Love lives forever. Terminata: 25 capitoli. Rating: arancione

Ultimo Aggiornamento: 24/02/2011 22:07
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08/12/2010 17:16
 
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Come la dea del Sole. Ma la dea del Sole era depressa?

5 marzo 1988

Dovrei dire due paroline a Mihaela Meniescu, per avermi messo questo nome. La dea del Sole? Ma andiamo, mamma. Faccio pensieri così depressi che Freud al confronto era una persona ilare!
Stamattina la mia luna, o il mio Sole, è molto storto. Tutto mi dà sui nervi, dalla moquette della mia camera alle lenzuola bianche.
E inoltre non riesco a ricordare quando mi sono ferita al ginocchio.
Due colpi secchi alla porta mi distraggono e mi fanno innervosire.
Contrariata, ancora in accappatoio visto che sono appena uscita dalla doccia, vado ad aprire.
-Che c'è?
Sorride, facendomi venire voglia di picchiarlo a sangue.
-Giorno.
-Non è affatto un buon giorno.
-Lo vedo... ma che ti sei fatta?
Mi guardo il ginocchio. Ha ragione, adesso sanguina più di prima e fa molto più male.
-Non lo so, stamattina mi sono svegliata ed ero ferita.
Entra e si inginocchia ai miei piedi, esaminandomi la gamba.
-Senti, non ho molto equilibrio stamattina, puoi farmi la lastra mentre sono sdraiata?
Il mio tono sarcastico è inconfondibile, tuttavia Michael annuisce senza ribattere, concentrato.
Mi stendo sul letto mentre lui continua a esaminare la ferita. E d'un tratto la situazione mi è chiara.
Lui è steso sopra di me.
Con la mia gamba fra le sue braccia.
Io sono in accappatoio.
Buon Dio.
Certo, lo so che è una cosa del tutto innocente e che lui non si è accorto di niente, però...
E che però!
-Andiamo in ospedale- decreta alla fine.
Credo di non aver capito bene.
-Come, scusa?
-In o-s-p-e-d-a-l-e. Vuoi che te lo dica in rumeno? Non ci metto niente a chiamare un traduttore.
-Perchè in ospedale? Basterà una fasciatura...
-Sì, come no. Ti servono almeno due punti, Hele.
Due punti?! Ma che sono sonnambula e masochista per caso?
O la dea del Sole si sta vendicando per il suo nome così orribilmente infangato?
-Non se ne parla proprio, in ospedale non ci vado nemmeno morta.
-Tecnicamente quando una persona muore viene portata in obitorio, che è comunque una struttura ospedaliera.
E' bravo a rigirare i discorsi, ma non voglio dargliela vinta.
-Vorrà dire che quando morirò sarai liberissimo di portarmi in ospedale, ma dato che sono viva e vegeta, rimango qui.
-Sei più testarda di me. Va bene, vediamo di accontentare la bambina che fa i capricci.
-Ha parlato l'uomo adulto!
Scoppia a ridere e mi dà ragione. Nessuno di noi due è adulto qui.
Mentre prende il cellulare vado a stendermi. Quasi non riesco a stare in piedi, tanto è il dolore.
Comincio a imprecare contro l'uomo nero che mi ha ferita, un po' in rumeno e un po' in italiano, così che Michael possa non capirmi.
-Qualunque cosa tu stia dicendo, sappi che ha un bel suono. In tutte e due le lingue.
-Ecco, di bello ha solo il suono- ribatto io, arrabbiata con me stessa.
-Oh, ma siamo proprio acide oggi! Tieni, addolcisciti un po'.
-Cioccolato italiano! Ti ho già detto che ti amo?
-Lo hai appena fatto.
Bussano alla porta.
-Oggi sono popolare, a quanto pare.
-Già...
Perché ha quel sorriso così... furbetto?
Ah, ecco perchè.
Ha chiamato il dottore.
Avete presente quei dottori da fumetto, stempiati, con gli occhiali così spessi da sembrare tappi di bottiglia, una faccia che andrebbe stirata ed un sorriso simpatico? Ecco. Il dottore è così.
Michael esce dalla stanza sorridendo, mentre gli faccio segno che prima o poi lo strozzerò.
Sospiro. E' così difficile avere a che fare con lui...
-Signorina, sa dove si è procurata questa brutta ferita?
No che non lo so, razza di idiota, non saresti qui altrimenti!
-No, dottore. Stamattina mi sono svegliata ed ero ferita.
-Interessante...
Interessante? INTERESSANTE?! Cioè io sto soffrendo come non mai e tutto quello che questo qua riesce a dire è ''interessante''?
Stringo fra le dita le lenzuola, imponendomi di non piangere. O perlomeno di non urlare. Sarebbe davvero stupido e infantile, ma mi sta facendo male, e devo sfogarmi.
Ignaro delle mie sofferenze, il dottore continua a esaminare la ferita.
E poi, magicamente, tira fuori la mia cartella clinica, leggendola con attenzione.
Chiudo gli occhi. Questa non ci voleva. So già quale sarà la sua reazione.
E non mi sbaglio. Sgrana gli occhi e mi guarda stupito, con compassione.
E' una cosa che odio profondamente.
-Ma...
