« Music is life ». Terminata: 1 capitolo. Rating: verde

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(martiii)
00sabato 12 giugno 2010 04:10
One-Shot ^^
Okok, stavolta non ho scuse !
Ne ho fatta un'altra ! [SM=g27828] Appena finita ! Sono le 4:00 e io non ho minimamente sonno. Mi è venuto lo spunto per una nuova One-Shot (per chi non lo sapesse sarebbe una FF con un solo capitolo [SM=g27817] ) grazie a questa stupenda canzone www.youtube.com/watch?v=SjINXbJ3vdo che mi ha fatto emozionare da morire e che poi ritroverete nella storia, volta al femminile. Se siete così coraggiosi tanto da voler leggere anche questa, fatelo con la canzone in sottofondo, secondo me rende di più, visto che io l'ho stesa con questa musica costantemente tra le orecchie [SM=g27823] .
Insomma non so cosa ne è potuto venire fuori, vista l'ora e il breve tempo in cui l'ho stesa, ma come la precedente mi è venuta così, e si è scritta praticamente da sola. Direttamente dal mio cuore insomma [SM=g27823] . Ho voluto di nuovo condividerla con voi.
Grazie a chi leggerà e lascerà un commento (positivo o negativo che sia);
Grazie a chi leggerà silenziosamente;
Grazie al più dolce e caro uomo che mi fa creare sempre queste sorielle, grazie Michael.
Buona lettura [SM=x47938]

Martì <3



________________________________________________








« Music is life »


Quando non sai dove andare,
quando non sai come fare,
la musica ti salva,
sempre ♥


