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26/11/2011 Paul McCartney a Bologna

Ultimo Aggiornamento: 30/11/2021 22:37
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28/11/2011 02:30
 
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Mai avrei pensato che sarebbe stato tanto emozionante.

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Questa, signore e signori, è la ballata del grande orchestratore dei nostri sogni (L’Unità)

Avviso agli scettici: Dio esiste, e ieri sera era a Casalecchio di Reno. (Repubblica Bologna)

Concerto? No, è molto di più, è la celebrazione di un sogno che, per una notte, non sembra che si sia spezzato, è la voglia di stare insieme e dire a tutti che il mondo può essere diverso. (Ernesto Assante- La Repubblica)

Contro il logorio del pop tutti ai piedi di McCartney (Il Giornale)



Come mi succede quasi sempre, non avevo nessuna ansia pre concerto. Anzi, come prima di partire per le vacanze, non ne avevo neanche una gran voglia (ma il bello è che poi, come dalle vacanze, non tornerei più [SM=g27827] ).
Sono anche passata fuori dal luogo del concerto alle 13 e c’era già un centinaio di persone in fila, ma anche questo non mi ha fatto salire nessuna febbre da “pre”: al contrario, ha rinforzato la mia convinzione di arrivare all’ultimo momento, perché è meglio stare in fondo che in mezzo alla bolgia infernale e sgomitante del parterre.

Infatti sono giunta nei pressi dell’ Arena alle 20.20, per constatare allegramente che avevamo avuto la stessa idea e stavamo arrivando tutti allora: grazie al motorino dribblo file di auto inchiodate nel traffico, bagarini appostati sulle rotonde e in mezzo agli svincoli e riesco a parcheggiare provvidenzialmente vicino al sacro luogo.
Entro, accolta dalla luce blu emanata dal palco, e dopo pochi passi dei ragazzi mi apostrofano con un : “Ma si rende conto signora (il “signora” ha fatto sì che ci mettessi un bel po’ a capire che parlavano proprio con me [SM=x47979] ), Paul McCartney a Bologna!! E’ roba da matti, chi se lo sarebbe immaginato!!” . Rido, concordo e sto per fargli notare che io non ero manco nata quando si son sciolti i Beatles, ma lascio perdere.

Dopo pochi minuti dai maxischermi laterali al palco cominciano a piovere - letteralmente, scendendo dall’alto in basso- collages di immagini storiche degli anni 60, non solo dei Beatles ma di quotidianità dell’epoca, accompagnate da classici dei Fab Four che preparano il terreno a quello che verrà.





Immagini che ad un certo punto si trasformano in lanterne giapponesi che si perdono nell’aria con le loro fiammelle e che tornano a concentrarsi come tante lucciole sui due schermi fino a formare il classico basso mancino di Paul.






Parte “Magical Mistery Tour”………. ed è come se mi fosse arrivata una secchiata d'acqua in faccia. Veramente, un’ apnea.
Di botto i miei neuroni si rendono conto che quello lì davanti è un pezzo (e pure parecchio grosso [SM=x47963] ) dei Beatles e mi viene da piangere (anche adesso mentre scrivo, e tutte le altre volte che ci ho pensato da quando è finito il concerto e chissà per quanto tempo ancora- spero tanto). Voglio dire: chi cavolo si commuoverebbe con “Magical Mistery Tour”????? Lo credevo impossibile, e invece è bastata la presenza di quell’uomo lì e due note. Un’ emozione inaspettata e proprio per questo bellissima, calda, come quella di vedere le stesse espressioni stupefatte negli occhi dei vicini - dai 15 ai 70 anni, com’era doveroso che fosse.
I lacrimoni sono riuscita a farmeli venire tante altre volte nelle 2 ore e 45 di durata del concerto (con permesso!! A 69 anni!!), ma non sarei in grado di farvene una cronaca granché puntuale, quindi vi incollo uno degli articoli che mi è piaciuto di più, anche se è taccagno col numero dei presenti, che oggi nei vari resoconti oscillavano tra gli 11 e i 14.000.


