Annozero scompare dai palinsesti Rai per l'autunno

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2011 17:47
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18/06/2011 22:46
 
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Diretta Santoro, ascolti boom
Current conquista la piattaforma Sky
Lo spettacolo organizzato per i 110 anni della Fiom con oltre 700 mila contatti è stato il più seguito della tv satellitare. Straordinario successo anche su internet e i canali locali del digitale terrestre
L'esibizione di Daniele Silvestri durante lo show
BOLOGNA - Con l'1,46% di share e oltre 255mila telespettatori medi al minuto (dati Auditel) Current, tra le 21.15 e l'una di notte, è stato ieri il canale più visto della piattaforma Sky. Merito della messa in onda di "Tutti in piedi! Entra il lavoro", lo show-evento organizzato da Michele Santoro 1 nell'ambito della festa per i 110 anni della Fiom. Lo share tv della trasmissione sale inoltre al 3,15% se si prende in considerazione il target giovani 20-24. Ancor di più, il valore di share di Current sulla piattaforma Sky, dove ha raggiunto il 16,1%, con il picco sull'area intrattenimento del 35,7%.

I VIDEO: 1 2 - 2 3 - 3 4 - BENIGNI 5

I contatti netti sono stati quasi 700 mila, oltre 4 volte la media del canale. A questi vanno poi aggiunte le centinaia di migliaia di persone che hanno seguito la lunga diretta (3 ore e 45 minuti) sulle tv satellitari e locali, oltre che sul web dove la serata è stata diffusa in streaming su un network di siti, compreso Repubblica.it dove è stata seguita da 250 mila utenti unici, con una media di 85 mila utenti ed un picco di 30 mila visitatori con l'intervento di Benigni. A questi vanno poi aggiunte diverse altre migliaia di persone che hanno visto il filmato oggi "on demand". Su Twitter "Tutti in piedi" lanciato dal profilo ufficiale Current Italia è stato il 'top trend topic' per tutta la serata. La community di Current Italia registra inoltre un record nella serata di ieri: supera in totale i 150.000 followers complessivi e si conferma come la tv italiana con il più ampio seguito sui social media.

Alla fine a cercare di tirare le somme è lo stesso Santoro che fissa "tra un milione e mezzo e due milioni di persone", il pubblico che lo ha seguito "grazie ancora una volta alla 'rete zero' che ingloba web, tv locali e satellitari". "Bisognerà aspettare qualche giorno, è difficile ricostruire la mappatura dell'ascolto della serata di ieri", precisa Santoro, convinto comunque che si tratti di "un risultato straordinario".

Il successo mediatico dell'iniziativa è stata accolto con soddisfazione anche dal portavoce di Art. 21 Giuseppe Giulietti. "Tutti in piedi contro le logge vecchie e nuove che vogliono mettere il bavaglio alla libertà di informazione e dissolvere la Rai come aveva previsto Licio Gelli", commenta Giulietti. "Lo straordinario successo della serata promossa dalla Fiom e dalla squadra di Annozero - aggiunge - conferma che ormai c'è una Italia che non si farà zittire e che non si fermerà sino a quando gli imbavagliatori e i censori di ogni colore non se ne saranno andati".
(18 giugno 2011)

www.repubblica.it/politica/2011/06/18/news/ascolti_santoro-17886962/?ref...

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19/06/2011 10:55
 
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"ormai c'è una Italia che non si farà zittire e che non si fermerà sino a quando gli imbavagliatori e i censori di ogni colore non se ne saranno andati"





Speriamo sia vero,AMEN!
30/06/2011 14:08
 
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Santoro-La7, trattative interrotte
E la Borsa punisce il titolo Timedia
"Inconciliabili posizioni sulla gestione operativa dei rapporti tra autore ed editore".
Così Telecom Italia Media annuncia la rottura della trattativa con il conduttore di Annozero. L'ad Giovanni Stella aveva già evidenziato come il nodo non fosse di tipo economico. Alla notizia, il titolo perde quasi cinque punti a Piazza Affari
Michele Santoro
ROMA - Interrotte le trattative per il passaggio di Michele Santoro a La7. Lo comunica Telecom Italia Media comunica parlando di "inconciliabili posizioni riguardo alla gestione operativa dei rapporti fra autore ed editore".

Eppure, per Santoro a La7 sembrava fatta. Era il 23 giugno quando l'amministratore delegato di Telecom Italia Media, Giovanni Stella, presentando i palinsesti autunnali 1 e annunciando l'arrivo sulla rete di Roberto Saviano e, in prospettiva, di Fabio Fazio, considerava prossima anche la chiusura dell'accordo con il conduttore di Annozero. Il definitivo salto di qualità per il canale tv trascinato verso l'alto nella corsa all'auditel dall'esponenziale crescita di audience del Tg di Mentana nella stagione televisiva appena conclusa. L'approdo ideale per Santoro, La7, al termine di una stagione trionfale per Annozero in termini di pubblico e raccolta pubblicitaria, chiusa dall'anchorman lanciando in diretta una provocazione 2 al Cda Rai ("un euro a puntata e rifaccio Annozero") e un divorzio dall'azienda che, proprio perdendo un patrimonio come Santoro, aveva evidenziato quanto le pressioni della politica contino più dei conti e della qualità della Tv di Stato. E quanto anche la cosiddetta "P4" 3 e il "faccendiere" Bisignani 4 si fossero adoperati per allontanare Santoro dalla Rai.