La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c'è fuori •





~ Mariah si guarda sull'angolo pensando al modo di migliorare





Mariah fece posare la testa della madre sullo schienale della brandina, dove sedeva scomodamente. Le posò un bacio sulla fronte aggrinzita dagli anni ormai, e sfilandosi l'ago della flebo uscì dalla stanza. Si massaggiò la testa e si diresse nell'altra ala dell'ospedale. L'odore di alcol misto a sangue che si respirava le dava il volta stomaco. A fatica riuscì a reprimere quel conato che le venne in gola e facendo un forte respiro riacquistò la calma. Immagini passate, immagini violente e atroci le scorrevano ancora nella mente, come flash che illuminavano di dolore la sua memoria. Le sua gambe tremarono e si appoggiò al muro per evitare di cadere.
«Signorina si sente bene?» Una voce roca e maschile le arrivò ovattata all'orecchio, ma non rispose «Le chiamo aiuto? »
Mariah riaprì gli occhi e scosse il capo, cercando di sorridere all'anziano signore che aveva dimostrato un interessamento sincero alla sua situazione. Non cercò di essere gentile, né tantomeno garbata agli occhi dell'uomo, non era dell'umore adatto, non quel giorno, non quella sera, come tutte le sere passate in fondo. Riprese fiato e riacquistò il controllo dei suoi arti, sorpassando con fare indifferente l'anziano che la guardava preoccupato e incerto se chiamare o no qualche infermiere. Alla fine decise di lasciare perdere vedendo che Mariah riprese a camminare, seppur a fatica. La ragazza si ciondolava a destra e a sinistra, con fare trasandato e superficiale agli occhi altrui che la guardavano quando passava, la scrutavano curiosi. Raccolse i suoi capelli arancioni combinando le tre ciocche in cui li aveva divisi in una lunga treccia morbida e liscia. Aggiustò la frangetta sulla sua fronte ormai un po' troppo lunga. Faceva quei gesti per semplice abitudine, per il semplice fatto di dimostrare agli altri che ancora c'era una parte di lei che teneva a se stessa. Chi avrebbe fatto mai caso alla sua frangia precisa e dritta, o alla sua treccia ordinata che le ammorbidiva i tratti della spalla? Nessuno. Nessuno lì dentro, in quell'ospedale si sarebbe mai interessato a ciò. Ma lei continuava a farlo nonostante tutto, a pettinare le sue lunghe ciocche carotate ogni mattina con decine di colpi di spazzola, a colorare le sue unghie con colori sgargianti e allegri, per dare un po' di vivacità a quel corpo scarno in cui era ingabbiata.
«Ehi Mariah, dove te ne vai? Hai già finito la flebo?»
Lei voltò lo sguardo verso quella voce pimpante che le parlava alle spalle. Jane, un'infermiera, stava portando un carrello pieno di medicinali verso l'ascensore, dove era diretta anche lei. Mariah la guardava amorfa, disgustata dal suo sorriso plastico spiattellato in viso. Sorrideva beffarda, arrogante, spiattellandole in faccia tutta quella vivacità di cui Mariah sentiva di non volerne far parte.
«Sì, già ho terminato tutto.» Mentì, non celando sul viso alcuna emozione nei suoi riguardi. Entrarono entrambe nell'ascensore, ognuna premendo il proprio bottone del piano in cui erano dirette «Volevo salire sopra, nell'area ricreativa, sai..»
Jane sorrise ancora, annuendo.
«Ho capito, ho capito dove te ne vai! » La bloccò ancor prima che potesse finire la sua frase, poi l'ascensore con il suo tintinnio fermò la sua voce, non permettendole di continuare il discorso «Va bene. Allora passa una buona serata, e mi raccomando mangia Mariah, mangia che è tutta salute tesoro. »
Mariah dal canto suo non rispose, rimanendo ferma nei suoi pantaloncini sgargianti, massacrando nervosamente il bordo della manica della felpa, aspettando che le due porte si chiudessero. Si appoggiò alla ferrea parete alle sue spalle, aspettando che l'ascensore fosse giunto al nono piano. Ripensava irritata, torturandosi, alle parole di Jane. La faceva così facile lei. Non era il semplice fatto di voler o non voler mangiare quello che la bloccava. Se fosse dipeso dalla sua volontà, forse non si sarebbe trovata nelle condizioni in cui era in quel momento. Lei non era una di quelle che si guardava allo specchio, vedendosi grassa. No, lei non era una di quelle che si mettevano due dita in gola per espellere dal proprio corpo il pranzo o la cena, solo per voler dimagrire e apparire più magre. No, non era niente di tutto ciò. Mariah non aveva fame. Mariah non sentiva quel languore sorgere dal suo stomaco come richiamo di necessità di cibo. Mariah