Dunque,
ho tastato l'umore del forum e sono giunto alla conclusione che, si, se ne sentiva l'esigenza.
La pubblicazione della carta d'identità poetica di hunk era non solo auspicabile, ma addirittura necessaria per ricomporre quello spirito d'appartenenza al potere che non ha avuto principio, base formativa per l'anima e l'identità di qualsiasi comunità civile.
Ho scelto per voi delle chicche del periodo preistorico, preforum, premetrico e pre e postrincoglionitico, cosi che anche l'osservatore meno esperto potrà, ingoiando questi versi sublimi, farsi un'idea molto incisiva sull'abilità poetica del nostro, un molare adatto alla masticazione del pesante, seppur genuino, cazzonismo hunkiano.
Avrei voluto aprire questa breve presentazione con una prefazione di un critico letterario molto affermato e quindi autorevole ma, al momento, i critici che conosco stanno guardando un film porno. Sarà per un'altra volta.
Non dimenticate inoltre, di visitare l'indirizzo tra le paresi (
The Bullshit Story) che altro non è che il link al mio blog, la cui consultazione è un gradino fondamentale per la formazione culturale ed etica di ogni uomo moderno.
Buona visione e buon divertimento.
Periodo preistorico/prerincoglionitico
(neorincoglionitico o età del lamentevol suon)
Tradimento
E si
che negli occhi ho visto
il falco cingere la preda
e ho segnato una croce
sul muro del non rimorso
una piccola nota in rosso
nell’agenda delle certezze;
non volevo usare per me
gli strumenti della logica
che spesso ho riposto
nella cantina del necroforo
e neppure intendevo
il suicidio delle vergini
per placare il battito
di un inutile mostro;
ed ora sono pronto
ti offro il petto inerme
se vorrai squarciarlo
con la lama omocroma
della tua apparenza;
mi resterà solo una lapide
priva di incisioni
una sorta di scheletro
che si seppellirà
di cumuli di storie,
scarpe slacciate nelle quali
infilare i piedi a piacimento;
a te resterà il dolceamaro
di una vendita lucrosa
quando avrai finito i denari
dovrai cercare un’altra merce
un buon mercante lo sa:
la piazza prima o poi si satura.
Ispirazione
Là dove si accuccia il giorno
e la Signora attrezza
il suo diorama d’astri
Castàlia lieve mormora
le fonti dell’idioma
a chi ne incide i segni;
nel mantecato cielo
vola un’illuso fremito,
nei brividi del cuore
trova giaciglio e dorme
l’alone di un teorema;
frammisto al tempo
e alle sue brume
un giorno
metterà le piume
e innamorato
da strana melodia
spiccherà il volo:
si chiamerà poesia.
Problemi di fede
I biondi capelli dell’Angelo
nelle fessure della passione
la misericordia del sole
sui giardini dei cimiteri
e un palpito d’acqua
sulle guancie di un bimbo,
la vecchia ha tra le mani
un rosario di perle bianche
io un mosaico di mosche
che ronzano sui resti
della mia fede:
dalle macerie la città
è risorta molte volte
ma non è dato sapere
se nel bene o nel male.
Vivere tra le rocce acuminate
della scelta obbligata
sperando e chiedendo più tempo:
ieri ho pensato di morire
e non sono mai stato
più vicino alla Madonna.
Oggi viro a dritta dei dubbi
e non nascondo un certo affanno
ad essere coerente
almeno con le mie finte.
E’ un po’ come giocarsi l’anima ai dadi.
Periodo rincoglionitico avanzato
Rosy dei Gabbiani
Storditi dal vento,
gli scogli rossastri
regalano un trono
di schiuma frizzante:
dell'azzurro moto
scolpito nel cielo
sovrasti l'essenza;
hai carpito alle onde
i segreti del faro
che, saggio colosso,
se ne infischia
dei naufragi:
dall'alto della rocca
ha ponderato bene
i suoi doveri
ed ha svelato
solo ai gabbiani
l'accaduto.
