Ed eccoci qui...bando alle ciance
Capitolo 2
Stretta nel suo tailleur nero di Armani lasciava insistentemente l’eco dei suoi tacchi 12 dietro di sè, facendo sembrare quel corridoio una finestra colpita delicatamente dalla poggia.
-Sophie hai chiamato il signor Douglas?-
-Si ha detto che deve pensarci.-
-Andiamo bene…un uomo deciso.-
Prese le sue cose, con distrazione. –L’unica cosa di cui ho bisogno in questo momento è una doccia calda- pensò.
Non so bene il perché ma ultimamente mi sento quasi sempre stanca, a pezzi oserei dire. Forse ho davvero bisogno di una vacanza.
Quest’ascensore è così lento, non mi va proprio di guidare fino a casa…
In quell’istante il suo telefono iniziò a squillare svegliandola finalmente dai suoi pensieri del tutto sconnessi.
-Pronto?-
-La signora Jones?-
-Signorina…Si mi dica.-
-Ah scusi. Lavoro per Michael Jackson, sarebbe interessata ad occuparsi dell’arredamento della nuova casa che ha comprato da poco…a Beverly Hills?-
Scoppiò a ridere.
-Si vabbè, come no, e io sono Napoleone.-
-Non è uno scherzo.-
-Si si certo. Scusi devo andare a casa, sono un po’ stanca, non ho tempo né voglia da perdere per queste cose.-
Non aspettò nemmeno di sentire una risposta, chiuse il telefono e si diresse verso la macchina con fare sicuro e ancora con un sorriso canzonatorio stampato sul viso.
Inserì il codice di sicurezza ed entrò finalmente in casa.
La casa, la nostra dimora, un nome comune che usiamo in continuazione e che ormai ha perso completamente di significato, ci suona quasi banale. Ma una casa è tutto fuorché banale, basta semplicemente pensarci un attimo, vederla non solo come un inutile concetto scontato che fa parte da sempre della nostra vita, così tanto da essere diventato convenzionale, stereotipato, una cosa ormai del tutto monotona. Ma pensare a lei come a qualcosa di assolutamente personale, di nostro, qualcosa che nessuno avrà mai come noi, una sorta di gemella pronta ad accoglierti sempre, in ogni situazione, una mamma cordiale che cinge le sue grandi braccia attorno a te quando il mondo fuori diventa insopportabile. Questa è l’idea che io ho della casa, questo è ciò che mi ha spinto a diventare quella che sono, arredare la casa di qualcuno, rendere quel posto il più confortevole possibile ma soprattutto farlo diventare come un’estensione del nostro stesso essere, ogni oggetto, ogni stile deve rispecchiare ciò che di più profondo e bello abbiamo dentro di noi. Così ogni volta che il resto dell’universo sembrerà non comprenderci sarà lì che troveremo la nostra sicurezza, ogni volta.
E proprio per questo se vedeste la mia di casa, capireste molte cose di me. È tutto molto essenziale, dalle linee moderne e regolari, ho giocato molto con l’alternare colori scuri a quelli chiari soprattutto tra bianco e nero, con le loro conseguenti diverse tonalità.
