Lega e quote latte: l’ombra della Credieuronord dietro i favori di Bossi?
pubblicato il 12 luglio 2010 alle 20:48 dallo stesso autore - torna alla home
La banca del Carroccio già coinvolta in una storia di riciclaggio sui fondi ue per la produzione extra Ue. Ora Galan rivela: Berlusconi non vuole l’emendamento.
Attraverso un semplice passaggio logico, è agevole capire che Silvio Berlusconi non ha intenzione di seguire Umberto Bossi nel suo conflitto – rinnovato – con Bruxelles sul tema delle quote latte. Infatti, il ministro dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, del Pdl, che ha effettuato una vera e propria staffetta con Luca Zaia, prima responsabile del dicastero e poi Governatore del Veneto al posto di Galan, uno dei massimi esponenti a livello nazionale della Lega Nord, è schierato su posizioni rigidissime: stop all’emendamento infilato in finanziaria che garantisce la proroga dei termini per il pagamento delle multe europee a quegli allevatori, base forte del Nord leghista, rei di aver prodotto un quantitativo eccessivo di latte rispetto a quello indicato dall’Unione Europea.
BOSSI E BERLUSCONI – “Sulle quote latte il parlamento ha deciso e quel che decide il parlamento lo si rispetta. A noi stanno a cuore gli interessi dei nostri cittadini che non le diavolerie o le mistificazioni europee, e in questo senso abbiamo agito. Tutto il resto ci avanza, dimissioni comprese”, sostiene in proposito Roberto Calderoli, rifugiandosi, comodamente, dietro la sacralità del potere legislativo. Ma evidentemente, qualcuno, ai piani più alti, non è d’accordo con lui. Parliamo, appunto, del Presidente del Consiglio, di Silvio Berlusconi, che questa battaglia non avrebbe intenzione di combatterla. “Mi sarei probabilmente dimesso”, afferma infatti Galan, “se, giovedì sera a casa di Berlusconi, prima del Consiglio dei ministri, lui mi avesse detto: ‘Giancarlo lascia perdere, sai gli accordi, gli equilibri, chiudi un occhio, cosa cosa vuoi che sia una multa in più o una in meno, o ancora, non dire niente, trova una scusa per non andarè. Se Berlusconi avesse detto così, probabilmente a quest’ora, non sarei a Bruxelles, sarei a casa”: e invece è a Bruxelles, a incassare la solidarietà del Commissario Ue all’Agricoltura, Dacian Colos, che gli consegna il suo “pieno appoggio”; e Galan non ha parlato con un Berlusconi qualsiasi, ma “col Berlusconi del 1994, quando ha cambiato la vita di tutti noi”, addirittura: segnale inequivocabile della sorpresa che ha provocato un Silvio che molla la Lega su un tema così caro.
CREDIEURONORD – Già: una battaglia da non combattere. Perchè? Innanzitutto per un discorso quantitativo: pare infatti che siano molto ridotti i numeri degli allevatori per i quali la Lega è disposta ad andare contro tutto e contro tutti (“Siamo contro l’Udc, o noi o loro: l’Udc contraria alle quote latte”, aveva detto Bossi). Staremmo parlando di un’imponente folla composta da 67 allevatori, che monopolizzano in questo modo il dibattito politico italiano: è noto infatti che il restante 95% dei chiamati in causa è disposto a pagare le multe per gli sforamenti nella produzione di latte, e anzi, supporta in toto la politica rigorista di Galan. E dunque, perchè mai tanto sforzo? Se l0 chiede anche Enrico Morando, del Pd: “Cosa induce un partito serio come la Lega a sputtanarsi in questo modo per 76 persone? Dietro ci deve essere qualcosa di enorme. Qualcuno la sta ricattando, altrimenti non si spiega. E quel qualcuno ha a che fare con CrediEuroNord”.
