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Parkinson e sport, alcune attività aiutano a rallentare la progressione dei sintomi motori

Ultimo Aggiornamento: 23/06/2023 23:38
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Uno studio su oltre 4.000 persone affette da malattia di Parkinson ha dimostrato che praticare regolarmente attività fisica e, in particolare, alcuni tipi di sport aiuta a rallentare i sintomi motori della malattia

Parkinson e sport, alcune attività aiutano a rallentare la progressione dei sintomi motori
Uno studio su oltre quattromila persone affette da malattia di Parkinson ha dimostrato che praticare regolarmente attività quali danza, yoga, allenamento multimodale, nordic walking, allenamento in acqua e Qigong, aiuta a rallentare la progressione dei sintomi motori della malattia. «Oggi lo sport è da considerarsi imprescindibile nella cura della malattia di Parkinson» dice Michele Tinazzi, Presidente della Società italiana Parkinson e disordini del movimento (LIMPE – DISMOV). «Tanto che nella nostra Società abbiamo istituito una commissione Esercizio fisico e sport». Questo argomento è al centro del convegno Sport, l’importanza dell’esercizio fisico nella malattia di Parkinson, organizzato a Verona dalla Società Italiana Parkinson e disordini del movimento LIMPE-DISMOV, in collaborazione con SISMES, la Società Italiana delle Scienze Motorie e Sportive.

Attività fisica «adattata»
Alla luce delle ricerche fin qui realizzate, è anche possibile associare specifiche attività a specifici momenti dell’evoluzione della malattia. «Un primo importante studio randomizzato e controllato in doppio cieco, realizzato da ricercatori olandesi, ha confrontato due gruppi di persone in fase inziale-intermedia di malattia che per sei mesi hanno praticato esercizio aerobico a domicilio su bici da spinning per 45 minuti, almeno tre volte alla settimana (gruppo di intervento aerobico), oppure stretching (gruppo di controllo attivo)» spiega Tinazzi. «I dati raccolti hanno dimostrato che nel gruppo di intervento aerobico i sintomi motori erano significativamente migliorati rispetto all’altro gruppo. Quindi l’esercizio fisico di tipo aerobico consentirebbe alle persone affette da Parkinson di ottenere benefici per la salute, con una ridotta incidenza di malattie cardiovascolari, minore mortalità e migliore metabolismo osseo. Sembra, inoltre, che i miglioramenti riscontrati siano maggiori dopo un allenamento ad alta intensità rispetto a quello a intensità moderata. Questo tipo di azione terapeutica viene oggi definita Attività fisica adattata, programmi di esercizi fisici calibrati per le condizioni funzionali delle persone a cui sono destinati, e che sono eseguiti in gruppo sotto la supervisione di un professionista dotato di specifiche competenze. L’attività è svolta in strutture di natura non sanitaria, per migliorare non solo il livello di attività fisica, ma anche il benessere e la qualità della vita. Per le fasi più avanzate della malattia l’attività va adattata e differenziata ancora di più da persona a persona, perché probabilmente alcuni tipi di esercizi iniziano a risultare più complessi e difficili da eseguire.»

Le attività fisiche più adatte a seconda dei sintomi
Alcune attività fisiche sono poi specificamente indicate per contrastare sintomi tipici della malattia. «Ad esempio il ballo è un esercizio ottimale per i sintomi motori generali, il nordic walking è più efficace per la mobilità e l’equilibrio, il Qigong migliora la destrezza manuale» dice ancora Tinazzi. «Efficaci anche danza, yoga, allenamento multimodale, allenamento acquatico ed exergaming, un’attività fisica connessa a videogiochi. Nuoto, ciclismo, boxe e Tai chi offrono una combinazione di esercizio cardiovascolare, rafforzamento muscolare, allenamento della coordinazione e impegno mentale. Qualche esempio pratico di allenamento: pedalare su bici da spinning o cyclette per 30-45 minuti almeno tre volte alla settimana; praticare nordic walking per 60 minuti due o tre volte alla settimana; seguire lezioni di danza, in particolare di tango argentino, per un’ora due volte alla settimana; fare esercizi in acqua, in sessioni di 45-60 minuti, tre volte alla settimana; svolgere esercizi di stabilizzazione passiva e attiva del tronco, per 30 minuti al giorno, cinque giorni a settimana.»

Supporto da parte di uno specialista
La malattia di Parkinson che molti pensano sia rappresentata solo dal tremore è in realtà molto più complessa, ed è per questo che l’attività sportiva, concordata sempre con il proprio medico, costituisce un’importante strumento nella gestione della cura, con ripercussioni positive sulla qualità di vita di tutta la famiglia. Ed è un intervento con un buon profilo di sicurezza e a basso costo. «Purtroppo al momento la maggior parte dei pazienti non è coinvolta in programmi di Attività fisica adattata o in attività sportive« conclude Tinazzi. «Le cause principali di questa mancanza sono da una parte l’assenza di una chiara definizione dell’Attività fisica adattata come intervento terapeutico per la malattia e di programmi di esercizio standardizzati, ma anche la mancanza di conoscenze su come prescrivere e implementare questi programmi per ottimizzarne l’efficacia e l’aderenza. Infine, operatori sanitari e pazienti non hanno piena consapevolezza del potenziale terapeutico dell’attività sportiva in ambito clinico. Affinché le persone con malattia di Parkinson inizino e mantengano l’attività fisica quotidiana e si impegnino in un programma di Attività fisica adattata, è necessario che ci siano una prescrizione da parte di professionisti sanitari e una programmazione e supervisione da parte della specifica figura del Chinesiologo delle Attività motorie preventive ed adattate. Si tratta di un professionista che già oggi dialoga con il medico per stabilire sulla base di test funzionali la giusta dose di allenamento e la sua progressione, e che svolge anche la funzione di supervisore e motivatore. Poiché la maggior parte delle persone con da Malattia di Parkinson è anziana e non ha l’abitudine all’esercizio fisico, è importante motivare per garantire la compliance, discutendo sia gli obiettivi sia il razionale alla base della prescrizione di esercizio. Per le persone più sedentarie e resistenti all’esercizio fisico, gli operatori sanitari possono comunque promuovere tutte le possibili forme di attività fisica, come camminare quotidianamente per brevi tratti, svolgere lavori domestici manuali, oltre, ovviamente a raccomandare comunque un programma di Attività fisica adattata.»

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