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SULLE PUNTE. Terminata: 27 capitoli. Rating: arancione

Ultimo Aggiornamento: 01/07/2013 11:50
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05/01/2013 12:44
 
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PROLOGO
Mancava solo l’Arc de Triomphe.
L’avevo deliberatamente lasciato per ultimo.
Il programma per quel giorno era rivedere tutti i luoghi di Parigi a me più cari.
Due giorni dopo sarei partita per Chalons per stare con i miei fino alla fine del mese e poi avrei preso un aereo per gli Stati Uniti.
La mia bellissima Parigi e il mio teatro: già mi mancavano!
Ora mi trovavo esattamente al centro degli Champs Elysees, attendendo il verde e guardavo l’Arco:sembrava cosi piccolo da quella distanza eppure non perdeva nulla della sua imponenza.
“Finalmente ti ho raggiunta!Cammini svelta!”
Mi girai verso quella voce. “TU?”
“Ti prego, voglio solo parlarti..Il tempo di un caffè...”
“Non so proprio di cosa dovremmo parlare…”risposi “Devo andare…”
Iniziai ad attraversare la strada e detti un’ultima velocissima occhiata verso l’Arco.
All’improvviso lo vidi farsi più vicino.
“Dopotutto non manca poi molto…”dissi.


1
Sono nata a Chalons –En-Champagne, in un’assolata e calda giornata di giugno, in leggero anticipo sul previsto.
La mia famiglia si stava preparando per l’annuale festa del patrono, St.Etien, e mia madre incominciò a sentirsi male mentre terminava una delle sue famose torte allo champagne e petali di rosa che sarebbero state vendute al banco dei dolci, attrazione seconda d’importanza
solo alla degustazione dello champagne.
Ebbene si, sono venuta al mondo nella zona più famosa della Francia: quella che tutti definiscono il ‘sacro triangolo dello champagne ’.
Chalons-En-Champagne viene spesso nominata insieme a Reims e a Epernay.Tutte e tre le città sono rinomate sia per la possibilità di fare bellissime gite ed escursioni sia per la possibilità di fare dei tour eno - gastronomici durante i quali i piatti della tradizione
francese vengono accompagnati dal vino più famoso e nominato al mondo: lo champagne.A Chalons si produce il Blanc de Blancs, uno champagne dal gusto particolare e la caratteristica principale della mia amata città sono le casette in legno circondate da giardini ben curati.
La mia è una famiglia numerosa: mio padre Anton, lavora alla Blanc de Blancs come direttore del reparto di produzione e dell’imballaggio delle bottiglie; i miei fratelli, Marc, Jean e mia sorella Antoinette hanno aperto in società un negozio di specialità gastronomiche in centro città e quasi tutti i prodotti che vendono fanno parte della tradizione di Chalons.
Quasi perché alcune delle specialità provengono dal libro di ricette di mia nonna Genevieve,la madre di mio padre, che ci ha lasciati quando avevo cinque anni.Mia nonna era una cuoca fantastica! Le piaceva sperimentare nuove ricette accostando i vari sapori.
Mia sorella ha ereditato questo suo talento per la cucina e ha capito ben presto quale sarebbe stata la sua strada. Era molto legata alla nonna, con la quale trascorreva giornate intere.
Aggiungere alcuni piatti della nonna a quelli normalmente in vendita, le sembrò la cosa più naturale e mentre li prepara, le sembra di averla ancora accanto che le dà i suoi consigli.
Mia madre, Gabrielle, confeziona lavori all’uncinetto e ottimi dolci.
Si è sempre occupata di noi e questi suoi hobby la tenevano impegnata durante le attese e le veglie al nostro capezzale quando, da piccoli, eravamo costretti a letto per le più varie malattie infantili.
Poi ne ha fatto la sua attività e mentre lascia che a vendere i suoi dolci sia mia sorella,la vendita dei pizzi la tratta personalmente sia allestendo il suo banco di vendita alle feste del paese sia trattando direttamente con chi glieli commissiona.
