ecco l'altro cap, come promesso.
vi avviso però che è cortissimo!
Capitolo 7
Lauren
Mi diressi amorfa verso il palazzetto…ormai era passata una settimana, non sarebbe tornato, dovevo convincermene, e io dovevo riuscire a distogliere la mente da questo pensiero fisso. Dovevo concentrarmi sulla gara, trovare la musica, provare i salti.
L’ora di avviamento passò veloce, mi divertii anche un po’, i bambini riuscivano sempre a farmi sorridere. Poi fu l’ora delle “grandi”, dove continuai a massacrarmi le ginocchia e i polsi a furia di cadere nel provare il doppio-axel…stupido salto!!
Erano le 5, e Katie se n’era andata da poco lasciandomi nel silenzio più assoluto. Stavo cercando di trovare l’ispirazione, ravanando nei miei ricordi per cercare la melodia giusta per la gara, doveva esserci…quando improvvisamente sentii la porta aprirsi alle mie spalle e vidi sul ghiaccio il riflesso della luce che entrava accompagnata da un silenzioso rumore di passi. Mi girai lentamente pregando…i miei occhi incrociarono i suoi, colpevoli, timorosi dei miei che invece si riempirono silenziosamente di lacrime…lacrime di gioia. Mi lanciai con tutta la potenza che avevo nelle gambe verso di lui, Michael. Lo stritolai in un abbraccio fortissimo, senza neanche pensarci,e i nostri corpi aderirono perfettamente l’uno all’altro come se fossero fatti esattamente l’uno per l’altro, ostacolati solo dalla barriera della pista all’altezza del mio bacino. Ancora una volta fui invasa dal suo odore inebriante e sentii il cuore che pompava energico tutto il sangue, come se dovesse recuperare il lavoro perso in questa settimana di solitudine. Affondai il viso nell’incavo del suo collo caldo, e sentii il calore impossessarsi di me.
- Michael Michael sei tornato! Pensavo che non ti avrei più rivisto! Dove sei stato? Stai bene?- ero fuori controllo, continuavo a dirgli e a chiedergli cose che non avevano senso. Dopo il primo impatto iniziale lui mi avvolse completamente nelle sue lunghe braccia consolandomi e stringendomi forte. Passò non so quanto tempo e incominciammo lentamente ad allontanarci l’uno dall’altra, fissandoci nel profondo dei occhi. Lui asciugò delicatamente le lacrime che erano sfuggite dai miei.
-ciao Lauren- disse con una vocina profondamente emozionata – scusa, sono dovuto partire per andare fuori città. Avrei dovuto avvertirti lo so…-
-oh Michael, adesso non importa,perché sei tornato- risposi ancora fuori di me. Allora non mi ero sognata tutto,lui ci teneva a me. Cos’era questo strano calore che stava nascendo nel mio cuore? Non l’avevo mai sentito prima…
Sentivo che mi scrutava silenziosamente, cercando di capire cosa mi stava succedendo, e quando alzai gli occhi confusi verso di lui, potei notare lo stesso dubbio che balenava nei suoi…magari si stava ponendo le stesse domande…
- ho un regalo per te- disse
- davvero? Di che si tratta?- risposi curiosa.
-Aspetta e vedrai- mi disse, e si avviò verso lo stereo, lo accese, e mise su un cd che non avevo mai sentito. Scelse la traccia numero 7, e la musica iniziò, mentre lui si girava a guardarmi per cogliere le mie emozioni. Spalancai gli occhi sbalordita: non avevo mai sentito una musica così dolce e potente allo stesso tempo. Il mio cuore scandiva gli stessi tempi, ogni singolo aumento di tonalità. Eccola, era questa la musica che cercavo. Nella mia mente vidi formarsi di colpo una coreografia stupenda, e non esitai un attimo a chiudere gli occhi lasciandomi trasportare dalle emozioni. Mi mancava questa sensazione, scivolare sul ghiaccio in completa balia della musica e del cuore, come se stessi volando, annullare la mente alle emozioni. Ora mi sentivo veramente felice, senza neanche pensarci mi preparai per affrontare il doppio-axel, e mi riuscì con estrema facilità, ancora una volta sconfitto da quell’energia che solo Michael poteva donarmi.
Michael
Ogni mia preoccupazione era volata via nel momento esatto in cui era volata verso di me stringendomi nel suo abbraccio potente. Allora lei mi voleva esattamente come io volevo lei, non mi ero sognato tutto. Stringere il suo esile corpo tra le braccia mi fece sentire vivo come non mai. Poi la guardai in viso; si vedeva che questi giorni per lei erano stati difficili quanto i miei. Ora l’ordine era ristabilito, la terra ruotava ancora intorno al suo sole. Era stato difficile trovare la forza di ripresentarmi così, magari lei era arrabbiata con me, pensavo. Sceso dall’aereo mi ero fiondato a casa di Karen per il travestimento, e poi senza nessuna spiegazione, avevo letteralmente costretto Brian a portarmi al palazzetto.
Ora la guardavo volteggiare armoniosa sul ghiaccio, felice di aver trovato la musica che evidentemente stava cercando. Fece anche con estrema naturalezza quello strano salto che le era costata molta fatica per impararlo. Mi sentivo bene, importante per lei. Quando la musica finì si avvicinò a me con il suo sorriso più bello, come sempre accompagnato da quelle dolcissime fossette, quanto mi erano mancate!
I suoi occhi erano pieni di energia e gratitudine.
-grazie Michael!-
-prego, dovevo pur farmi perdonare in qualche modo per essermene andato senza dirti niente- volevo farle capire che avevo pensato a lei ogni giorno di quella settimana difficile. Sentivo nel taschino della mia giacca il peso di quel piccolo pacchettino comprato a New York farsi sempre più pesante, desideroso di essere donato,ma non avevo il coraggio di darglielo, per qualche strano motivo.
-oh, ci sei riuscito eccome, ma molto prima di farmi sentire la canzone, solo con la tua presenza…-disse arrossendo…-ti prego,-continuò guardando in basso; quelle parole dovevano costarle molto forzo- ti prego, ti va di venire a casa mia questa sera?- nel pronunciare queste parole dopo l’incertezza iniziale, alzò lo sguardo incatenando i miei occhi nei suoi
-certo, mi farebbe molto piacere…Lau…-non ci stavo capendo più niente, sapevo solo che non volevo separami da lei così presto.
-perfetto allora…Mike…- rispose sollevata dalla mia risposta. Che bello sentirla dire Mike…
-vado a cambiarmi, aspettami qui.- e si allontanò sorridendo. In un piccolo sprazzo di lucidità che attraversò la mia mente,mi ricordai di Brian che mi aspettava fuori…cavoli. Lo chiamai, e senza ammettere repliche gli dissi dove stavo andando…fu costretto a cedere, anche perché sentì la mia voce…felice.