanno aggiunto che il loro appello a votare ai referendum è stato aritmeticamente decisivo per la vittoria dei Sì. Considerando che di rutelliani, in Italia, ce ne sono sì e no 7, evidentemente non mi sono accorto che il quorum è stato raggiunto per un nonnulla.

Ma torniamo a D’Alema. E’ lui uno dei primi rianimatori berlusconiani. Da sempre e non solo per la Bicamerale. Nessuno ha mai capito bene se sia ingenuo, tonto, in malafede o un infiltrato berlusconiano nelle file della “sinistra” italiana. Non si sa, però lui ci ha tenuto a far sapere che sulle intercettazioni su Bisignani e la P4 “Leggiamo una valanga di intercettazioni che nulla hanno a che vedere con vicende penali e sgradevolmente riferiscono vicende private delle persone”. Una sintesi garantista, peraltro riassumibile col sempiterno Sticazzi, a cui non era arrivato neanche il ministro (va be’) Alfano.

Berlusconi è finito. Si telefona da solo, la base leghista lo strozzerebbe, nessuno lo sostiene davanti ai Tribunali. Lo schifa anche la serva. E’ però qui che il Pd, solerte, lo aiuta. Da una parte sostenendo tesi inaccettabili (per chi dice di essere alternativo al premier), dall’altra fermandosi sempre un attimo prima – anzi, molto prima – di portare l’ultimo colpo al pugile rivale. La maggioranza barcolla, e loro si nascondono. Sono già tornati mansueti. E Bersani ha smesso di farsi rappresentare da Crozza nei discorsi importanti: peccato, ci aveva guadagnato in cipiglio e credibilità.

Il sistematico bocca a bocca del centrosinistra al governo non si limita però al Partito Democratico. E’ di questi giorni la rutilanza di Antonio Di Pietro, uno dei reali vincitori del referendum. Più cauto, più moderato, più trattenuto. E già questo aveva infastidito qualcuno. La sua chiacchierata a Montecitorio con Berlusconi ha poi fatto inferocire molti internauti. Una polemica patetica, che dimostra come la Rete sia sì straordinaria, ma permetta anche a qualsiasi frustrato di sfogare bile e rabbia sul personaggio famoso di turno. Ergendosi a duro e puro che insulta, protetto da anonimato, il “traditore”. Che colpe ha Di Pietro? Che doveva fare? “Menargli”, come ha ironizzato lui? “Inciucio” de che? Non scherziamo, via. L’episodio dimostra piuttosto quanto sia messo male il Premier. “Un signore” - ha raccontato Di Pietro - mi si avvicina e mi dice ‘Buongiorno’… Poi mi domanda: ‘Visto quanto è bello il mio discorso’?”. Berlusconi è così solo da andare dal suo peggior nemico per ricevere un complimento. Poveraccio. Di Pietro ha fatto benissimo a parlarci, dicendogli quello che lui dichiara di avergli detto (“La cosa migliore per il Paese è che lei se ne vada a casa”). Il problema non è questo, ma casomai la sua nuova veste di Pifferaio Magico dei delusi destrorsi.

Basta leggere l’intervista di stamani a La Stampa, fatta da Fabio Martini. Legittima la svolta moderata, legittimo il sottolineare quanto in Parlamento la vera opposizione l’abbia fatta (quasi) soltanto l’Italia dei Valori. Ci sta anche la sverniciata al Retore Supercazzolico Vendola (“Lui vuole le primarie, ma per fare cosa? Per capire cosa farebbe il candidato Vendola, potrei guardare in Puglia. Ma cosa sta facendo? Niente. O comunque nulla di rivoluzionario”).

Facile anche l’attacco al Pd: “E’ un pachiderma. E’ finito per loro il tempo di sentire applausi. L’unica cosa che hanno fatto, dopo averci sparato addosso per i referendum, è stata quella di metterci il cappello sopra. Si sentono sempre i primi della classe, ma si devono dare da fare. Riconosco che il motore debba essere costituito dal partito di maggioranza relativa, però suono la sveglia”. Meno condivisibile accusare il Pd di aver detto sempre “no”, come l’asino di Buridano che poi morì di fame (sempre ruspante, Di Pietro, quando ricorre ai paragoni): di “no”, il Pd ne ha detti pochi. Troppo pochi. E i risultati si vedono.