L’unica cosa che non troverete però al ‘Gourmandise’ è la torta allo champagne e petali di rosa cui accennavo prima.
Maman tiene particolarmente a questo dolce, in cui il sapore intenso dello champagne si accompagna perfettamente al delicato profumo dei petali di rosa.
La ricetta è un segreto della famiglia di maman e quando le viene richiesta qualche informazione al riguardo diventa molto evasiva.
In quanto a me, il paese mi conosceva come la ‘petite danseuse ’.
Tutto iniziò quando avevo circa quattro anni.
Quel giorno ero particolarmente irrequieta, nessuno degli espedienti architettati per farmi star tranquilla avevano ottenuto un qualche effetto.Maman è contraria a mettere un bambino davanti alla televisione ma in quel caso sperò che le immagini in movimento e il sonoro agissero da tranquillante e mi facessero rilassare un po’.
Si sedette sul divano con me in braccio e accese la tv. Dopo aver armeggiato col telecomando(in realtà ero io che lo avevo in mano:volevo a tutti i costi tenerlo da me!)per un po’e dopo una serie di lamenti e mugolii da parte mia, tali che mia madre già stava pensando a cos’altro fare, tacqui all’improvviso.
Dallo schermo due file di ballerine in tutu si muovevano graziosamente seguendo diligentemente la coreografia. Poi si apri un varco ed apparve lei: la prima ballerina.Volteggiava e camminava sulle punte con grazia e agilità.Non riuscii ad arrivare alla fine perché mi appisolai(maman aveva visto giusto)ma non avevo dimenticato un solo gesto di quella ballerina, tanto che appena sveglia cercai di rifare
tutti i suoi movimenti.Da quel giorno quello divenne il mio gioco preferito e non appena compii sei anni, chiesi di iscrivermi al corso di danza classica che Madame Romanova teneva due volte a settimana nella palestra della scuola.
A casa, ripetevo le figure allo sfinimento e superai ben presto le mie compagne di corso. Madame Romanova, un’ex ballerina del Bolscioj, rimase colpita da questo e decise di mettermi alla prova.
Tanto era gentile e affabile con le mie compagne, tanto divenne rigida e severa con me.Mi riprendeva di continuo e mi costringeva a ripetere gli stessi movimenti per delle ore intere.
Dal canto mio, io pensavo solo a ballare e se la strada per diventare un ’etoile doveva passare anche dai rimbrotti di Madame o dalle ore in più in palestra, a me non importava.
Niente mi rendeva più felice del danzare con quel tutu cosi leggero che si muoveva delicatamente intorno a me e seguiva ogni mio passo, fluttuando morbido come una nuvola.
Quando compii dodici anni iniziai a prepararmi per l’esame di ammissione all’Ecole de Danse dell’Opera Garnier di Parigi.
Sotto lo sguardo attento di Madame Romanova, imparavo le coreografie che avrebbero costituito la materia dell’esame.
Io ero al settimo cielo! Il mio sogno stava diventando realtà e non sentivo quasi né la fatica né vivevo tutte le rinunce fatte fino ad allora come un peso.
Davanti allo specchio mi guardavo attentamente:avevo supplicato mia madre di non tagliarmi più i capelli(è convinta che corto è uguale a
ordinato) e ora avevano la lunghezza che ricordavo: la figura riflessa era ancora quella acerba di una bambina ma l’espressione e capelli che mi ricadevano lungo la schiena erano gli stessi della ballerina che avevo visto in televisione anni prima.
Subito indossai costume che avrei utilizzato per il saggio di fine corso.Tirai fuori il piccolo diadema e lo sistemai tra i capelli.
Osservando l’effetto finale pensai che se avessi insistito un po’, Madame mi avrebbe lasciato danzare coi capelli sciolti anziché raccolti come aveva spiegato a mia madre.
E allora sarei stata davvero uguale a quella ballerina!
“Sabine! Quante volte devo chiamarti ancora?! E’ pronto!” urlò mia madre dal fondo della scala,cogliendomi di sorpresa.
Mi chiamo Sabine Nicole Lancret e questa è la mia storia.