Il contratto per Santoro con La7 era "in via di definizione", mancava ancora un aspetto che, come spiegava Stella, non riguardava questioni di carattere economico. "Dal quel punto di vista non c'è nessun problema - aveva affermato l'ad di Telecom Italia Media -, con Santoro è stato trovato un accordo di massima e spero che possa arrivare presto". Ma Stella aveva anche evidenziato le difficoltà della trattativa. Un contratto "non facile - aveva sottolineato -. Santoro è un volto di pregio e giustamente vuole avere delle tutele".

Oggi, dunque, la rottura della trattativa per "inconciliabili posizioni riguardo alla gestione operativa dei rapporti fra autore ed editore". Notizia che ha immediati riflessi, negativi, sul titolo Timedia in borsa: un tonfo (-4,59%, a 0,2164 euro), che acuisce le difficoltà di un titolo che, prima dell'annuncio, viaggiava in calo dell'1,15%. Dopo la notizia della rottura con Santoro, sono arrivati nuovi ordini di vendita.


www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2011/06/30/news/santoro_stop_trattative-1...
[Modificato da angelico 30/06/2011 14:09]

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30/06/2011 14:58
 
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Santoro, Ti Media: “Interrotte trattative”
Idv: “Editto bulgaro ancora in vigore” “Sono state interrotte le trattative con Michele Santoro a causa di inconciliabili posizioni riguardo alla gestione operativa dei rapporti tra autore ed editore”. Lo comunica, in una nota, Telecom Italia Media. Dopo la conclusione del rapporto con la Rai, si era avviata una trattativa tra il giornalista e la società per la conduzione di un programma su La7. L’annuncio ha provocato uno scivolone in borsa per il titolo Ti Media che ha ceduto il 3,9% a 0,21 euro.

Immediate anche le reazioni politiche. Leoluca Orlando, portavoce dell’Italia dei Valori, vede nel mancato accordo “la conferma che il regime berlusconiano sta vivendo gli ultimi pericolosi colpi di coda. E’ chiaro a tutti che l’editto bulgaro emanato dal presidente del Consiglio nei confronti di trasmissioni sgradite a Palazzo Chigi come Annozero non solo è ancora in vigore, ma ha ormai superato il duopolio Rai-Mediaset”, afferma.

“Questa decisione colpisce tutti i cittadini, che vengono privati di una voce libera come quella di Michele Santoro, e calpesta definitivamente l’articolo 21 della Costituzione – prosegue Orlando -. Siamo in presenza di un vero e proprio vulnus della democrazia. A questo punto, il dg della Rai, Lorenza Lei, e i vertici dell’azienda pubblica non hanno più alibi: Michele Santoro e la sua redazione sono ancora disponibili a tornare in Rai. Gli oltre 8 milioni di telespettatori meritano rispetto e aspettano un segnale dalla dirigenza. Lorenza Lei dimostri che non ha nulla a che fare con la lobby piduista di Bisignani”.


www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/30/la7-ti-media-interrotte-trattative-con-santoro...

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30/06/2011 16:49
 
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La7 interrompe trattativa con Santoro
“Prova di un colossale conflitto d’interesse” ”Siamo di fronte ad una nuova, eloquente e inoppugnabile prova dell’esistenza nel nostro Paese di un colossale conflitto di interesse”.
Michele Santoro non ha dubbi sulle motivazioni che hanno spinto La7 a interrompere con lui le trattative. “Un accordo praticamente concluso – prosegue il giornalista -, annunciato dallo stesso telegiornale dell’editore coinvolto, apprezzato dal mercato con una crescita record del titolo, viene vanificato senza nessuna apprezzabile motivazione editoriale. Naturalmente non possiamo fornire le prove dell’esistenza di interventi esterni ma parla da solo l’interesse industriale che avrebbe avuto La7 ad ospitare un programma come il nostro nella sua offerta”.

”Improvvisamente – prosegue Santoro – ci sono stati posti gli stessi problemi legali che la Rai pone a Milena Gabanelli e norme contrattuali che noi consideriamo lesive della libertà degli autori e dei giornalisti. Per non tradire le attese del pubblico, ci siamo impegnati a farci carico delle eventuali conseguenze legali delle nostre trasmissioni, ad autoprodurle e a procedere per gradi, senza un contratto quadro, con una prima serie di undici puntate. In questo modo, sia noi che l’editore, avremmo potuto liberamente valutare l’opportunità di continuare la collaborazione”.

“Ricordiamo a tutti – aggiunge il giornalista – che il dottor Stella, amministratore delegato di Ti media aveva pubblicamente dichiarato che non c’erano divergenze economiche e che La7 non aveva nessun problema a mettere in onda un programma come Annozero. Un programma che, tra infinite difficoltà e attacchi di ogni tipo, è sempre stato realizzato in completa autonomia. Perchè hanno cambiato idea? Chi ha interesse ad impedire che si formi nel nostro Paese un terzo polo televisivo che rompa la logica del duopolio?” “Per tornare a crescere – conclude Santoro – l’Italia deve liberarsi del conflitto di interesse e di tutti coloro che non hanno avuto il coraggio di opporgli le ragioni della libertà di opinione e della libertà di mercato. Sulla scia del successo di Tuttiinpiedi, con l’aiuto fondamentale del pubblico, dimostreremo presto che un Paese semilibero non ci basta. Tutto cambia”.


www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/30/la7-ti-media-interrotte-trattative-con-santoro...

