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Movimento 5 Stelle: programma di governo, candida i testimoni di giustizia

Ultimo Aggiornamento: 28/01/2018 11:48
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Non solo Palermo. Da nord a sud il centrodestra conferma il dato del primo turno delle amministrative. Cioè una catastrofe. Dopo queste amministrative Pdl e Lega Nord, la “destra di governo” perde – mentre i dati non sono ancora definitivi – almeno 60 amministrazioni comunali, 8 delle quali capoluoghi di provincia. Ne guidava in totale 98, ora gliene rimangono 34. I numeri dicono anche che sono 99 i Comuni che tra primo e secondo turno vanno alla coalizione di centrosinistra (compresi i casi come quello di Palermo dove Orlando ha stravinto sul vincitore delle primarie Ferrandelli) e passano dal Pdl al centrosinistra 11 Comuni capoluogo.

In questa lista ci sono Alessandria e Asti in Piemonte, ci sono Como e Monza in Lombardia, c’è Lucca in Toscana, c’è Rieti nel Lazio. A Belluno il centrodestra è rimasto addirittura fuori dal ballottaggio dove poi un ex ulivista fuoriuscito ha trionfato sostenuto da alcune liste civiche contro il centrosinistra “ufficiale”. ”E’ in atto una grande rivoluzione all’interno dell’area dei nostri elettori che dobbiamo essere capaci di interpretare” spiega Ignazio La Russa.

La “rivoluzione” passa da risultati che sembrano dire molto di più di semplici test elettorali locali. In pratica, tra le città maggiori che hanno votato al ballottaggio il centrodestra tiene solo a Trapani, perché riesce nell’impresa di essere asfaltato ad Agrigento (peraltro città del suo segretario politico e nella Regione dello storico 61 a 0) a beneficio del Terzo Polo (che ha preso il triplo dei voti).

Alfano: “Pdl maggioritario”. Non la pensa così proprio Angelino Alfano: “Riteniamo che gli elettori dicentro destra restino ampiamente maggioritari nel Paese. Sono chiari due fatti: questi elettori non hanno scelto e non sceglieranno la sinistra e questa volta hanno massicciamente scelto l’astensione. Il loro messaggio è fortissimo: chiedono una nuova offerta politica. Siamo determinati a offrirla a loro e al Paese”. Non sembrano granché d’accordo con la lettura “berlusconiana” (cioè ottimista al massimo) di Alfano. Anche Fabrizio Cicchitto vede il bicchiere mezzo pieno: “La linea della Lega si è rivelata perdente per essa e per tutto il centrodestra. Il PdL, pur arretrando, conferma che è la forza essenziale del centrodestra”. Ma lanciano allarmi vecchi e giovani, all’interno del partito: Isabella Bertolini, Giorgia Meloni, Giancarlo Galan, Altero Matteoli, ma soprattutto Roberto Formigoni.

Lega: zero su 7. La Lega Nord, dal canto suo, perde 7 Comuni su 7 tra quelli in cui aveva raggiunto il ballottaggio. Il Carroccio sembra essere rimasto in partita solo a Meda, il centro brianzolo passato alla storia per la prima giunta monocolore della Lega, ma anche qui il sindaco uscente Giorgio Taveggia ha dovuto cedere, per un voto. Alla fine le resta Verona, Cittadella e poco altro.

Piemonte. Regione guidata dal dirigente leghista Roberto Cota, Alessandria e Asti passano dal centrodestra al centrosinistra. Secondo i primi dati, nel secondo caso, la Lega Nord potrebbe restare addirittura senza consiglieri nel primo Comune capoluogo del nord. La terza città, Cuneo, viene persa dal centrosinistra, ma a vincere è un candidato di centro, sostenuto dall’Udc e da alcune liste civiche, Federico Borgna.

Lombardo-Veneto. Il centrodestra lascia Como, dove il Pdl avrà in consiglio comunale 3 suoi esponenti contro i 20 che sosterranno il nuovo sindaco Mario Lucini. A Monza, dove pure ha vinto il centrosinistra, ha conquistato 4 seggi. Ma poi ci sono altri centri oltre i 15mila abitanti dove Pdl e Lega, a prescindere dall’essersi presentati divisi alle urne, perdono Abbiategrasso, Arese, Buccinasco, Cantù, Legnano, Lissone, Magenta, Desenzano, Palazzolo sull’Oglio, Castiglione delle Stiviere, San Donato Milanese, Tradate, Magenta. Un filotto che fa traballare uno dei principali serbatoi di voti sia per il Pdl sia per la Lega Nord. L’arretramento si verifica anche in Veneto. Tra il pieno messo a segno dal Movimento Cinque Stelle (Mira e Sarego sono punte dell’iceberg) e la flessione di voti di Pdl e Lega succede che il centrodestra è costretto a lasciare San Giovanni Lupatoto.

La débacle della Lega. In Lombardia la Lega Nord ha perso anche dove era in vantaggio rispetto agli avversari. Il centrosinistra si è aggiudicato 16 sindaci su 21. Questa volta alla Lega non è andato bene niente. Rotta l’alleanza con il Pdl e sotto il peso dell’inchiesta della Procura di Milano, aveva già ceduto le sue roccaforti due settimane fa (come Cassano Magnago, il paese del Varesotto dove è nato Umberto Bossi e dove oggi ha vinto di misura il Pdl). E dove ancora era presente, ieri e oggi ha perso. A Meda, centro della Brianza, la sconfitta è arrivata addirittura per una sola preferenza. Probabilmente i voti leghisti hanno avuto l’unico effetto di favorire le tre vittorie del Pdl (una proprio a Cassano Magnago).

Sull’altro fronte il centrosinistra ha espugnato Como per la prima volta da quando c’è l’elezione diretta, ha battuto 63% a 36% il Pdl a Monza e ha mantenuto il feudo di Sesto San Giovanni, la cittadina alle porte di Milano travolta dall’inchiesta su un presunto giro di tangenti.

Infine i grillini, che avevano un solo candidato ai ballottaggi, Matteo Afker, a Garbagnate Milanese. Strepitosa ma inutile la sua rimonta: partiva da un modesto 10,7% raccolto al primo turno contro il 43,6% ottenuto da Pier Mauro Pioli, sostenuto dal centrosinistra. La rincorsa del candidato del Movimento 5 Stelle, che aveva ottenuto l’insolito appoggio del Pdl, si è però fermata al 48,3% contro il 51,7% dell’avversario.

Il centro-sud. Il centrodestra perde Isernia in Molise e importanti centri in Abruzzo: Ortona, Montesilvano, Avezzano. Il berlusconiani cercano di resistere al trend nazionale in Puglia. Qui vincono a Trani (dopo aver perso Brindisi), ma hanno perso in centri popolosi come Gioia del Colle, Gallipoli, Bitonto, Gravina, Martinafranca, Tricase, Canosa.

Le regioni rosse. Anche le sacche di resistenza nelle “regioni rosse” cedono. In Toscana andavano al voto 9 amministrazioni guidate dal centrodestra e ne restano solo 3. Il Pdl ha lasciato al centrosinistra perfino Lucca che dal Dopoguerra aveva avuto solo sindaci dc o ex dc o Camaiore (nella Versilia spesso simpatizzante del centrodestra). Nelle Marche cadono le isole azzurre Civitanova Marche e Porto San Giorgio.

Campania. Ballottaggio amaro per il Pdl in Campania. I candidati sindaci sostenuti dal Popolo della libertà sono usciti sconfitti nei quattro comuni in cui hanno raggiunto il secondo turno. I cinque comuni chiamati al voto a distanza di quindici giorni dal primo turno, quattro in provincia di Napoli e uno in provincia di Salerno, sono stati conquistati da centrosinistra e Terzo polo.

Sicilia: persi 13 Comuni su 16. Tornando al ricordo del 61 a zero (61 seggi su 61 alle politiche del 2001) vale sottolineare che su 16 Comuni guidati finora dal centrodestra con il Pdl in testa, a quest’ultimo ne restano solo 3. Le amministrazioni sono andate al centrosinistra (in forma varia: con alleanze con l’Udc, con il Terzo Polo tutt’intero o con le tradizionali forze alleate di sinistra) o a partiti o liste civiche di “centro-centro”. In ogni caso il Pdl sarà all’opposizione. Accadrà anche in centri molto importanti come Barcellona Pozzo di Gotto, Paternò e Marsala.

Le uniche soddisfazioni. Al Popolo delle Libertà resta un solo successo (nel senso di un’amministrazione importante conquistata al centrosinistra): è Frosinone che prende la direzione opposta di Rieti. I reatini si buttano a sinistra, i frusinati cambiano in senso contrario. Poi Trapani in Sicilia, Trani in Puglia e le 4 conferme del primo turno: Catanzaro, Gorizia, Lecce e Verona.


www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/21/centrodestra-perde-almeno-comuni...
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ECCO I PRIMI NOMI DELLA SQUADRA DI GOVERNO A 5 STELLE
DI REDAZIONE – 18 MAGGIO 2012
POSTATO IN: ARCHIVIO, COMUNICATI STAMPA, PRIMO PIANO
NELLO STAFF DEL SINDACO FEDERICO PIZZAROTTI NOMI DI CARATURA ANCHE INTERNAZIONALE

CHE COLLABORERANNO PER PARMA A TITOLO GRATUITO

Per la prima la volta nella storia della politica parmigiana, le lobby e le segreterie dei partiti non potranno piazzare amici e parenti sulle poltrone di potere. Il MoVimento 5 Stelle di Parma ha avviato un metodo nuovo di selezione, aperto alle intelligenze individuali e collettive. Per attuarlo abbiamo chiesto aiuto ai cittadini tramite la Rete. Sul nostro sito sono così arrivati oltre 150 curriculum che sono stati analizzati.