2

Ero a Roma da circa un anno e dopo tanto cercare avevo finalmente trovato questo appartamento, forse un po’ piccolo ma comodo e luminoso che inizialmente avevo diviso con una ballerina mia compagna durante lo spettacolo che portavamo in scena in quel periodo e che poi abitai da sola.
Sola, come avevo sempre vissuto fin dai tempi dell’Ecole de Danse.
I sacrifici fatti, le ore passate in sala prove, la mia ostinazione caparbia tutta protesa verso quel mio sogno, l’aiuto incondizionato e i consigli di Madame Romanova, il supporto e il calore della mia famiglia che credeva in me avevano fatto si che superassi brillantemente l’audizione e la mia candidatura all’Ecole venisse accettata.E a tredici anni lasciai la mia famiglia e Chalons per trasferirmi a Parigi.Fu dura.
Le ore passate con Madame Romanova non mi sembravano più cosi faticose messe a confronto con le lezioni che frequentavo ora all’accademia. E le invidie e le gelosie tra le allieve erano un’ulteriore prova da affrontare.Io divenni quasi subito quella da evitare: non ero di Parigi, non avevo genitori benestanti alle spalle, non avevo amicizie che contano e soprattutto ero quella che si era ingraziata i maestri con chissà quale artificio.
In effetti, capitava che mi facessero guidare la classe in caso di momentanea loro assenza, o che mi prendessero a modello per spiegare qualche passo o ancora mi affidassero parti di rilievo nelle rappre-
sentazioni.
Mi sentivo importante in quei momenti ma poi alla fine dovevo sempre fare i conti con la solitudine che una volta chiusa la porta della mia stanza nel campus si faceva sempre trovare puntuale.
Verso i quindici anni entrai in crisi.
Mi avevano assegnato il ruolo di Giulietta e l’euforia iniziale si spense dopo le prime prove quando il coreografo mi rivolse delle critiche che su di me ebbero un effetto devastante.
Ero sempre in ansia quando c’era lui alle prove e iniziai a dormire poco e a mangiare ancora meno.
Alla fine di quel periodo, nonostante la rappresentazione messa in scena con tutti gli elevatissimi standard richiesti dalla scuola, avesse ottenuto ottimi consensi di pubblico e critica, io ero stremata dalla fatica e sull’orlo dell’anoressia.
Passavo giornate intere a letto e nessuno riusciva a scalfire lo stato di apatia in cui ero caduta.
Finalmente i professori si risolsero di coinvolgere la mia famiglia e l’intervento di maman e di un nutrizionista, affiancati da uno psicologo, mi tirarono fuori da quella pesante e insostenibile situazione.
Quando rientrai dalle vacanze estive ero come rinata e avevo ritrovato la mia voglia di continuare a lavorare per realizzare il mio sogno.
Gli ultimi anni di scuola passarono in un lampo e mi ritrovai diplomata e qualche tempo dopo citata e lodata dalla stampa e dalla critica che mi avevano seguita nel mio debutto in quel ruolo che consacra ogni ballerina in Etoile: Princesse Odette de ‘Il Lago dei Cigni’. Il mio sogno era diventato realtà!
Iniziai a viaggiare e a ballare nei maggiori teatri del mondo.
Poi un giorno,accanto al mio amore assoluto per la danza classica si fece vivo in me il desiderio di sperimentare nuove forme di espressione.
Il mio lavoro mi aveva portato in Italia e visto che in quel periodo non avevo nessun ingaggio teatrale ma solo contratti che mi erano pervenuti dal mondo della moda e della televisione, decisi di fermarmi a Roma e qui seguire un corso di canto e recitazione. Quello fu un bel periodo.
Vincendo il mio proverbiale riserbo e la mia tendenza a isolarmi, mi feci degli amici tra i compagni di corso. Organizzavamo spesso gite, cene fuori e visite presso questo o quel museo: ebbi cosi modo di girare Roma in lungo e in largo e di conoscere meglio questa città cosi caotica ma cosi affascinante.
Dopo anni di solitudine finalmente avevo trovato qualcuno con cui parlare e condividere pensieri e passioni; una di queste aveva un nome e un cognome: Michael Jackson.
Avevo sedici anni quando la sua ‘Man in the mirror’ mi era entrata nel cuore fin dal primo ascolto e non lo lasciai più.
Anche Michael mi aveva aiutata moltissimo nel mio periodo buio.
