E' questo naso, troppo gravido
o questi occhi, privi di colore, o le mie tempie aperte
rivolte troppo al corso della luce.
Forse è il mio fiato anonimo di versi,
o i miei denti, stressati e senza bianco, o le mie orecchie ritratte,
che non mi fanno più rispondere.
Saranno le mie ciglia, impuntate,
o le mie dita delle mani, piccole quanto
un gesto solitario, o questi piedi
così ignoranti per questa terra in cambiamento.
Eppure questo tondo vecchio,
infetto di espressione, mentre
guardo sfilare nuvole nel vento, mi appartiene,
mi difende, mi lascia commozione,
ogni volta che una pianta cambia il tempo dello spazio,
ogni volta che le onde se ne vanno, verso notte,
virando come un guanto di peccato
pensato ma mai commesso.
pennabianca