Stiamo immaginando la Giunta del futuro, valutando l’organizzazione delle squadre di esperti che lavoreranno insieme per raggiungere gli obiettivi, ascoltare le proposte dei cittadini e metterle in pratica.

Inoltre, abbiamo fatto un piccolo regalo alla città, un gruppo di consiglieri del Sindaco, noti a livello nazionale ed internazionale, che offriranno, gratuitamente, le proprie consulenze.

Parma potrà essere un modello di Comune a cinque stelle, da esempio per le altre amministrazioni, con una nuova visione delle comunità, più in armonia con l’ambiente, con maggiore equità, dove il buon senso sia sovrano e si affermi un nuovo paradigma culturale che ha come asse portante la partecipazione diretta dei cittadini alla vita quotidiana della città.

Avremo almeno tre consiglieri del Sindaco, a titolo completamente gratuito.

Loretta Napoleoni, economista di fama internazionale che collaborerà sul tema dell’economia partecipata. Il professor Maurizio Pallante, noto saggista e divulgatore, che tra l’altro ha contribuito alla redazione del Piano Energetico del Comune di Reggio Emilia, si occuperà di economia ed energia senza sprechi. Il dottor Pierluigi Paoletti, analista finanziario, dal 2008 è presidente nazionale dell’associazione senza scopo di lucro Arcipelago SCEC, che si occupa di ricostruire le economie locali e le comunità sociali attraverso lo strumento dei Buoni locali della Solidarietà ChE Cammina (SCEC) e si occuperà di pianificazione delle attività produttive.

Altri professionisti importanti, sia locali che nazionali, potranno aggiungersi dopo l’esito del voto sui temi quali agricoltura, mobilità sostenibile, sociale, cultura, rifiuti, energie, acqua pubblica e servizi, rapporti con le aziende multiservizi.

Tra loro ha dato la propria disponibilità a collaborare con la Giunta Fabio Salviato, co-fondatore e già presidente di Banca Etica, che sarà incaricato dei rapporti con l’Unione Europea, all’attuazione del programma sui fondi destinati al risparmio ed alle tecnologie rinnovabili.

Tra i possibili assessori spicca il nome di Paolo Berdini, urbanista, uno dei padri dello Stop al consumo del suolo. Per lui, il ruolo di assessore all’Urbanistica ed energia. Berdini è Ingegnere urbanista, svolge attività di progettazione e consulenza per le pubbliche amministrazioni. Dal 1995 al 2000 è stato membro dell’ufficio di programma della Giunta regionale del Lazio. E’ stato segretario generale dell’Istituto nazionale di urbanistica. Ha pubblicato La città senza piano (Roma 1992) e Il Giubileo senza città (Roma, 2000). Dal 2000 è editorialista sui temi urbanistici dell’edizione romana del Corriere della Sera.

Altro nome di prestigio che si è aggiunto alla lista è quello di Raphael Rossi esperto di gestione dei rifiuti, è stato ex presidente dell’ASIA, azienda addetta alla raccolta di rifiuti urbana di Napoli ed ex consigliere e vicepresidente della AMIAT, Azienda Multiservizi Igiene Ambientale Torino. Molto famoso per essere persona di massima esperienza in questo settore e di provata onestà, avendo rifiutato tangenti e avendo denunciato i corruttori quando era alla AMIAT di Torino.

Stiamo inoltre valutando diversi nomi nell’ambito locale e nazionale per quanto riguarda la figura probabilmente più importante in questo momento, l’assessore al Bilancio.

Vista la delicatezza del ruolo, ci stiamo prendendo tutto il tempo necessario per scegliere la persona più adatta tra le tante proposte arrivate. Nulla è improvvisato, superficiale o demagogico in quanto si parla del futuro della nostra città.

Ribadiamo inoltre che totalmente nuova sarà la filosofia di governo di Parma che caratterizzerà una Giunta a 5 Stelle.

Riformeremo lo statuto introducendo il referendum propositivo senza quorum, introdurremo il bilancio partecipato, ci sarà una consulta dei comitati e delle associazioni, organizzeremo sedute aperte del consiglio comunale, tutto verrà trasmesso via web, così come in piazza e via internet ascolteremo le proposte dei cittadini, non ci saranno spartizioni nelle partecipate in base a logiche partitocratiche. I cittadini saranno quindi chiamati in causa direttamente nelle scelte, potranno avanzare loro stessi proposte da mettere in votazione tramite i referendum ed altri strumenti.

Nostro impegno sarà ascoltare le proposte per la città senza guardare se vengono dall’opposizione o dalla maggioranza. Perché le buone idee non hanno “bandiera” si portano avanti condividendo oneri,onori e meriti insieme.

Con il Movimento 5 Stelle al governo di Parma, i cittadini tutti saranno chiamati a partecipare direttamente alla vita della nostra comunità. Insieme verso il futuro.


parma5stelle.it/wp/2012/05/ecco-i-primi-nomi-della-squadra-di-governo-a-5...
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"Il Pdl è finito, guiderò io il nuovo partito"
Berlusconi tentato di tornare in campo
Il Cavaliere, dopo la batosta alle amministrative, vuol riprendere in mano le redini del centrodestra. Annullato il vertice di ieri per evitare l'incontro con i "colonnelli". Alfano commissariato. E sulle riforme vuol sparigliare: intesa con il Pd sul doppio turno
di CLAUDIO TITO
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ROMA - "Il Pdl è finito. Il Pdl non è più il mio partito". Palazzo Grazioli non è più il cuore del centrodestra italiano. In un giorno si è trasformato in un bunker. Nel quale Silvio Berlusconi si è rinchiuso. Paralizzato non tanto dalla sconfitta elettorale, quanto dalla consapevolezza che il suo progetto politico sta effettivamente evaporando.

L'ex premier ammette che la sua creatura ha ormai concluso un ciclo vitale. "Basta con questa struttura senza senso, con questi coordinamenti, con questi congressi. Dobbiamo imparare da Grillo". E inventare un nuovo contenitore. "Solo io posso guidarlo". Una sorta di mossa del cavallo per provare a invertire il trend che contempla anche la necessità di mettere sul tavolo l'ultima carta spendibile: un'intesa sulla riforma elettorale con il Pd per il doppio turno. Nella speranza di sparigliare e aprire un cantiere. "Cambiamo gioco e vediamo che succede".

Nell'ultima trincea berlusconiana, però, solo pochissimi riescono ad avvicinarsi. Gianni Letta, Fedele Confalonieri, Paolo Bonaiuti. Gli altri restano lontani. Il Cavaliere si sente solo, accerchiato. Soprattutto non in sintonia con il suo partito e con una debacle senza precedenti. Ha voluto deliberatamente sconvocare il vertice fissato ieri per evitare l'incontro con i "colonnelli" del suo "ex partito". Il timore che lo scontro potesse degenerare in una guerra totale termonucleare ha preso il sopravvento.

Del resto, il Popolo delle libertà non solo è stato sospinto verso il baratro dell'estinzione dall'ultima tornata amministrativa, ma è diventato una polveriera con la miccia già innescata. La battaglia interna è ormai il più classico "tutti contro tutti". "Il problema - si sfoga l'ex ministro Andrea Ronchi - è che nessuno sa più cosa succede. Non c'è una rotta. Tutti pensano che un'era sia finita".

E già, l'"era berlusconiana". La sua conclusione sta provocando non solo l'inabissamento di questo centrodestra, ma sta costringendo i suoi adepti a lottare per la sopravvivenza e a immaginare un percorso per salvarsi. Anche a scapito dei "colleghi" di partito. Gli ex An di La Russa e Matteoli contro le colombe di Frattini e Gelmini. Verdini e Alfano contro la Santanché. Gli uomini del nord come Formigoni contro quelli del sud come Fitto. A livello locale è ancora peggio. Il terreno frana nelle regioni settentrionali e il gruppo dirigente intermedio parte alla rincorsa di Casini e di Grillo. In quelle meridionali la confusione è anche maggiore. Con i big locali sprovvisti di qualsiasi sponda, anche ipotetica. Una babele di voci e posizioni ormai incontrollabili. Che inseguono un destino già segnato: la fine del Pdl.

Un orizzonte, però, che Berlusconi sembra voler anticipare. Affranto, demoralizzato come non mai, tra lunedì sera e ieri si è lasciato andare a più di uno sfogo. "Bisogna cambiare tutto. Basta con questo partito fatto di coordinamenti, tessere, congressi. Questo non è più il mio partito". Una scelta in parte dettata dalla disperazione. Dalla consapevolezza di non poter fare altrimenti. I contatti con Casini e Montezemolo ci sono stati. Ma l'esito è stato a dir poco drammatico. "Vogliono che Berlusconi non si candidi nemmeno in Parlamento per fare un accordo con noi - sbotta Gaetano Quagliariello - ma questa non è una resa. E' l'umiliazione". Un percorso senza alternative, dunque.