non sgranava gli occhi vedendo una bella fetta di dolce porsi sotto il suo naso. Lei non sentiva più odori, non sentiva più il gusto, il sapore di ciò che le era attorno. Male, troppo male le aveva fatto quel mondo malato. Troppe ingiustizie le aveva portato quella vita. Quella vita che le aveva portato via le sue uniche ragioni di vita. Erano tutte quelle circostanze che non le facevano sorgere nessuno stimolo per andare avanti. Se apriva una finestra nel suo cuore per scorgere al suo futuro, Mariah non vedeva colori, era tutto nero. Buio, buio profondo. E un senso di vertigine le faceva mancare puntualmente il fiato e tutto quel male che le era stato fatto sfociava in un pianto disperato. Ma non serviva piangere, trovava inutile anche quello oramai. Nulla aveva più senso. Tutto intorno aveva perso il proprio significato. Se tu avessi provato a domandarle :
« Ehi Mariah, ti piacciono le rose? »
Lei ti avrebbe guardato assente, stralunata, persa nel suo mondo buio e fatto di dolore. E tu allora avresti ripetuto la domanda, con fare concitato, per cercare di coinvolgerla e scaturire una qualche emozione in lei, ma senza alcun risultato. Ti avrebbe continuato a osservare, dritto negli occhi. E tu in quegli occhioni blu potevi leggervi tutto il suo malessere, tutto il suo vuoto che portava dentro di sé.
«Non ricordo più cosa sono le rose »
Questo avrebbe risposto Mariah di fronte a tale domanda. Perchè quella era la semplice verità, la cruda e le più brutta verità. E te la sentivi rimbombare in testa quella frase, ed anche a te faceva male. Tutto aveva perso un qualsiasi valore, tutto, ogni cosa per Mariah non era più la stessa ormai.
Le porte dell'ascensore si aprirono e una luce più forte le fece socchiudere gli occhi. Davanti a sé un grande finestrone regalava una vista meravigliosa su quel tramonto coperto da decine di nuvole a pecorelle, colorate da un assonnato sole di arancione. Era suggestivo quel momento di pace che le si parava davanti, ma Mariah non se ne curò, non riusciva a percepire cosa davvero fosse quel tramonto. Non sentiva quella sensazione di stupore crescere dentro di sé a tale vista. Ai suoi occhi appariva tutto bianco e nero. Si avviò lungo il corridoio azzurrino e decine di grida le giunsero all'udito. Una fitta al cuore, un piccolo flashbask si impossessò della sua mente e in un attimo si pietrificò, quasi fosse paralizzata. Le parve di udire la vocina soffusa e dolce della sua bimba Katy. Ansimò quando davanti agli occhi le si stampò il suo sorriso con i due dentini appena spuntati.
«Mamma, mamma ! Mi prendi in braccio? »
La sentiva risuonare in testa la sua vocina impacciata e ancora insicura. Poi buio, immagini frenetiche e veloci scorrevano nella sua memoria, fino a quando il tutto non si focalizzò sull'ultimo fotogramma della sua storia: una macchina in fiamme. Era quello l'ultimo ricordo della sua Katy, la sua bambina di tre anni dagli occhioni verdi come quelli del papà. Sotto quella carcassa in fiamme, mentre intorno la gente accorreva a guardare, stordita dalle grida di Mariah vi erano i corpi di Katy e del suo papà Matt. Non c'era stato niente da fare. Erano inutili le macchine della polizia appostate lì di fianco. Erano futili le urla del capo dei pompieri che incitava gli altri a spegnere il fuoco più velocemente. Era vano l'arrivo di due ambulanze con sirene accese. Erano superflui i chiacchiericci delle persone sbalordite dalla scena. Mariah, l'anima, l'essenza di lei, morirono in quell'incidente, insieme alle sue ragioni di vita e i suoi progetti di donna ormai trentenne.
Lacrime frenetiche presero a rigare il suo volto, mentre le sue dita tremanti cercavano di far morire sul nascere quel pianto convulso. Si affrettò a camminare verso l'ultima stanza in fondo a destra, ormai divenuta quasi la sua stanza personale. Le parve strano quel pomeriggio sentire i bambini dell'ospedale da quelle parti, visto che di solito a quell'orario erano nelle rispettive stanze. Ma non se ne curò, come era solita fare del resto. Accostò la porta alle proprie spalle e il suo viso parve risollevato alla vista di quel piano a corda che giaceva al centro della stanza, scialbamente bianca. Ogni sera che la sua vista si posava su quell'oggetto una piccola fiamma si accendeva dentro lei, quasi come se la musica sola riuscisse a farla tornare in quel mondo terreno. Si sedette sul lungo sgabello e chiudendo gli occhi, ancora imperlati di lacrime prese a dar voce al suo dolore