LA BANCA DELLA LEGA – CrediEuroNord? E che c’entra la banca della Lega, quella fondata da Gian Maria Galimberti, che doveva svilupparsi “tanto da far male alle altre banche”, e che poi morì nel giro di tre anni, lasciando a secco i 3000 contribuenti che ci erano cascati, ormai riuniti in consorzio per chiedere i danni? Saperlo è difficile. Ma in ogni caso non è la prima volta che il problema delle quote latte viene affiancato al microistituto che doveva diventare la “Banca Popolare della Lega”. Infatti, quando la pentola della Banca, rilevata in extremis da Giampiero Fiorani – l’uomo che doveva fondare la Banca del Nord, insieme all’Antonveneta, partendo dalla Popolare di Lodi, della quale era a capo – scoppiò, da quell’inchiesta (Fiorani è accusato di aver gestito i soldi dei suoi contribuenti con una certa libertà – vedi, infatti, il coinvolgimento di Aldo Brancher, che sarebbe stato pesantemente finanziato proprio dalla Popolare di Lodi) venne stralciata una seconda pista, che riguardava proprio le quote latte. Così, il polo bancario della Lega sarebbe stato usato dalle cooperative “verdi” del latte leghista per riciclare i soldi provenienti dall’eccessiva produzione lattifera, vietata dall’Europa: “soldi in nero accumulati con intermediazioni, ritenute fittizie, tra gli allevatori-produttori e i distributori finali del latte. Un sistema complesso, ora ricostruito nei dettagli dalle indagini della Guardia di finanza, che avrebbe consentito di smerciare quantitativi di latte superiori alle quote limite fissate dalle leggi comunitarie“, scriveva il Corriere della Sera. Quale il meccanismo? “Tutti i soggetti alla sbarra in questi anni hanno ceduto a terzi e a società di servizi le loro proprietà ed hanno provveduto a rendersi nullatenenti”, scriveva Il Coltivatore Piemontese, organo della locale Coldiretti, in proposito: e così “su un conto della banca, intestato all’ ex deputato leghista Giovanni Robusti sarebbero transitati i proventi di quantità di latte venduto «in nero»: i soldi, anziché essere versati alla Ue, tornavano ai produttori”, ci chiarisce meglio il quadro ancora il Corriere .
GIOVANNI ROBUSTI – “Associazione a delinquere finalizzata alle truffe ai danni dello Stato e dell’Unione europea, esercizio abusivo del credito, falso in bilancio e in scritture contabili”: questi i capi di imputazione. Al centro di questo sistema dunque Giovanni Robusti, già difensore in giudizio di molte delle società coinvolte in questo giro, e attualmente Europarlamentare della Lega; inoltre, leader della protesta dei Cobas del latte, quelli coi trattori in mezzo all’autostrada, per capirci: il Giudice di Cuneo condannò Robusti a tre anni e mezzo nell’ambito di questa inchiesta. E addirittura “fu un’ispezione di Bankitalia a indicare Robusti come uno dei «soggetti in sofferenza» premiati dai «crediti facili» di Credieuronord. Un puzzle politico-economico che solo Fiorani, nei suoi interrogatori a San Vittore, potrà ricomporre”, concludeva in proposito sempre il Corriere.
LATTE E BANCHE – Dunque, una battaglia in favore di pochi, quella della Lega. Una battaglia in favore di pochi potenti, che coinvolge il centro nevralgico della finanza Padana, prima che i lumbaard decidessero che conveniva maggiormente reclamare posti di dirigenza nelle fondazioni bancarie che gestiscono le banche locali, quelle “del territorio”. Un Silvio Berlusconi poco prono ad assecondare questi giochi: tanto da dare mandato al ministro Galan di tenere la barra dritta contro queste manovre leghiste. E i giochi, per questo, non sono ancora fatti, come vorrebbe Calderoli: il “Parlamento”, non ha ancora deciso, la norma ha solo passato il vaglio della commissione Bilancio, e il Sole 24 Ore è pronto a giurare che “è molto probabile che dal ministero del l’Economia arrivi la correzione o meglio un’integrazione alla norma alla quale si affiancherà la formula «con il consenso della Ue». A quel punto, la sospensione del pagamento sarà archiviata”. Un vero pacchetto di mischia, quindi, fra Berlusconi, Galan e Tremonti, per bloccare la strada alla “Cricca del Latte” annidata nel corpo vivo dell’ex CrediEuroNord.
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Banca della Lega, 70 milioni e il sospetto di riciclaggio
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MILANO — Banca della Lega o banca del riciclaggio padano? Nella nuova inchiesta milanese su Credieuronord, l’istituto di credito pubblicizzato da Umberto Bossi, amministrato da parlamentari leghisti e finanziato da centinaia di piccoli risparmiatori padani (ora riuniti in un comitato per chiedere i danni), gli inquirenti indagano su una cifra quasi equivalente alla famosa «maxitangente Enimont» dei tempi di Manipulite: circa 70 milioni di euro. Al centro dell’inchiesta, che è ormai alle battute finali, c’è Giovanni Robusti, ex senatore leghista e leader dei «Cobas del latte».