"Se avessimo fatto già in questa occasione le liste civiche - è il rimprovero che Berlusconi muove al suo stato maggiore - staremmo parando di un'altra storia. E invece La Russa mi diceva che bisognava strutturare il partito, Angelino che disorientavamo. Ecco, invece, così abbiamo orientato. Bel capolavoro". Giudizi che la dicono lunga su quel che l'ex premier pensa dei suoi "coordinatori". Che adesso vuole azzerare. Compreso il suo "figlioccio" Angelino, nei confronti del quale non risparmia nulla: "Purtroppo non esiste. Ci sono solo io. Solo io posso salvare. Solo io posso candidarmi come leader. E lo farò, credetemi".

Il Pdl, nato solo tre anni fa, sembra ormai solo un ricordo. E anche la sua classe dirigente appare avvolta da una nuvola che li rende indistinti. Tutti travolti da un vento che soffia in primo luogo contro il centrodestra. E in qualche modo lo stesso Cavaliere ne prende atto. Nel suo bunker il crollo del Popolo delle libertà perde ogni contorno. Chi gli parla lo descrive assillato da troppe idee e troppo diverse. Eppure su un punto non ha dubbi: "I moderati in Italia non ci sono più. Dove sono? Tutti e tutto è radicalizzato. Perché noi dovremmo fare i moderati? Casini non vuole venire con noi? Bene. I fascisti si vogliono tenere il partito? Meglio, si tengano il Pdl".

A suo giudizio, però, se quello che è stato il centrodestra si può salvare, non è con il partito nato dalla fusione di An e Forza Italia. Serve qualcosa di nuovo. Cosa? Questa volta nemmeno i focus group cui Berlusconi spesso ricorre gli offrono una risposta netta. Nella testa gli ronza sempre il modello dei "Tea party" americani. Ma nello stesso tempo è attratto dall'esempio grillino. "Quel Grillo piace - ha scandito destando non poca sorpresa nei suoi interlocutori - dovrebbe essere uno di noi. O meglio dovremmo essere noi come lui. La gente vuole quello. Vuole sentire quelle cose e non i congressi e i coordinamenti. Ma secondo voi a Parma chi ha fatto vincere il grillino? Noi, i nostri elettori".

Ma per inseguire il paradigma "Cinque stelle", deve sparigliare. Con un problema non da poco. Le carte per farlo non sono ancora nelle sue mani. Nei prossimi giorni, però, una prima mossa intende compierla: aprire alla riforma elettorale a doppio turno. Per dare un segnale ai suoi elettori, aprire un fronte di alleanze non troppo vincolante con la Lega e i centristi. E soprattutto provare a "salvarsi e salvare il suo schieramento" attraverso un patto con il "nemico": con il Partito Democratico. Un tentativo estremo. Che, con ogni probabilità riceverà una risposta negativa da parte di Bersani. Ma nel frattempo l'immenso campo elettorale del centrodestra continua a essere sguarnito. Disponibile per chi voglia ararlo come accadde proprio nel 1994 dopo la fine della Democrazia cristiana.

(23 maggio 2012)

www.repubblica.it/politica/2012/05/23/news/pdl_berlusconi_alfano-35737223/?ref...
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A metà tra il tecnico e il politico. Questo il profilo dei primi tre assessori scelti dal Movimento 5 Stelle per guidare Parma nei prossimi anni e presentati stamane dal sindaco Federico Pizzarotti. Si tratta di Gino Capelli, commercialista, assessore al bilancio e partecipate (già annunciato lunedì scorso); Cristiano Casa, imprenditore, assessore alle attività produttive, commercio e turismo; Gabriele Folli, esponente del comitato contro l'inceneritore, assessore all'ambiente e mobilità.

Niente nomi di fama nazionale (contatti ci sono stati ma molti sono i no ricevuti, dall'urbanista Paolo Berdini, all'economista Carlo Scarpa, allo sportivo Giampaolo Montali) e, tutto sommato, poco noti anche in ambito locale. Ma, specifica Pizzarotti, si tratta di persone «tangenziali al Movimento 5 Stelle, provenienti da un mondo che ha le stesse nostre idee e che va valorizzato».

Pizzarotti ha puntualizzato che chi si lamenta dei tempi lunghi nella scelta degli assessori (ne mancano ancora 4, che saranno esterni al M5S, più il vicesindaco che invece sarà uno degli eletti in consiglio comunale) sappia che «le scelte non sono fatte a cuor leggero» non avendo «una squadra già pronta a partire», «il problema, o il vantaggio, è questo: ci sono tante persone da valutare e questo richiede tempo».

La priorità dell'azione amministrativa sarà lavorare sul debito, non tanto quello comunale ma delle partecipate «che va messo in equilibrio» dice Pizzarotti che per affrontare le questioni economiche dice «dovrà aumentare la creatività, sfruttando tutti i modi possibili: il che non vorrà dire ridurre i servizi ma affrontarli in modo diverso» innanzitutto «valorizzando al massimo i dipendenti del Comune». La linea da seguire è quella tracciata dal commissario straordinario Ciclosi, anche se, precisa l'assessore Capelli, il reale debito del Comune (con le partecipate) non è di 846 milioni come enunciato dalla relazione finale commissariale poiché «vanno visti anche i dati patrimoniali attivi», «sicuramente la situazione delle partecipate è difficile ma la città potrà superare questo momento con sacrifici e a fatica, ma ce la può fare». Imu e l'aliquota Irpef sono già state alzate al massimo dal commissario, ma sindaco e assessore non si sbilanciano, prima vogliono «analizzare per bene i conti». «Chi ha sbagliato negli anni scorsi - precisa Capelli - sarà chiamato a rispondere, senza caccia alle streghe, ma su valutazioni oggettive».

L'assessore Casa punta a intercettare fondi «europei e statali» e «analizzare le best practices di comuni virtuosi per "rubare" idee o iniziative» annunciando che «a fine luglio sarà pronto il piano di azione». Per l'ambiente l'assessore Folli dà priorità a «estendere la raccolta differenziata porta a porta in tutta la città. Vedremo in che tempi e che modi. Ora siamo al 45%». Per la chiusura dell'inceneritore di Iren in costruzione (in teoria dovrebbe essere ultimato a fine anno), cavallo di battaglia nella campagna elettorale, glissa: «dobbiamo ancora vedere tutte le carte».

Gino Capelli, assessore al bilancio e società partecipate del Comune di Parma.
Capelli, 47 anni è commercialista dall'ottobre del 1993, esperto in diritto fallimentare (laureato in Economia aziendale all'Università di Parma). Dal 2003 ha svolto incarichi in collegi sindacali di varie società, svolti anche in contesti di crisi aziendali. Ha ricoperto numerosi incarichi giudiziari nell'ambito di consulenze tecniche in materia contabile, civile, penale e della tutela delle persone. A cui si aggiungono incarichi di amministrazione di società con nomina giudiziaria, nell'ambito del dissesto "Parmalat". Nel 2008 è stato nominato curatore fallimentare delle società Jam Session che gestivano il marchio Guru, di Matteo Cambi.

Cristiano Casa, assessore alle Attività Produttive, commercio e turismo del Comune di Parma. Casa, 42 anni, imprenditore nella ditta di famiglia (responsabile commerciale per la Tecnoform srl di Colorno, specializzata in produzione packaging e lavorazione di materie plastiche) è laureato in Economia e Commercio, già vicepresidente del Gruppo giovani imprenditori nazionale Confapi dal 2008 al 2009. Presidente uscente di Centopercento PMI, l'associazione di piccole e medie imprese fuoriuscita da Api dopo la fusione di quest'ultima con l'Unione Parmense Industriali nel 2009. Ha collaborato col Movimento 5 Stelle per le elezioni regionali nel 2010.

Gabriele Folli, assessore all'Ambiente e Mobilità del Comune di Parma.
Folli, 44 anni, esponente dell'associazione Gestione Corretta Rifiuti di Parma, il comitato sorto contro il termovalorizzatore in costruzione a lato dell'autostrada, da parte di Iren. In questa veste ha partecipato all'elaborazione di un piano di gestione e smaltimento rifiuti alternativo. Diplomato in ragioneria da vent'anni ricopre il ruolo di Responsabile Marketing e Comunicazione della ditta Ocme Srl, specializzata nella produzione di impianti e macchine per l'imbottigliamento, il confezionamento e la palettizzazione (produzione di sistemi meccanici per la gestione e lo stoccaggio dei prodotti alimentari).

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-06-09/commercialista-imprenditore-ambientalista-ecco-151504.shtml?uuid=...

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Si accendono di nuovo i riflettori su Parma: oggi, all'ultimo giorno disponibile, si insedia il consiglio comunale, con la convalida degli eletti, e con l'esposizione del programma amministrativo del sindaco "grillino", Federico Pizzarotti.
L'attesa è così alta che gli ingressi nella sala del consiglio comunale saranno contingentati, sia per il pubblico che per i giornalisti (agli inviati nazionali e stranieri sarà riservata la sala stampa). Il consiglio sarà trasmesso in streaming sul sito web del Comune.