Le sue canzoni e i suoi video poco alla volta mi avevano fatto tornare la voglia di ballare.
Leggevo tutto ciò che lo riguardava e appena possibile guardavo i suoi video in tv.
Spesso, sola nella mia camera, eseguivo le coreografie del balletto classico sulle sue canzoni o per lo meno ci provavo…
Chissà cosa avrebbero detto i maestri se mi avessero scoperto: far entrare della banalissima musica pop nel tempio del balletto classico.
Ma era più forte di me: quante volte tornavo di corsa in camera ancora con le mezze punte ai piedi e il tutu addosso per riprendere i miei esercizi classici in chiave pop.
L’anno del mio diploma coincise con quello di uscita dell’album Dangerous: feci carte false per riuscire ad andare a vedere una delle tappe del tour, incastrata com’ero con i miei impegni a teatro.
Dopo qualche mese però i giornali riportarono la notizia della brusca cancellazione dell’ultima parte del tour: Michael era stato accusato di molestie verso uno dei bambini che frequentavano Neverland.
‘Non è possibile!’ pensavo ‘Non può essere….lui non potrebbe mai arrivare a tanto…no…’
I giornali scandalistici riportavano l’impossibile al punto che divenne difficoltoso stabilire dove fosse realmente la verità e dove la menzogna più bieca.
Alla fine, gli avvocati di Michael concordarono col padre del bambino il versamento di una cospicua somma per mettere la parola fine a quella controversa situazione.
E Michael iniziò a portare su di se quel marchio infamante che non lo abbandonò più.
“Ma non è giusto!! Lui non si merita tutto questo!!”
Questo era il commento che pronunciavamo più spesso quando ci trovavamo tutti insieme per una pizza o un gelato.
Ma ormai la macchina si era messa in moto e non era più possibile fermarla.
Il dubbio del sospetto ormai si era insinuato in molti e a poco valsero le foto che ritraevano Michael con sua moglie, Lisa Marie, figlia di Elvis Presley, celebrato un anno dopo la fine del processo.
Io per parte mia ero contenta per lui: con una moglie pensavo, magari sarebbe riuscito a mettere ordine nella sua vita e a lasciarsi tutto alle spalle.Intanto seppi poi che stava lavorando al nuovo album: “Bene” commentavo col mio amico al telefono“vedi, gli sta andando tutto alla grande!”
“Già” mi rispose Luca “tornerà trionfante e gliela farà vedere lui!!Ah, Sabine?”
“…dimmi…”
“Quando rientri a Roma?”
“Eh…sinceramente non lo so…hanno prorogato la rappresentazione e senz’altro prima del mese prossimo non se ne parla…”
Dalla cornetta mi arrivò il sospiro deluso del mio amico intervallato dal ronzio tipico delle chiamate internazionali.
“Ok…”disse dopo un po’ “allora ci sentiamo…stai bene…”
“Ciao…”riagganciai.
Mi affacciai alla finestra pensando che forse il mese prossimo sarebbe stato comunque troppo presto per rientrare in Italia:quella mattina il mio agente, dopo avermi comunicato la proroga dello spettacolo mi aveva segnalato un provino, ancora senza una data precisa che si sarebbe tenuto al Los Angeles Theatre, col quale cercavano una ballerina classica da impiegare in uno spettacolo itinerante, di più non sapeva dirmi.
Il progetto era ancora solo un’idea abbozzata ma gli organizzatori dello spettacolo volevano portarsi avanti con le selezioni del corpo di ballo.
Gettai uno sguardo sulla stanza del piccolo appartamento che avevo preso in affitto a Los Angeles e poi mi vestii in fretta, augurandomi che quel periodo frenetico passasse presto: si stava avvicinando Natale e io finalmente potevo passarlo di nuovo a casa mia.
Intanto il nuovo disco di Michael, HIStory, era uscito e a settembre era partito il tour.
Lisa Marie non compariva più nelle foto con Michael:la coppia si era separata all’inizio dell’anno ma io sapevo che Michael non aveva chiuso del tutto con lei.
Le differenze inconciliabili che aveva invocato Lisa, non potevano tenerli molto distanti l’uno dall’altra anche quando fisicamente erano divisi dagli impegni di Michael.
Il clacson dell’auto messami a disposizione dal teatro mi riportò di fronte alla porta di casa che mi affrettai a chiudere a chiave prima di attraversare quasi di corsa il piccolo spazio verde antestante la casa.