Attraverso la banca Credieuronord, secondo l’accusa, sarebbero stati riciclati fiumi di soldi da decine di cooperative agricole che avrebbero truffato le leggi comunitarie: soldi in nero accumulati con intermediazioni, ritenute fittizie, tra gli allevatori-produttori e i distributori finali del latte. Un sistema complesso, ora ricostruito nei dettagli dalle indagini della Guardia di finanza, che avrebbe consentito di smerciare quantitativi di latte superiori alle quote limite fissate dalle leggi comunitarie. Gran parte di questi ricavi illeciti sarebbero stati «lavati» attraverso Credieuronord, di cui Robusti è stato consigliere di amministrazione per due mesi nel 2003, per tornare a occupare la stessa carica dall’aprile 2004, quando l’istituto ha cambiato nome in Euronord Holding.
La nuova indagine era stata rivelata dall’Espresso grazie al giornalista economico Vittorio Malagutti: ora l’istruttoria è sostanzialmente chiusa e già in gennaio la Procura di Milano potrebbe notificare i formali avvisi di fine indagine con la grave accusa di riciclaggio (fino a 12 anni di reclusione).
Per la sfortunata banca leghista si tratta di un bis. Le indagini su Credieuronord, infatti, erano partite con un altro clamoroso caso di riciclaggio di soldi «rubati ai derubati ». Questa prima inchiesta, per cui è già in corso il processo contro i dirigenti della banca, parte dal «peculato » (furto di denaro pubblico) di oltre 35 milioni di euro: soldi che un’affermata commercialista milanese, Carmen Gocini, ha confessato di aver sottratto per anni alle procedure di fallimento di cui era curatrice.
Di questo bottino, buona parte è finita ai fratelli Angelo e Caterino Borra per coprire le perdite della loro radio «101 One-o-One» (sequestrata e messa all’asta dai pm Taddei e Perrotti), mentre oltre 13 milioni di euro sono spariti con prelievi in contanti da un conto all’altro di Credieuronord. Tuttora s’ignora a chi siano finiti questi soldi, mentre i due Borra e la Gocini stanno scontando in carcere la condanna a 8 anni confermata in appello. Ora il caso Robusti, nato dall’inchiesta «black milk» (latte nero) del procuratore di Saluzzo (Cuneo)Maurizio Ascione, porta l’entità delle accuse di riciclaggio a livelli impensabili per la piccola banca leghista, che nell’autunno 2004, quando fu acquistata dalla Bpl di Gianpiero Fiorani, aveva «impieghi» per appena 47 milioni.
Proprio il «salvataggio» di Credieuronord era stato da molti indicato come il prezzo imposto a Fiorani dal governatore Fazio per ottenere l’appoggio politico della Lega. Ma il quadro ora disegnato dalle indagini del pm milanese Riccardo Targetti è più complesso: furono gli uomini di Fiorani a segnalare alla Procura i primi sospetti di riciclaggio delle quote latte (circa 150 milioni di euro) scoperti a Cuneo. E fu un’ispezione di Bankitalia a indicare Robusti come uno dei «soggetti in sofferenza» premiati dai «crediti facili» di Credieuronord. Un puzzle politico-economico che solo Fiorani, nei suoi interrogatori a San Vittore, potrà ricomporre.
P.B.
25 dicembre 2005
www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/12_Dicembre/24/credieurono...
Quote latte in nero: quattro a giudizio
Per quattro dirigenti della Credieuronord, la cosiddetta Banca della Lega, ora acquisita da Bpi è stato chiesto il rinvio a giudizio con l' accusa di riciclaggio. Secondo il pm milanese Riccardo Targetti, su un conto della banca, intestato all' ex deputato leghista Giovanni Robusti sarebbero transitati i proventi di quantità di latte venduto «in nero»: i soldi, anziché essere versati alla Ue, tornavano ai produttori.
Pagina 13
(20 febbraio 2007) - Corriere della Sera
archiviostorico.corriere.it/2007/febbraio/20/Quote_latte_nero_quattro_giudizio_co_7_0702200...
www.torino.coldiretti.it/RenderImg.aspx?CI=12133472
comm: ecco il vero volto della Lega Nord-----> potere e soldi!
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