Permane un clima di incertezza perché, salvo colpi di scena, Pizzarotti si insedierà con una giunta dimezzata. Al momento sono noti 5 assessori su 8. Gli ultimi due sono stati nominati ieri sera: la vicesindaco Nicoletta Paci (53 anni, è l'unica "politica", poiché eletta consigliera nel Movimento 5 Stelle, Pizzarotti le ha affidato la delega alla scuola) e l'assessore allo sport e alle politiche giovanili Giovanni Marani, 35 anni, pallavolista e socio di una web agency. Mancano tuttora: l'assessore al welfare (potrebbe essere Fabio Fabbro, attuale presidente del Centro Servizi Volontariato) e quello alla cultura e all'urbanistica. Curiosamente, in questo quadro, rimangono vacanti le deleghe alla sicurezza e ai lavori pubblici.

E' definitiva la rinuncia, ufficialmente per risparmiare, al reinserimento della figura del direttore generale, per il quale Pizzarotti avrebbe gradito il ferrarese Valentino Tavolazzi, espulso da Beppe Grillo.
Solo ieri, infine, i grillini hanno concordato con il Pd l'elezione del presidente del consiglio comunale (che va eletto con una maggioranza del 75% dei consiglieri, quindi bipartisan). Sarà Marco Vagnozzi, un fedelissimo della prima ora, che negli ultimi due anni ha lavorato come assistente al gruppo del 5 Stelle in regione. Vicepresidente del consiglio sarà il pidino Massimo Iotti (carica già ricoperta nel passato mandato), mentre capogruppo del Pd sarà Nicola Dall'Olio, lo sconfitto alle primarie ma "re" delle preferenze alle comunali. Il candidato sindaco sconfitto, Vincenzo Bernazzoli, si è già dimesso dal consiglio comunale optando di rimanere in carica come Presidente della Provincia.

I rumors dicono che Federico Pizzarotti potrebbe annunciare un'azione di responsabilità legale nei confronti di tutta la giunta precedente, per la questione debiti, sulla scia della relazione finale lasciata dal commissario straordinario Mario Ciclosi, molto dura nei confronti dell'ex amministrazione Vignali.
Sempre sugli aspetti economici è attesa, nel discorso programmatico, anche la comunicazione delle linee delineate dal suo staff di consulenti gratuiti, composto da Loretta Napoleoni, Maurizio Pallante e Fabio Salviato. In particolare sul come il Movimento 5 Stelle intende affrontare l'indebitamento delle partecipate che per Spip, Stu Stazione e Parma Infrastrutture risulta particolarmente incagliato.
Infine il sindaco Pizzarotti dovrebbe indicare quale sarà la strada per "chiudere" l'inceneritore in costruzione da parte di Iren. In particolare se sarà bloccato il cantiere in corso e come sarà affrontata l'eventualità delle penali (il solo costo dell'impianto è di 193 milioni, con la rete di teleriscaldamento il conto sale a 300 milioni).

www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-06-14/parma-insediamento-pizzarotti-131039.shtml?uuid=...
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"Apprendiamo con sgomento l'arresto di una nostra consigliera municipale e la consideriamo 'momentaneamente allontanata' dal Movimento Cinque Stelle e dimissionaria da ogni in carico elettivo".

L'arresto per spaccio di droga (non solo hashish e mariujana, ma anche cocaina e anfetamine) di Diletta Botta, 35 anni, titolare del bar "Il solito posto", in via Molfino a Sestri ponente, diventa immediatamente uin caso politico. La Botta, inrfatti, con una quarantina scarsa di preferenze era diventata - due mesi fa - consigliera di circoscrizione a Sestri ponente per il Movimento Cinquestelle.

Secondo la polizia, che dopo aver perquisito il locale ha trovato "un vero e proprio supermercato della droga", non c'erano dubbi sul fatto che "Il solito posto" di via Molfino fosse diventata una vera e propria centrale di spaccio: la Botta è stata immediatamente arrestata ed il locale ora rischia la chiusura.

"Come sempre il Movimento Cinquestelle non mette la testa sotto la sabbia - spiega Paolo Putti, già candidato sindaco - e quindi abbiamo preferito dare noi la notizia. Come tutti i cittadini che hanno concorso alle elezioni per le nostre liste, Diletta Botta aveva presentato un Certificato Penale immacolato e aveva partecipato al nostro MeetUp. Dal punto di vista umano cercheremo di starle vicino, da quello politico -evidentemente - chiederemo le sue immediate dimissioni dal Movimento". (03 agosto 2012)

genova.repubblica.it/cronaca/2012/08/03/news/spaccia_droga_nel_suo_locale_arrestata_consigliera_grillina-4...
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5 Stelle: "Niente spettacoli sulla Shoah
anche rom e palestinesi sono oppressi"
Il movimento ha votato contro la delibera per gli eventi in Zona 3, a Milano, nella Giornata della Memoria
"Quei soldi destiniamoli ai disoccupati". La comunità ebraica: "E' un atteggiamento grave e pericoloso"
di FRANCO VANNI
Lo leggo dopo
Patrizia Bedori
Quando ha dovuto leggere nell'aula del consiglio di Zona la decisione presa dal suo movimento, le è venuto da piangere. "Mi sono emozionata perché personalmente ero favorevole alle iniziative in occasione della Shoah - dice Patrizia Bedori, consigliere del Movimento 5 Stelle in Zona 3 a Milano - ma noi eletti siamo solo portavoce. L'assemblea dei militanti aveva deciso con un voto online per il no e io ho dovuto adeguarmi". L'iniziativa a cui Patrizia Bedori ha dovuto opporsi è il finanziamento da parte del consiglio di Zona di tre spettacoli sulla Shoah il 27 gennaio per la Giornata della Memoria. Le rappresentazioni si terranno nell'auditorium comunale in via Valvassori Peroni.

La motivazione per cui la maggioranza dei militanti a 5 Stelle in un forum online ha votato contro il finanziamento è che "sarebbe stato più opportuno ricordare tutti i popoli perseguitati e oppressi, dai rom alle minoranze politiche, fino al popolo palestinese". Inoltre i militanti hanno ritenuto che "in un periodo di crisi, i pochi soldi che hanno a disposizione i consigli di Zona sarebbe meglio spenderli per il sostegno ai disoccupati anziché in celebrazioni che si sovrappongono a quelle già organizzate in ambito nazionale, regionale e cittadino". Nonostante il voto contrario dell'esponente della rappresentante del movimento fondato da Beppe Grillo, gli spettacoli si faranno: tutti gli altri partiti hanno votati compatti a favore del finanziamento.

Io stessa in commissione avevo votato a favore -
dice Bedori - ma per noi la democrazia interna è fondamentale. Se gli attivisti del movimento mi hanno detto di votare poi contro, io devo votare contro. Da noi chi sta fuori dalle assemblee elettive ha lo stesso potere di chi sta dentro". Daniele Nahum, portavoce della comunità ebraica milanese, commenta: "Spero che Grillo intervenga personalmente e con parole chiare. Questa non è la prima uscita infelice del Movimento 5 Stelle. Spesso i commenti in rete degli attivisti grillini sfociano nella xenofobia. La Shoah ha una sua specificità e non riconoscerlo è grave e pericoloso anche per la memoria nazionale: le deportazioni sono avvenute anche in Italia. Le stesse comunità ebraiche nel giorno della Memoria hanno spesso ricordato altri genocidi".

(21 dicembre 2012)
milano.repubblica.it/cronaca/2012/12/21/news/5_stelle_niente_spettacoli_sulla_shoah_anche_rom_e_palestinesi_sono_oppressi-49236822/?ref...
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Un non eletto, che non partecipa alle elezioni con l'obiettivo di farsi rieleggere, lascia, da assoluto impunito, la sua Agenda in eredità al prossimo governo, nel caso non sia ancora lui presidente del Consiglio. Non scende in campo, ma sale in politica, ascende al Cielo. Non è stato sfiduciato dal Parlamento, ma si è sfiduciato da solo. E' un fenomeno della autoreferenzialità estrema, un energumeno anticostituzionale, un presuntuoso che non ammette lo sfascio economico di cui è diretto responsabile. Non si è mai visto in una democrazia che ci si candidi alla guida di una Nazione con la pretesa di non partecipare alle elezioni e che si imponga il programma ai successori al pari delle Tavole della Legge di Mosè. Il programma di Rigor Montis, nel caso il M5S riesca a partecipare alle elezioni e le vinca (perché porsi limiti?) diventerà carta straccia con buona pace dei suoi sostenitori Casini e Fini. Del doman non v'è certezza, ma con altri cinque anni di montismo e della sua agenda c'è l'assoluta sicurezza del fallimento economico senza ritorno dell'Italia. L'Agenda Grillo (un estratto dal Programma del M5S e delle proposte discusse nel forum e nel blog) dà molta più fiducia:
1 - Legge anticorruzione
2 - Reddito di cittadinanza
3 - Abolizione dei contributi pubblici ai partiti (retroattivi da queste elezioni)
4 - Abolizione immediata dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali
5 - Introduzione del referendum propositivo e senza quorum
6 - Referendum sulla permanenza nell'euro
7 - Obbligatorietà della discussione di ogni legge di iniziativa popolare in Parlamento con voto palese
8 - Una sola rete televisiva pubblica, senza pubblicità, indipendente dai partiti
9 - Elezione diretta dei candidati alla Camera o al Senato
10 - Istituzione di un politometro per la verifica di arricchimenti illeciti da parte della classe politica negli ultimi vent'anni
11 - Massimo di due mandati elettivi
12 - Legge sul conflitto di interesse
13 - Misure immediate per il rilancio della piccola e media impresa sul modello francese
14 - Ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola pubblica con tagli alle Grandi Opere Inutili come la Tav
15 - Informatizzazione e semplificazione dello Stato
16 - Accesso gratuito alla Rete per cittadinanza
Questo e altro ancora nel futuro degli italiani. Si volta pagina. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.