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30/06/2011 21:27
 
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La 7 blocca la trattativa con Santoro, voci su un possibile ritorno. Pure Annunziata dice addio alla Rai

di Sara Bianchi
Cronologia articolo29 giugno 2011Commenti (2)
In questo articolo

Argomenti: Lucia Annunziata | Enrico Mentana | Gad Lerner | Lorenza Lei | Paolo Ruffini | Giorgio Merlo | Telecom | Borsa di Milano | Matteo Orfini


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Michele Santoro (Emblema)
Si interrompe la trattativa tra Telecom Italia Media, editore de La7 e Michele Santoro. Una nota del gruppo parla di «inconciliabili posizioni riguardo alla gestione operativa dei rapporti fra autore ed editore». Il conduttore però ipotizza interventi esterni. L'accordo - fa sapere - era praticamente concluso, tanto da essere stato annunciato anche dallo stesso telegiornale dell'editore coinvolto. Editore - dice Santoro - «apprezzato dal mercato con una crescita record del titolo», crescita ora «vanificata senza nessuna apprezzabile motivazione editoriale». Ti Media a Piazza Affari oggi è arrivato a perdere fino al 4,68%.

Il giornalista precisa di non poter fornire le prove dell'esistenza di interventi esterni ma «parla da solo l'interesse industriale che avrebbe avuto La7 ad ospitare un programma come il nostro nella sua offerta». Secondo Santoro «siamo di fronte ad una nuova, eloquente ed inoppugnabile prova dell'esistenza nel nostro Paese di un colossale conflitto di interesse».

Prima della formalizzazione della rottura delle trattative, il direttore di Rai Due, Massimo Liofredi, in un'intervista aveva detto di sperare in un ritorno di Michele Santoro sulla sua rete (orfana anche di Simona Ventura). Pronto al accogliere «la sua provocazione dell'euro a puntata». Il conduttore nell'ultima puntata di Annozero si era detto infatti disponibile a lavorare per la prossima edizione del programma in Rai anche a un euro a puntata. Liofredi ha precisato che in consiglio se ne discuterá la prossima settimana. «Santoro - ha detto - è un valore aggiunto, spero decidano di reintegrarlo». La vicende delle ultime settimane non avrebbe fatto altro che accrescere la popolarità del conduttore. Lo ammette anche il direttore di Rai Due quando fa notare che l'altra sera «un semplice speciale di Annozero sulla pesca, in cui è apparso 10 minuti, ha fatto il 14% di share».

In un comunicato congiunto Enrico Mentana e Gad Lerner si domandano: «che bisogno c'era di decidere e annunciare con questa fretta lo stop alla trattativa con Santoro?» Sarebbe stato meglio, dicono i due giornalisti, condurre una trattativa «più sobriamente», per limitare «le interferenze esterne, comunque inaccettabili». E si augurano che sia possibile riprendere il fili del negoziato «nell'interesse di tutti, come suggeriscono le ragioni del libero mercato».



Intanto anche Lucia Annunziata lascia la Rai. Sarebbe stata l'intervista a Il Messaggero nella quale si è lamentata di aver ricevuto un pessimo trattamento dalla sua rete (Rai Tre) e l'ha accusata di «funzionare con piccole mafie, rapporti non chiari e privilegi attribuiti non secondo il merito», a far esplodere definitivamente il caso. Annunziata dalle pagine del quotidiano era andata dritta al bersaglio, dopo che nella brochure ufficiale della rete durante la presentazione dei palinsesti Rai il suo programma non era stato inserito.

E ora si è dimessa. In Rai non rifarà per la prossima stagione In 1/2 ora, in onda da sette anni sulla terza rete. Le sue sono «dimissioni definitive», come lei stessa ha precisato al direttore generale, Lorenza Lei, che le ha chiesto se si potevano trovare altre strade.
Annunziata lascia in aspra polemica con il direttore di Rai Tre, Paolo Ruffini, il quale - ha spiegato l'ex presidente Rai - «lunedì 27 ha comunicato in comitato editoriale-aziendale di ritenere impossibile continuare a lavorare con me dopo la mia intervista al Messaggero ed ha chiesto alla Rai la possibilità di trasferirmi su altre reti».

Già nella serata di presentazione dei palinsesti c'era stato uno scontro tra i due per l'assenza del programma di Annunziata dalla cartellina dei palinsesti autunnali, che però il direttore aveva giustificato come un errore di stampa. La giornalista aveva lasciato la serata.
Per ora non è previsto un nuovo contratto con altre reti Rai.

Dopo Santoro, Fazio e Saviano (con Vieni via con me), quello di Annunziata è un altro addio di peso per i talk show di informazione Rai. Per Matteo Orfini, responsabile Cultura e informazione della segreteria Pd, «ogni giorno la Rai precipita sempre più nel caos. Siamo di fronte a un'azienda che non sa trattenere e valorizzare i propri fuoriclasse».
Giorgio Merlo, deputato del Pd e vicepresidente della Commissione di Vigilanza Rai confida «nella capacità di persuasione del direttore generale Lei affinchè Lucia Annunziata continui a svolgere la sua attività giornalistica in Rai». E si dice convinto che non sia sufficiente «una intervista su un quotidiano per interrompere una collaborazione lunga e proficua».


www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-06-30/anche-annunziata-dice-addio-161632.shtml?uuid=...