Da Bologna parte la ballata miracolosa di Sir Paul McCartney
Partito da Bologna il tour di McCartney: piangono e urlano gli 11milia spettatori. Oltre 30 brani, omaggi a George Harrison e a John Lennon.

Di Roberto Brunelli
27 novembre 2011

Questa, signore e signori, è la ballata del grande orchestratore dei nostri sogni. Il suo miracolo, la leggenda dell'impossibile che ogni volta, ogni sera, si fa realtà, la materializzazione sonora e furente dell'utopia, è un viaggio, un viaggio che riesce a non finire mai: eccolo, il “Magical Mystery Tour” di Paul McCartney, l'uomo che per diritto e nobiltà può incarnare l'eredità di un fenomeno senza tempo chiamato Beatles. Nessuno l'avrebbe detto, quaranta e passa anni fa, eppure eccolo ancora qua: lui, nerovestito come i primissimi fab four, il suo basso Hofner, e la migliore band che abbia avuto dopo i Beatles.

Qui a Casalecchio gli undicimila di ogni età e appartenenza, piangono, ridono, urlano e cantano come se fosse l'ultimo (o il primo) giorno della vita: sir Paul ha aperto ancora una volta la sua Wunderkammer, realizzando l'incanto della incoronazione del nostro immaginario. Parte proprio con Magical Mystery Tour, e non a caso: perché, con le sue guanciotte ormai paffute e il capello tinto, così mostruosamente capace a quasi settant'anni, quasi uno sberleffo a quelle che è la fisiologia e le leggi della vita umana, ti trascina per la sua strada delle meraviglie. C'è tutto quello che i ragazzi cresciuti a pane e Beatles possano sognare, e McCartney sembra divertirsi come non faceva da decenni, come se si fosse liberato di un antico senso di pesantezza per tutto quello che lui e i suoi sodali Lennon, Harrison e Starr hanno rappresentato per milioni di persone. C'è Got to get you into my life, c'è una lunga e tiratissima Paperback Writer, una struggente Long and Winding Road che batte nei cuori come se fosse la prima volta.
Ovviamente non mancano incursioni nel repertorio solista di Paul e dei Wings, ma c'è solo la créme de la créme, e lui se lo può permettere: Maybe I'm amazed è uno squarcio di luce, Let me roll it è asfalto bollente, Live and let die è fuochi d'artificio e gioia. Il concerto inizia come finisce: “the love you take is equal to the love you make”, l'amore che hai è uguale a quello che hai dato. Che poi è l'ultimo verso dell'ultima canzone dell'ultimo album registrato dai magnifici quattro, Abbey Road. Come nella tournée che ha preceduto questo “On the run tour”, per la prima volta Paul suona per intero pezzi-icona di John e George: A day in the life, un altro miracolo assoluto del Novecento, “l'universo amministrato in poco più di quattro minuti”. E poi una folgorante Day Tripper, con cui Paul gioca, come gioca con The Word, forse una delle gioie meno citate a firma Lennon, accoppiata ad All You Need is Love, che fa solcare di lacrime persino i visi dei pompieri. Lui è soave e beneducato come sempre, quando parla in italiano (“bello essere qui per la prima volta”), per dare il via a “All my loving”.

E' furbo come quando racconta che compose Blackbird in nome dei diritti civili, è geniale quando tira fuori dal cilindro The night before, delizia oscura dei tempi di Help. Appunto: il canzoniere dei Beatles è tale che puoi permetterti di aggiungere ogni volta un piccolo dono in più ed è ogni volta un tuffo nei cuori. And I Love Her è ancora oggi una carezza d'amore come ce ne sono state poche nella storia, Obladi Oblada è un gioco per bambini che funziona a meraviglia ancora oggi con tuo figlio di quattro anni e mezzo, Yesterday è uno strepitoso colpo basso che arriva quando meno te lo aspetti, l'accenno a Foxy lady è un inatteso omaggio a Hendrix.