www.beppegrillo.it/2012/12/lagenda_grillo.html#commenti
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5 Stelle, scoppia la zuffa online
per il primo nome sulla scheda
Il derby fra Como e Cantù provoca tensioni all'interno del movimento. E i militanti si scambiano
gli insulti: "Non siamo un club privé". Il rischio è che al Pirellone ci siano 79 candidati invece di 80
di MATTEO PUCCIARELLI
Silvana Carcano
«Abominevole faccenda», «comportamenti al limite del delinquenziale», «miserabili», «cialtroni», «movimento trasformato in un club privé» e via dicendo. La sequela di amabili insulti reciproci scambiati online rende bene l’idea delle tensioni interne al Movimento Cinque Stelle: da una parte i grillini di Como, dall’altra tutti gli altri della Lombardia.

Ma cos’è successo? La storia parte da lontano, con due liste che non possono proprio sopportarsi: quella del capoluogo lariano e quella di Cantù. “Antipatie” che hanno finito per coinvolgere il M5S in ambito regionale: se i grillini in tutto avranno 79 candidati in lista per il Pirellone invece degli 80 previsti è proprio grazie alle diatribe comasche. I cinque nomi che doveva presentare quella provincia saranno invece quattro. Le primarie avevano eletto tre uomini e due donne: la più votata è stata una donna, Giovanna Serpico; siccome la legge elettorale regionale prevede l’alternanza uomodonna sulla scheda, Serpico avrebbe dovuto far posto in cima a un uomo.

l fatto è che la grillina a quel primo posto non vuole rinunciare («come prima candidata scritta ha, per ovvie ragioni psicologiche e mediatiche, più possibilità di essere votata e quindi eletta, e ci sembra comprensibile che non voglia rinunciare alla posizione che il voto le ha garantito», la difendono i suoi), per cui l’alternanza salta e a farne le spese è appunto un uomo. Guarda caso il quinto nome che salta — per quello che viene considerato «un capriccio della Serpico» — è un “non gradito” dai comaschi («perché del gruppo di Cantù ed Erba», spiega Vito Crimi, uno dei dirigenti del M5S).

A nulla è servito l’intervento da paciere della candidata presidente Silvana Carcano: i comaschi hanno raccolto le firme per i quattro e di mollare l’osso non vogliono saperne. Interverrà Beppe Grillo?

(04 gennaio 2013)


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Promesse da marinaio di quelli di lungo corso, capaci di navigare sull'onda giusta, prenderla e cavalcarla. Tradotto in politichese: parole da campagna elettorale che cavalca l'onda delle promesse spot che pagano al chiuso della cabina. Se non vuole essere accusato di far parte di quella classe politica che promette e non mantiene e che il suo Movimento aborrisce, bisognerà proprio che Federico Pizzarotti, sindaco grillino di Parma, inizi a fare qualcosa di quello che meno di un anno fa aveva promesso, giurato e garantito. Anzi di più: aveva inserito nel suo programma di 34 pagine.

Registrata la sconfitta sull'inceneritore, contro una sentenza del Riesame poco può la battagliera ‘vis' grillina, il sindaco non spunta nemmeno altre due delle voci che gli avevano fatto guadagnare simpatie e voti: Imu e Quoziente Parma. Con ordine: per la tassa sugli immobili Pizzarotti aveva promesso di ridurre l'aliquota dallo 0,6% (il massimo consentito), a un tasso più ragionevole. L'attualità registra che 0,6% era con la giunta precedente e 0,6% è con quella attuale. «Prima di tutto dovevamo mettere in sicurezza i conti del Comune», ha spiegato il sindaco con parole degne di Mario Monti allorché prese in mano l'Italia disastrata di fine 2011. Casse sul cui contenuto, comunque, c'è pochissima chiarezza.

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Parma, Pizzarotti fa i conti con la sua prima sconfitta da sindaco: a giorni l'accensione dell'inceneritore
I fatti: il Comune di Parma viene commissariato a ottobre 2011 dopo le dimissioni di Pietro Vignali che lascia lo scranno con un buco di svariate centinaia di milioni di euro. Quanti? Nei mesi successivi, quelli in cui si alternano come commissari straordinari Anna Maria Cancellieri e Mario Ciclosi inizia a farsi un po' di chiarezza e quando quest'ultimo saluta la città per lasciare il posto a Pizzarotti dichiara un "rosso" nelle casse comunali di oltre 800milioni di euro. Pizzarotti afferma invece che il buco sia di poco superiore ai 600milioni e, tanto per ingarbugliare ancora di più la matassa, il sito Tgcom.it, di recente certifica un passivo ancora superiore agli 800milioni.

Capire esattamente quanto manchi in cassa è impossibile; non lo è invece registrare un'altra promessa mancata del grillino, il Quoziente Parma. Si tratta di un strumento a disposizione del sistema di welfare del Comune per sostenere le famiglie in difficoltà economiche attraverso sgravi fiscali calcolati in base al numero dei figli. Nel piano tariffario per il 2013 votato lo scorso novembre il Quoziente Parma è sparito "per costi troppo alti", spiegano dal Comune. Tornerà? L'assessore al welfare, Laura Rossi, si è affrettata a tranquillizzare tutti spiegando che verranno adottate nuove misure a sostegno delle fasce deboli, aggiungendo comunque che la priorità è quella di abbassare l'Imu.

Ecco, a conti fatti, Pizzarotti dice che l'Imu per il momento non si può rivedere e il suo assessore dice che prima di fare altri interventi a favore della popolazione in difficoltà si deve sistemare l'aliquota Imu. Risultato attuale: le casse del Comune restano in rosso, esattamente come quelle di tanti elettori di Pizzarotti che il 17 dicembre hanno pagato una tassa sulla casa di proprietà tra le più alte d'Italia e da qualche giorno non hanno nemmeno più un sistema "paracadute" come il Quoziente Parma. Che dire: la giunta grillina ha ampi margini di miglioramento.


www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-04/pizzarotti-perde-anche-battaglia-132702.shtml?pager.offset=10&cq_comments_order=DATE&cq_comments_order_dir=DESC&#...
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07/04/2013 00:31
 
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Mafia, minacce anonime a Grillo: Digos e Ros alzano la protezione
Dopo le lettere anonime sugli attentati ai pm siciliani per bloccare "froci e comici al governo" polizia e carabinieri vogliono mettere in atto misure di sicurezza per garantire al leader del Movimento Cinque Stelle l'incolumità

di Emiliano Liuzzi | 6 aprile 2013Commenti (474)

Più informazioni su: Beppe Grillo, Movimento 5 Stelle, Rosario Crocetta.

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I carabinieri del Ros sono arrivati di primo pomeriggio a casa di Beppe Grillo. Motivo: mettere in atto una serie di misure di sicurezza per garantire al leader del Movimento 5 stelle l’incolumità dopo la lettera arrivata alla Procura di Palermo, datata 2 aprile, intestata al pm Nino Di Matteo: “Questo Paese non può finire governato da comici e da froci”. Una minaccia considerata pericolosa e attendibile. Non la penna di mitomani, tanto per intenderci, ma uno scritto che riporta alla mente degli inquirenti siciliani gli anni più oscuri. “Siamo preoccupati”, dicono. “E abbiamo sottovalutato fino a oggi quello che è stato lo tsunami nella politica italiana. Tsunami al quale le organizzazioni criminali non reagiscono mai bene”.

Il “frocio”, come dicono in modo sprezzante i mafiosi, potrebbe essere Rosario Crocetta, il politico di centrosinistra, omosessuale dichiarato, che governa la Sicilia da pochi mesi. Oppure il presidente della giunta regionale della Puglia, Nichi Vendola. Ma “comico” è lui, soltanto lui, Beppe Grillo. Che, dopo il blitz nella patria della mafia, è sbarcato a Roma e potrebbe mettere ancora più in pericolo gli equilibri criminali nella partita del governo.

Ma se i giornali tacciono – non è bastato un titolo in prima pagina del Fatto Quotidiano – ieri i vertici dei Ros e della Digos a Roma hanno deciso di agire. Bisogna intensificare la protezione a Grillo. Non si può attendere oltre: la lettera, precisa, circostanziata e ritenuta assolutamente credibile, non lascia tempo. Si parla di un “botto”, insomma, di una bomba. Si racconta che “Matteo (Messina Denaro, ndr) abbia dato l’assenso… abbia coinvolto altri uomini d’onore anche detenuti”.