E’ però la sintesi finale a non convincere. “Con il crollo del Cavaliere c’è tutto un elettorato che va riportato sulla retta via. Ce lo hanno già detto i referendum: sono andati a votare 27 milioni di italiani, molti di più dei 17 che votarono centrosinistra alle Politiche”. Poi: “Io non voglio morire di inedia in attesa che il Terzo polo decida che fare. Nel sistema bipolare gli elettori liberaldemocratici che non vogliono buttare il proprio voto, se votano centrosinistra sanno di trovare nell’Idv un riferimento ben strutturato. Noi siamo una realtà liberaldemocratica che vuole dialogare con la sinistra ma non essere ghettizzati ideologicamente a sinistra. Lo Stato sociale va difeso ma il libero mercato non è un nemico da abbattere. Difendiamo i lavoratori, ma senza imprese i lavoratori non ci stanno. L’assistenzialismo fine a sé stesso non porta da nessuna parte”. Quindi: “Dobbiamo intercettare i voti in uscita da destra”.

I politologi l’hanno definita svolta moderata dell’Idv. E non si scopre oggi che Di Pietro non sia mai stato un uomo di sinistra. Casomai, il fatto che lui e Grillo continuino a intercettare gli Orfani Sinistri dà la misura di quanto la nomenklatura di sinistra sia impresentabile – e per fortuna gli elettori del Pd sono molto superiori a chi dovrebbe rappresentarli.

La sintesi politica del “nuovo” Di Pietro suona però raffazzonata. Un po’ MoVimento 5 Stelle, un po’ Casini , un po’ D’Alema. Poche idee e confuse. Volere intercettare i voti della destra è leit motiv antico. Lo sostiene il bolscevico Follini, lo ripete nell’ultimo numero di MicroMega il grillino Favia, affermando che nessuno può riuscirci tranne loro (falso: Gunny De Magistris a Napoli c’era riuscito eccome. Infatti, come premio, adesso lo stanno lasciando tutti solo).

E’ chiaro che esiste una fetta di elettorato fluttuante, quasi sempre centrista tendente alla destra. C’è sempre stata. Ciò che Di Pietro non capisce, è che se spinge verso destra, forse può intercettare parte dei mitologici “2 milioni di voti” che servono per vincere le elezioni, ma al tempo stesso ne perde altrettanti – se non di più – a sinistra. E’ la classica coperta corta. Di Pietro ha avuto successo proprio per i suoi toni netti, duri, a volte manichei. Nel momento esatto in cui esce dall’arena per entrare goffamente nella realpolitik, diventa un “ex sbirro” qualsiasi. Un Casini fuori tempo massimo. Un D’Alema di destra (cioè un D’Alema 2).

Amministrative e referendum hanno dimostrato che il centrosinistra vince quando non si vergogna di essere tale. Quando propone persone credibili, quando se ne sbatte dei diktat dall’alto. Quando si impegna in battaglie “felicemente bipartisan”. Quando non scimmiotta veltronianamente il finto moderatismo del centrodestra. Di Pietro si è appena iscritto all’esercito smandruppato dei presunti statisti. Quelli che inseguono il centro, e nel frattempo perdono la base. Viene da chiedersi: e se la soluzione fosse convincere non i delusi di destra, bensì intercettare – ancora di più – quegli orfani di sinistra che nel 2008 si astennero, ma due settimane fa sono stati i primi a votare quattro Sì?

Stia tranquillo, Berlusconi. Ci pensano loro, a rianimarla un’altra volta. Hanno già cominciato.


www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/24/berlusconi-stia-tranquillo-ci-pensano-loro...
angelico
00domenica 26 giugno 2011 02:18
Max The Fox “Ora è molto tardi per fare una legge sulle intercettazioni e del tutto inopportuno intervenire per decreto. Ma il problema c’è: non è giusto mettere sui giornali la vita privata delle persone. Leggiamo una valanga di intercettazioni che nulla hanno a che fare con vicende penali, ma sono sgradevolmente riferite a vicende personali. Non è una cosa positiva. Occorre proteggere i cittadini”.