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01/07/2011 21:32
 
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Santoro: “Con La7 era fatta
Poi sono cominciati i pretesti sul nulla” Il conduttore racconta le trattative con la La7 e la loro rottura. Sull'autonomia giornalistica e le garanzie sembrava esserci l'accordo. Il giornalista: "C'è stato un intervento esterno, colpa del conflitto d'interessi". Ma rassicura gli spettatori: "Un programma ci sarà"

“Una cosa è certa: o alla Rai, o a La7 o da qualche altra parte, noi in autunno saremo in onda. Continuare a esistere, magari su una multipiattaforma internet-digitale-satellite, anche ‘senza il permesso de li superiori’, sarebbe il coronamento della mia carriera”. Domani Michele Santoro compie 60 anni. Ma, diversamente da Vasco Rossi, non si dimette da nulla. Anzi rilancia. La rottura con La7 non la vive come una sconfitta, ma come una nuova opportunità. L’ha detto lui stesso nel suo comunicato: “Tutto cambia”. E lo spiega in questa intervista al Fatto.

Cominciamo dall’inizio. Pentito di aver lasciato la Rai?
Non credo di aver commesso errori né subìto sconfitte. Alla Rai mi sentivo assediato: regole, regolette, codicilli, pseudogaranti, partiti dappertutto. Ormai questo sistematico abuso di potere costruito da interessi estranei e confliggenti con quelli della Rai emerge da tutte le inchieste: P4, Trani, Hdc… Ero costretto a difendere l’esistente, e sempre più a fatica. Annozero arricchiva la Rai, che però ci trattava come criminali, indesiderati, imposti dai giudici. E mi sono ribellato a quella gabbia: c’è la possibilità di lavorare liberamente altrove?

Dopo la transazione, s’è fatta avanti La7.
Mi ha contattato l’amministratore Giovanni Stella. Ho subito messo le carte in tavola: “Siete davvero convinti di potervi permettere un programma come Annozero?”. Risposta: “Sì”. “Bene, lo sa come si fa Annozero? Rispettando l’autonomia dei giornalisti”. So bene che Mentana, Lerner, Gruber, Telese, Costamagna, D’Amico sono liberi. Ma, quando uno va a contrattualizzare la sua posizione con un nuovo editore, mette nero su bianco le garanzie d’indipendenza.

Problemi di soldi?
Per sgomberare subito il campo da questioni del genere, ho accettato la ‘formula La7’: contratto-base basso, meno della metà dello stipendio Rai (630 mila euro lordi dal 1999, ndr), con incentivi legati agli ascolti. Per andare in pari, avrei dovuto ottenere risultati straordinari. Ma non era questo il problema: ho subito accettato le loro condizioni.

Siete arrivati a un contratto?
Sì, Stella mi ha inviato, con la sua firma, una proposta subordinata all’accettazione di un contratto standard come quelli che ormai si fanno firmare a chiunque fa tv in Italia. Autonomia zero: l’editore si riserva di leggere preventivamente scalette, argomenti, ospiti e di porre il veto. Per questo Celentano da anni non mette più piede in tv. Gli editori pretendono totale soggezione, per poter fare di te ciò che vogliono, in barba all’autonomia dei giornalisti. È un recinto, figlio della mancanza di concorrenza.

E tu che hai risposto?
Ho tirato fuori il contratto che mi fece Mediaset nel ‘96: “Firmate questo”. In ogni caso, penso che alla fine ci saremmo intesi con una stretta di mano: nei successivi incontri c’è stato un lavoro di reciproca conoscenza. Anche perchè Stella dava ancora l’impressione di volerlo fare davvero, il programma. L’ho rassicurato: non siamo avventurieri, in trent’anni non abbiamo mai perso una causa, mica siamo gente che spara ai bambini. Ferma restando la mia autonomia di giornalista, non ho problemi a informare l’editore di ciò che va in onda.

Tutte rose e fiori. Poi?
La fase costruttiva s’è chiusa con l’annuncio di Mentana, in diretta, che l’accordo con noi era cosa fatta. E in effetti, a parte qualche dettaglio… Poi hanno cominciato a cercare pretesti. Si sono attaccati a una mia dichiarazione. Cioè che, per il suo potenziale umano e professionale e per le attese che suscita, La7 potrebbe svolgere meglio il ruolo di terzo polo competitivo se riducesse la dipendenza da Telecom. Un’ovvietà: una concessionaria dello Stato, in un paese in cui il premier possiede tv, è inevitabilmente esposta a ritorsioni governative. Non mi sembra un’offesa sanguinosa al presidente Telecom, Franco Bernabè. E l’aveva detto proprio Stella, al Fatto, che entro fine anno Telecom avrebbe ceduto il 40% di La7. Quindi dov’è il problema? Era un pretesto.

A quel punto che è accaduto?
All’improvviso sono ricomparsi i vincoli e le diffidenze iniziali, che avevamo già dissipato. Stella domanda: “Chi si accolla le spese legali?”. Io mi dico: ecco, gli stessi problemi che la Rai sta creando alla Gabanelli. È un altro pretesto per nascondere qualcosa che mi sfugge. E rimuovo anche quello: ok, ci accolliamo anche i rischi legali. Ma allora – rilancio – se siamo responsabili di tutto, il programma lo autoproduciamo. Più responsabilità, più libertà e nessun veto. Inventano un altro pretesto: la responsabilità penale. Obietto che le denunce penali non le fanno quasi più, in ogni caso non all’editore. Ma qui Mentana si offre come ‘direttore responsabile’ del nostro programma, accogliendoci sotto la testata del tg. A quel punto però una cosa l’aggiungo.