05/01/2013 17:52
 
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Uhm... mi intriga molto! Continua a postare! Mi piace!


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05/01/2013 19:41
 
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06/01/2013 19:42
 
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Benvenuta Crystalj..continua a postare!

Foxy
06/01/2013 21:57
 
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Grazie ragazze per l'accoglienza e gli inviti a continuare! :)
I post dei capitoli avranno cadenza settimanale e vi segnalo che sotto la foto della mia firma trovate il link al blog, aperto con la mia amica Elena, sul quale i capitoli della ff sono corredati da immagini.
A martedi! Buona serata e un abbraccio!

08/01/2013 20:52
 
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3

La mascherina buttata sul sedile di fianco. La testa tra le mani, sguardo basso, pensieri tristi.Il nuovo disco.Il tour.Pensieri tristi.Coreografie da ultimare.I ritocchi continui alla scaletta.
Pensieri tristi.Lei non è qui con me.Quel progetto dell’ultimo minuto…può anche funzionare…a patto che…Lei non risponde al telefono.
Tra un po’ iniziano i provini.Lei non vuole più ascoltarmi.Qui si riempirà di gente.Lei ha mandato indietro il mio regalo...Gente che oggi non ho voglia di vedere…ma devo…
Alzo la testa e mi sistemo meglio sulla poltrona.Faccio scorrere lo sguardo tutto intorno al teatro.E’ triste un teatro vuoto, ma a me piace. C’è una gran pace…che tra un po’ non esisterà più…Di nuovo compongo il suo numero…squilli su squilli…ma la risposta non arriva.
Con un gesto di rabbia spengo il telefono e lo butto sulla sedia a far compagnia alla mascherina.Mi appoggio alla balaustra:da qui sopra c’è un’ottima vista sul palco.
‘Magari resto qui per tutto il tempo…’penso tra me ‘Sarà proprio necessaria la mia presenza…?’sbuffo.
Mi appoggio nuovamente allo schienale e alzo il viso verso l’alto, seguendo il gioco intricato delle corde che reggono il sipario e il groviglio dei fili delle luci e dei riflettori che illuminano il palco.Ora sono accese poche luci:il palco è in penombra mentre il teatro è al buio.Chiudo gli occhi e penso che potrei riposarmi un po’…sono stanco…Quanta frenesia, quante cose tutte insieme…
Potessi prendermela con un po’ più di calma ogni tanto…non fossi sempre circondato da tanta gente…In lontananza mi arrivano i cori e il carillon accompagnato dal canto infantile che segnano l’inizio di “Little Susie”, uno dei pezzi contenuti nel mio ultimo disco.
Una smorfia mi attraversa il viso...‘…ormai sento quelle canzoni in ogni momento…'Riapro gli occhi e rimettendomi seduto, capisco di essermi appisolato, la musica però è reale.Inizia la parte del cantato. Sento un fruscio e il rumore di passi sotto di me.Mi affaccio alla balconata e la vedo:una ballerina-‘forse la vedrò al provino più tardi '-sta usando la mia canzone per esercitarsi.
E’ davvero molto brava.Peccato non poter vedere la sua espressione,la scarsa illuminazione del palco non lo permette.La canzone prosegue e lei, agile ed elegante, continua la sua coreografia.
Ora cammina sulle punte- ‘adoro le ballerine quando si muovono sulle punte, è qualcosa di una bellezza unica!’ - e disegna piccoli arabeschi con le braccia e le mani,portandosi verso l’estremità del palco.La parte del cantato finisce e appena iniziano i colpi d’orchestra lei esegue delle piroette:tante quante sono le battute finali del brano.Sono cosi preso da quello che vedo che non mi sono proprio accorto di essermi appoggiato totalmente alla balaustra. Sull’ultima piroetta,la ballerina alza lo sguardo verso l’alto con le braccia tese e per un breve attimo riesco a vedere il suo viso.E lei il mio.
“Sabine! Cosa fai qui?!Siamo in ritardo, i provini stanno per iniziare e tu devi ancora cambiarti!” L’intervento della sua amica mi da modo di ripararmi in un cono d’ombra.‘Sabine...nome carino...francese o tedesca...’penso.
“Chantal, l’ho visto!!L’ho visto!!” la sento dire.
“Visto chi?”
“Michael!E’ qui!!E’ seduto lassù, in una delle balconate!”
“Sei sicura?”
“Certo che sono sicura!Credimi: è seduto qua sopra” termina Sabine indicando con la mano il punto in cui mi ha visto.
“…ne sei ossessionata!Scambieresti per lui anche me se ci fossi io là sopra col cappello in testa! Andiamo…!!”termina Chantal prendendo Sabine per mano.
Quel breve scambio di battute mi fa sorridere.Intanto dallo stereo le note di “Smile” riempiono l’aria.
“Aspetta! Devo riprendere il mio stereo portatile!”Sabine torna sul palco e la canzone si interrompe bruscamente.
Le ragazze fanno appena in tempo a sparire dietro le quinte che il palco e il teatro vengono illuminati a giorno e io con loro.Recupero
il telefono, indosso la mascherina e scendo dal mio ‘nascondiglio’.
Il teatro si riempie, i provini iniziano, ma io arrivo in ritardo, senza mascherina stavolta.
Subito mi mettono in mano le foto delle ballerine e mentre loro danzano io scorro velocemente le loro schede.E poi arriva lei.
La sento pronunciare nome e cognome. ‘Francese, l’avevo detto!’ penso trovando conferma sulla scheda.
Gli occhi di Sabine mi raggiungono e il suo viso cambia espressione. Cambiano direzione, frugando un po’ in giro per mitigare l’emozione e l’imbarazzo.Quando tornano su di me capisco che ora è sicura del fatto che l’ho vista ballare sulle note di “Little Susie”: sta rispondendo al mio sorriso.
Poi annuncia di eseguire un estratto de “Il lago dei cigni” e sulle prime note del brano, Sabine inizia la sua coreografia.Alla fine l’applauso l’attende e lei ringrazia sorridendo e facendo il grazioso inchino delle ballerine classiche. Poi scompare dietro i pesanti tendaggi rossi e io mi alzo dal mio posto: ho visto abbastanza. Comunico la mia scelta a LaVelle Smith, il coreografo del tour, e lascio il teatro.
Riaccendo il telefono, trovando due chiamate perse. Lei è di nuovo con me e forse ora è disposta ad ascoltarmi.

08/01/2013 23:18
 
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I loro sguardi si sono incrociati. Adesso posta il prossimo per sapere cosa gli dirà una volta che si avvicinerà
15/01/2013 20:32
 
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Ciao a tutti! Ecco il capitolo 4.


