Ci vuole un coraggio a definire Eco "uno dei più grandi intellettuali del novecento" e "una perdita enorme per questa società già molto misera e degradante". Nulla di personale Anto ma l'osservazione è doverosa. Società misera e degradante che Eco a contribuito a determinare. Nel suo famigerato romanzo "Il nome della rosa" distorce la verità storica sul medioevo e sull'inquisizione arrivando a concludere che Dio e la verità non esistono. Un relativista antistorico, per questo il mondo lo ha esaltato. Eco era un nominalista radicale e tale è rimasto per tutta la sua vita. Per lui non esistevano verità universali, ma solo segni, nomi e convenzioni. Le cose esistono per come uno le percepisce perciò di ogni cosa ciò che rimane è solo il nome. Gran bella filosofia non c'è che dire, che ovviamente non considera le prevedibili e pericolose conseguenze. Eco è stato anche un abile giocoliere che si è preso gioco di tutti: dei suoi critici, dei suoi lettori, e soprattutto dei cattolici che lo invitavano nei loro convegni. In occasione del referendum del divorzio nel 1974, si rivolse ai divorzisti delle colonne dell'Espresso. Il suo appello per una intelligente impostazione della loro campagna propagandistica, recitava così: «La campagna per il referendum dovrà essere scevra di presupposti teorici, spregiudicata, immediata, volta a un effetto a breve scadenza. Diretta eminentemente a un pubblico facile preda di sollecitazioni emotive, dovrà vendere una immagine positiva del divorzio che ribalti esattamente gli appelli emotivi di parte avversa... I temi di questa campagna di «vendita» dovrebbero essere: il divorzio fa bene alla famiglia, il divorzio fa bene alle donne, il divorzio fa bene ai bambini... Da anni i pubblicitari italiani vivono un loro dramma di identità: colti e informati, si sanno oggetto di una critica sociologica che li indica come servi fedeli del potere consumistico... Tentano campagne gratuite per la difesa del verde e la donazione del sangue. Ma si sentono esclusi dai grandi problemi del proprio tempo, condannati a vendere saponette. La battaglia per il referendum sarà la prova della sincerità di tante aspirazioni civili più volte asserite. Basta che un gruppo di agenzie esperte, dinamiche, spregiudicate, democratiche, si coordini e si autofinanzi per sostenere una campagna del genere. Basta un giro di telefonate, due riunioni, un mese di lavoro intenso. Distruggere un tabù in pochi mesi è una sfida che dovrebbe far venire l'acquolina in bocca a ogni pubblicitario che ami il suo mestiere...».
Il tabù da distruggere era la famiglia, che, per un relativista come lui, non aveva nessuna ragione di esistere. La distruzione della famiglia in Italia, dal 1974 è proseguita, per tappe successive. Eco l'ha accompagnata con compiacimento, uscendo di scena alla vigilia dell'approvazione delle unioni omosessuali, che è l'esito conclusivo dell'introduzione del divorzio, quarant'anni prima. La famiglia naturale viene sostituita da quella innaturale.
Eco sarebbe stato d'accordo con l'istituzione del matrimonio omosessuale perchè secondo lui la famiglia è solo un nome; per il resto esiste solo per come uno la concepisce: per alcuni è unione uomo-donna, per altri è uomo-uomo o donna-donna, per altri ancora uomo-cane, donna-gatto e via discorrendo.
Oltre alle varie frasi citate aggiungo: "l'odio è la vera passione primordiale.E' l'amore che è una situazione anomala", (Il Cimitero Di Praga, 2010). Grande affermazione, non c'è che dire.
C'è da sperare che il mondo non senta la sua mancanza. Il tempo moderno è intriso di relativismo e il mondo è pieno di relativisti come lui perciò qualcuno che dica scempiaggini al posto ci sarà sempre.
"Con i social network parola a legioni di imbecilli ": questa forse è l'unica su cui ci ha preso.
[Modificato da Yukino.mjj 12/03/2016 13:21]