Lettera alla Luna
Ti vedo nonostante tutto,
anche con la pioggia
che mi percuote il cuore:
pallido il tuo raggio
si fa spazio tra le nubi
usando la forza
del mio sguardo scuro.
Non illumini i miei passi
in questa notte di tempesta,
ma il sapere che ci sei
monta sopra il velo
di tremebonda fiacca
e accende in dolce strappo
la mia sete ancora viva.
Cavaliere nero senza macchia,
mi aggiro nei tuoi fianchi
ridendo della buffa saga,
mi nutro della follia di pochi
e godo di quell'ombra
che sconvolge il volto
di qualcuno alla mia vista.
Dove (of revenge)
La vidi sui muri delle scuole,
nelle vecchie incisioni
di tavoli sbiaditi alla stazione,
nell'editoriale di un giornale,
nelle parole di un ubriacone
e negli occhi dell'oste,
sul viso indispettito
di un bambino sgridato,
nei discorsi del capo
di un non so quale governo,
tra le cosce di una ragazza tradita
e nelle mutande di un cornuto,
nei gesti di un condannato non pentito,
in una poesia scritta
a scazzo senza senso,
nella canzone idiota
di un gruppo di ultrà,
persino nei miei sogni
a volte è apparsa;
ora svolazza libera
sul dorso di una colomba bianca
che non ha trovato ramoscelli
e vaga senza meta...
Bastardo e Mascalzone
Sodomizzando
ricche faccendiere
ho eiaculato
squattrinati artisti,
ho ricamato
mestieri e vitalizi,
immobili e miserie
in un sol canto,
non ho guardato
in faccia
sfigati e dei
preti e santoni,
dell'illusione
mi son fatto un tiro
e poi ho sputato
sulle sue disgrazie,
ho regalato
a un pirla
la vita d'un eroe
e a una ragazza
il prezzo del suo corpo,
all'incoscienza
il mito del vivrai
e dopo mi son preso
il suo respiro,
ma chiedo scusa
se nell'ardir del tempo
ancor non mi presento:
io sono il destino
e me ne vanto!
Malinconia
Fioca e tenera scende
tenera si posa lieve
nell'arrossato velo
dove muore il giorno,
come una luce fioca
brilla nel tempo
quell'istante greve
dove l'anima gioca,
e bizze di giocolieri
tremuli e incerti voli:
son tremuli e incerti
e sono anch'essi voli...
giace tra il rosa
dei penduli flamingos
lo specchio argenteo
di immobile riflesso,
tra il rosa giace
anche quel desiderio
di non tornare più
nel freddo esterno...
Le Miss del 2002
Seppure appaion tante gallinelle
come ai mercati d'altri tempi oscuri,
pare che siano d'Italia le più belle
nate per dare buona vista ai cuori;
dentro allo stesso abito marchiate
perchè la fantasia, dice quell'asino,
non appartiene alla bellezza pura:
quindi non è virtù saper le stoffe scegliere
o le chiome abbindolar nel viso,
si chè le curve appaiano sinuose
ed un vestito splenda col sorriso;
si scelga dunque la più bella
come alle fiere dei cavalli:
buona la dentatura e arti robusti
come a tirar carretti destinate
...e a pascolare arbusti...
Periodo forumitico arcaico
Memorie dal diario di un idiota
Ho rischiato di esser uomo a vent’anni:
mi risvegliai nel grembo di un ciclone
spezzando in una convulsione la radice acerba .
Da allora son fuggiasco nel dedalo fluente
tra i reticolati delle incertezze infantili.
La gioventù è un cavallo senza briglie
se imbizzarrisce galoppa via veloce
lasciandoti appiedato nella nostalgia.
Se domato trotterella docile alla voce
per percorsi azzoccolati dalla noia
che porteranno all’apogeo del non decidere.