4

‘Sulle note di una dolce melodia vola un angelo.Sembra cullarsi al suono di quelle note.Il suo volo è una gioia per gli occhi.Poi l’angelo viene distratto da ciò che vede davanti a se e incuriosito scende. Quel giardino è nuovo per lui e ogni fiore, ogni ramo d’albero sono meraviglie. All’improvviso, una creatura che non ha mai visto prima, varca il cancello di quel giardino.E comincia il suo canto. L’angelo ne è totalmente rapito e vince il suo riserbo. Si mostra e inizia la sua danza, sulle note del canto dello sconosciuto,deliziato. Lo sconosciuto,un uomo,è sorpreso da ciò che vede e tende una mano verso l’angelo che intimorito si ritrae. Il canto dell’uomo ricomincia e l’angelo lascia che l’uomo prenda la sua mano e che l’accompagni nella sua danza. L’angelo è felice. Cosi felice che decide di portare con se quella creatura. Insieme muovono pochi passi, poi l’angelo tende la mano verso il cielo e tira l’uomo più verso di se. Sta per spiccare il volo.Ma l’uomo lo ferma:“Non posso venire con te” gli dice.
“Perché?” domanda l’angelo.
“Il mio posto è qui…”risponde l’uomo.
L’angelo lascia la mano dell’uomo che riprende il suo canto. L’angelo è triste ma comprende.Danza ancora sulle note di quel canto. Poi rivolge all’uomo un sorriso e gli prende nuovamente la mano. “Devo andare….” gli dice. Sulle note finali del canto dell’uomo, l’angelo riprende il suo volo e scompare.’
Lessi nuovamente lo script, benché lo avessi imparato a memoria.
Quel bellissimo brano scritto da Michael, mi sembrava una favola, un po’ triste, ma pur sempre una favola.
L’inverno stava per finire e Michael si era di nuovo sposato, con la donna che lo aveva reso padre per la prima volta:Debbie. Le loro foto insieme si trovavano ovunque, con articoli più o meno dettagliati.In altre foto la coppia era ritratta col piccolo Prince che dormiva tranquillo.Ma io avevo altri pensieri in testa.Avevo vinto il provino nel momento più incasinato della mia vita!
Due importanti compagnie teatrali mi avevano scritturata per Gisele la prima e per Lo Schiaccianoci la seconda.Due parti completamente nuove per me che dovevo fare assolutamente mie entro primavera.
LaVelle Smith intanto mi aveva contattata e pregata di iniziare immediatamente a studiare le movenze e i passi della parte vinta con il provino:l’Angelo.
Durante il giorno studiavo le parti di Gisele e di Clara. Alla sera un istruttore mi insegnava a volare. Quando poi anche Michael fu disponibile, le prove da dure divennero impossibili.
Michael era impossibile!
Non facevo in tempo a memorizzare un sequenza che subito lui apportava modifiche e variazioni perché “…cosi è meglio!”diceva serio e concentrato.In certi momenti l’avrei strozzato:come quella volta che aveva cambiato un intera sequenza di passi per poi tornare alla prima versione.La notte avevo gli incubi:nel bel mezzo dello spettacolo, danzavo sola sul palco quando ecco intervenire Michael che cambiava tutta la sequenza dei passi dell’assolo di Gisele.
Per le due settimane successive Michael non fu disponibile a causa dei suoi moltissimi impegni:il tour in pieno svolgimento,il piccolo Prince con cui Michael voleva passare il maggior tempo possibile,le interviste tra una tappa e l’altra e molto altro mi avevano concesso il tempo di dedicarmi a Gisele che portai in scena nonostante la paura folle di eseguire i passi dei tre spettacoli tutti mescolati insieme.
A metà maggio mi ero lasciata alle spalle anche lo Schiaccianoci e ora potevo dedicarmi completamente alla parte dell’Angelo.
Una volta imparato a mantenere l’equilibrio e a muovermi con la grazia necessaria appesa a quasi due metri da terra, mi misero le ali e la costumista iniziò a lavorare sul mio abito.Alla fine di maggio era tutto pronto e Michael era nuovamente disponibile per provare con me. Le prove si sarebbero svolte nei vari stadi sedi della seconda parte del tour, che si tenne in Europa.
“Quando iniziamo?”chiesi a LaVelle.
“Appena arrivati al Weserstadion. Proverete fino all’ora di pranzo. Poi Michel parte per Colonia, stasera c’è la seconda delle otto tappe previste in Germania”rispose“Il tuo bagaglio lo prendo io, vai in bagno e cambiati: quando saremo allo stadio avrai giusto il tempo di indossare le ali…” riprese LaVelle.
“Ah…Sabine..?!” mi fermò “Un'altra cosa: i dialoghi dello script…non devi più recitarli. Dovrai usare solo le espressioni del viso…”
“Cosa??!!”domandai col sacco che conteneva il mio costume sospeso a mezz’aria.“Nuove istruzioni di Michael.” terminò.
Rimasi ferma per qualche secondo pensando che mi era sembrato troppo bello essere già praticamente pronta a un mese circa dal debutto. Restava in sospeso solo la questione del costume dell’Angelo che sembrava non incontrasse il favore di Michael e invece…
“Bè dai, non devi imparare altri passi devi solo imparare a non dire a voce la battuta ma lasciarla intendere…E fidati che…”
“Cosi è meglio…”terminai la frase con tono stanco.