D’altronde nella lettera si parla anche di una scadenza imminente: l’azione sarebbe fissata entro maggio. Cioè proprio nelle settimane convulse, confuse, che porteranno alla scelta del premier e del Capo dello Stato. Che decideranno del futuro dell’Italia. Se il Paese volterà davvero pagina lasciando la criminalità organizzata senza coperture istituzionali e politiche si deciderà adesso.

Sembra di rivivere la stagione delle stragi del 1992, con la bomba a Falcone arrivata nelle settimane dell’elezione del presidente della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro) e della formazione del governo. Troppe, davvero troppe circostanze che si ripetono. Allora c’era Toto Riina, era il periodo oscuro della mai chiarita trattativa Stato-mafia. Oggi, appunto, la guida è passata a Matteo Messina Denaro perennemente vicino alla cattura, ma sempre potentissimo anche dalla latitanza. Il suo regno, però, come il boss sa benissimo, potrebbe scricchiolare se non fosse più garantito dalla politica.

Che Cosa Nostra guardasse con preoccupata attenzione all’ascesa di Grillo lo aveva già raccontato settimane fa il Fatto: le intercettazioni dei boss nei giorni precedenti le elezioni avevano mostrato inquietudine. Il nome non compariva mai direttamente, ma accenni e silenzi portavano tutti in quella direzione. Ma ora non si scherza più. La sicurezza di Grillo nei mesi scorsi non era parsa un’emergenza. Poi il voto, il Cinque Stelle che schizza oltre il 25 per cento. Si comincia a parlare di governo. Insomma, i giochi si fanno grossi. Troppo grossi, rischiano di mettere in discussione l’impero della criminalità organizzata con i suoi 140 miliardi di affari. Mafia, ma anche ‘ndrangheta e camorra.

E il movimento di Grillo è considerato incontrollabile. Difficile, quasi impossibile da penetrare. Più dei partiti classici. Ecco allora che quella parola “comico” pare indicare un possibile obiettivo. Fa tremare gli investigatori. Anche perché Grillo di protezione finora non ne ha voluto sapere, al massimo si affida alla cura di qualche amico o collaboratore. Niente più, continua la vita di sempre. “Noi non possiamo imporre la scorta a chi non ricopre incarichi istituzionali. Se rifiuta la protezione dobbiamo starcene”, spiegano Ros e Digos che comunque hanno intensificato un servizio di vigilanza intorno a possibili obiettivi. Il tutto in un silenzio assordante. Solo Dario Fo, ieri, sul blog di Grillo, ha parlato di “clima del 1992”.

Da Il Fatto Quotidiano del 6 aprile 2013


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Anche Pomezia e il sindaco Fabio Fucci nelle intercettazioni di Mafia Capitale, addirittura messe in ballo da Salvatore Buzzi. Ma il sindaco pometino ne esce vittorioso e come esempio di incorruttibilità. In riferimento alla gara indetta lo scorso anno dalla Prefettura di Roma per l’accoglienza dei migranti e la loro dislocazione nella provincia di Roma, infatti, Buzzi – intercettato dagli inquirenti – sosteneva di non avere nessuna protezione a Pomezia in quanto il sindaco era incorruttibile. Quindi non c’era nessuna possibilità di pilotare la gestione delle strutture di Pomezia da parte delle cooperative riconducibili a Buzzi e Carminati, perché non ci sarebbe stato nessun appoggio da parte della Giunta pentastellata. Un vanto per Fucci e per l’intera Pomezia, che dimostrano ad altre amministrazioni comunali come possa essere possibile governare senza prendere “mazzette” milionarie. -


www.ilcorrieredellacitta.com/cronaca/sindaco-di-pomezia-incorruttibile-parola-di-salvatore-bu...

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Roma e Torino, stipendi: staff di Appendino costa metà di Fassino. E un terzo in meno di quello della Raggi
Roma e Torino, stipendi: staff di Appendino costa metà di Fassino. E un terzo in meno di quello della Raggi
Politica
Il sindaco del capoluogo piemontese ha accorpato le figure di capo di gabinetto e portavoce e cancellato quella del city manager. Al Campidoglio oltre 400mila euro tra capo di gabinetto, capo della segreteria politica e portavoce
di F. Q. | 18 agosto 2016
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Più informazioni su: Chiara Appendino, Movimento 5 Stelle, Roma, Torino, Virginia Raggi
Lo staff del sindaco di Torino Chiara Appendino costa al Comune del capoluogo piemontese la metà di quello del predecessore, Piero Fassino. E costa meno anche del totale che il Campidoglio dovrà alle tre figure principali che aiuteranno il sindaco Virginia Raggi: 271mila euro per 5 persone circa contro 413mila circa che è il totale degli stipendi di capo di gabinetto, capo della segreteria politica e portavoce del primo cittadino di Roma. Le cifre esatte del budget che l’amministrazione di Torino, pubblicate dalla Stampa, arrivano dopo le polemiche incrociate tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico in particolare sul compenso sul capo di gabinetto della Raggi, il magistrato Carla Romana Raineri, alla quale è stato accordato uno stipendio di 193mila euro.

In particolare lo staff del sindaco Fassino costava 557739 euro per 7 persone. Il capo di gabinetto era Alessandra Gianfrate cui spettavano 87635 euro lordi, mentre la voce più importante erano i 200mila euro lordi destinati a Gianni Giovannetti, storico portavoce di Fassino: oltre 43mila euro di stipendio, poi un’indennità di 73mila euro (non tassata), più altri 30mila di premi. La Appendino, innanzitutto, ha accorpato le figure di capo di gabinetto e portavoce, con la cancellazione del city manager o direttore generale che dir si voglia. Tutto riassunto sotto la responsabilità di Paolo Giordano, al quale andranno in totale 87mila euro lordi. Peraltro Giordano è una “risorsa interna”. Altri risparmi, aggiunge la Stampa, sono stati compiuti sugli stipendi dei collaboratori degli assessori.


Quanto al Comune di Roma, limitando il calcolo alle principali tre figure che collaboreranno con la Raggi, si arriva a 413mila euro: 100mila a Teodoro Fulgione, ex giornalista dell’Ansa che farà da portavoce del sindaco, 193mila già detti alla Raineri e altri 120mila a Salvatore Romeo, capo della segreteria politica, che è un funzionario interno al Comune ma che – come ha rilevato nei giorni scorsi il Pd – guadagnerà d’ora in poi il triplo dei soldi.

Proprio sui numeri dello staff della Raggi si era accesa la polemica con il Partito democratico. Quello della Raineri è l’emolumento più “ricco” degli ultimi 8 anni: Maurizio Basile prima e Sergio Basile poi, durante la giunta Alemanno, percepivano rispettivamente 180mila e 75mila euro l’anno, mentre Luigi Fucito, braccio destro di Ignazio Marino, si era fermato a 73mila. In questo caso tuttavia la replica del M5s è stata che Fucito era anche dipendente del Senato dove guadagnava altri 190mila euro che non uscivano dal bilancio del Campidoglio, ma che erano pur sempre pubblici. Per giunta la Raineri, magistrato, prenderà meno di quanto prenderebbe se continuasse il suo lavoro alla Corte dei Conti. L’altro raffronto è quello tra i portavoce: quello di Marino, Guido Schwarz, prendeva 79.828 euro.

Complessivamente, secondo i dati dello stesso M5s di Roma, tra staff e giunta ci sarà un risparmio rispetto alla giunta Marino di 300mila euro: 5 milioni circa contro 5,3. Un risparmio dovuto probabilmente anche dal fatto che la giunta Raggi ha 3 assessori in meno dell’amministrazione precedente.

www.ilfattoquotidiano.it/2016/08/18/roma-e-torino-stipendi-staff-di-appendino-costa-meta-di-quello-di-fassino-e-un-terzo-meno-di-quello-della-raggi/...
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Bagheria, il pentito: “Il sindaco del M5s è inavvicinabile”. E Cosa nostra rinuncia agli appalti del comune
Bagheria, il pentito: “Il sindaco del M5s è inavvicinabile”. E Cosa nostra rinuncia agli appalti del comune
MAFIE
La deposizione al processo Panta Rei di Pasquale Di Salvo, un ex poliziotto che ha fatto anche da scorta al giudice Giovanni Falcone, poi diventato imprenditore mafioso: "Con l’arrivo di Patrizio Cinque la situazione era cambiata. Io avevo da riscuotere un credito lecito nei confronti del comune, neanche quello fu possibile recuperare"
di F. Q. | 12 marzo 2017
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Il sindaco pentastellato era inavvicinabile e per questo motivo Cosa nostra non si era più interessata degli appalti del comune. Succede a Bagheria, dove dal 2014 il primo cittadino è Patrizio Cinque del Movimento 5 Stelle. A rivelarlo – come riporta Repubblica – è uno degli ultimi collaboratori di giustizia di Cosa nostra: Pasquale Di Salvo, un ex poliziotto che ha fatto anche da scorta al giudice Giovanni Falcone, poi diventato imprenditore mafioso.

