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Redditometro, dall’auto al grand hotel al confronto con i dati Istat: le spese nel mirino

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2024 19:42
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Redditometro, dall’auto al grand hotel al confronto con i dati Istat: le spese nel mirino
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di
Enrico Marro
Quali saranno i controlli? Gioiellerie, ristoranti, l'assegno al coniuge


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Cosa è il redditometro?
È un sistema di «determinazione sintetica del reddito complessivo delle persone fisiche».

Quando fu istituito?
Il 29 settembre del 1973 con un dpR (decreto del presidente della Repubblica) su proposta dell’allora governo di centrosinistra Rumor IV che attuava una delega del 1971. Fu modificato con un decreto legge nel maggio 2010 (governo Berlusconi IV) per adeguarlo al «mutato contesto socio-economico» e poi con un altro decreto nel luglio 2018 (governo Conte 1) che prevede che il ministero dell’Economia debba ogni due anni con un proprio decreto «aggiornare i parametri di ricostruzione induttiva del reddito complessivo».

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A cosa serve il redditometro?
A determinare, nei casi di accertamento fiscale a carico di una persona fisica, il reddito (in caso di evasione totale) o maggior reddito (evasione parziale) attribuibile alla stessa per uno o più anni fiscali e, di conseguenza, le imposte da pagare. Scatta quando il reddito accertabile supera del 20% quello dichiarato.

Attualmente il redditometro è applicato?
No, perché è stato sospeso con un decreto legge del 2018, a partire dall’anno di imposta 2016 (dichiarazioni dei redditi 2017) e non è stato più ripristinato, anche in considerazione della tregua fiscale legata alla pandemia.

Che cosa dice il decreto del viceministro dell’Economia, Maurizio Leo?
Il decreto di Leo, che ha la delega per l’attuazione della riforma del fisco, rimette in funzione il redditometro, individuando «il contenuto induttivo degli elementi indicativi di capacità contributiva» sulla base dei quali determinare il reddito presuntivo. Questi parametri, dispone l’articolo 5 del decreto, sono «applicabili alla determinazione sintetica dei redditi e dei maggiori redditi relativi agli anni d’imposta a decorrere dal 2016».

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Che cosa si intende per «elemento indicativo di capacità contributiva»?
Si intende «la spesa sostenuta dal contribuente e la propensione al risparmio», secondo un elenco di indicatori contenuti in una tabella allegata allo stesso decreto.

Quali sono le voci di spesa elencate?
Generi alimentari, bevande, abbigliamento e calzature; abitazione; combustibili ed energia; mobili, elettrodomestici e servizi per la casa; sanità; trasporti; comunicazioni; istruzione; tempo libero, cultura e giochi (compresi gli abbonamenti pay tv, iscrizioni a circoli e spese per il mantenimento di cavalli e di animali domestici); altri beni e servizi (dal barbiere agli istituti di bellezza, dalla gioielleria alle borse; dagli alberghi ai ristornati agli assegni al coniuge); investimenti (dai fabbricati ai veicoli, delle azioni ai quadri).

Come viene ricostruito il reddito della persona oggetto di accertamento?
Innanzitutto attraverso i «dati presenti nel Sistema informativo dell’Anagrafe tributaria o comunque nella disponibilità dell’amministrazione finanziaria», basti pensare a tutti i pagamenti tracciati. E, dove manchino i dati, utilizzando la «spesa minima» per le singole voci desunta dall’indagine annuale dell’Istat sulle spese delle famiglie, tenendo conto della composizione del nucleo familiare (11 tipologie, dal single alle coppie con più di tre figli) e di cinque diverse aree territoriali. «In ogni caso - dice il decreto - l’ammontare delle spese risultante dalle informazioni presenti in anagrafe tributaria o acquisite in sede di contraddittorio col contribuente (il contraddittorio è obbligatorio, ndr.) si considera sempre prevalente rispetto a quello calcolato induttivamente».



www.corriere.it/economia/24_maggio_22/redditometro-domande-risposte-218783f3-6340-4e2f-9fe0-8a387811exlk.shtml?re...
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