*****************************

Vederla con il costume al quale avevo fatto apportare le mie modifiche, la coroncina dorata sul capo e le ali, mi aveva messo in soggezione.Sabine era davvero perfetta per quella parte. La mia idea ora era reale e sapevo avrebbe funzionato e, speravo, incontrato anche il favore del pubblico.Mi stavo già pentendo di averla scritturata solo per un mese. ‘Magari posso chiamarla per qualche altra data….’ penso mentre la vedo parlare con LaVelle.E’ molto tesa. E’ una situazione totalmente nuova per lei, abituata all’atmosfera ovattata e tranquilla del teatro. Le urla che accompagnano il passare del tempo la rendono nervosa e si vede.Ora manca meno di un’ora all’inizio del concerto e Sabine è allo stremo.E’ seduta su quella seggiola da dopo la cena, che ha piluccato stancamente e ha risposto a monosillabi a quanti le rivolgessero la parola.Continua a guardarsi intorno e sussulta ogni volta che il pubblico che gremisce lo stadio urla il mio nome. La raggiungo e le chiedo di venire con me nel mio camerino.
Gentilmente accoglie la mia richiesta di seguirmi camminando sulle punte. La accompagno fino al centro della stanza e poi torno a chiudere la porta.
“Sabine...”inizio portandomi di fronte a lei“So come ti senti…ma…sei una ballerina nata e un’ottima professionista...hai lavorato al massimo dell’impegno e hai raggiunto l’obiettivo che ti avevo chiesto...”termino alzandole il viso.Sta piangendo.
“Ho paura...”dice“ ho...paura…se…se va storto qualcosa o peggio si rompe qualche corda…finirò tra di loro…che ne sarà di me?”
I suoi occhi mi guardano terrorizzati e capisco che qualunque cosa le dica servirà a poco.Ha visto lo stadio riempirsi ora dopo ora,ha respirato un’atmosfera molto agitata e carica di adrenalina che una ballerina classica non conosce.E faccio l’unica cosa che in quel momento mi sembra la più indicata: la bacio.
Nella maniera più delicata che conosco.La stringo a me e incurante della sua sorpresa iniziale non sposto il viso.Piano piano risponde al mio bacio e sento le sue mani dietro la nuca.Mi stacco e le appoggio il viso al suo: “You are not alone, I am here with you…”canto piano.Sento la sua tensione sciogliersi. La sua respirazione sta tornando regolare. E dopo qualche istante si scosta da me, prendendomi le mani. Un ultimo sospiro e il suo viso si distende.
“Scusami...non so cosa mi ha preso, non mi era mai successo...”
“Sssh…va tutto bene...tutto bene... Swan…”
“Grazie...sei cosi gentile…grazie di cuore...” mi dice commossa.
“Ora io devo andare, tra venti minuti tocca a me…Puoi rimanere qui per tutto il tempo che ti serve” la invito.
Solo in quel momento si accorge del costume dorato da astronauta che indosso per aprire la serata.
“Oh Mon Dieu...Je suis desolee… ”mi dice“Vai,vai,non pensare a me,sto bene ora”
Chiudo la porta alle mie spalle e vengo raggiunto dai miei assistenti che finiscono di chiudere le fibbie e lucidano di nuovo tutte le parti che compongono l’ armatura.Poi mi aiutano ad entrare nel razzo. Solo, in quello spazio ristretto mi scopro stranamente agitato.Non è quella solita agitazione che mi prende prima di entrare in scena,è qualcosa di più.Il mio pensiero va a Sabine, sola nel mio camerino, che tra qualche minuto sentirà quell’enorme boato che accompagna ogni mia uscita e la immagino ripiombare nello stato ansioso di poco fa.
Sto per far segno ai miei assistenti che voglio comunicare con loro per avvisarli di andare da lei ma il mio tempo è finito: tra cinque secondi esatti, la pompa idraulica farà sollevare la pavimentazione del palco e il mio razzo comparirà di fronte alla folla urlante.