Lei non ha mai veramente avuto un’opportunità
In quella fatale notte di luna,
sacrificata senza poter combattere,
una vittima delle circostanze.



Quelle note presero a vibrare nell'aria, intrecciandosi vorticosamente, dando vita alla melodia piangente del suo cuore ferito, malato, massacrato da una vita ingiusta.

Ora che me ne sono resa conto
e che ho smascherato questa tragedia
la tristezza cresce dentro di me
tutto sembra cosi ingiusto

La sua voce risuonava nella piccola stanza, piano piano alzandosi sempre di tono, acquistano sempre più coraggio e voglia di uscire, di esternare il suo essere.

Sto imparando tutto sulla mia vita
Guardando attraverso i suoi occhi.


E li vedeva lì, stampati davanti a lei, i loro occhi, del suo compagno e della sua Katy. I loro oceani verdi. Li vedeva sorridere e brillare quando dei raggi di sole vi si posavano sopra. Intanto dietro di lei la porta si aprì lentamente, permettendo a un volto curioso di guardare e tendere l'orecchio verso quella scena che avrebbe fatto commuovere anche il più insensibile uomo esistente sulla terra.

Appena oltre i cancelli del cimitero,
Dove l’erba ha rivestito tutto,
Ho visto la scritta sulla sua lapide
E mi son sentita soffocare
“Alla cara memoria della nostra bambina”
Così innocenti i suoi occhi spalancati,
mi sono sentita così vuota mentre piangevo,
come se una parte di me fosse morta.



Era una nenia straziante quel brano che parlava di lei, che raccontava tutto quello che non era capace di rivivere. Era grazie alla musica che riusciva a trovare quella forza, la forza di andare avanti, aspettando un chissà quale segnale che potesse dare una svolta alla sua vita. Michael che era entrato, richiamato da quella voce rotta dall'emozione, chiuse la porta alle sue spalle, e si sedette su una morbida sedia, osservando di profilo la ragazza sconosciuta ai suoi occhi.

Sto imparando tutto sulla mia vita
Guardando attraverso i suoi occhi.
E mentre la sua immagine mi tornava in mente
Piangevo proprio come una bambina
Mentre ero a letto sveglia




Mariah non si accorse di nulla, poiché stringeva le palpebre, lasciando scorrere lente lacrime, pensando che nessuno avrebbe mai potuto assistere a tale dimostrazione di dolore. Michael che aveva ascoltato tutto il suo canto fino a quel momento, avvertì i brividi sulla sua pelle, come se quella sua voce tremante gli avesse trafitto il cuore di ragazzo trentacinquenne qual era.


E so com’è perdere qualcuno che ami
questo era proprio la stessa cosa ..



Lui guardava assorto le sue piccole mani posarsi, carezzevoli, su quei dolci tasti a tratti bianchi e a tratti neri. La osservava, non riusciva a staccare gli occhi da lei, dalla sua figura magra e quella pelle così delicata e candida. La trovava bellissima nonostante capì istintivamente che soffriva di qualche male derivante dall'anoressia. Ma forse era proprio quel suo bisogno di aiuto, di salvezza da quel tunnel che rese lui ancora più coinvolto e incuriosito dalla sua figura. Era come una dolce calamita per Michael, sentiva il bisogno di parlarle, di conoscere a fondo quella donna che gli stava facendo provare emozioni indescrivibili solo con la potenza della sua voce.

Non le è stata data alcuna scelta,
la disperazione le ha rubato la voce,
a me è stato dato tanto di più nella mia vita .


Era una preghiera quella di Mariah. Ah, se solo avesse potuto vederla un'ultima volta. Se solo avesse potuto sentire la sua voce che a distanza di mesi stenta a rimanerle impressa in mente. Come poteva esprimere quel varco che aveva in petto? Come poteva spiegare a parole tutto quel vuoto che aveva nel cuore, quella povera donna, se non attraverso una straziante canzone composta sul momento? Era un rimpianto, un grido all'ingiustizia. Perchè avrebbe dato la sua vita pur di riportare la sua Katy a questo mondo. Quella piccola creatura che per 9 mesi aveva portato in grembo, amandola già da prima che potesse vedere la sua faccia.

Dovevo soffrire un’ultima volta,
addolorarmi per lei e dirle addio,
rivivere il tormento del mio passato
per scoprire veramente chi ero alla fine.