Chi l’ha detto? Massimo D’Alema naturalmente. Puntuale come una merchant bank, ogni qualvolta B. è travolto in uno scandalo, arriva la Volpe del Tavoliere a levarlo d’impaccio. O almeno a fare pari e patta. Fa sempre così, da 17 anni.

Breve riepilogo delle puntate precedenti.

Nel ‘94 B. finisce nei guai a Milano per le tangenti alla Finanza: D’Alema finisce nei guai a Bari per un finanziamento illecito di 20 milioni dal re delle cliniche pugliesi, l’imprenditore malavitoso Cavallari (prescrizione).

Nel ’96 B. è politicamente morto e l’Ulivo di Prodi si accinge a una sonante vittoria: Max va in pellegrinaggio a Mediaset per esaltarla come “grande risorsa del Paese” e garantire che non la sfiorerà nemmeno con un dito. B. medita di ritirarsi a vita privata: D’Alema s’inventa la Bicamerale per riscrivere “insieme” la Costituzione, specie sulla giustizia, lo trasforma in padre ricostituente e manda in soffitta il conflitto d’interessi.

Nel ’98 Prodi e Ciampi portano l’Italia in Europa: Bertinotti li rovescia in men che non si dica e l’indomani D’Alema è già pronto con una maggioranza alternativa, rimpiazzando Rifondazione coi ribaltonisti di Mastella, Cossiga e Buttiglione e dichiarando morto l’Ulivo.

Nel ’99 Rete 4 perde la concessione, ma D’Alema – impegnatissimo a sponsorizzare i “capitani coraggiosi” Colaninno, Gnutti e Consorte per l’assalto a Telecom – la salva regalandole la licenza per trasmettere in proroga sulle frequenze che spettano a Europa7.

Nel 2001 B. risorge dalle sue ceneri e governa cinque anni: unica opposizione i girotondi, i pacifisti, i no global, infatti D’Alema raccomanda di evitare la piazza.

Nel dicembre 2005 B. è alla canna del gas, dopo aver perso le amministrative e le europee, mentre l’Unione di Prodi ha 15 punti di vantaggio in vista del voto politico del 2006: ma ecco saltar fuori le intercettazioni sull’ultimo colpo di genio di Max, l’appoggio alla scalata illegale dell’Unipol di Consorte alla Bnl (“Vai, Gianni, facci sognare!”). Pari e patta con le scalate di Fiorani e Ricucci ad Antonveneta ed Rcs sponsorizzate dal centrodestra. Così l’Unione si mangia quasi tutto il vantaggio e Prodi vinciucchia per 25 mila voti, troppo pochi per governare senza i ricatti dei partitini.

Nel 2009 B., dopo un anno di governo, è già alla frutta per lo scandalo D’Addario-Tarantini: ben presto si scopre che “Gianpi” le mignotte le portava nei giorni pari a Palazzo Grazioli e in quelli dispari a Sandro Frisullo, vicepresidente della giunta Vendola e dalemiano di ferro. Una Bicamerale a luci rosse.

Nel 2010 B. è di nuovo sputtanato dalle rivelazioni di Wikileaks: Max non può mancare e infatti salta fuori un cablo dell’ambasciatore Spogli a Washington su quel che gli ha confidato D’Alema nel 2007: “La magistratura è la più seria minaccia per lo Stato italiano”. Infatti i giudici baresi arrestano anche l’altro assessore dalemiano di Vendola, Alberto Tedesco, provvidenzialmente rifugiatosi al Senato.

Nel 2011 B. perde comunali e referendum: D’Alema offre un bel governo istituzionale col Pdl. Scandalo P4: Bisignani trafficava con vari ministri, ma accompagnava pure il gen. Poletti da D’Alema (e da chi, se no?). Ora B. ci riprova col bavaglio ai giornali che pubblicano intercettazioni pubbliche. Max The Fox concorda, ma dice che “per una legge è tardi”. Ci penserà lui quando tornerà al governo. Per lui la missione del centrosinistra è sempre stata questa: completare l’opera del centrodestra. Il guaio è che quegli stronzi degli elettori non l’hanno ancora capito.

www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/25/max-the-fox/125184/
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