***********************************

“Ecco!!Il concerto è iniziato!” pensai.
Ma non avevo più le mani sulle orecchie e il capo chino e non tremavo più.Sera dopo sera, il boato d’inizio concerto mi aveva dato quella scarica di adrenalina che mi servì per affrontare la mia parte del concerto al meglio. Quella prima sera, trovarmi nel camerino di Michael mi aveva aiutata molto. Quanti cimeli conservava e portava con se in ogni suo spostamento!Riflesso nello specchio avevo notato il carrello su cui erano appese le sue giacche. Ne fui attratta come una calamita!Le guardai tutte una per una e poi la vidi: la giacca bianca che aveva indossato per ritirare il “Legendary Music Award” consegnatogli dalla sorella Janet.Fu un attimo: mi rimirai più e più volte nello specchio ringraziando di non aver ancora indossato
le ali.All’improvviso il mio incarnato divenne tutt’uno col costume e la giacca: da quanto ero li?Dovevo assolutamente sbrigarmi!!Quelle ali erano enormi e ingombranti e mi ci voleva sempre un bel po’ prima che potessi dire che erano a posto. Inoltre piangendo chissà che danni avevo provocato al trucco! Usando la stessa cura usata per una reliquia,rimisi la giacca al suo posto e uscii di soppiatto dal suo camerino. Ripensavo a quella prima sera, mentre mi preparavo per andare in scena.Una volta pronta, mi feci trovare, come al solito, alla base della “macchina per il volo”: un traliccio di ferro e alluminio dotato di un intricatissimo intreccio di fili di nylon di diverse dimensioni e di una imbracatura che opportunamente manovrati mi facevano volare.Vero che la paura non mi faceva più tremare come una foglia, però era rimasta: era previsto che compissi un piccolo volo sulla folla prima di scendere al punto di partenza.E trovarsi sopra quella massa compatta di gente urlante seppur per pochi minuti non mi piaceva per niente!Ma la parte che Michael mi aveva assegnato era talmente bella e cosa ancora più bella era ballare con lui sulle note di “You are not alone” che quel prezzo lo pagavo volentieri.
Purtroppo, non mi capitò più nè di tornare nel camerino di Michael né che lui mi baciasse ancora in quel modo cosi dolce e tenero.
Speravo sarebbe diventato una sorta di rito porta fortuna tra noi prima del concerto, ma dopo due serate mi resi conto di averci fantasticato sopra decisamente più del dovuto.Michael con quel bacio aveva voluto darmi uno ‘scossone’ che mi facesse uscire dallo stato ansioso di cui ero preda. Una sorta di cura d’urto, insomma….
E comunque non dovevo dimenticarmi che Michael non era libero e che Debbie talvolta partecipava alle tappe del tour.Inoltre sembrava che io le piacessi molto; mi diceva che ogni volta che mi vedeva danzare si emozionava quasi fino alle lacrime e spesso e volentieri si fermava a parlare con me prima che salissi sul palco.Quindi lungi da me l’idea di iniziare una squallida tresca che avrebbe avuto anche l’amaro sapore dell’interesse verso la celebrità e non il reale trasporto verso il proprio fidanzato.
“Sei stata davvero brava…come sempre del resto……”
La voce di Debbie mi riportò di colpo alla realtà. Guardai in basso troppo velocemente portando di scatto il viso al petto e mi prese un senso di vertigine.Sbiancai in viso, chiusi gli occhi e riportai la
testa indietro.
“Sbrigatevi!!!! Tiratela giù…..Non mi piace la sua espressione!!!”
Sentivo le voci dei tecnici arrivarmi in maniera ovattata. Le orecchie mi ronzavano sempre al quel punto dello spettacolo ma stavolta era diverso: stavo per svenire.Nel giro di qualche minuto mi ritrovai tra le braccia di Phil che mi chiedeva se voleva che mi stendesse in terra. Con gli occhi socchiusi gli dissi di si.Rimasi per un bel pò sdraiata a terra con le gambe sollevate. Nonostante avessi ripreso i sensi, avevo preferito restare li piuttosto che tornare in camerino: avevo bisogno di aria fresca.Con tutti diedi la colpa alla stanchezza e al calore dei riflettori sotto i quali dissi ero rimasta troppo
a lungo trovando poi subito l’aria fredda che inevitabilmente mi colpiva quando lasciavo il palco.In realtà ero rosa dai sensi di colpa: io pensavo al bacio che Michael mi aveva dato proprio mentre
sua moglie si complimentava con me per la mia esibizione!
Quella sera mi feci riportare in hotel prima del previsto e rimasi nella mia camera fino al tardo pomeriggio. Con la scusa del malore della sera precedente avevo evitato sia Michael che Debbie per
tutta la giornata. In cuor mio, accanto alla delusione c’era anche un certo sollievo per quel bacio mai più ripetuto. Sollievo amplificato dal fatto che ormai mancavano solo due tappe ed ero sicura che non sarebbe più potuto accadere.
Come mi sbagliavo!

16/01/2013 11:48
 
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Cara Cristralj, potresti aumentare i capitoli da postare? Da una settimana all'altra un capitolo é veramente poco..

grazie
Foxy
16/01/2013 18:35
 
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Mi piace ma come ha detto Foxy un capitolo alla settimana è poco


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