Quale?
Domando a Stella: “Ma voi lo volete fare questo programma o no? Perchè su tutto il resto, la quadra si trova”. È come nei matrimoni: se sposi Santoro, o Celentano, ti sarai almeno informato su chi sono e come sono fatti. Mica puoi sposarti con la riserva mentale. Stella continuava a dire che voleva Annozero su La7, ma non mi convinceva più.

Forse Stella voleva sposarti, ma Bernabè non poteva dare l’assenso. Si è molto discettato sulla loro divaricazione.
Qualcuno ha ipotizzato questo dualismo, ma io ho esplicitamente chiesto a Stella di avere l’ok di Bernabè prima di iniziare qualunque trattativa. E l’ok c’era. Ora non c’è più? Non posso immaginare che improvvisamente abbiano scoperto che io lavoro in autonomia. Lo sanno pure i sassi che mi sono scontrato con Masi perchè pretendeva schede-programma e scalette sette giorni prima.

E allora come si spiega la retromarcia di La7? In fondo, si erano fatti avanti loro.
Evidentemente c’è stato un intervento esterno per bloccare un’acquisto importante per realizzare un terzo polo televisivo che poteva diventare dirompente per il duopolio Rai-Mediaset. Se Sky e La7 raccogliessero insieme la pubblicità, sarebbe un terremoto. Perché Rai e Mediaset sono due aziende in profonda crisi che si tengono in piedi l’una sulle debolezze dell’altra. Quando i partiti, diversamente dalla Prima Repubblica, non rappresentano che i propri gruppi dirigenti senza un progetto culturale, le tv sottostanti ne risentono: dirigenti sempre più mediocri e incompetenti, nessuno sa cosa sia il prodotto, nessuno progetta né pensa né innova. Così si finisce per appaltare tutto agli impresari delle star e ai venditori di format. Gestiscono budget e personaggi, se vuoi una star devi prenderti tutto il pacchetto pieno di patacche. Risultato: il palinsesto si svuota, la programmazione finisce non più a luglio-agosto, ma fra un po’ si esaurirà poco dopo il Festival di Sanremo, ad aprile.

Questo “intervento esterno” su La7 ha un nome?
Un nome e un cognome: conflitto d’interessi. Politico e industriale insieme. Un’azienda, Mediaset, occupa il governo, il Parlamento, le Autorità, la Rai e piega tutto al proprio tornaconto. Con i numeri che facciamo, dovremmo avere una fila di editori: invece c’è la fuga. La miglior prova della debolezza organica delle classi dirigenti e del capitalismo, incapace di tradurre in progetti e prodotti le idee migliori e di portarle al pubblico. Non è un regime, ma un paese semilibero sì.

Davvero basta Santoro su La7 per stendere i due colossi?
Non sono così presuntuoso. Ma un tempo i programmi ‘diversi’ erano importanti ma non determinanti nella programmazione. Ancora nel 2002 eliminare Biagi, Santoro e Luttazzi fu un colpo per l’immagine, ma non significò svuotare la Rai. Ora i programmi scomodi sono diventati il core business, il top del palinsesto: senza Vieni via con me, Report e Annozero, la Rai si dimezza. È la grande novità degli ultimi anni, imposta dal pubblico che, stufo della ripetitività dei reality, va a cercarsi la realtà là dove sopravvive. Disposto persino a ciucciarsi Avetrana, dove qualcosa di reale comunque c’è, pur di non cadere nei Grandi Fratelli e nelle Talpe. Specie dopo che lo scandalo del bunga bunga ne ha svelato il retroscena, il reality del reality: le selezioni nell’alcova di Arcore.

Lerner e Mentana invitano La7 a ripensarci.
Li ringrazio. La battuta d’arresto delle rete nei nostri confronti è un pessimo segnale di stop anche per chi resta dentro.

Parliamo del futuro. Tu ora sei un ex dipendente Rai…
No, sono ancora dipendente fino al 31 luglio. Se il Cda rivuole Annozero lo dica, io straccio la transazione e resto qui. Oppure torno da esterno, purchè smettano di vedermi come un’imposizione da malsopportare e mi vogliano con la necessaria autonomia. Il servizio pubblico resta sempre la mia prima scelta.

Pia illusione.
E vabbè, se non mi vogliono alla Rai né a La7, devo provare a farne a meno. Siamo usciti dalla serata “Tutti in piedi” a Bologna, come l’anno scorso da “Raiperunanotte”, con una grande carica: c’è un enorme pubblico, soprattutto giovane, che ci chiede di rompere gli schemi, anche quelli in cui abbiamo lavorato finora, per parlare liberamente e uscire da un campo da gioco sempre più ristretto e asfittico. Una rottura come quella del Fatto nell’editoria. C’è un grande pubblico disposto a finanziarci con contributi individuali, a cercarci in rete, sul digitale, sul satellite. La ragazza precaria, sul palco di Bologna davanti a 30 mila persone, spaccava lo schermo. L’ho rivista in tv, seduta in un talk: non era la stessa cosa. Ecco, io ora cerco questo: una tv che rimetta al centro la realtà. “Scassando tutto”, come dice De Magistris: spazzando via l’equilibrio perverso che tiene insieme cattiva politica, cattiva economia e cattiva tv.