In entrambi i casi, ritroverai il cadavere
scoppiato, nel prato del quieto vivere
rasato dai padroni, proprietari dell’altrove.
Io sono un’invenzione di qualcuno.
Abbandono la coscienza negli sbagli altrui
certo che dove arriverò, me ne daranno un’altra
creata con il tempo che ancora non conosco.
Mercante blasfemo, l’amore l’ho venduto a me
correndo per vie vietate ai non addetti, per questo
squarcio i manifesti che vendono il mio esistere.
Sono l’anarchico della solitudine, il mio mito
il vecchio di me stesso, lo sputo del mio rifiuto.
Sono tutto quello che mi hanno regalato
tutto ciò che ho rifiutato, il mio mantello fatato
e la mia stessa prigione, il diavolo che maledici.
A volte mi siedo oltre l’anima, a fissare inerme
il grande precipizio delle mie glorie, e chiedo:
il sangue di Re, perchè mi brucia forte dentro?
Casinò Stendhal
Un tipo dall’aria rumorosa
sguardo deciso e celere
giovane dagli abiti al cervello
senza esitazioni intasca la mano
e con un colpo secco chiude gli occhi:
ripensa a dove si è sbagliato mentre
fiducioso gioca tre fiches sul rosso.
Lucifugo nell’abito elegante
fronte tavolo stà un tizio brizzolato
pancia sicura è un pò perplesso
si guarda intorno attentamente
fruga le regole con gli occhi
allunga il braccio poi si trattiene
due fiches sul nero una sul pari.
E ci sto io tranquillo all’angolo
nello spazietto che una vecchia
mi ha concesso a malincuore
li guardo e dondolo la testa
non sono laureato e non ho calli
per maneggiar bastoni o idee
ma son deciso: tutto sul verde.
Il pianeta delle scimmie
I capi ragionano con menti paveway
mentre noi siamo storie in beta testing
tra testosterone in crisi cognitiva
e real dolls mancate per un nulla
ma non darò alla banca il mio seme
per vederlo scuoiato dalla libertà
le cartuccie dei diritti dell’uomo
stoccate nel freddo acciaio delle armi
nei secoli fedeli come il cancro
il gioco è idealizzare gli ideali
per tenerli congelati in embrione
ed estrarne le carnose staminali
ad ogni lieta tornata elettorale
il tango di palazzo è gambe incosciate
tra chi sbuccia i sogni dal peyote
remote controller sotto i cuscini
per accendere l’incubo più grande
un mondo unito da una salsa d’acciughe
piegato alle necessità degli uomini
piegati alle necessità di un uomo
che non avrà più necessità alcuna
se non quella di vomitare dopo i pasti
tengo un sorriso dentro l’armadio
e quando la stella cometa friggerà
tutte le idiozie con uno schianto
lo indosserò
per presenziare all’ultima premiazione
una nocciolina per la brava scimmia
Periodo premetrico
(rincoglionitico acuto)
Band of Brothers
Lavati le mani e toccami il cuore
non sarò il fantasma che mi chiedi
nel circoinciderti il cervello
ma il cecchino dei tuoi dubbi
e la cartuccera delle tue paure
la dama della pietà
si, porterò anche quella
quando l’odio cavalcherà l’amore
e tra i pertugi dell’anestesia
toglieremo le cispe dal riguardo
Canteremo in macchina l.a. woman
mentre nel buio amico della strada
saremo ancora noi, felici e ubriachi.
Istituto di medicina legale
In data odierna
è deceduta
la poesia
io hunkchinasky
medico legale
mi trovo a stendere
il rapporto
la vittima presenta
varie tumefazioni su tutto il corpo
segno evidente di lotta
e di accappigliamento
vado ad eseguire un’incisione
all’altezza dell’addome
apro il suo grande e generoso
grembo
viene fuori per primo
un bugiardino dell’aspirina
e in successione
un aggettivo decomposto
un editoriale
punti virgole e, a, capo.