Non sapeva più niente Mariah, non era più capace di definire i contorni della sua esistenza. Non era più parte di questo mondo, era assente da un bel po' ormai. E voleva saper dire addio a quel passato, voleva esser capace di ricominciare una nuova vita. Ma come poteva quando il loro ricordo non la mollava nemmeno per un secondo?
Michael schiuse la bocca, di fronte a quel dolore che sembrava uscirle prepotente dalle labbra sottili e rosee. Si sentiva minuto e piccolo di fronte alla storia di quella donna che sentiva di amare già da quel momento, senza nemmeno il bisogno che qualcuno gli raccontasse cosa fosse successo a quel cuore frantumato che percepiva di poter toccare con le mani.

La porta fu spalancata,
sto cambiando con la marea,
guardando attraverso i suoi occhi





Un'ultima nota cadde, facendo piombare la stanza in un infernale silenzio, convulsamente interrotto dal suo pianto disperato. Mariah teneva la testa fra le mani, e Michael poteva vedere ogni singola lacrima cadere dai suoi occhi blu e posarsi sui tasti del pianoforte. Non sapeva cosa fare, sperava non si arrabbiasse della sua presenza, così senza troppi pensieri si sedette al suo fianco. Prese a massaggiarle timidamente la schiena, coperta dalla colorata felpa turchese, che metteva in risalto la sua treccia arancione. Mariah si voltò, priva di qualsiasi emozione, come se quella canzone l'avesse spremuta fino all'osso, con gli occhi traboccanti di lacrime. Quando il suo sguardo si posò sulla figura di Michael, non un cenno di stupore, né di incredulità sorsero sul suo viso. Non era capace di far più nemmeno quello.
«Sei stata bravissima. Mi hai fatto emozionare tantissimo» Riuscì a sibilare Michael che era totalmente perso nel suo mondo blu che erano i suoi occhi. Non riusciva a staccarvi lo sguardo, quasi come avesse visto una meraviglia rara e unica sulla terra. Mariah dal canto suo sembrava aver letto qualcosa nei suoi occhi, e in un religioso silenzio prese a scavare in quelle lucide ciglia. «V..vedi sei riuscita a farmi provare tutto il tuo dolore. Tutto quello che volevi esprimere, mi è arrivato dritto al cuore. Come hai fatto ? »
Rimasero zitti, a guardarsi, mentre lei si lasciò cullare dall'incedere delle sue carezze sulla sua schiena. Mariah sentiva il suo cuore battere forte, lo sentiva pulsare nelle tempie come se avesse improvvisamente ritrovato la vita nei suoi occhi neri.
« È stato il cuore a parlare. La musica ha questa capacità. È lei a risvegliare queste emozioni che hai provato. Io non ho fatto nulla, ho fatto solo da tramite. »
Si sentiva sciolta, aperta di fronte a uno sconosciuto. Cosa rara, visto che negli ultimi mesi scambiava solo poche parole con i conoscenti. Nessuna nuova amicizia era riuscita ad instaurare, non aveva volutamente goduto di nessun nuovo incontro. Ma con lui, le sembrò tutto diverso. Era come se in sua presenza fosse il cuore a parlargli. Non si rese conto subito che era Michael Jackson l'uomo che aveva di fronte. Non le interessò minimamente, troppo era occupata a cullarsi in quell'alone di tranquillità e sicurezza che lui le trasmetteva. Quella piccola fiamma nel suo petto che ardeva ogni volta che la musica andava a far parte di lei, in quel momento prese a intensificare il proprio bagliore, a riscaldare quel bramoso freddo che aveva dentro. Era stato lui a riaccendere quel fuoco di vita in lei. Michael staccò la mano dalla sua schiena e, timoroso di un rifiuto, l'avvicinò al suo viso. La pelle bianca e chiara di lei scorreva morbida sotto il suo dolce tocco. Le sue dita vagavano e il suo sguardo incantato le seguiva nel loro tragitto, rapito da quella creatura che aveva davanti. Posò l'indice sulle sue rosee labbra, un po' secche, ma sottili e femminili. Aveva voglia di baciarle, di assaggiarne il sapore, l'amaro di quei residui di dolore poco prima usciti proprio da lì. Mariah cedette alle sue braccia, e con un gesto inaspettato, ma quasi istintivo, cercò l'altra mano di lui. La strinse tra la sua, lasciandosi avvolgere da quel grande e affusolato arto di