Molti si domandano: in autunno rivedremo Santoro e la sua squadra?
Certo che sì. È il momento della chiarezza, siamo alla scelta finale: se Rai e La7 non ci vogliono, dobbiamo essere noi a dire “rivogliamo la Rai” e a riprenderci il servizio pubblico privatizzato dai partiti, di destra e di sinistra, che lo considerano terreno di conquista. Per questo mi sono candidato a direttore generale: della Rai: una provocazione per affermare la necessità di competenze. E poi ci vogliono regole veramente liberali e un garante unico della comunicazione.

E Annozero?
Sto lavorando perché un programma come Annozero vada in onda dall’autunno ogni settimana, come sempre: alla Rai, a La7 o su una multipiattaforma fra satellite, streaming in rete e network di tv locali sul digitale.

Può funzionare anche in versione “feriale” o solo in quella “festiva” dei grandi eventi?
È una sfida entusiasmante. Ma possiamo vincerla solo se si mettono in gioco centinaia di migliaia di persone. Le interpelleremo presto perchè ci diano la forza necessaria. Riuscire in questa impresa sarebbe il coronamento della mia carriera.

di Marco Travaglio e Silvia Truzzi

da Il Fatto Quotidiano del 1 luglio 2011




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Le vere ragioni della fumata neradella trattativa Santoro-La7


Nel giorno del gran rifiuto della "terza rete" all'ex conduttore di Annozero, scompare dalla manovra economica una norma sulla rete telefonica che avrebbe pesantemente penalizzato Telecom, proprietaria della rete


La metafora di Giovanni Stella, confezionata un mese fa per il Fatto, annunciava la discesa in campo (televisivo) di Telecom: io aspetto paziente sotto il banano-Rai che ne scendano i macachi-conduttori. L’amministratore delegato di Telecom Italia Media rompeva il bipolarismo di Rai e Mediaset: ecco, diceva, La7 è disposta a prendersi il gruppo di giornalisti che il servizio pubblico e il Biscione, per motivi diversi ma di uguale matrice (il Cavaliere), non vogliono e non possono permettersi. Stava nascendo una televisione all’apparenza poco controllabile per il Silvio Berlusconi imprenditore e politico, ma estremamente influenzabile per la sua versione di capo del governo. La trattativa con Michele Santoro era chiusa, mancava un tratto di penna: la firma (alle prime voci, il titolo di La7 crebbe in un giorno del 20%; l’altroieri, al niet, ha perso il 4 e ieri il 3).

Martedì scorso, l’ultimo incontro tra l’inventore di Annozero e il dirigente di La7 conosciuto con il soprannome di “canaro” per i suoi modi spicci ed efficaci fino al sadismo. E che succede martedì, proprio quel giorno? Il governo scrive e riscrive e infine diffonde la bozza di manovra economica: tagli, pensioni, tasse e finte rivoluzioni liberali e liberiste. In un articolo del provvedimento, a sorpresa, si materializza il conflitto d’interessi che Santoro ha denunciato ieri nell’intervista al Fatto.

Il governo, se vuole, può fare male a Telecom, la multinazionale proprietaria di La7. E con una norma, infilata di soppiatto, Palazzo Chigi ha dimostrato come può farle male. La bozza prevedeva un progetto del ministero per lo Sviluppo economico di Paolo Romani: “Un piano di interesse nazionale per il diritto di accesso a Internet”. E come? “Mediante la razionalizzazione, la modernizzazione e l’ammodernamento delle strutture esistenti”. Parole astruse e verbi incrociati per sottrarre a Telecom l’ultimo bene invidiato da tutti i concorrenti: la rete fisica, quella che porta il cavo telefonico in tutte le case e gli uffici, eredità del monopolio pubblico. Il governo pensava di aprire il mercato e le connessioni veloci imponendo “obblighi di servizio universale”.

Tradotto: Telecom investe per migliorare la sua struttura e poi deve metterla a disposizione dei concorrenti. Il governo di lievi e dure sforbiciate, che spinge all’infinito una correzione nel bilancio statale da 47 miliardi di euro, sentiva l’urgenza di ricorrere ai soldi della Cassa depositi e prestiti per “finanziare il piano nazionale su Internet”. Poche righe nascondevano un possibile esproprio del tesoro più sensibile per i vertici di Telecom. L’ipotesi dura due giorni, esattamente 48 ore, fin quando ieri accadono due fatti all’apparenza distanti ma forse strettamente legati: La7 annuncia la fine di qualsiasi negoziato con Santoro, azzoppando così l’ipotesi terzo polo televisivo; e, in contemporanea, il governo cambia la norma, stravolge il suo “piano di interesse nazionale per il diritto di accesso a Internet” e cancella dal testo della manovra quei passaggi – “la razionalizzazione, l’obbligo di diritto universale” – che minavano la stabilità patrimoniale di Telecom e preoccupavano i suoi azionisti (anche stranieri). Anche se il numero uno di Telecom Italia Franco Bernabè giura che tra i due fatti non c’è alcun nesso, e ribalta su Santoro l’accusa di aver cercato pretesti per far saltare la trattativa con La7, i casi sono due: o le idee del ministro Romani e del governo sono talmente labili da evaporare nel breve volgere di 48 ore, oppure la rivoluzione telematica di Berlusconi era un atto di forza, un segnale per intimorire La7.