-Dottore, non ne faccia parola con Michael. Lui non deve saperlo. Mi dica, piuttosto, come ho fatto a ferirmi.
Si riprende:-Sì, è molto raro che accada, ma quella ferita è stata causata dallo stress e da mancanza di vitamine. Basterà che se la bendi e domani sarà in forma.
-Grazie, dottore. Per favore, non dica niente a Michael.
-Stia tranquilla, sono protetto dal segreto professionale.
Mi strizza l'occhio.
Appena il dottore esce, Michael entra come una furia, preoccupatissimo.
-Che cos'hai?
-Niente Mike, è tutta colpa dello stress. Domani starò bene.
-Sei sicura?- mi guarda di sottecchi, come per capire se gli sto mentendo.
-Vallo a chiedere al dottore se non ti fidi!
-No, no.- sorride. -Mi fido.
Poi comincia a fissarmi intensamente. Inutile dire che arrosisco. Quegli occhi... sono così belli. Pieni di stelle.
-Ma io ti ho già vista!
Lo fisso stralunata. E' ovvio che mi abbia già vista...
-Ovviamente. Lavoro per te!
-No, intendo dire che ti ho già vista prima di incontrarti. Ma dove...?
Si china con la testa stretta fra le mani, nel tentativo di ricordare. Resto a fissarlo divertita.
So già dove mi ha visto.
-Te lo dico io Michael.
-No! Lo so! Eri al provino per i ballerini di Thriller! Ecco perchè quando ti ho vista ballare mi eri familiare! Perchè ti conoscevo! Che idiota, ma perchè non ti ho assunta prima?
-Te lo sei detto da solo.
Scoppia a ridere. Gli squilla il cellulare. Lo vedo rispondere trafelato.
-Devo andare, anzi dobbiamo andare. Tutti i ballerini sono già sul posto.
Sta quasi per trascinarmi fuori dalla porta...
-Ma non sei vestita?!
-Quando sei entrato ero appena uscita dalla doccia.
Ci pensa su, e poi arrosisce, deve essere arrivato alle mie stesse conclusioni.
Sorrido. A volte è così innocente...
Appunto, Helena. Solo a volte.
D'accordo, certe volte è lui a fare la parte del pervertito, ma in fondo è un uomo. E' naturale.
***
Odio fare due spettacoli nella stessa città. E' come se non ci si potesse accontentare di una cosa sola, e se ne cerca un'altra. E' troppo per me.
Ma Tokyo è veramente bella. O perlomeno, è bello quel piccolo pezzo di città che sono riuscita a vedere nei viaggi tra l'hotel e la location del concerto. Tutto è frenetico, non ci si ferma mai ad osservare, ma nonostante tutto, i dettagli non sfuggono mai, perchè non sono celati, ma giocano a nascondino fra le strade della città, facendosi intravedere dagli amanti di quell'atmosfera solo raramente.
Mi fermo accanto ad un operaio che sta litigando con una doppia vite tentando di inserirla. E' un'analogia disarmante quella che mi viene in mente, come se io stessi tentando di incastrare la mia vita con avvenimenti fantastici. E la mia vita non riesce ad incastrarsi perfettamente con quel ritmo. E' strano come una semplice vite di ferro riesca a farmi venire in mente cose del genere.
Vengo distratta da Michael che sta richiamando tutti i ballerini sul palco per l'ultima prova prima dello spettacolo e mi perdo nei meandri infiniti della danza, che mi impediscono di pensare.
***
Mancano pochi minuti all'inizio del concerto, i fan stanno delirando. E' incredibile come la magia di Michael riesca a scatenare intere popolazioni.
Salgo sul palco insieme ai ballerini per Beat It, e sento la solita energia entrarmi nel corpo e nel cuore, spronandomi ad andare avanti. Non sento nemmeno più il dolore al ginocchio, tutto è sparito in quella bolla magica dove esisto solo io e la musica, che mi incita a possederla e farla sua. E' per questo che ho scelto di ballare, perchè quella sensazione bellissima e pura non sparisse dalla mia vita come un sogno evanescente. Volevo che rimanesse, e ce l'ho fatta.
Quando scendo dal palco, sono esausta. Ma non c'è tempo per riprendere fiato, perchè devo eseguire The Way You Make Me Feel.
Mentre indosso il tubino blu scuro, una morsa di emozione mi stringe lo stomaco.
Saremo solo io e lui a ballare.
Vengo chiamata sul palco.
Quando salgo l'ultimo gradino, lo vedo, mi sorride. Tutta la mia agitazione svanisce, sostituita da pura emozione che dà energia al mio corpo. Ormai mi sono fusa con il ritmo, non riesco a vedere nè a percepire niente. Solo i miei passi.
Ma vengo riportata alla realtà da labbra morbidissime che si poggiano sulle mie, facendo scatenare il pubblico.
Quando Michael si stacca, mi fissa sorridente.
Mi stringe fra le braccia, mentre le luci si spengono su di noi.
Il mio cuore è volato via.
Col suo.
Stanno danzando insieme ora, nel regno dell'Amore.

You're the sun ɑnd I'm the moon.
In your shɑdow I cɑn shine.


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