“Il sindaco grillino di Bagheria era inavvicinabile, per questa ragione la famiglia mafiosa aveva deciso di non occuparsi più di appalti al comune”, ha raccontato il pentito, deponendo al processo Panta Rei, che si svolge in trasferta a Milano. Interrogato dai pm Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco, Di Salvo ha parlato dell’interesse di Cosa nostra per i lavori banditi dal comune in provincia di Palermo. “Ma negli anni scorsi – ha aggiunto – Con l’arrivo di Patrizio Cinque la situazione era cambiata, perché era davvero inavvicinabile. Io avevo da riscuotere un credito lecito nei confronti del comune, neanche quello fu possibile recuperare”.

Di Salvo è stato arrestato nel dicembre del 2015 insieme ad altre 37 persone, ritenute appartenenti ai clan mafiosi di Palermo e Bagheria. Dopo Di Salvo è toccato ad un altro degli ultimi pentiti di Cosa nostra deporre nel processo palermitano in trasferta a Milano e cioè Giuseppe Tantillo. L’ex esponente dei clan di Borgo Vecchio ha raccontato di aver dovuto rimproverare alcuni ultras del Palermo calcio provenienti dal suo stesso quartiere. Il motivo? “Si comportavano male sugli spalti con le tifoserie di altri quartieri”, ha raccontato.

www.ilfattoquotidiano.it/2017/03/12/bagheria-il-pentito-il-sindaco-del-m5s-e-inavvicinabile-e-cosa-nostra-rinuncia-agli-appalti-del-comune/...
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Martina Guarascio è figlia del commerciante che si diede fuoco nel 2013 davanti l'appartamento che tre anni dopo fu riconsegnato alla famiglia da Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista

di ALESSANDRA ZINITI
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25 settembre 2017
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Vittoria, il M5S le ricompra la casa messa all'asta giudiziaria, lei si candida con Forza Italia
Con i soldi delle loro indennità parlamentari i Cinquestelle le hanno ricomprato la casa messa all'asta e per la quale il padre si tolse la vita tragicamente dandosi fuoco davanti all'immobile che gli era stato pignorato dalle banche, ma ora lei si candida con Forza Italia.
Suona come uno schiaffo al M5S la scelta di Martina Guarascio di candidarsi alle prossime elezioni regionali nella lista di Forza Italia a sostegno della candidatura di Nello Musumeci. A dare la notizia il deputato nazionale Nino Minardo.

Martina Guarascio è figlia di Giovanni Guarascio, il commerciante che con il suo tragico gesto, nel maggio di quattro anni fa a Vittoria, richiamò l'attenzione del paese sul fenomeno delle centinaia di casa che, soprattutto nel Ragusano, vengono messe all'asta giudiziaria dalle banche che finiscono con l'entrarne in possesso per il mancato pagamento di debiti anche di piccola entità. La sua battaglia, negli anni successivi, venne portata avanti dalla vedova e dai figli che avrebbero dovuto essere sfrattati e consegnare la casa al nuovo acquirente. Uno sfratto scongiurato ancheo grazie all'aiuto del M5S che raccolse i 30.000 euro necessari a ricomprare l'appartamento venduto all'asta. La trasmissione Servizio pubblico rilanciò il numero del conto corrente della famiglia, in cui confluirono 78.000 euro utilizzati per curare la moglie di Giovanni Guarascio, rimasta anche lei gravemente ustionata, affrontare le spese legali e pagare la quota per ricomprare l'immobile.

Un anno e mezzo fa su un palco attorniato da migliaia di persone a Vittoria, a riconsegnare la casa ai Guarascio, c'erano Luigi Di Maio, ora candidato premieri del Cinque Stelle, e il parlamentare Alessandro Di Battista. Ma ora, Martina, che ha 32 anni, ha accettato la proposta avanzata dal Movimento dei Siciliani indignati di Gaetano Armao e sarà in lista con Forza Italia.

Piccata la reazione del candidato presidente del M5S: " Siamo contenti per lei, si vede che le abbiamo restituito tanta di quella serenità, da potere pensare pure di dedicarsi alla politica attiva. Ci dispiace solo che abbia scelto il lato sbagliato. Quella casa – racconta Cancelleri – noi la ricomprammo e la restituimmo alla famiglia sottraendola alla disperazione, ma, soprattutto, per accendere i riflettori sul problema delle aste giudiziarie, che rappresentano un vero incubo per tantissimi. Per mettere argine al fenomeno facemmo approvare all'Ars un disegno di legge voto per l'impignorabilità della prima casa, tutt'ora fermo a Roma”.
La casa fu comprata con i soldi provenienti dalle restituzioni di parte degli stipendi dei 14 deputati all'Ars “e, contrariamente a quello che di tanto intanto afferma qualcuno – dice Cancelleri - fu interamente pagata".



palermo.repubblica.it/cronaca/2017/09/25/news/vittoria_il_m5s_le_ricompra_la_casa_messa_all_asta_giudiziaria_lei_si_candida_con_forza_italia-176476938/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P20...
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PESCARA - "Eliminiamo i finanziamenti a pioggia alle Pmi che vanno sempre agli stessi e aboliamo l'Irap per loro". Lo afferma Luigi Di Maio presentando i 20 punti del programma del M5s nel Villaggio Rousseau di Pescara. Su questi punti Di Maio chiederà ai gruppi politici un 'accordo programmatico', se sarà il primo partito alle prossime elezioni senza raggiungere però il 40%.

"Partecipa, scegli, cambia" sarà lo slogan della nostra campagna elettorale, è la nostra storia, abbiamo iniziato tutti così nel M5s. E ora, se vorranno gli italiani, cambieremo l'Italia dal governo" afferma. "Abbiamo davanti due grandi sfide. Una è la composizione dei nuovi gruppi parlamentari", dice Di Maio concludendo a Pescara la tre giorni di formazione M5s dove oggi è stato accolto dall'applauso della sala D'Annunzio. In prima fila Elio Lannutti, Vincenzo Zoccano che sono con ogni probabilità fra i candidati scelti dalla Rete e che saranno ufficializzati.

Ovviamente, specifica Di Maio, "Grillo sarà sempre parte fondamentale del Movimento". "Testa e cuore - continua - saranno i requisiti della nostra squadra di Governo. Se siamo la prima forza politica del Paese è perché in questi anni chi ha governato non ha messo il cuore nelle scelte". Poi lancia la sfida a "tutti i partiti: perché non siete d'accordo con i nostri 20 punti del programma?" afferma, con un riferimento alle convergenze sui temi che il M5s.

• PRIMI TRE PUNTI, "VIA SUBITO 400 LEGGI INUTILI"
"Via subito 400 leggi inutili", elenca come primo dei 20 punti "per la qualità della vita degli italiani", stop alla giungla delle leggi, meno burocrazia per imprese e cittadini. Il secondo punto è quello della "smart nation, che promuova nuovo lavoro e nuove tecnologie". "Il reddito di cittadinanza è il terzo punto del nostro programma: non pagheremo le persone per stare sul divano". Oltre 2 miliardi di euro per la riforma dei centri per l'Impiego: "Facciamo incontrare davvero domanda e offerta di lavoro e garantiamo formazione continua a chi perde l'occupazione. Con la flex security le imprese sono più Competitive e le persone escono dalla condizione di povertà".

• PENSIONE DI CITTADINANZA: MAI PIU' SOTTO I 780 EURO
Pensione minima di 780 euro netti al mese a tutti i pensionati; 1.170 euro netti al mese per una coppia di pensionati.

• MENO TASSE, PIÙ QUALITÀ DELLA VITA
Riduzione delle aliquote Irpef; Niente tasse per redditi fino a 10mila euro. "Manovra shock per le piccole e medie imprese: riduzione del cuneo fiscale e riduzione drastica dell'Irap. Abolizione reale degli studi di settore, dello split payment, dello spesometro e di Equitalia. Inversione dell'onere della prova: il cittadino è onesto fino a prova contraria.

• TAGLI AGLI SPRECHI E AI COSTI DELLA POLITICA: 50 MILIARDI CHE TORNANO AI CITTADINI
Stop a pensioni d'oro, vitalizi, privilegi, sprechi della politica e opere inutili. Riorganizzazione delle partecipate, spending review della spesa improduttiva.

• SICUREZZA E LEGALITÀ
Diecimila nuove assunzioni nelle forze dell'ordine e due nuove carceri per dare ai cittadini più sicurezza e legalità.

• STOP AL BUSINESS DELL'IMMIGRAZIONE
Cooperazione internazionale finalizzata anche alla stipula di trattati per i rimpatri. Diecimila nuove assunzioni nelle commissioni territoriali per valutare, in un mese, come negli altri paesi europei, se un migrante ha diritto a stare in Italia o no.

• TUTELA DEI RISPARMI DEI CITTADINI
Risarcimenti ai risparmiatori truffati. Creazione della Procura nazionale per i reati bancari. Riforma bancaria Glass Steagall act contro le speculazioni.

• LA SANITA' SI PRENDE CURA DI TE
Aumento delle risorse per la Sanità Pubblica e riduzione sostanziale delle liste di attesa per tutti gli esami medici.

• 17 MILIARDI PER AIUTARE LE FAMIGLIE CON FIGLI
Applicazione del modello francese, rimborsi per asili nido, pannolini e baby sitter. Introduzione Iva agevolata per prodotti neonatali, per l'infanzia e per la terza età. Innalzamento importo detraibile per assunzione di colf e badanti.