Per capire dov’è intrappolata la ragione è utile ricordare che la Rai di centrodestra, in trincea contro i giornalisti sgraditi dal Cavaliere, adesso comincia a riflettere: forse è meglio trattenere Santoro, forse Vieni via con me era davvero importante, forse Report è un prezioso settimanale d’inchiesta, forse Lucia Annunziata è una figura professionale irrinunciabile per il servizio pubblico. Togliendo i forse, resta l’ordine di servizio di Berlusconi, il più recente: è più facile controllare il servizio pubblico, senza indebolirlo troppo, per giocare di sponda con Mediaset, che combattere un terzo polo televisivo. Nella peggiore delle ipotesi, un colossale ricatto. Nella migliore, l’ultima trasfigurazione del conflitto d’interessi.

di Giorgio Meletti e Carlo Tecce dal Fatto Quotidiano del 2 luglio 2011



www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/02/ricatto-di-governo...

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Telesantoro, ecco il progetto Il nuovo network si poggerà su una concessionaria di pubblicità che reperirà le risorse economiche e il segnale sarà trasmesso in multipiattaforma: da Internet, al satellite, fino a una rete di televisioni locali


Michele Santoro l’ha detto chiaro ieri nell’intervista al Fatto: “Sto lavorando perché un programma come Annozero vada in onda dall’autunno ogni settimana, come sempre: alla Rai, a La7 o su una multipiattaforma fra satellite, streaming in rete e network di tv locali sul digitale”. Non è una battuta. L’idea della tv indipendente multipiattaforma è al centro di fitti colloqui che vedono protagonista soprattutto Sandro Parenzo, patron di Telelombardia e leader di una pattuglia di grosse tv regionali pronte a giocarsi la partita per reagire al declino imposto alle realtà locali dalle politiche del digitale terrestre del governo Berlusconi.

È una strada per tentare un vero pluralismo, e per reagire all’attacco durissimo alle tv regionali che il governo sta conducendo ormai da anni”, spiega Boris Mugnai di Rtv38, tv leader in Toscana.

Alla base del progetto c’è una concessionaria di pubblicità televisiva poco conosciuta, Publishare, che da qualche tempo ha consorziato 18 tv regionali e raccoglie per loro la pubblicità nazionale. I numeri sono ancora piccoli, ma i 10-12 milioni di pubblicità raccolta da Publishare oggi rappresentano una boccata d’ossigeno importante per realtà gloriose dell’emittenza locale come Telenorba in Puglia, Primocanale in Liguria, Umbria tv o le stesse Telelombardia e Rtv38.

Secondo Parenzo un’operazione incardinata sul marchio Santoro può consentire la raccolta di quei 20-30 milioni di euro di pubblicità che servirebbero a finanziare il nuovo canale televisivo.

In campo ci sono due ipotesi. La prima è quella più classica: una società di produzione televisiva che distribuisca alle tv regionali del circuito il contenuto televisivo già vestito della sua pubblicità per inserirlo ad arricchimento dei loro palinsesti. L’esperimento di “Tutti in piedi”, andato in onda lo scorso 17 giugno da Bologna, con Santoro e la sorpresa Roberto Benigni, ha dato risultati incoraggianti. La raccolta pubblicitaria è stata dieci volte superiore a quella di “Rai per una notte” dell’anno scorso, nonostante un preavviso molto inferiore. Per i sostenitori del progetto questo è il segno che il mercato pubblicitario sta cambiando, e già da un anno all’altro è maturata una maggiore disponibilità degli inserzionisti per l’innovazione. Anche il risultato di pubblico è stato ottimo: le tv generaliste hanno perso quella sera 9 punti di share, e alcune tv regionali hanno toccato e superato il 10 per cento.

Parenzo e Santoro lavorano però su un obiettivo più ambizioso, un canale nuovo di zecca.

Le tv regionali coinvolte metterebbero a disposizione una delle nuove frequenze liberate dalla tecnologia digitale, e costituirebbero così il nuovo network nazionale di Telesantoro. Per loro il ritorno sarebbe costituito, oltre che dall’affitto della frequenza, da una parte dei proventi pubblicitari e dalla fornitura di prodotto di informazione locale al network. La Publishare raccoglierebbe la pubblicità nazionale, con l’obiettivo di 20-30 milioni per partire, cifra non proibitiva se confrontata con i 2,5 miliardi di euro raccolti da Mediaset. L’idea del canale/cantiere, come lo definisce Parenzo, con un palinsesto tutto di informazione, anche locale, può risultare più attraente per il pubblico e per gli investitori pubblicitari, del semplice intarsio di Annozero o simile nei tradizionali palinsesti delle tv locali, tra una vendita di materassi e l’altra.

Il punto più critico è se bastano i 20-30 milioni per tenere in piedi un canale nazionale all news. Anche perché la pubblicità televisiva è considerato l’unico polmeno finanziario ipotizzabile. La distribuzione del segnale televisivo online, che ha dato ottimi risultati con “Rai per una notte” e “Tutti in piedi”, procura un grande pubblico, valutabile in centinaia di migliaia di persone, ma un ricavo pubblicitario praticamente trascurabile. “Ma la rete è fondamentale”, insiste Parenzo, “perché crea attorno all’impresa televisiva la comunità, che diventa un punto di forza decisivo”.

