ragazzi,a grande richiesta di °°°billie jean°°°(mi ha costretto io non c'entro nulla!!) vi pubblico un mio capitolo MOOOLTO tragico...ditemi com'è (ripeto io non voglio intasare nulla è stata °°°billie jean°°°!!)
eccovelo:
Siamo al 24 giugno 2009, Michael,stava preparando il suo concerto di fine carriera: This is it.
Avevo preso un giorno libero dal lavoro per fare una sorpresa a Michael:lui ci teneva a farmi vedere come andavano le cose. Quando entrai nell’arena 02 di Los Angeles,verso le 10 del mattino Michael stava accennando dei passi da inserire in “the way you make me feel” .Io chiesi ai ballerini,che nel frattempo lo guardavano e gli applaudivano con l’aggiunta di gesti e urla del tipo:”yeah!!” Oppure :”Aoooww!” ,di poter,alla fine gridare tutti insieme:”Michael,Michael!” E difatti così fu: si misero tutti a semicerchio ed io mi trovavo di mezzo,a strillare ed esultare come una fan scatenata. Michael stupito disse:”Kate,che...? Che ci fai qui?! O mio dio che bello!” ci salutammo con un abbraccio affettuoso;lui come al solito sapeva di cannella e altri agrumi del genere, sorridente e con una voglia di vivere che quasi formava un aura. poi si rivolse ai collaboratori e alla band: “Ehi ragazzi è un record! Kate è qui!”,e tutti risero annuendo con la testa.
Ci divertimmo improvvisando basi e cantando,anche per staccare la spina di tanto in tanto. Subito dopo però,
-siccome aveva tanto di quel lavoro da non potersi distrarre!- ritornò ai suoi balli e canti,ed io alla funzione di “giudice” e commentatrice.
E così passò un altro giorno,quello che sarebbe stato l’inaspettato giorno d’addio,passato stupendamente.
La mattina del 25 giugno,era così calda e limpida,che non mi aspettavo per nulla di poter essere una giornata così nuvolosa e cupa dentro di me,e dentro i cuori di milioni di persone. Stranamente mi svegliai presto quella mattina,così mi preparai mettendo su della musica del mio migliore amico e temporeggiando. Ero in macchina per recarmi all’arena 02,perché Michael mi aveva chiesto un favore per ristrutturare una parte di teatro-io facevo l’ingegnere- ad un certo punto squillò il cellulare,che mi distolse l’attenzione della strada. Quando guardai lo screen del mio telefono vidi il numero di Janet -la mia migliore amica e sorella di Michael- risposi:”Janet dimmi...” era in un mare di lacrime,singhiozzava come non l’avevo mai sentita:”Janet,scommetto che hai litigato con il qualcuno vero? Avanti non farla lunga devo andare da Michael!” Janet era molto turbata,spaventata, anzi,più che spaventata,terrorizzata. Mi rispose:”Temo non ci sia più bisogno di andare da Michael...” il cuore cominciò a battermi a 1000,non sapevo cosa stesse succedendo,in quel momento non pensavo a nulla,ma ero agitatissima :”Janet, mi stai spaventando,che è successo?!” Esclamai impaurita;”dieci minuti fa,hanno ricoverato all’ospedale Michael,ha collassato ed ora...ora non respira più...” a quelle parole,il mio piede spinse bruscamente il freno; dissi confusa:”C-cosa?! Arrivo subito...” cambiai rotta e girai per l’ospedale di Los Angeles. Andavo a circa 150 all’ora,non capivo nulla,la mia mente girava e rigirava cose insensate,pensieri e flash,sapevo solo che stava accadendo qualcosa di terribilmente brutto;e intanto tante lacrime rigavano il mio viso.
Parcheggiai alla seconda fila nel parcheggio del “Los Angeles hospital” ,un ondata di fan attendeva notizie fuori le cancellate;tutto il mondo,quel giorno era sottosopra.
Entrai di corsa nell’ospedale chiedendo informazioni:”mi scusi hanno...hanno ricoverato qui Michael Jackson ? Saprebbe dirmi dove si trova?” l’infermiera era così tranquilla,ed io non sapevo aspettare,l’adrenalina era a mille,ed il cuore aveva ormai perso la linea di stabilità;mi rispose:”si...certo...quarto piano stanza 402” feci in fretta e furia le scale,l’ascensore era troppo lento per me, arrivai; quasi all’inizio del corridoio c’era Janet, appoggiata sul muro,a piangere.”E lì in fondo...ancora non respira...” la abbracciai commuovendomi,dopodichè, continuai la mia corsa. Eccomi,davanti alla porta,la aprii bruscamente: rimasi immobile,con le lacrime che scendevano come una fontana; era lui,era Michael, così pallido,con una bombola d’ossigeno sulla bocca,e milioni e milioni di fili che sbucavano qua e là. La testa mi girava come una trottola,non mi era mai successo prima d’allora. Accanto,sulla poltrona vi era seduta Kathrine con i bambini,Paris e Prince, che gridavano e imploravano il loro papà di non lasciarli soli,mi si strinse un nodo in gola;ero ancora davanti alla soglia. Kathrine dovette portare via i bambini,stavano impazzendo. Mi lasciarono sola nella stanza.
Avevo tutto il trucco colato,chiusi la porta ,mi avvicinai a lui,gli accarezzai il volto:era congelato ed aveva uno sguardo sofferente. Non potevo vederlo così,non ci ero abituata. Mi inginocchiai, accovacciandomi sul letto,tenendogli la mano. Rimasi lì almeno mezz’ora,sperai fino all’ultimo,ma ormai non c’era più nulla da fare,Michael non c’era più. Da quel momento,una parte di me morì per sempre. La persona con cui ho passato metà della mia vita,la persona con cui risi e scherzai,la persona che mi confortava nei momenti bui,la persona che mi ritirava su il morale quando ero triste,la persona a cui tenevo di più, mi aveva appena abbandonato. Ed in quel momento,più che mai,capii quanto l’avevo amato, quanto gli volevo bene. Michael Jackson era, è e sarà per sempre il mio unico motivo per vivere....
Kate Wilson.
Michael Jackson 1958-2009
Forever ...The king of pop.