• BANCA PUBBLICA PER GLI INVESTIMENTI
Creazione di una Banca pubblica per gli investimenti per piccole imprese, agricoltori e famiglie.

• LOTTA A CORRUZIONE, MAFIE E CONFLITTI D'INTERESSE
Modifica 416 ter sul voto di scambio politico mafioso. Riforma della prescrizione. Daspo per i corrotti. Agenti sotto copertura. Intercettazioni informatiche per reati di corruzione. "Riformiamo la prescrizione, con la sospensione dal primo grado di giudizio o dal rinvio a giudizio. Istituiamo il Daspo per corrotti: se sei corrotto non devi più avere a che fare con la Pubblica amministrazione" e il M5S vuole inserire "agenti sotto copertura per i reati di corruzione e le intercettazioni informatiche con i virus trojan nei Pc e negli smartphone sempre per i reati di corruzione" afferma il candidato premier M5s.

• UNA GIUSTIZIA RAPIDA, EQUA ED EFFICIENTE
Riduzione della durata dei processi; Certezza del processo e della pena.

• GREEN ECONOMY: ITALIA 100% RINNOVABILE
Duecento mila posti di lavoro da economia del riciclo rifiuti, 17mila nuovi posti di lavoro per ogni miliardo di euro investito nelle rinnovabili e nell'efficienza energetica; Uscita dal petrolio entro il 2050. Un milione di auto elettriche.

• RIDUZIONE DEL RAPPORTO DEBITO PUBBLICO/PIL DI 40 PUNTI IN 10 ANNI
Più ricchezza grazie a maggiori investimenti in deficit, ad alto moltiplicatore e con maggiore occupazione. Riduzione spese improduttive. Tagli agli sprechi. Lotta alla grande evasione fiscale.

• SUPERAMENTO DELLA COSIDDETTA BUONA SCUOLA
Piano assunzioni razionale in base al fabbisogno delle scuole Incremento spesa pubblica per istruzione scolastica. Abolizione del precariato

• VALORIZZAZIONE E TUTELA DEL MADE IN ITALY
Italia.it diventa la piattaforma e-commerce per i prodotti made in Italy nel mondo. Maggiore tutela dei beni culturali. Salvaguardia della qualità dei prodotti italiani minacciati dai trattati internazionali. Creazione di un Ministero del Turismo separato da quello dei Beni Culturali.

• INVESTIMENTI PRODUTTIVI: 50 MILIARDI NEI SETTORI STRATEGICI
Puntiamo su: innovazione, energie rinnovabili, manutenzione del territorio, contrasto al dissesto idrogeologico, adeguamento sismico, banda ultra larga, mobilità elettrica

• SUPERAMENTO DELLA LEGGE FORNERO
Quota 100 e Quota 41. Staffetta generazionale. Categorie usuranti. Opzione donna.

• "DE BENEDETTI? NON GLI TELEFONEREI"
"Noi tuteliamo il risparmio non i banchieri, non il padre della Boschi, lo dice la Costituzione. Tanta gente è stata truffata della banche ma è stata abbandonata
dallo Stato. Per Carlo de Benedetti io sono una sciagura se vinco? Sicuramente io non gli farei mai una telefonata, forse sono una sciagura per lui, non per l'Italia" afferma Di Maio soffermandosi sul punto banche del programma di governo M5S.

www.repubblica.it/politica/2018/01/21/news/di_maio_irap_irpef_grillo_m5s-18...

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Testimoni di giustizia in Calabria, imprenditori che si sono ribellati alla ‘ndrangheta. Un’altra in Sicilia, collaboratrice di Paolo Borsellino. Ma anche la donna che denunciò la cementificazione di Capo Colonna e le irregolarità dello stadio “Ezio Scida” a Crotone. Poi il chirurgo romano che raccontò le pressioni da parte del rettore del suo Ateneo su un concorso. E a Ravenna uno dei relatori del rapporto Ecomafia 2017. Sono alcuni nomi dei candidati ai collegi uninominali del Movimento 5 stelle: una rosa che verrà annunciata lunedì 29 gennaio, termine di scadenza per la deposizione delle liste. Come Luigi Di Maio aveva annunciato, il M5s sta puntando su “nomi forti”. Oltre ai già noti, come il docente dell’università di Pretoria Lorenzo Fioramonti (aveva raccontato la sua storia di cervello in fuga a ilfattoquotidiano.it), il giornalista Gianluigi Paragone, il presidente del Forum disabili Vincenzo Zoccano e il giornalista Emilio Carelli, ci saranno altri professori, giornalisti, industriali e magistrati. Ma soprattutto ci saranno persone della società civile: simboli dell’antimafia, delle battaglie in difesa dei beni culturali o della correttezza di un concorso.

Si parte dalla Calabria, dove i 5 stelle puntano sui testimoni di giustizia. Correrà Pino Masciari, imprenditore con alle spalle una battaglia di più di 20 anni alla ‘ndragheta. Originario di Catanzaro, Masciari diventa conosciuto a metà degli anni Novanta per essersi ribellato alle cosche, denunciando alcuni esponenti di spicco della malavita calabrese e i loro rapporti con la politica e le istituzioni. Le sue dichiarazioni hanno mandato in carcere diversi boss, ma hanno anche messo in pericolo di vita lui la sua famiglia. Per questo dal 1997 è sottoposto, insieme alla moglie e ai due figli, a un programma speciale di protezione.

Accanto a Masciari ci potrebbe essere un altro imprenditore dalla storia simile, Gaetano Saffioti. Per lui è pronto il collegio di Reggio-Gioa Tauro, ma pur apprezzando l’offerta non avrebbe ancora accettato. A inizio anni ’80 Saffioti ha fondato un’impresa di costruzioni e vinto vari appalti pubblici e privati, prima che la ‘ndrangheta iniziasse a minacciarlo e a sottoporlo a richieste di estorsione tramite minacce, intimidazioni e danneggiamenti. Saffioti ha deciso di denunciare tutto alla magistratura. Con le sue dichiarazioni ha mandato in carcere 48 esponenti delle famiglie mafiose dei Bellocco, Mazzagatti, Romeo, Nasone, Piromalli e Gallico. Da 16 anni vive a sotto scorta a Palmi.

In Calabria sarà candidata a Crotone per il Senato anche l’archeologa Margherita Corrado, nota per le battaglia in difesa dei beni archeologici calabresi. Ha evitato che i resti del foro di fronte al sagrato del Santuario della Madonna di Capo Colonna finissero coperti dal cemento di un parcheggio per auto. Poi, davanti alle telecamere delle Iene, ha contestato le modalità seguite per ampliare lo stadio di calcio di Crotone. E adesso non può più lavorare perché è stata ostracizzata nero su bianco dal soprintendente delle province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, Mario Pagano.

Il Movimento 5 stelle ha pensato invece a un’altra testimone di giustizia in Sicilia, dove correrà Piera Aiello. La donna denunciò gli assassini del marito Nicolò Atria, il figlio del mafioso Vito che aveva sposato appena 18enne. Atria, come il padre, fu ucciso nel ristorante della Aiello nel 1991. Dopo quell’omicidio nella donna scattò qualcosa e divenne la prima testimone di giustizia in Italia, lavorando al fianco di Borsellino. Piera Aiello è cognata di Rita Atria, testimone di giustizia suicida dopo aver appreso della morte del magistrato il 19 luglio 1992.

Nella squadra dei candidati c’è anche il chirurgo romano Pierpaolo Sileri, come rivela l’Adnkronos. Sileri denunciò pressioni da parte del rettore del suo Ateneo su un concorso. Ricercatore dell’Università di Roma Tor Vergata, insieme a un collega un anno fa raccontò della richiesta giunta da Giuseppe Novelli, affinché ritirasse il suo ricorso, accolto dal Tar, contro la chiamata in ruolo di altri due docenti, in un concorso che – denuncia Sileri – fu indetto “senza un bando“.

In Emilia Romagna in campo con il M5s a Ferrara ci sarà l’ex magistrato Ezio Roi, in prima linea nella campagna per il no al Referendum Costituzionale, mentre a Ravenna è stato scelto David Zanforlini, avvocato presidente nazionale dei centri di azione giuridica di Legambiente e relatore del rapporto Ecomafia 2017. Nelle Marche per la Camera nel collegio di Ascoli Piceno verrà scelto secondo Il Corriere della Sera Roberto Cataldi, legale che dirige una rivista telematica di informazione giuridica. Ad Ancona invece Mauro Coltorti, professore ordinario alla Facoltà di Scienze Ambientali dell’Università di Siena. Un altro accademico a Torino, dove per il Senato ci sarà Giuseppe Mastruzzo, direttore dell’International University College of Turin. Nel 2011, insieme a Stefano Rodotà, ha condiviso la battaglia referendaria per l’acqua bene comune. Un ingegnere, scrive sempre il Corriere, correrà infine a Matera: è Gianluca Rospi, presidente dell’ordine provinciale.


www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/27/m5s-candidati-tre-testimoni-di-giustizia-imprenditori-anti-ndragheta-e-la-prima-collaboratrice-di-borsellino/...
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