Per adesso siamo allo stadio delle chiacchiere e delle ipotesi. Per sapere se l’impresa ha qualche seria possibilità di partire bisogna aspettare almeno la fine di luglio.

www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/02/telesantoro-ecco-il-progetto...

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Re:
angelico, 02/07/2011 21.46:

Le vere ragioni della fumata neradella trattativa Santoro-La7


Nel giorno del gran rifiuto della "terza rete" all'ex conduttore di Annozero, scompare dalla manovra economica una norma sulla rete telefonica che avrebbe pesantemente penalizzato Telecom, proprietaria della rete


La metafora di Giovanni Stella, confezionata un mese fa per il Fatto, annunciava la discesa in campo (televisivo) di Telecom: io aspetto paziente sotto il banano-Rai che ne scendano i macachi-conduttori. L’amministratore delegato di Telecom Italia Media rompeva il bipolarismo di Rai e Mediaset: ecco, diceva, La7 è disposta a prendersi il gruppo di giornalisti che il servizio pubblico e il Biscione, per motivi diversi ma di uguale matrice (il Cavaliere), non vogliono e non possono permettersi. Stava nascendo una televisione all’apparenza poco controllabile per il Silvio Berlusconi imprenditore e politico, ma estremamente influenzabile per la sua versione di capo del governo. La trattativa con Michele Santoro era chiusa, mancava un tratto di penna: la firma (alle prime voci, il titolo di La7 crebbe in un giorno del 20%; l’altroieri, al niet, ha perso il 4 e ieri il 3).

Martedì scorso, l’ultimo incontro tra l’inventore di Annozero e il dirigente di La7 conosciuto con il soprannome di “canaro” per i suoi modi spicci ed efficaci fino al sadismo. E che succede martedì, proprio quel giorno? Il governo scrive e riscrive e infine diffonde la bozza di manovra economica: tagli, pensioni, tasse e finte rivoluzioni liberali e liberiste. In un articolo del provvedimento, a sorpresa, si materializza il conflitto d’interessi che Santoro ha denunciato ieri nell’intervista al Fatto.

Il governo, se vuole, può fare male a Telecom, la multinazionale proprietaria di La7. E con una norma, infilata di soppiatto, Palazzo Chigi ha dimostrato come può farle male. La bozza prevedeva un progetto del ministero per lo Sviluppo economico di Paolo Romani: “Un piano di interesse nazionale per il diritto di accesso a Internet”. E come? “Mediante la razionalizzazione, la modernizzazione e l’ammodernamento delle strutture esistenti”. Parole astruse e verbi incrociati per sottrarre a Telecom l’ultimo bene invidiato da tutti i concorrenti: la rete fisica, quella che porta il cavo telefonico in tutte le case e gli uffici, eredità del monopolio pubblico. Il governo pensava di aprire il mercato e le connessioni veloci imponendo “obblighi di servizio universale”.

Tradotto: Telecom investe per migliorare la sua struttura e poi deve metterla a disposizione dei concorrenti. Il governo di lievi e dure sforbiciate, che spinge all’infinito una correzione nel bilancio statale da 47 miliardi di euro, sentiva l’urgenza di ricorrere ai soldi della Cassa depositi e prestiti per “finanziare il piano nazionale su Internet”. Poche righe nascondevano un possibile esproprio del tesoro più sensibile per i vertici di Telecom. L’ipotesi dura due giorni, esattamente 48 ore, fin quando ieri accadono due fatti all’apparenza distanti ma forse strettamente legati: La7 annuncia la fine di qualsiasi negoziato con Santoro, azzoppando così l’ipotesi terzo polo televisivo; e, in contemporanea, il governo cambia la norma, stravolge il suo “piano di interesse nazionale per il diritto di accesso a Internet” e cancella dal testo della manovra quei passaggi – “la razionalizzazione, l’obbligo di diritto universale” – che minavano la stabilità patrimoniale di Telecom e preoccupavano i suoi azionisti (anche stranieri). Anche se il numero uno di Telecom Italia Franco Bernabè giura che tra i due fatti non c’è alcun nesso, e ribalta su Santoro l’accusa di aver cercato pretesti per far saltare la trattativa con La7, i casi sono due: o le idee del ministro Romani e del governo sono talmente labili da evaporare nel breve volgere di 48 ore, oppure la rivoluzione telematica di Berlusconi era un atto di forza, un segnale per intimorire La7.

Per capire dov’è intrappolata la ragione è utile ricordare che la Rai di centrodestra, in trincea contro i giornalisti sgraditi dal Cavaliere, adesso comincia a riflettere: forse è meglio trattenere Santoro, forse Vieni via con me era davvero importante, forse Report è un prezioso settimanale d’inchiesta, forse Lucia Annunziata è una figura professionale irrinunciabile per il servizio pubblico. Togliendo i forse, resta l’ordine di servizio di Berlusconi, il più recente: è più facile controllare il servizio pubblico, senza indebolirlo troppo, per giocare di sponda con Mediaset, che combattere un terzo polo televisivo. Nella peggiore delle ipotesi, un colossale ricatto. Nella migliore, l’ultima trasfigurazione del conflitto d’interessi.

di Giorgio Meletti e Carlo Tecce dal Fatto Quotidiano del 2 luglio 2011



www.ilfattoquotidiano.it/2011/07/02/ricatto-di-governo...




E' un articolo delirante.


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