lui, in tutta la sua dolcezza. Si sentiva il cuore scoppiare. Sembrava come esser tornata al suo primo bacio a 13 anni, dietro l'angolo di scuola con l'ansia di scoprire quel nuovo orizzonte che le saliva al collo. In quell'istante la stessa sensazione sorse sulla sua pelle, riempiendola di brividi. Era come la prima volta, perchè la sua memoria non le permetteva di ricordare. Ricordare significava soffrire per Mariah. Michael sfiorò il suo naso con quello di lei, dritto e sottile, attraversato da piccole e accennate lentiggini. Giocò un po' con esso, facendo sorridere lei, e per la prima volta scorse il suo sorriso: bianco, inaspettato, splendente, timido. Si lasciò sciogliere da quelle emozioni che gli salivano al petto. Strinse più forte la sua piccola mano tra le sue e posò le sue labbra su quelle di lei. Assaggiò il suo sapore, ancora timido per la scoperta frettolosa. Con lentezza scorrevano le loro bocche, le une sulle altre, cercandosi, non dandosi tregua nemmeno per un secondo. Sembravano esser fatte l'uno per l'altra, una il complementare del corrispettivo. Michael assaporò l'essenza che Mariah gli stava regalando, dolcemente, timidamente. Ma non riusciva a captarne il sapore. Erano vuote, non sapevano di niente. Quel senso di nulla che lui percepì era il sapore del dolore, dell'amarezza, del male che le avevano fatto, della solitudine, dei vecchi ricordi che la tormentavano. Fu in quell'istante che Michael capì, capì l'essenza di Mariah che si era donata a lui. Lei anche aveva percepito quello che lui aveva captato. Michael si domandò se quello era il cosiddetto colpo di fulmine, nello stesso istante in cui Mariah pensò la stessa cosa. Loro non ne erano ancora a conoscenza, ma il loro essere era legato da un destino, era stato lui a farli incontrare. Michael voleva aiutarla, aiutare quella fragile donna che stringeva tra le mani e che con quel bacio gli gridava di volere una mano, uno scoglio forte su cui aggrapparsi. Si staccò da lei, guardandola ancora estasiato e incapace di comprendere come un solo bacio avesse avuto la forza di fargli capire tutte quelle verità nascoste agli occhi di tutti, ma racchiuse nel cuore della piccola Mariah. Il momento fu interrotto dalla porta che si aprì bruscamente. Michael e Mariah saltarono per lo spavento e si allontanarono un po', arrossendo.
«Michael, abbiamo finito a distribuire i doni ai bambini. Andiamo, ci aspetta Kenny»
Il volto corrugato di Tom sparì di nuovo tra il corridoio, lasciando dietro sé un attimo magico infranto e la porta aperta. Michael si alzò mentre Mariah stava precipitando di nuovo nel suo dolore, con la paura e il timore che anche lui l'avesse abbandonata così, su due piedi. Lui capì la preoccupazione e, sempre con la mano sulla sua, la strinse più forte.
«Mariah, io ti aiuterò, io ti salverò. Non temere, insieme ce la faremo. Tornerò domani. Da domani tornerai a vivere, te lo prometto. »
Un timido bacio sul dorso della mano e quella porta si chiuse di nuovo. Mariah restò immobile, sopraffatta dal batticuore e dalle emozioni che nel giro di dieci minuti quell'uomo era riuscito a farle provare. Non capiva come aveva fatto a sapere il suo nome, visto che non si erano presentati, così si alzò e con le mille domande se ne tornò in stanza. Sorrideva, sorrideva e non se ne rendeva conto. Si maledì perchè per tutto quel tempo aveva lasciato al dolore la vittoria sicura sul suo essere. Ma capì solo in quel momento che aveva perso un anno della sua vita. Entrò con passo felpato in stanza, dove sua madre dormiva ancora. Sempre facendo attenzione a non far rumore s'infilò nel letto. Portò le mani ad accarezzare le proprie labbra, ancora umide della sua saliva. Notò così quel bracciale che aveva al polso, quell'etichetta di plastica con sù scritto il suo nome. Sorrise e capì che Michael l'avesse letto proprio da lì. Sorrise ancora, e non le sembrò vero che poteva farlo perchè c'era un vero motivo. Così si lasciò cullare dal dolce bisogno di riposo e da quella calda fiamma che aveva ripreso ad ardere dentro di lei.

