È morto a 59 anni il deejay che inventò a Chicago il sound che avrebbe spopolato in Europa. Ma collaborò anche con Michael Jackson, Whitney Houston e i Depeche Mode
È stato uno dei padri della House, colonna sonora delle discoteche di tutto il mondo, a cavallo tra gli ’80 e i ‘90: è morto a 59 anni il deejay americano Frankie Knuckles, per delle complicazioni causate dal diabete, di cui soffriva da diversi anni e per cui gli era stato amputato a un piede.
Re d’Europa
Formatosi sul finire della discomusic al termine della decade precedente, Frankie, spostandosi da New York a Chicago, guidò la transizione verso la house, letteralmente inventandola nei club underground della Windy City. Da lì tracimando, per diventare una vero e proprio monumento dall’altra parte dell’Oceano, idolo assoluto nei santuari della dance, fossero le Baleari, la nostra Riviera o le isole greche. Tanto bravo tecnicamente che ai suoi servigi ricorsero anche alcuni giganti del pop come Michael Jackson, Whitney Houston e i Depeche Mode. Devoto dell’understatement, schivo, non come certi calibri della consolle di oggidì che si atteggiano a rockstar, con richieste improbabili, se ne è andato in silenzio, lui che del rumore (ben fatto, s’intende) aveva fatto una religione.
Fonte:
Corriere Della Sera
mi dispiace molto a fatto dei remix favolosi, sentitevi questi suoi remix fatti con delle canzoni di Michael sono fantastici