(avvelenamento da enjambement)
un decassillabo attorcigliato a un soggetto
un sonetto di sette versi
(era gravida)
una lettera a babbo natale
col cuoricino
un trattato di filosofia spicciola
(mi sembra di conoscerlo)
e il testo di una canzone di nek
più altre frattaglie non degne
di menzione
oops!
una foto di quasimodo
che digrigna i denti
in ultima analisi
devo constatare che
il cadavere presenta
segni di stupro ripetuti
e probabilmente
da parte di più persone
si consiglia
un trattamento di criogenesi
in attesa di cura
miracolosa
Periodo quasi quasi
Troppo Cuore
penso a quanto sangue è corso
dentro
per lavarti via, mi accorgo
non è il cambio di tempo
a darmi il ritmo
è sempre questo cuore il contagocce
delle mie giornate
questo mio cuore che non lascia
e giace sonnolento
troppo fermo
fra le coste dove ancora
sento
una flebile battuta
una creatura o un cagnolino
non ha più serrature
da forzare, o stanze aperte
per entrare
questo cuore di portineria
che guarda tutti dietro il vetro
e li ripone dentro un buonasera
Tattoo
siete il passo inavvertibile del polline
fra i turbini di polveri sottili, la boccata
della sera, quando stringo
forte la cerniera della quarantena
e cresco un giglio d'ofelia tra i reticoli
di fil di fumo, l'arte di voltare
la faccia alle frustate
la cicogna, pura nel cuore e nelle ali
oramai giace ferita sulla gronda
della vostra casa, siete le sole voi
rimaste tra il limite e l'ignoto
come un tatuaggio inconfessato
nell'angolo più intimo dell'intimo
inflessibile mio spazio materiale
Cose personali
quando si ha voglia, una lacrima
in un angolo sperduto la si trova
sempre, uno spicciolo
rimasto nella vecchia zuccheriera, posato
lì a dimenticare il resto della spesa
o la farragine di numeri e di forme, ben celate
dentro il ripostiglio – sancta sanctorum –
lo scricchiolio di un’anta può
esserne la voce
e come ridono di noi a vederci
impelagati in questo mare nostrum, loro
sono certo, hanno ben altro a cui pensare
piuttosto che lustrare la morale, dare corrente
alla tivù nell’ora del telegiornale
Stress
La nebbia fra i pioppi inquadrati
lungo il fiume, nelle corti
dei casali il primo albore langue;
nessun urlo sui risvegli
il camino già si accinge
a mischiare nel cielo il suo colore, mentre
mani usuali preparano il caffè.
Eccomi
se avessi tempo chiederei
di accomodarmi lì, sul piano
ancora docile ai miei passi, dove i sensi
muovono
come il perdono, placati
nell’indulgente lembo di sereno, come
la semplice voce di Dio.
Il bianco della neve (A Primo Levi)
E’ un dubbio insonne
l’ospedale nel campo di sterminio
e la neve
sulla buna, la stessa neve
di birkenau - cosa non farebbe
il genio - e tu
aggirato dalla parola stessa
uomo,
superstite per pochi versi
di una poesia in francese, assente
dall’estremo nodo congiuntivo
che sfama la fornace, presente.
Quanto è pesante il vuoto, la fame
che ti ha spinto – e non è questione di minestra –
è rimasta simile nell’incubo, non hai
lasciato mai quel posto.
Vorrei dirti – la speranza – che sbagliavi
che il rinnegato è un suo progetto, forse
è una cura, i bambini, è noto, non amano
lo sciroppo per la tosse.
Ma sono solo un uomo, e altro non so
dirti se non
di quanta neve cade, adesso su Torino.
I periodi restanti li conoscete(credo) quindi vi lascio con una citazione famosa: a si biri.