Ancora una volta era grazie alla musica che era salva. Era grazie a lei che giorno dopo giorno continuava a vivere. Aspettava la sera per strimpellare qualche nota al piano, solo per il piacere di sentire quei suoni vibrarle nelle orecchie. Era grazie a lei che riusciva a cacciare le emozioni da dentro il suo cuore, estremamente blindato a qualsiasi tipo di sentimento oramai. Ed era grazie a lei, infine, che aveva incontrato la sua salvezza. Quell'uomo che l'avrebbe salvata da quell'oblio, quell'uomo di nome Michael Jackson.


The end .




manu 62
00sabato 12 giugno 2010 06:39
Mi hai commosso giuro!In questo momento riesco solo a dirti che sei bravissima e che solo una persona dotata di grande sensibilita' puo' riuscire a scrivere qualcosa di cosi' tenero...
tinafanMJJ
00sabato 12 giugno 2010 14:30
Bellissimo e c'era d'aspettarselo....Complimenti davvero..Ti voglio Bene..Baci
yogijackson
00sabato 12 giugno 2010 14:43
non ho parole....complimenti [SM=x47932]
Anto (girl on the line)
00sabato 12 giugno 2010 15:10
Martina...
Non so davvero quali parole utilizzare per descrivere le sensazioni che la lettura di questa storia mi ha suscitato..
Ho sentito tutto il dolore di Mariah,la sua desolazione,la sua apatia nei confronti del mondo attorno a lei..
La descrizione struggente di lei al pianoforte,che ricorda la sua bambina.. [SM=x47964] [SM=x47964]
E poi Michael..Per fortuna è arrivato lui...Mariah inizierà un nuovo capitolo della sua vita..Cullata e protetta dall'amore di Michael..

Grazie per averci regalato questo racconto,vedo che l'insonnia ha effetti più che positivi sulla tua creatività!
Un bacione Marty,ti voglio bene [SM=x47938]
marty.jackson
00sabato 12 giugno 2010 15:33
marti [SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964] mi hai commosso [SM=x47964] mi hai emozionato mi hai fatto precepire tutto il dolore di Mariah.
Marti sei fantastica, grazie per aver condiviso questo meraviglioso racconto con noi!
ti voglio bene! bacii [SM=x47938] [SM=x47938] [SM=x47938]
°CucciolaJackson°
00sabato 12 giugno 2010 15:58
bellssimo.... wooow è come se l'avessi vissuto in prima persona...
(martiii)
00sabato 12 giugno 2010 20:43
Re:
manu 62, 12/06/2010 6.39:

Mi hai commosso giuro!In questo momento riesco solo a dirti che sei bravissima e che solo una persona dotata di grande sensibilita' puo' riuscire a scrivere qualcosa di cosi' tenero...