Vi chiederete perché proprio il bianco e il nero…beh mi ha sempre affascinato una cosa di questi due colori ed è il fatto che non sono colori. No, non sono impazzita, basta una buona preparazione artistica, anche la più semplice, e questa sarebbe una cosa scontata da dire. Mi ricordo che lo lessi da qualche parte ai tempi del liceo, su uno dei tanti libri di educazione visiva. Ebbene il nero è semplicemente assenza di luce, mentre il bianco non è altro che l’insieme di tutti i colori perciò la luce totale, la notte e il giorno, il bene e il male, uomo e donna…potrei andare avanti per ore, come elementi contrastanti, si sa, gli opposti si attraggono, mi è sempre piaciuta questa sorta di visione del mondo. Limitare tutto ad uno opposto, se ci pensate è davvero così, praticamente per ogni aspetto della nostra vita. Anche il solo ritrovarsi di fronte ad una scelta da fare, presuppone che quelle due scelte siano appunto differenti. E così non potevo far altro che mettere tutto questo nella mia abitazione. Al limite del maniacale, se non fosse per quell’unica parete rossa che ricopre la mia sala hobby, una sola, le altre tre sono interamente bianche. Sophie sostiene che sia la mia parte dolce, la parte buona di me che gli altri non vedono, dice che nascondo la mia sensibilità per paura di essere ferita e così lascio trasparire solo il bianco e il nero a gli occhi della gente che mi sta attorno. Io invece dico senza remore che è pazza ma ognuno ha le sue idee e le sue stranezze perciò potrebbe anche aver ragione.
Adesso è decisamente arrivata l’ora della doccia, parola d’ordine? Relax.
Mentre tirava giù la zip della gonna e la lasciava cadere subito dopo sui fianchi fino al pavimento ecco di nuovo il cellulare del lavoro suonare rumorosamente.
Non aveva alcuna voglia di rispondere, per qualche secondo nella sua testa aveva persino deciso di ignoralo, ma quando il dovere chiama, Nicole Jones non può farlo attendere.
Così si apprestò a rispondere raggiungendo l’apparecchio posto sul tavolo del soggiorno.
-Chi è?-
-Salve signorina Jones sono ancora io, l’assistente del signor Jackson…senta-
-Ma lei sa che ore sono?- lo interruppe. –Ho finito adesso di lavorare, avrei voglia anch’io di farmi una doccia, sa ogni tanto…-
-Ah si mi scusi è solo che prima mi ha attaccato.-
-Si quindi è colpa mia, ha ragione, ma sa…tra i soldati, la rivoluzione…-
-Come?-
-Ah si lei è Napoleone…scusi un attimo le passo una persona.-
-Si in fretta però.-
Mi sa che qua la cosa è lunga…ma perché ho risposto…disse mentre intanto si sedeva sul divano spazientita.
-Pronto?-
-Cosa? Chi è?-
-Pronto…mi sente?-
-Si la sento. E lei sarebbe?-
Dall’altra parte del telefono qualcuno iniziò a ridere.
-Si vabbè…cosa c’è di divertente? Faccia ridere anche me…-
-Oh no niente, mi scusi. Io sono Michael Jackson lei presumo sia Napoleone giusto?
-Non era uno scherzo…-
-No.-
Michael continuava a ridere.
-Come va con la rivoluzione?-
-Bene.-
A quel punto l’unica che poteva fare era prenderla sul ridere anche lei.
-Ma come mai mi ha chiamato?-
-Ho sentito parlare di lei, mi piacerebbe molto se si occupasse della mia nuova casa.-
E così quell’attimo di relax si trasformò in una delle occasioni più importanti di tutta la sua vita lavorativa. In realtà quando riattaccò il telefono qualche perplessità turbava ancora i suoi pensieri. Stiamo parlando di Michael Jackson non è che se la passi poi tanto bene in quest’ultimo periodo, in tv e nei giornali non si fa altro che sentir parlare di lui e neanche tanto bene a dir la verità.
Ma qualcuno di voi avrebbe mai rinunciato ad un’occasione simile? Ecco bravi non vedo mani alzate perciò…
Ho imparato troppo dalla vita e facendone le spese direttamente sulla mia pelle perciò non saranno quattro righe su un giornale scandalistico scritte puramente a scopo sensazionale a farmi fare marcia indietro o a giudicare prima ancora di aver conosciuto. Certe cose non mi interessano affatto. Sono pagata per fare il mio lavoro e mi limiterò a fare quello.
Lascio il piacere di creare “mostri” dal nulla al giornalismo spicciolo che l’America ama tanto.
Me ne ritorno al mio momento di relax, lavoro ci vediamo domani…