La sua prestazione vocale, lui quasi settantenne, è strabiliante, la sua abilità al basso, alla chitarra e al pianofore, portentosa. Lui lo sa, e amministra tutto con rinascimentale sapienza. Lo sa che tu sai che lui sa che noi sappiamo che dopodomani sono passati esattamente dieci anni dalla morte di George Harrison: Paul attacca, come sempre, Something all'ukulele, e poi entra, a sorpresa tutta la band, per una delle versione più intense che si siano mai sentite da quel sideralmente lontano 1969 in cui fu scritta per quella stessa donna a cui l'amico Eric Clapton avrebbe dedicato “Layla”. Altri tempi, forse, eppure se c'è qualcuno che è sinceramente capace di trascinarci dentro quella “tempesta perfetta” di invenzione, mutazione sociale e culturale che furono i sixties, quello oggi è sir Paul. La sua forza, nel 2011, è che è tornato a divertirsi con la sua musica, come un ragazzino, come faceva quattro decadi fa: I've got a feeling è puro rock-soul, e la trascina verso l'ignoto, come prima non avrebbe osato. Nei vecchi tour l'unico limite è che sentivi “il pacchetto Beatles” in edizione de luxe un po' troppo lucido rispetto alla forza immaginifica dei Fab four.

Oggi Paul sa che gestisce, come nessuno dopo di lui potrà fare, una specie di patrimonio dell'umanità, ma ne ha ritrovato l'essenza: se Hey Jude o Let it be sono concessioni alla leggenda, la violentissima Helter Skelter è un pugno in faccia. Sì, ne fa quello che vuole, Paul, con la nostra anima: e la strazia, facendoci cantare come fosse l'ultima volta “and, in the end, the love you take is equal to the love you make”. Forse il segreto è questo: questa lunga ballata è la sua, la nostra vita.

www.unita.it/culture/da-bologna-parte-la-ballata-br-miracolosa-di-sir-paul-mccartney-...

Scaletta della serata

Magical Mystery Tour
Juniors Farm
All My Loving
Jet
Got to Get You into My Life
Sing the Changes
Night Before
Let Me Roll It
Paperback Writer
The Long and Winding Road
1985
Come and Get It
Maybe I’m Amazed
I’m Looking Through You
And I Love Her
Blackbird
Here Today
Dance Tonight (introdotta da 3 note al mandolino di O’ Sole Mio)
Mrs Vandebilt
Eleanor Rigby
Something
Band on the Run
Obla Di Obla Da
Back in the URSS
I’ve Got a Feeling
A Day in the Life/Give peace a chance
Let It Be
Live and Let Die
Hey Jude

BIS:
The Word/All You Need Is Love
Day Tripper
Get Back

BIS 2:
Yesterday
Helter Skelter
Golden Slumbers / Carry That Weight / The End


Poi, bisogna che questo ve lo dica, lui è proprio simpatico (al di là del grattarsi la testa come Stanlio o tirarsi le bretelle come Ollio, siparietti che lo accompagnano da anni) ed è palpabile come stare sul palco lo diverta e gli piaccia ancora, dopo 50 anni e una carriera senza pari.

Dio o chi per lui (la dieta vegetariana e la bicicletta, da quel che ho capito [SM=g27827] ) ce lo conservi a lungo e attivo.

Non posso andarmene senza lasciarvi almeno due links per rendervi un po’ più partecipi (sul tubo c’è già praticamente tutto il concerto, per chi fosse interessato).

Live and let die (spettacolare in tutti i sensi)

www.youtube.com/watch?v=NBxZVb2md9Y

Something (con l’ukulele)

www.youtube.com/watch?v=n79xyNUTrmI


P.S. la foto di Paul non è mia, col cavolo che ero così vicina, le altre due sì.
E confesso che, con tutti gli omaggi che ha fatto, come ha strimpellato 3 note in croce di 'O Sole mio (per fortuna non è andato oltre), ho ingenuamente sperato che in un brano ficcasse in mezzo tre note di "Say, say, say"....e invece ciccia [SM=x47979] !!!


[Modificato da (Miss Piggy) 28/11/2011 03:02]
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