Manu [SM=g27821] Sono felicissima ti sia piaciuto. Ti ringrazio davvero tanto [SM=x47938]

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tinafanMJJ, 12/06/2010 14.30:

Bellissimo e c'era d'aspettarselo....Complimenti davvero..Ti voglio Bene..Baci



[SM=g27823] Grazie Tìì [SM=x47938] Ti voglio bene anch'ioo !


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yogijackson, 12/06/2010 14.43:

non ho parole....complimenti [SM=x47932]



Ohh, grazie [SM=x47981]



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Anto (girl on the line), 12/06/2010 15.10:

Martina...
Non so davvero quali parole utilizzare per descrivere le sensazioni che la lettura di questa storia mi ha suscitato..
Ho sentito tutto il dolore di Mariah,la sua desolazione,la sua apatia nei confronti del mondo attorno a lei..
La descrizione struggente di lei al pianoforte,che ricorda la sua bambina.. [SM=x47964] [SM=x47964]
E poi Michael..Per fortuna è arrivato lui...Mariah inizierà un nuovo capitolo della sua vita..Cullata e protetta dall'amore di Michael..

Grazie per averci regalato questo racconto,vedo che l'insonnia ha effetti più che positivi sulla tua creatività!
Un bacione Marty,ti voglio bene [SM=x47938]



Dolcissima Anto e io adesso che ti dico ?!
Grazie davvero, grazie a te per questi complimenti [SM=x47938] Ti voglio bene :D

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marty.jackson, 12/06/2010 15.33:

marti [SM=x47964] [SM=x47964] [SM=x47964] mi hai commosso [SM=x47964] mi hai emozionato mi hai fatto precepire tutto il dolore di Mariah.
Marti sei fantastica, grazie per aver condiviso questo meraviglioso racconto con noi!
ti voglio bene! bacii [SM=x47938] [SM=x47938] [SM=x47938]



Martinùù don't cryy [SM=g27813]
Grazie a te per tutte queste belle parole che ogni volta spendi per me. Un bacione [SM=x47938] Ti voglio bene !

_________



°CucciolaJackson°, 12/06/2010 15.58:

bellssimo.... wooow è come se l'avessi vissuto in prima persona...



:D:D [SM=x47981] Graziee [SM=g27821]
giady.fan.MJ
00sabato 12 giugno 2010 20:49
bellissimo quando ho letto che c'erano dei bambini dove di solito erano nelle loro stanze ho capito subito che sarabbe arrivato michael a salvare mariah...bravissima un bacio [SM=x47938]
(martiii)
00domenica 13 giugno 2010 19:46
Re:
giady.fan.MJ, 12/06/2010 20.49:

bellissimo quando ho letto che c'erano dei bambini dove di solito erano nelle loro stanze ho capito subito che sarabbe arrivato michael a salvare mariah...bravissima un bacio [SM=x47938]




Ohh ma grazie cara [SM=x47938]
Allyss
00domenica 13 giugno 2010 21:20
Marti.......è un racconto bellissimo...così terribilmente doloroso....mi sono commossa.....e non so bene cos'altro dirti!!
Sei bravissima.....
Sere-88
00domenica 13 giugno 2010 22:27
Complimenti [SM=g27817]
ChiccaMJ
00lunedì 14 giugno 2010 12:13
Non ho parole, davvero! è una storia stupenda!
Grazie per averla condivisa con noi!
[SM=x47938]
MartiJackson
00domenica 20 giugno 2010 01:08
Ma quanto è bella Maart?
Te l'ho sempre detto che sei bravissima a scrivere!
(martiii)
00lunedì 12 luglio 2010 17:39
Uh, non avevo visto i vostri commenti : D
Grazie mille ragazze [SM=x47938]
Renn94
00martedì 17 agosto 2010 00:56
Mmmarti *-* Fantastica, non ci sono parole!
L.O.V.E.forever
00martedì 18 gennaio 2011 21:41
bellissima,sei davvero brava!
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